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Autore: Manila    26/05/2014    6 recensioni
Chi ha detto che si possono vivere delle avventure solo durante una guerra in corso?Per non parlare delle disavventure! Ecco cosa succede a Cloud e agli altri in periodo di pace (?).
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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54. Un motivo in più
(Tifa)


- … E se aggiungi il resto ti trovi con il risultato finale-
La voce di Shelke somiglia sempre più a quella di una maestra esperta, mentre spiega a Marlene come risolvere un problema di matematica. La bambina ascolta attenta e sembra pendere dalle sue labbra.
Dall’altro lato del bar, come a voler rimarcare l’appartenenza di genere, Brian ascolta il resoconto di Denzel circa una lotta con le pistole ad acqua tenutasi in piazza, da cui il suo gruppetto di amici è uscito vincitore.
- La prossima volta, invece di semplice acqua, usate dell’inchiostro colorato, farete le facce verdi agli avversari!- suggerisce il ragazzo, sghignazzando.
Denzel sembra eccitato all’idea, quindi si lancia in una serie di domande che trovano pronta risposta da parte del suo interlocutore, che con sapiente esperienza continua a dargli dritte su come sconfiggere e umiliare l’avversario.
Nel frattempo le ragazze passano alla geometria, ma di tanto in tanto si distraggono commentando questo o quell’altro attore la cui intervista è stata pubblicata su un giornalino per adolescenti, oppure si passano sottobanco il trucco scadente ad esso allegato.
Quando la voce dei ragazzi aumenta di qualche decibel, però, fanno notare il loro disappunto.
- Non capisco perché in questo bar debbano esserci così tanti schiamazzi- si lamenta ad alta voce la rossa.
- Già, tanti schiamazzi!- conviene Marlene.
- Ci sarebbe bisogno di più silenzio- continua la ragazzina.
- Molto, molto di più- rimarca la più piccola.
- Convengo- s’intromette Brian - qui c’è gente che parla di cose serie e altri che disturbano!-
- E c’è chi raglia come un asino credendo di parlare. Quel che è peggio, crede anche di dire cose dotate di senso- conclude la Tsviest.
- Sai, Den, le donne credono di avere la bocca per parlare. Ricorda sempre loro che per la maggior parte del tempo devono tenerla chiusa- pronuncia a mezza bocca il ragazzo.
- Ricordati, Marlene, ci sono ragazzi che hanno una fogna al posto del cervello, stanne sempre lontana- si raccomanda l’altra.
I due bambini si guardano da lontano per un lungo, significativo attimo , poi partono contemporaneamente.
- Come sarebbe a dire una fogna?-
- Che altro dovrebbero fare con la bocca?-
- Come li riconosco quelli senza cervello?-
-Come faccio a tenergliela chiusa?-
- Quanto lontana devo stare?-
- Il mastice potrebbe bastare? -
- Denzel ha una fogna o un cervello?-
- Marlene quante volte al giorno può parlare?-
Alzo gli occhi al cielo sorridendo e un po’ crucciandomi i dover successivamente rimettere le cose al loro posto, quando la bambina dirà al fratello di tenere lontana la sua fogna da lei e quando lui le risponderà che le donne devono tacere.
Sospiro e finisco di spolverare delle mensole, ho trascurato un po’ di cose ultimamente, specie la casa.
In questo periodo è successo praticamente di tutto!
Finalmente Shera ha partorito e la sua piccola Astrea è un angioletto dagli occhi chiari.
Cid non è più lui. Certo, continua a dire parolacce, ad essere grezzo e ad avere la testa tra le nuvole insieme al resto del corpo, ma si vede lontano un miglio che è innamorato della sua bambina. Un amore bestemmioso, sia chiaro, ma pur sempre amore.
Da un’indiscrezione di Yuffie (va a vedere come lo ha coperto)abbiamo saputo che Brian ha baciato Shelke, ma lei non sembra averla presa bene. Mi dispiace ammetterlo, ma forse è ancora un po’ immatura per apprezzare il gesto audace. Adesso non lo riesce a guardare in faccia senza rovesciargli dietro improperi di ogni tipo, ma tra qualche anno ripenserà all’esperienza con maggiore filosofia. Per il momento è solo molto arrabbiata, il che non guasta, perché almeno dimostra di riuscire a provare emozioni non direttamente legate a Vincent.
