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Autore: ambra_chiara    29/05/2014    1 recensioni
ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER SUL SEGUITO: "IL TRONO DI FUOCO
"Ciao a tutti! Mi chiamo Ambra e sono una discendente di Cleopatra, seguo il sentiero di Sekmet e mi sono specializzata in poteri sanguigni, ovvero il controllo del sangue... tutto normale no?
Certo, soltanto che questa strana normalità verrà stravolta da una missione...
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima storia su The Kane (mi manca ancora il terzo da leggere!) e spero che vi piaccia!
ringrazio tutti coloro che hanno la voglia di leggere, a presto!
ambra:_chiara
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Potevo rimanere stupita dall’immenso palazzo d’oro che si stagliava davanti a noi, dagli enormi giardini rigogliosi e dalla fauna fiera e bellissima… ma diciamocelo, non ero ancora al massimo delle mie forze e il mondo girava ancora.
Per tutto il viaggio ero stata seduta con la testa ciondolante o appoggiata alla balaustra della barca, cullata delle onde, a volte mi fissavo la mano: i tagli erano cicatrizzati, diventate delle spesse linee bianche che attraversavano il palmo.
“Ambra…siamo arrivati” disse Ginevra, annuì e mi alzai un po’ a fatica, Jaime si offrì di portarmi in braccio, ma ovviamente rifiutai.
Salimmo le grandi scale di marmo e arrivammo a destinazione, con Horus che guidava il gruppo.
“Voi due aspettate qui, Ambra seguimi… ti do qualcosa con cui vestirti” disse il dio
“Ehm… grazie” lo seguì e mi condusse in una camera dove centinaia di persone (di ogni genere e aspetto) stavano pulendo, sistemando e riordinando ovunque, il che mi diede un forte senso di smarrimento.
Appena videro che il dio passava si inchinavano e evitavano di incrociare lo sguardo con lui.
Mi scortò fino a una stanza dove c’era un enorme armadio, Horus con il pensiero lo aprì e uscì subito il vestito che desiderava.
Era nuovo, per quanto fosse evidentemente un vestito dell’antico Egitto, era bianco candido, senza spalle, una lunga gonna di lino, al centro del petto, c’era un anellino dorato che collegava il vestito con un secondo tessuto blu scuro, quasi nero, che cadeva prima sul busto poi accompagnava la gonna.
Horus mi lasciò da sola in quella stanza dicendomi solo: “Quando sei pronta, segui il ragazzo fuori dalla stanza”.
Mi infilai il vestito con non poche difficoltà e mi guardai allo specchio posto in un angolo.
“Bene… stai pronta a battute sceme di Jaime” dissi.
Non mi sentivo a mio agio, vi confesso che non avevo mai indossato un vestito prima di allora, e mi sentivo goffa e impacciata…
Le scarpe poi! Dei sandali bassi fatti di tessuto, io che ero abituata a indossare anfibi o stivali, non li sapevo proprio portare!
-Sei identica alla tua amata antenata… Cleopatra- mi disse nella testa Sekmet
“Chi vuoi prendere in giro? Lei era tra le donne più belle del mondo… non credo di assomigliarle neanche un po’, partendo dal fatto che lei era mora”
-Ma tu me la ricordi, in qualche modo-
“Non so fin dove sia un complimento”
-Hai appena detto che era tra le donne più belle al mondo, io lo prenderei per un complimento- sorrisi leggermente per poi avviarmi fuori dalla stanza color ocra.
Fuori mi attendeva un bellissimo ragazzo, con dei corti capelli mori e la pelle olivastra, con gli occhi verdi, aveva un semplice gonnellino di lino, il che era un punto a suo vantaggio perché mostrava un fisico scultoreo.
“Ehm…” riuscì a dire
“Seguimi”
-Con piacere- pensai  “Come ti chiami?” chiesi, lui mi guardò un attimo prima di rispondere
“Connor”
“Bel nome, io mi chiamo Ambra”
“Discendente di Cleopatra”
“Esatto!” annuì saltellante, per poco non inciampai nel vestito
“Dove andiamo?”
