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Autore: Neverlethimgo    29/05/2014    10 recensioni
Era bastata una notte a far cambiare tutto e tre parole a far nascere decine di domande. Era solo un assassino, o era addirittura pazzo?
Dai capitoli:
Erano passati tre anni dall'ultima volta che misi piede fuori dall'istituto, avevo rimosso ogni cosa del mondo esterno, fatta eccezione per la luce del sole, sebbene la vedessi di rado ultimamente.
Sapevo che avrei dovuto trascorrere soltanto altri due giorni in quella prigione, sapevo che mancava così poco alla fine, eppure non percepivo il desiderio di sentirmi libero. Non ero mai stato libero davvero.

A Jason McCann story.
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jason McCann, Miley Cyrus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13: you put a spell on me and I don't want to break it.


 

Jason

 Quel giorno era cambiato qualcosa in me, ne ero certo. Nell’esatto istante in cui le mie labbra sfiorarono le sue, sentii una parte staccarsi da me, come se avessi finalmente abbandonato il mio rapporto con il passato.
Ma, tuttavia, avrei dovuto sapere che quella sarebbe stata solo una sensazione temporanea.
Quando la mattina seguente ritornammo a scuola, incrociammo Kayden nel corridoio principale: non aveva mosso un solo muscolo, non aveva proferito nemmeno una parola, ma il suo sguardo di ghiaccio era puntato nel mio. Non avevo intenzione di distoglierlo, volevo davvero sapere cosa si celasse al suo interno, volevo capire chi fosse veramente e che cosa volesse da me.
Quando lo superai, sulle sue labbra si dipinse uno strano ghigno, ma non ne colsi il significato, dato che era solito mostrarmi uno sguardo di fuoco, colmo d’ira.
Con un rapido gesto della mano, Ivy mi salutò, iniziando poi a correre lungo il corridoio e sparendo all’interno di un’aula, seguita dalla sua amica Marie.
Vidi il corridoio svuotarsi poco dopo e mi affrettai a raggiungere la prima lezione del mattino.
 