Neanche quest’ultimo sembra averla presa benissimo, per quanto uno così possa dimostrare palesemente il suo disappunto, ovviamente. Diciamo, però, che Yuffie è riuscita ad utilizzare “argomenti” più interessanti per sedare gli animi. Per sedare il suo di animo, quello di Vincent, perché Shelke sembra più agguerrita che mai.
E Valentine sembra aver scoperto o riscoperto il lato piacevole della relazione uomo/donna …
Che dire di questa nuova coppia?
Apparentemente è tornato tutto come prima, cioè con lui taciturno e austero come al solito e lei pimpante e raggiante come sempre. Tuttavia  c’è una nuova armonia tra loro, come se fossero due strumenti che solo adesso cominciano a suonare insieme senza stonare.
E la melodia che producono è bellissima …
Sono contenta per la mia amica, meritava una gioia così intensa.
Afferro lo straccio e comincio ad asciugare i bicchieri.
C’è anche un’altra bella notizia, la più bella della mia vita.
Mi sfioro delicatamente il ventre ancora piatto , chissà se riesce a sentirmi già?

Chissà se io piacerò a lui e lui piacerà a me …

Scuoto la testa; se Cid ha dovuto aspettare di vedere Astrea per avere un colpo di fulmine, io sono innamorata da prima ancora che il mio bimbo fosse concepito.
Il nostro bimbo, mio e di Cloud.
Sospiro.
Da quando ho scoperto di aspettare un bambino sono tutti impazziti di gioia.
Tutti tranne una persona, che da quella sera sembra aver perso qualche colpo di troppo.
Il rumore del portellone del garage che si apre mi riporta con la mente al presente. Stranamente, però, non è accompagnato dal rombo della moto, ma riconosco il motore di un furgone.
Dopo qualche minuto, Barret e Cloud appaiono sulla soglia del bar, il primo con un’espressione contrariata, il secondo con degli strappi sui pantaloni e qualche escoriazione sulle braccia.
Da quando sono usciti insieme?
Stamattina mio marito è partito per delle consegne come tutte le mattine, mentre Barret doveva star via per qualche giorno, perché adesso è qui?
- Cos’è successo?-  domando.
I due si guardano indecisi, poi mio marito prende la parola.
- Nulla di grave, ‘sta tranquilla-
Tranquilla dice lui. Come faccio a stare tranquilla?
Annuisco meccanicamente, ma dentro avverto un vuoto allo stomaco.
- Ciao, papà!- Marlene lascia il lato delle femmine e corre tra le braccia dell’omone che l’accoglie con affetto.
A questa scena, Cloud impallidisce un po’, il che dà da pensare, visto il suo già chiarissimo incarnato.
Denzel ci raggiunge presto con la mano alzata a tendere il cinque.
Il biondo apre il palmo su cui spicca una fascia di fortuna macchiata di sangue rappreso e con molta poca partecipazione risponde al saluto del bambino.
Intanto la lavastoviglie emette un suono con cui ci avverte che ha terminato il suo ciclo. Forse per sviare l’attenzione su altro, mio marito si offre di svuotarla.
Lo seguo per aiutarlo, ma mi prega di stare seduta e mi spinge su uno sgabello.
Seguono cinque minuti buoni in cui rompe un bicchiere togliendolo dal carrello, ne rompe altri due cercando di asciugarli, infine perde la presa del vassoio e rovescia sul pavimento delle tazzine da caffè. Nel tentativo di raggiungere scopa e paletta, riesce a sbattere con le ginocchia contro tutti gli spigoli che gli capitano a tiro e a graffiarsi le dita con i cocci.
Lo guardiamo come se fosse appena sceso da un’astronave.
- Scusami, Tifa, adesso ti preparo qualcosa da bere -
Barret prende posto sullo sgabello accanto al mio,poggia i gomiti sul bancone e scuote energicamente la testa.
Dopo qualche minuto torna da noi con una birra per il nostro amico e una bevanda calda che somiglia vagamente a thè.