“Nella tua camera, dopo il divino Horus vi porterà dove a visto per l’ultima volta il vostro libro” annuì
“Sei di poche parole vero?” lui non mi rispose nemmeno, ma continuò a vagare per i corridoi finché non arrivò davanti a una porta, identica a tutte le altre.
“Grazie” dissi, lui fece un lieve sorriso e se ne andò, quando era abbastanza lontano da non sentire sospirai borbottando: “Perché non avevo una macchina fotografica!” poi mi infilai nella mia camera.
Era bella grandicella, con un letto a baldacchino e una poltrona bianca, poi un immenso balcone era coperto da delle tende candide e svolazzanti per via del vento.
Ai piedi del letto si trovava il mio zaino, con piacere lo presi e mi buttai sul morbido letto.
Estrassi il mio libro sui poteri sanguigni e me lo studiai per bene, imparando a memoria gli incantesimi parola per parola.
Sentii bussare alla porta
“Chi è?”
“Jaime” rimasi perplessa però dissi lo stesso: “Avanti”
“Ciao, sono passato per sapere come stavi” disse il ragazzo entrando e chiudendo la porta.
“Bene grazie”
“Cosa ti sei messa?” mi chiese squadrandomi da cima a fondo
“Merda” risposi “Secondo te? Si chiama vestito…” lui ridacchiò “Lo so, sono orribile, però Horus aveva solo questo… mi accontento”
“No, insomma rido perché stai bene” annuì sovrappensiero per poi riconcentrarmi sulla pagina del libro
“Ti piace studiare?” feci spallucce “Non te ne devi vergognare”
“Posso farti una domanda?” mi chiese Jaime dopo un po’
“Certo… spara”
“Cosa è successo ai tuoi genitori e a quelli di Ginevra?” sospirai
“Colpa di mio padre… era ossessionato dal controllo, dal potere…” stetti zitta per un po’
“Am, a me puoi dirlo… ho provato a chiederlo a Ginevra ma si è chiusa in camera, capirò se vuoi farlo anche tu” stava per alzarsi ma con i miei poteri sanguigni gli controllai una mano.
“è un modo meno ortodosso degli altri per chiedermi di restare?” chiese lui con un sorrisino, annuì e annullai il controllo su di lui
“All’inizio era faticoso anche solo controllare una goccia di sangue, ma quando camminiamo, o quando dormite io mi esercito sempre… con gli insetti o i piccoli animaletti che trovo in giro” dissi confidando questo mio segreto
“Fai bene… così puoi bloccare i ragazzi che cercano di fuggire” disse sorridendo Jaime, poi si fece serio: “Ti va di parlarne?” annuii
“Ecco, mio padre…” sospirai “voleva controllare l’energia di una bomba nucleare, voleva scagliarne una e con i poteri cercare di controllarla”
“C’è riuscito?”
“Certo che no, anzi… non l’hanno fatto nemmeno provare mia madre e quella di Ginny, nel tentativo di persuaderlo lui li ha uccisi con una bomba, anche sua moglie, poi capendo quello che aveva fatto… si è suicidato” mi bloccai e ricacciai indietro le lacrime, stavo per continuare ma la mia voce si spezzò.
“Mi dispiace” mi mise una mano sulla spalla e l’altra mi prese la mano, osservò le ferite cicatrizzate “E chiedo scusa per tutto, per il fatto che mi sono comportato male con te, di non averti trattato con il rispetto che ti devo” sorrisi, da quanto che volevo sentirlo.
“Non importa Jaime, e infondo non sei l’idiota che pensavo, ma un buon amico”
“Mi merito un abbraccio?” lo guardai male
“No, ma un cinque si” gli mostrai il palmo cicatrizzato e lui batté la sua mano con la mia
“Ora capisco perché siete tanto amiche tu e Ginevra”
“Ci conoscevamo dalle medie, è stato un caso che fossimo in classe insieme e anche il fatto che i nostri genitori già si conoscessero”
Jaime sorrise e mi guardò per un po’ senza dire una parola, assorto nei suoi pensieri.
Era carino quando non faceva l’idiota…
“Ora ciao!” gli dissi stroncando il suo pensare
“Ma aspetta…”
“Ciao!” e lo cacciai letteralmente fuori ridendo.
  
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