Quel giorno non ebbi lezioni in comune con Ivy, la incrociai solo di sfuggita durante la pausa pranzo. Come ultima lezione ebbi matematica e, senza pensarci due volte, mi presi la libertà di lasciare l’aula quasi mezz’ora prima della sua fine effettiva. Ciò che il professore spiegava non era affatto nuovo per me, per cui evitai di rimanere chiuso tra quelle quattro mura ancora a lungo.
Ritornai in corridoio: era deserto come immaginavo. Mi avvicinai all’armadietto, riponendo all’interno di esso il libro della lezione che avevo saltato, e non appena lo chiusi, avvertii un rumore alle mie spalle. Rimasi immobile senza voltarmi, cercando di espandere al massimo il mio campo visivo con la coda dell’occhio. Ogni possibile rumore cessò e, non appena fui prossimo a voltarmi, qualcuno posò la mano sulla mia spalla, facendomi sussultare. La stretta si fece sin da subito molto forte, al che realizzai che non potesse essere Ivy. E, infatti, non era lei.
Mi voltai di scatto, colpendo con l’avambraccio il collo di Kayden, abbastanza forte da costringerlo a sbattere contro alla fila di armadietti.
I nostri sguardi s’incrociarono: il suo era divertito e sulle sue labbra era ancora disegnato quel ghigno bastardo.
Sei un tantino violento, amico” sbottò, sforzando una risata, ed indietreggiai.
Ma la cosa non mi stupisce affatto” continuò poi, accentuando quel suo strano sorriso. Lo guardai torvo, non capendo a cosa si riferisse.
Ti ho sorpreso, vero? Non ti aspettavi che qualcuno si ricordasse di te e di quello che hai fatto, McCann.
Le sue parole mi trafissero come una lama affilata. Impallidii e fui incapace di muovere qualsiasi muscolo. Non dissi una parola, mi limitai a fissarlo, mentre sul suo viso si accentuava sempre più quell’espressione divertita.
Tutto quello che temevo di più si stava verificando e, se Kayden ne era al corrente, ero certo che la voce si sarebbe sparsa in tutta la scuola a breve.
Non osare-
Cosa?” m’interruppe con tono beffardo. “Non osare dirlo a Ivy, intendevi?
Strinsi le labbra in una linea dura e chiusi entrambe le mani a pugno. M’irrigidii a tal punto da sentire le maniche della felpa diventare improvvisamente troppo strette.
Non sarò io a farlo” aggiunse poi, “non ci sarebbe gusto se glielo dicessi io. Non aspetto altro che godermi il momento quando sarai tu a dirglielo. Dovrai farlo prima o poi, lo sai?
Continuai a restare in silenzio, sentendo una voragine crescere a dismisura dentro di me. Deglutii a fatica e la sua voce giunse nuovamente alle mie orecchie.
Ti do un piccolo avvertimento, amico,” – il modo con cui pronunciò quell’ultima parola lasciò trasparire visibilmente tutto il disprezzo che provava per me – “non sopporta quando le viene nascosto qualcosa, per cui…” lasciò la frase in sospeso e scoppiò a ridere.
Nel frattempo, il vociare del resto degli studenti iniziò a riempire l’aria e, guardandomi attorno, realizzai che di lì a poco non saremmo più stati soli.
Nel caso in cui non dovesse più parlarti, non ucciderla. Sono poche le ragazze carine in questa scuola e non vorrei mai che sparisse proprio lei.” Incrociai nuovamente il suo sguardo e mi sentii come se avessi potuto scoppiare da un momento all’altro. Era appoggiato ad un armadietto alle sue spalle, le braccia incrociate al petto ed un’espressione piuttosto seria dipinta in volto.
Strinsi maggiormente i pugni lungo i fianchi e mossi qualche passo verso di lui, ignorando il fatto che il corridoio si stava lentamente riempiendo di gente.
L’unico che farei sparire sei tu” replicai in un sussurro e si lasciò andare in una risata nervosa. “Se quel manicomio ti è mancato così tanto da volerci ritornare, sarebbe stato sufficiente fare una richiesta scritta.
Senza pensarci due volte, sferrai un pugno contro la sua gota sinistra, costringendolo a voltare di scatto il capo. Improvvisamente non sentii più alcun suono attorno a me: né un rumore di passi, né una singola parola. Con la coda dell’occhio notai un gruppo numeroso di ragazzi intenti a spostare ripetutamente lo sguardo da Kayden a me.
Non appena i suoi occhi incrociarono nuovamente i miei, lo colpii una seconda volta, mirando alla bocca dello stomaco in modo da farlo piegare in due. Con una ginocchiata, lo colpii sul mento e, barcollando, sbatté la schiena contro gli armadietti alle sue spalle.
Con mia grande sorpresa, non tentò nemmeno di reagire e ne approfittai, colpendolo ancora una volta in viso.
Jason, basta!” gridò una voce alle mie spalle e poco dopo avvertii una stretta attorno alle mie spalle. Riconobbi la voce di Ivy e lasciai che mi trascinasse lontano da Kayden.
Mi costrinse a voltarmi e a guardarla negli occhi, ma scostai lo sguardo, posandolo sulla figura di quel ragazzo. Era a terra, il viso era sporco di sangue e diverse persone l’avevano accerchiato, eppure riuscii ad incrociare il suo sguardo: non era impaurito, né tanto meno intimorito, sembrava quasi divertito e non ne compresi il motivo.
Tuttavia, non ebbi tempo di cercar di capire, perché Ivy mi afferrò per il polso e mi costrinse a seguirla fuori dall’edificio. Non disse una parola fino a che non raggiungemmo la sua auto parcheggiata nel piazzale.
Posso sapere che cos’è successo?” mi domandò, ma la ignorai, aprendo la portiera e salendo dal lato passeggero. La sentii sbuffare e poco dopo si sedette accanto a me.
Ti ho fatto una domanda, Jason” insistette.
Metti in moto, per favore” le dissi con tono freddo, voltandomi quanto bastò per incrociare il suo sguardo. Rassegnata, annuì e fece ciò che le avevo chiesto.
 
Nell’arco di pochi minuti, raggiungemmo casa mia, spense il motore e lasciò l’abitacolo, avvicinandosi alla porta d’ingresso. La seguii ed aprii la porta, permettendole di entrare prima di me.
Regnò il silenzio per diverso tempo, sapevo che avrei dovuto spiegarle il motivo di tale sfuriata e non feci altro che ripensare a ciò che mi aveva detto Kayden. Se era vero che detestava rimanere all’oscuro di determinate cose, come avrebbe reagito?
Scossi il capo, cercando di scacciare quei pensieri e rimanendo dell’idea di non farle parola del mio passato.
Non poteva saperlo. Come mi avrebbe guardato una volta saputo chi ero?
Il solo pensiero di vedere paura nei suoi occhi mi fece rabbrividire.
Mi ha provocato” dissi all’improvviso, attirando su di me la sua attenzione.
Tende a farlo spesso con le persone che non gli vanno a genio, e non solo. Tutt’ora lo fa anche con me. Ignoralo” ribatté, stringendosi nelle spalle e sedendosi accanto a me sul divano.
D’accordo” mormorai, consapevole che non sarei riuscito a mantenere la parola data.
 