Nel tentativo di stappare la bottiglia, questa gli scivola di mano e versa metà del contenuto sui pantaloni del destinatario.
Farfugliando delle scuse, cerca di fare il giro del bancone con uno straccio tra le mani per aiutarlo a ripulirsi, ma pesta inavvertitamente la coda di Noel, che scappa in casa guaendo dolorante e spaventato.
Guardo la tazza fumante davanti a me.
Che io ricordi non abbiamo veleni o roba simile nel bar, quindi non corro alcun pericolo, giusto?
Corriamo, mi ricorda una voce che viene direttamente dal cuore.
Metto una mano sulla pancia, mentre con l’altra prendo la tazza e me la porto alla bocca.
Dopo un sorso il mio stomaco viene preso di mira da un conato di vomito.
- E’ salato!- riesco a buttare fuori, mettendomi un tovagliolo davanti alla bocca.
Ancora più mortificato, Cloud molla lo straccio a Barret e mi porge un bicchiere d’acqua. Nel tentativo di avvicinarsi, inciampa nel gatto che, al contrario del cane, reagisce afferrandogli il polpaccio con le unghie.
- Tanto smidollamento per una gravidanza … - mormora l’uomo che mi è seduto accanto.
- Farà così anche quando sarò io ad aspettare un bambino  ?- chiede Marlene, un po’ intimorita, dietro le spalle del suo papà.
-No, per allora sarà già chiuso in manicomio e se così non fosse, morirà di crepacuore alla notizia - bisbiglia Barret,come se le stesse raccontando una favola.
Se prima non ci avrà uccisi tutti, lo correggo mentalmente.
Anche se a fatica, il ragazzo riesce ad allungarmi il famoso bicchiere, porgendomelo con l’arto fasciato.
Metto una mano sulla sua e sospiro.
- Allora, chi dei due vuota il sacco?- chiedo, alternando lo sguardo su entrambi gli uomini che ho davanti.
Il biondo sgrana gli occhi come se avessi scoperto chissà che grande mistero, quando è evidente che stanno nascondendo qualcosa da quando sono arrivati.
- Ma … forse … ecco.. è meglio non … - Cloud balbetta qualche frase incomprensibile.
- Per amor di Dio, Cloud, è incinta, non è malata!- sbotta Barret.
- E neanche deficiente- aggiungo, un tantino contrariata.
- Allora, cos’è successo?- insisto.
- Fenrir ha avuto un incidente- la butta lì mio marito.
- Cosa?-
- Ma sì, giusto qualche ammaccatura- minimizza.
- E chi era alla guida della moto quando prendeva queste ammaccature?-
Il silenzio è eloquente, almeno quanto lo sguardo basso di Cloud.
Ecco spiegati i vestiti strappati.
- Ti sei fatto male?- chiedo con una punta d’ansia.
Scuote il capo.
- E i danni al mezzo sono gravi?-
In risposta si morde le labbra.
Oh, tanto non caverò nulla da lui. Quando si tratta di Fenrir il Pianeta non ruota più su se stesso e non segue più la sua naturale orbita.
Guardo insistentemente Barret che grugnisce.
- Quel che ne resta è in garage - mugugna dopo un po’.
Quel che ne resta?!
Stringo i pugni, mi alzo, giro i tacchi e vado a verificare di persona che dimensioni hanno queste ammaccature.
Dietro di me Cloud e Barrett si lanciano occhiate di fuoco e quest’ultimo fa segno a mio marito di seguirmi.
Cretini!
Quando entro in garage ciò che vedo mi sconvolge.
“Fenrir ha avuto un incidente …”
“Qualche ammaccatura …”
“Non mi sono fatto niente …”
L’unica frase di senso compiuto è quel “Ciò che ne resta è in garage” masticato tra i denti di Barret, la moto è ridotta a un rottame!
- Come hai fatto a sopravvivere?- mormoro, sapendo chi ho alle spalle.
Cloud avanza di qualche passo, mordendosi le labbra.
- Sai meglio di me che non è così facile uccidermi - non c’è né ironia, né presunzione nelle sue parole, solo la pacata consapevolezza di non mentire.
