Anime & Manga > Capitan Harlock
Segui la storia  |       
Autore: Targaryen    26/05/2014    15 recensioni
Eravamo Dei per voi. Ora siamo ricordi. Presto saremo oblio.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Miime
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Il Canto delle Stelle'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
  1. Epilogo

Harlock

L’Arcadia è entrata nel cono d’ombra della Terra e la luce artificiale mi accompagna, mentre ne percorro i corridoi quasi deserti. Nel silenzio che mi circonda distinguo il ronzio monotono dei macchinari, a cui si sovrappone con cadenza regolare l’eco dei miei passi. Gran parte del personale fuori servizio ha raggiunto già da tempo i locali di ristoro. Qualche indaffarato ufficiale incrocia il mio cammino e si dilegua dopo avermi rivolto un rapido cenno di saluto. Ciò che stringo tra le mani non pare destare alcuna curiosità, ma il loro sguardo indugia una frazione di secondo in più del dovuto, e mi dice tutt’altro.
Indifferente mi dirigo verso il mio alloggio e a metà strada la figura di Tochiro mi appare dinnanzi. Con il consueto buonumore solleva la mano in cerca della mia spalla, ma poi la blocca a mezz’aria, il dito flesso ad indicare ciò che porto con me e lo stupore sul volto. Le sue labbra si muovono, ma non ne esce alcun suono e io procedo oltre, lasciando il mio amico congelato in quella posa innaturale. Ha sempre una spiegazione per tutto, mentre io ne ho raramente qualcuna, eppure questa volta sarà arduo per lui trovare un perché. Domani si presenterà alla mia porta con una pregiata bottiglia di vino rosso e due bicchieri, e pretenderà di sapere tutto. Sorrido tra me. Non potrò accontentarlo. Non posso condividere questa parte della mia vita con lui, e non posso parlare di ciò che ancora mi confonde.
Davanti alla porta mi fermo e respiro profondamente. Avverto una sensazione strana, nervosismo ed una punta di timore. Perché? Dall’interno non giunge alcun suono, ma so che lei è lì, seduta accanto alla sua arpa e con lo sguardo perduto nel vuoto. Ricorda il passato, insieme al suo mondo. Gli umani che hanno lavorato a questo progetto dicono che gli occhi dei figli di Yura sono privi di espressione, ma si sbagliano. Almeno per Meeme. So che tutti loro hanno attraversato lo stesso dolore e che vivono avvolti dalla stessa, disperata solitudine, eppure la sofferenza degli altri non mi opprime. E’ la sua che lo fa.
Non è tristezza ciò che provo, non è compassione. E’ una lama affilata che dilania le mie carni ed è un tormento che fatico a sopportare.
Sembra che la vicinanza dei suoi compagni non le dia alcun sollievo e che solo suonando riesca a trovare un po’ di serenità. Le ho offerto il mio alloggio, affinché possa farlo alla luce delle stelle come faceva su Yura, ma non sono stato del tutto sincero con Tochiro quando mi ha domandato spiegazioni. L’ho salvata e mi sento responsabile per lei, ma sono altre le ragioni che mi hanno spinto a fornirle il codice di accesso. Meeme è importante per me. Non voglio riflettere ora sul significato di ciò. Non ne sono in grado e ho bisogno di tempo, ma da quel giorno qualcosa è cambiato nella mia vita. Da quel giorno lei ne fa parte.
Mi avvicino alla porta e attivo il comando di apertura.