 

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Ivy

 
Quella sera non tornai a casa e, questa volta, le condizioni meteorologiche non avevano nulla a che vedere con la mia scelta. Aver visto Jason scagliarsi con così tanta ira verso Kayden mi aveva spaventato, ma non potei fargliene una colpa. Kayden, di per sé, era un ragazzo violento, amava provocare il prossimo e costringerlo così a scatenare la propria rabbia su di sé, facendolo cadere dalla parte del torto.
Detestavo quella situazione, Jason non meritava di essere trattato in quel modo, sapevo che non era violento, la sua era stata solo una reazione istintiva, che chiunque avrebbe adottato.
 
Spostai la mia attenzione su di lui, inquadrando meglio che potei il suo profilo. Gli occhi erano aperti, lo sguardo perso nel vuoto e puntato contro il soffitto della camera da letto, le labbra socchiuse ed il petto che si alzava e si abbassava, seguendo il ritmo dei suoi respiri. Mi voltai completamente e feci scorrere l’indice sul suo braccio destro, percorrendo tutta la lunghezza lasciata scoperta dalla maglietta. Non appena lo sfiorai, si voltò di scatto verso di me, sussultando in modo quasi impercettibile, ma capii che fece del suo meglio per addolcire il suo sguardo quando i suoi occhi incrociarono i miei.
Morivo dalla voglia di capire per quale assurda ragione non sopportasse che lo toccassi, specialmente se lo facevo all’improvviso. Avrei voluto porgli così tante domande sul suo conto, ma ero certa che non mi avrebbe mai dato una risposta. Nonostante trascorressimo molto tempo insieme, sentivo di conoscerlo ancora così poco, avevo il sentore che avesse tralasciato una parte importante di sé. Non aveva voluto dirmi cosa fosse successo ai suoi genitori, ma non avevo insistito. Al solo pensiero di dovermi ritrovare da sola, senza più una famiglia, rabbrividivo e cercavo di focalizzare la mia mente su qualcosa che non fosse così tragico, per cui provai a capire come si sentisse.
Mi spostai di poco, diminuendo quasi del tutto la distanza che ci separava. Il suo braccio sfiorava il mio corpo ed il suo sguardo era intrecciato al mio. Poco dopo si voltò completamente verso di me e sentii il suo respiro sulle mie labbra.
Mi dispiace che tra te e Kayden ci sia tutta questa rivalità” mormorai, abbassando lo sguardo.
Non importa,” disse, sebbene non sembrava molto sicuro di sé. “Ormai è passato, non voglio parlarne.
E di cosa vorresti parlare?” gli domandai, avvicinando maggiormente il mio viso al suo.
Non voglio parlare” rispose, annullando del tutto la distanza che ci separava. Posò una mano sul mio viso e le sue labbra sfiorarono le mie, con una delicatezza che mai avevo sentito prima. In un primo momento lo presi come un segno d’insicurezza, ma lasciai comunque che fosse lui a guidarmi in quel bacio. Le sue labbra si muovevano in modo lento e dolce sopra le mie e, istintivamente, portai una mano tra i suoi capelli, infilando le dita tra di essi ed avvicinandomi più che potei a lui. Fece scorrere la mano dal mio viso alla mia schiena, attirandomi a sé fino a che il mio petto non fu completamente premuto contro il suo. Dischiuse le labbra, sfiorando le mie con la punta della lingua, ed io feci lo stesso, permettendogli di approfondire quel bacio.
Per tutta la durata di quel bacio non pensai a nulla, tutto attorno a me sembrava essere svanito e provavo un’emozione che da tempo non avevo più sentito.
 
 

Jason
 

Quel bacio mi sembrò interminabile, come se niente e nessuno avrebbe potuto intromettersi per interromperlo. Ancora una volta riuscii a rilassarmi sotto al suo tocco delicato, senza aver paura di rivivere quei fastidiosi flashback. Per quel breve lasso di tempo, tutto sembrò andare per il verso giusto e riuscii ad ammettere, almeno a me stesso, che stavo bene. Non appena mi allontanai dal suo viso, mi persi a guardarla negli occhi ed abbozzai un sorriso, che lei non tardò a ricambiare.
La strinsi a me, nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla ed inspirando a pieni polmoni il suo profumo. Ero certo che non l’avrei dimenticato tanto presto.
Non sciolsi quell’abbraccio e nemmeno lei lo fece, sentii la sua mano accarezzarmi la schiena, mentre l’altra era posata sul mio collo, trasmettendomi un calore che non sentivo da tempo.
Caddi in un sonno profondo, senza cambiare posizione e senza allontanarmi da lei.
 
 
Nessuno dei due si era preoccupato d’impostare la sveglia, nonostante avessimo dovuto andare a scuola, ma non fu necessario. A svegliarmi fu un rumore proveniente dal piano inferiore, ma lo ignorai, cercando di continuare a dormire.
Jason, qualcuno sta bussando alla porta” mi sussurrò Ivy ad un orecchio, per poi scuotermi lievemente la spalla. Aprii lentamente gli occhi, trovandomi il suo viso a pochi centimetri dal mio.
Cosa?” domandai, passandomi una mano sul viso.
Hanno bussato alla porta,” ripeté e, di scatto, mi alzai.
Aspettami qui” le dissi, prima di uscire dalla stanza e di scendere in seguito le scale.
 