Non è facile ucciderlo, è vero, ma in questo momento mi viene voglia di provare a strozzarlo.
- A cosa dobbiamo questo incidente?-
- Io… ero un po’ di distratto-
- Un po’ distratto? O eri sotto uso di stupefacenti, oppure stavi dormendo. Una cosa è certa, stavi correndo. Non si riduce un mezzo di trasporto in questo stato se non si corre … - sto cercando di mantenere la calma, ma è dura.
- Ti risulta che io faccia uso di stupefacenti?- scatta un po’ sulla difensiva.
- Non mi risulta neanche che ti addormenti in sella! - sbotto.
- Allora è vero che ero distratto, non ti sembra?-
Fronteggio i suoi occhi azzurro Mako che dopo un po’ cedono sotto il peso del mio sguardo e si abbassano, sconfitti.
Tutto ciò è profondamente sbagliato, non era così che avevo immaginato questa fase della mia vita.
- E’ vero che non è semplice ucciderti, Cloud, ma comincio a pensare che alcune notizie siano degli espedienti efficaci- vorrei mordermi la lingua, ma a che servirebbe? E’ da notti che lo sento rigirarsi nel letto ed è da giorni che scatta per nulla, oppure sembra vivere in un’altra dimensione. Non è offeso, non è arrabbiato,non è deluso, è semplicemente spaventato. E quel che è peggio è che mi ricopre di attenzioni come se dovesse farsi perdonare chissà quale cattiveria, come se fosse assalito da insostenibili sensi di colpa.
Mi guarda con un’espressione contrita.
- E quando mi guardi così, rischi di uccidere anche me- ammetto mesta.
Sospira e abbassa il capo.
- Non credevo potesse accadere davvero, in fin dei conti tra le infusioni di Mako e il geostigma qualche dubbio su una possibile paternità è più che lecito. Era. E poi … - farfuglia.
- E poi cosa?-
- E poi non so cosa potrei offrire a questo bambino, domani. Anzi, non so neanche se ce l’avrò davvero un domani, viste le battaglie che ci tocca affrontare a giorni alterni-
 - Le stesse cose che offri a Denzel e Marlene, magari? Lo stesso impegno nel rendere il Pianeta un posto migliore e la promessa di impegnarti a tornare?-
- Un conto è accogliere bambini che hanno perso tutto, un altro è essere responsabile della loro venuta al mondo-  
- Mi stai dicendo che, fosse dipeso esclusivamente da te, avresti deciso di non avenre affatto?-
- Ti sto dicendo di non averci mai pensato,perché non credevo potesse accadere -
-Ma adesso è accaduto, quindi cosa farai, scapperai di nuovo? Oppure preferiresti che me ne liberassi?-
Stringe la mascella.
Scuoto la testa, non può pensarlo davvero. Entrambe le alternative mi fanno accapponare la pelle solo a pensarci.
- Non ci posso credere- sbotto esasperata.
Non riesco a guardarlo, non riesco a sopportare il suo sguardo basso e le spalle curve, come se sul suo capo pesassero tutti i peccati del mondo.
Mi mordo un labbro, mi porto istintivamente una mano all’addome, mi volto e faccio per uscire, ma Cloud mi raggiunge e mi prende per le spalle.
- Tifa io … - bisbiglia tra i miei capelli.
Trattengo il respiro in attesa che continui.
- Non ho conosciuto mio padre, non so neanche da dove cominciare. E se non fossi in grado? Se alla fine emergesse … la parte peggiore di me? - Dice con un filo di voce.
- Quella che tutti noi abbiamo imparato ad amare?- domando.
- No, quella che ha continuato a farvi soffrire- ammette.
Inspiro profondamente e poi riprendo a parlare.
- Allora intendi quella a cui siamo sempre riusciti a far fronte, perché sai Cloud, dopo tanti sforzi siamo una famiglia felice. Denzel è felice, Marlene è felice. E sai una cosa? Anche io sono felice!-
- Ma se lui tornasse e io … -
Lui?! Lui sarebbe Sephiroth!
Non ne posso più, mi volto e lo fronteggio.