Meeme

La costruzione delle Death Shadow è conclusa. I motori a materia oscura sono stati collegati e domani le navi lasceranno i loro attracchi. Si disporranno intorno alla Terra e daranno inizio alla loro missione. Ognuno di noi ha un incrociatore di cui occuparsi ed un umano a cui ubbidire. Abbiamo accettato di farlo in cambio dell’aiuto che Harlock ci ha fornito e terremo fede alla nostra promessa. La nostra razza non ha futuro, ma qualcosa di noi sopravviverà in questo popolo. Per loro noi siamo come Dei, eppure loro prospereranno e noi ci estingueremo.
Harlock ha chiamato la sua nave Arcadia. Non so se il nome lo abbia scelto lui o se sia stata un’idea di Tochiro, ma mi piace la sua melodia. Mi ha raccontato che in un passato lontano, per la sua gente, l’Arcadia era un sogno che sarebbe stato bello realizzare. Mi ha detto che un giorno, quando il nostro compito sarà concluso, salperà senza porsi alcuna meta e sarà libero. Mi ha chiesto se mi piacerebbe andare con lui. Sì, gli ho detto, mi piacerebbe, e ho sorriso. Non lo avevo più fatto da quel giorno in cui tutto è finito e lui è rimasto a guardarmi per un lungo istante. Ho ancora difficoltà a decifrare le espressioni degli umani, ma quella che è comparsa sul suo volto mi è sembrata bella. Un giorno gli chiederò quale fosse il suo significato. A differenza della maggior parte di loro, Harlock non usa molte parole, ma so che mi risponderà. Lo fa sempre quando gli domando qualcosa. Non riesco a capire il perché, eppure quando sono con lui mi sembra di essere meno sola e la sua cabina è diventata il mio rifugio. Dice che posso usarla quando voglio e anche ora sono qui. Dovrei suonare e fingere che il mio mondo sia ancora verde, e che il mio popolo viva. Le mie mani indugiano e milioni di immagini scorrono dinnanzi ai miei occhi. Luoghi e volti che non rivedrò più e che aspettano che dia loro voce attraverso le corde dell’arpa. Eppure ora sono restia a farlo e antichi canti che non raccontano di morte mi tornano alla mente.
Sento la porta che slitta di lato e che si richiude. Mi volto e la mia attenzione viene subito catturata da ciò che Harlock tiene in mano. Sono fiori. Non ne ho mai visti di simili e non assomigliano ai fiori di Yura, eppure il loro colore è uguale a quello del mio sole. Rosso, un rosso scuro e profondo. Mi alzo. Sentimenti che credevo di non riuscire più a provare mi sommergono e il mio corpo risplende per un istante. Harlock mi osserva in silenzio, di nuovo quell’espressione che io non conosco sul suo viso. Non gli ho mai parlato della nostra risposta fisica alle emozioni, eppure sembra che abbia compreso il significato della mia luce. Si avvicina e mi porge i fiori. Li accetto e questa volta sorrido per prima. Hanno un profumo buono ed intenso. So già che non lo dimenticherò più. 
“Come si chiamano?”, sussurro.
“Rose.”
Ripeto lentamente quel nome, assaporandone il suono. Ha un bel suono. Come Arcadia. Come Harlock.
“Hanno lo stesso colore del sole di Yura”, gli dico.
Harlock si avvicina ancora e si ferma a pochi passi da me.
“Lo so, Meeme”, risponde, “Te le ho portate per questo.”
Non riesco a staccare i miei occhi dai suoi e non capisco il perché. Stringo le rose e mi illumino di nuovo, e di nuovo mi pare di udire melodie che credevo di avere dimenticato. Più insistenti di prima, mi accarezzano insieme al suo sguardo e mi confondono. Desidero sfiorare le corde e trarre da esse le note che mi tentano. Mi arrendo e depongo i fiori sul letto, dopo aver nascosto per un istante il volto in essi ed averne aspirato la fragranza per una volta ancora.
Harlock continua a guardarmi, ora lievemente sorpreso. Questa espressione la conosco.
“Posso suonare qualcosa per te?”, domando.
Lui dischiude le labbra, ma non dice nulla e si affida ad un cenno del capo.
Entrambi ci sediamo e la musica inizia a fluire intorno a noi. Suono senza pensare, con il rosso delle rose nella mia mente e il volto di Harlock dinanzi ai miei occhi, e all’improvviso capisco ciò che l’abitudine mi aveva impedito di vedere. Il mio popolo non esiste più, ma io non sono sola. E il mio rifugio è dinanzi a me.
  
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Capitan Harlock / Vai alla pagina dell'autore: Targaryen