- Cloud, lui è andato, ti ha lasciato da tempo. Perché adesso tu non lo lasci andare?-
Quando supererà questo timore?Il suo nemico è riuscito davvero a scavare un cuicolo così profondo da celarsi in un bozzolo e cibarsi della sua scarsa positività, nell’attesa di tornare all’assalto ogni qual volta Cloud dovrà affrontare situazioni normali per qualsiasi essere vivente? Credevo che questa sorta di dipendenza psicologica fosse debellata, ma basta anche solo un minimo cambiamento a mutare il suo equilibrio e subito paure che sembravano sconfitte tornano a galla. A volte ho l’impressione che Cloud non sia neanche capace di concepire la sua vita senza la minaccia di un imminente ritorno di Sephiroth, neanche se da esso dipendessero gli equilibri dell’intero universo. Del suo universo.
- Ci sono fantasmi che non fanno mai più ritorno - aggiungo con una punta d’amaro, perché so che questa condizione da me auspicata è vera solo se la persona che viene tormentata s’impegni affinchè ciò avvenga.
- Come puoi esserne così convinta? -
E’ sincera insicurezza quella che sento incrinargli la voce e ciò la dice lunga sulla fragilità di mio marito, quel lato del suo carattere che tende ostinatamente di proteggere come se negandolo possa cessare effettivamente di esistere. E di provocare danni.
Che tutte le divinità del mondo mi perdonino, ma lo amo anche per questo.
Gli poggio le mani sul petto e stringo forte la sua maglietta strappata in più punti, come del resto lo sono anche i jeans.
- Non ne sono convinta, anche perché tanto dipende da te, ma una cosa la so con tutta certezza: se prima ho affrontato le mie paure perché mi lasciassero in pace, da oggi in poi ci metterò il doppio dell’impegno, perché non devo pensare solo a me stessa e una sconfitta, seppur minima, graverebbe su qualcun altro, qualcuno di troppo importante. Non che Denzel e Marlene non lo siano, sia chiaro, ma come tu stesso hai detto la loro nascita non dipende né da te, né da me, mentre questo bambino è una nostra diretta responsabilità. Lo facevo anche prima, ma adesso sento di avere un motivo in più per dare il meglio di me. Sephiroth, Kadaj, Deepground,  mai come in questo momento mi sono sembrati scogli da superare per poter permettere a mio figlio di vivere in un mondo che possa accoglierlo, e non permetterò a nessuno di minacciare la sua serenità. Sarò più determinata di quanto non mi sia capitato di essere prima, perché adesso … ho un motivo in più per non permettere ai fantasmi di farmi del male. Ho un motivo in più per impegnarmi a non incontrarne anche in futuro -
Lo dico con particolare veemenza, perché da quando ho sollevato quello stick dal trattino blu davanti ai miei occhi mi sono resa conto che le battaglie del passato sono state combattute solo per questo scopo, è come se tanti anni di rinunce , di sacrifici, di perdite e di lacrime siano ricompensati così, è come se solo adesso tutti i nostri sforzi trovino una spiegazione che vada oltre il mero istinto di sopravvivenza. Ho combattuto per salvare il Pianeta, ho combattuto per dare a mio figlio la possibilità di vivere in un mondo migliore.
- Aiutami!- lo esorto e in cuor mio sento che gli sto chiedendo aiuto per continuare l’opera cominciata tanti anni fa e, implicitamente, di aiutarmi ad aiutarlo.
Scuoto il capo.
- Perché quando si tratta di impugnare la spada sei sempre il primo, ma se la vita ti mette di fronte a qualcosa di puro e meraviglioso cedi alla vigliaccheria? Guardami. Guardaci, e dimmi che non ci vuoi-
Cloud mi accarezza una guancia e si allontana di qualche passo, mi osserva per un lungo istante con i suoi occhi profondi.
- Non pensare neanche per un istante che io possa chiederti di rinunciare a … lui …  - comincia con voce un po’ tremante  - è che siamo diversi in questo, tu lo percepisci già come qualcosa di estremamente concreto, mentre io faccio fatica a immaginarlo. Tu vivi la cosa come una donna, ma io …  -
Abbassa di nuovo lo sguardo in un punto imprecisato tra la mia spalla e il pavimento.
Prendo un altro respiro.
- Cloud, ti ricordi le ultime parole di Zack?-
I suoi occhi tornano a incrociare i miei e la sua mascella si fa più dura.
- Ti ha chiesto di essere il suo lascito vivente e di vivere anche per lui- bisbiglio mesta.
Le sue iridi brillanti si opacizzano un po’.
So che questo è e resterà sempre un nervo scoperto e che, per quanto possa averlo superato, parlarne gli causa sempre un po’ di dolore, ma credo che a questo punto sia davvero necessario.
Mi mordo il labbro e vado avanti.
- E … ti ricordi del sacrificio di Aerith? La sua morte in cambio della vita del Pianeta, come una madre farebbe per i propri figli- gli faccio notare.
Le sue mani raggiungono i miei bicipiti, stringendoli come se il solo ricordargli della nostra amica gli faccia avvertire la necessità di cercare un appiglio per non crollare.
- Ripensa anche al suo ultimo sorriso, un tacito augurio di buona speranza, l’implicita richiesta di andare avanti nel modo migliore -
Le sue palpebre si abbassano come a voler scacciare quell’ultima dolorosa immagine che per tanto tempo lo ha tormentato, ma che invece dovrebbe suscitargli la pace interiore.
- Zack e Aerith sono morti anche per te, hanno sacrificato la loro vita per la tua e adesso tu ti rifiuti di viverla per non si è capita quale strana ragione -
Torna a guardarmi come se stessi deliberatamente facendogli del male, quando in realtà è lui che ne fa a se stesso.
- Questo bambino è il nostro lascito vivente e io farò di tutto per lui, così come loro hanno dato la loro vita per te. Per noi -
- Lo so che l’istinto materno ti porta a voler dare il meglio di te, però … -
- Non capisci!- lo interrompo bruscamente - Lui è la persona che aspetto di conoscere da tutta la vita e voglio scoprire se sarò capace di amarlo a prescindere dall’istinto materno. Io voglio conoscerlo, voglio vedere che persona sarà e voglio amarlo perché è lui e non perché è mio figlio. Sento di essere nata per questo mentre tu … tu … -
Non riesco a terminare la frase, le lacrime mi appannano gli occhi e finisco a singhiozzare come una ragazzina.
Cloud si avvicina e mi prende la mano.
- Abbiamo bisogno di te- dico con voce strozzata dal pianto.
- Ho paura di non potercela fare, di non essere all’altezza, di farvi soffrire più di quanto io non abbia già fatto - mi abbraccia forte e poggio la testa sul suo petto.
- Non dire sciocchezze- insisto.
- Vedi, sei incinta da cinque minuti e ho già combinato un disastro-
- Offrire a tua moglie un bicchiere di thè salato può nausearla, ma non potrebbe in nessun modo ucciderla- gli faccio notare.
- E se continuassi a rompere tutti i bicchieri del bar?- domanda arreso al fatto che, qualsiasi cosa dica, avrò sempre la risposta giusta capace di dissolvere ogni sua paura.
- Ti userò violenza e poi te li farei ricomprare - tiro su col naso.
- E se mi rendessi conto che hai ragione tu, che il senso di tutto ciò che abbiamo fatto è racchiuso nel tuo grembo, ma fossi troppo inadeguato per proteggerlo? -
Miei dei, quando fa così mi fa venire voglia di dargli un pugno con la mano sinistra per fargli assaggiare la famosa “cattiva sorte” che ha accettato di condividere con me, infilandomi il cerchietto d’oro all’anulare che sicuramente gli farebbe più male all’impatto.
- Beh, allora questa volta scapperai a piedi, visto che hai fatto fuori Fenrir, e sappi che comunque ti ritroverei -
Mi mette la mano sotto il mento e mi alza la testa. Ci guardiamo e le sue labbra si distendono in un timido sorriso, mentre le mie guizzano all’insù, anche se le mie guance sono bagnate.
- Cosa ridi, ho il cuore spezzato-  si lamenta, asciugandomi una lacrima con l’indice.
- Mica solo quello! Hai spezzato un bel po’ di cose …- continuo a infierire su ciò che resta della possente moto.
- Ogni parola che aggiungi mi riduce l’anima a brandelli -
- Mai quanto le tue parole sono capaci di fare con me, specie quelle non dette - mormoro nell’incavo del suo collo.
- E’ che riesci al lasciarmi di stucco  qualsiasi cosa tu faccia- ammette.
- Guarda che non mi sono messa incinta da sola- gli faccio notare.
Annuisce.
 - E’ vero, hai ragione. Probabilmente avrei dovuto ascoltare meglio le lezioni sugli anticoncezionali di Cid …- sospira.
- Oppure è vero il contrario e aspetto un bambino perché neanche lui ha ascoltato bene le sue stesse lezioni, mentre tu lei hai apprese alla perfezione.  E forse dovrei essergli sinceramente grata per essere così idiota -
Mi abbraccia più forte.
- Tradito dal mio stesso mentore, che delusione … Zack avrebbe saputo consigliarmi meglio - borbotta.   
 - Posso consolarti?-
- Dovrei essere io a farlo con te- mormora contrito.
- L’unica cosa che puoi fare è smettere di comportarti come un cretino e darti da fare. Adesso hai un motivo in più - gli faccio notare, riferendomi alla sua tendenza masochista di attribuirsi colpe e peccati che non sono neanche lontanamente tali.
- Tifa, pronunciare l’espressione “Darsi da fare” subito dopo aver parlato di Cid e dei suoi consigli sbagliati non è rassicurante -
Scuoto la testa e nascondo il sorriso contro il suo petto.
- Forse è perché il Capitano non ha del tutto torto quando dice certe cose … - lo punzecchio.
- Stai dicendo che stai perdonando me e la mia idiozia?-
Sollevo la testa è lo guardo profondamente.
- Cloud, aspettiamo un bambino concepito con amore e metodo tradizionale. Non è un mix di DNA alieno e DNA di un umano marcio, e qualsiasi cosa accada avrai un motivo in più per sfoderare le tue amate armi. E’ vero, non lo abbiamo cercato, ma si è conquistato il diritto di venire al mondo,non ci resta altro che impegnarci affinché sia il più accogliente possibile, quindi comincia a darti da fare!-
Giuro, l’ho detto nel modo più innocente possibile, ma quell’angolo di bocca che punta verso l’alto mi meraviglia tantissimo.
- Vuoi che cominci a darmi da fare adesso? Allora è vero di quel che si dice delle donne incinte … -
Si guadagna uno scappellotto dietro alla nuca.
- Cretino!- gli dico, ormai a un millimetro dalle sue labbra.
- L’avrai sempre vinta tu- bisbiglia.
Gli sorrido apertamente, consapevole che ha cominciato a far funzionare il cervello nel verso giusto.
- Immagino di dovermi far perdonare … -
Annuisco, pensando a una barretta di cioccolato maxi e a una seduta di massaggi alla schiena.
-Ma se mi dessi da fare non combinerei un disastro? - domanda un po’ perplesso, preoccupandosi realmente per la prima volta del mio stato e suscitando in me un moto di tenerezza.
- Cosa vuoi che capiti? Ormai gli insegnamenti di Cid hanno portato i loro frutti … - gli faccio presente con una scrollata di spalle.
Alza lo sguardo e dà un’occhiata alla porta del garage chiusa.
- I bambini ci sentiranno?- ipotizza.
Lo bacio delicatamente.

- Un motivo in più per fare attenzione- gli rispondo sorridendo.




 
 
 



In ritardo, ma ci sono.
Questo è un capitolo che ero indecisa se pubblicare o meno per un sacco di buoni motivi (uno solo, in realtà: è brutto). Spero di non aver fatto apparire Cloud come un deficiente integrale, ma l’ho sempre percepito come una persona che subisce un po’ i cambiamenti drastici piuttosto che affrontarli, almeno all'inizio, quindi immagino che l’arrivo di un bambino possa scombussolarlo un tantino. Per fortuna c’è Tifa…

Sno un tantino di fretta, quindi vi abbraccio uno ad uno e vi mando un bacione. Risponderò alle recensioni sicuramente dopo il prossimo capitolo, negli attimi di tempo che il periodaccio che mi attende mi consentirà.
A presto, Manila <3
  
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