Aprii la porta e mi trovai davanti la figura di Dean.
Perché sei qui?” domandai indietreggiando e, nonostante non volessi che entrasse, mosse qualche passo verso il soggiorno.
Credimi, non avrei voluto presentarmi qui così presto, ma, come sai, sei sotto libertà vigilata e ci è giunta voce che tu ieri abbia picchiato un ragazzo.
Deglutii e strinsi i pugni lungo i fianchi. L’unica ragione per cui Kayden non aveva reagito, era perché aveva intenzione d’incastrarmi e c’era riuscito.
Perché lo hai fatto?” mi domandò, allargando le braccia, “credevo avessi intenzione di cambiare e di cercare di vivere una vita normale.” Il suo tono di voce non era alto, ma fui certo che Ivy avesse potuto sentirlo e non potevo permettermelo.
Come credi che possa vivere normalmente adesso?” replicai, quasi sussurrando.
Sospirò e scosse il capo, rassegnato.
Purtroppo devi venire con me alla centrale” disse e sbarrai gli occhi.
Cosa? Adesso?
Sì, Jason, adesso” rimarcò con voce ferma.
Nel frattempo, sentii dei passi alle mie spalle e mi voltai, incrociando la figura di Ivy intenta a scendere le scale. Guardò prima Dean e poi me.
Che succede?” domandò.
Nulla” mormorai, “aspettami in camera, arrivo tra poco.
Annuì, sebbene per nulla convinta e sparì nuovamente al piano superiore.
Presumo sia a causa sua che tu non voglia venire” mormorò, lanciando un’occhiata verso il punto in cui poco fa c’era lei.
E suppongo anche che lei non sappia niente di-
No” lo interruppi bruscamente, “non ne sa niente e deve continuare a non sapere niente.
Nonostante Dean fosse un poliziotto ed il suo lavoro comprendeva anche la tutela delle persone che circondavano qualcuno come me, si dimostrò comprensivo.
D’accordo, ma devi comunque salire in macchina e venire con me in centrale. E ti avverto, non sarà una cosa breve.
Sbuffai, ma annuii rassegnato.
Lo vidi avviarsi verso la porta d’ingresso, mentre io salii a grandi falcate le scale, ritornando in camera.
Perché c’è un poliziotto in casa tua?” mi domandò, inclinando lievemente la testa di lato.
Boccheggiai, non sapendo che cosa dire e cercando di pensare alla scusa più banale da usare.
È un vecchio amico di mio padre,” mentii, “devo- devo sbrigare alcune commissioni oggi, per cui non verrò a scuola.
Inarcò entrambe le sopracciglia, guardandomi con aria stupita. “Capisco,” disse infine, abbassando il capo, “ci vediamo dopo allora.
Certo,” le dissi, cercando di sembrare il più convincente possibile.
 
Mi seguii lungo le scale e, una volta chiusa la porta d’ingresso alle mie spalle, la salutai velocemente e salii in macchina.
Dean non si azzardò a proferire parola, si limitò a mettere in moto ed a sfrecciare lungo la via principale. Iniziai ad avvertire nuovamente quel senso di sconforto che mi aveva accompagnato per anni e chiusi gli occhi, cercando di scacciare quei pensieri, ma, con quel gesto, non feci altro che rivivere le immagini del passato ed un lampo mi attraversò la mente.
Li riaprii di scatto, respirando irregolarmente e sentendo il battito del cuore accelerare all’improvviso.
Va tutto bene?” mi domandò Dean e voltai il capo verso di lui, quasi fulminandolo con lo sguardo.
No, non va tutto bene!” sbottai, “perché devo venire con te alla centrale? Solo perché ho picchiato un ragazzo? Non l’ho ucciso! Non gli ho fatto praticamente niente!” aumentai man mano il tono di voce, sovrastando di molto il suono della radio della polizia agganciata al cruscotto.
Vogliono farti delle domande e, questa volta, ti chiedo il favore di collaborare. Non rimanere in silenzio come hai fatto tre anni fa, dagli le risposte che vogliono e ti prometto che cercherò di non farti più mettere piede là dentro.
Certo, avevi detto così anche l’ultima volta e mi sono ritrovato un compagno di stanza che per poco non mi uccideva.
Spostai lo sguardo oltre il finestrino, inquadrando il lieve riflesso del mio viso. Puntai gli occhi in quelli riflessi, ma non percepii altro che freddezza, così distolsi la mia attenzione da lì.
Tu non mi hai dato la possibilità di aiutarti. Non posso fare molto se tu continui ad essere così ostile. Non decido solo io.
Che cosa dovrei dire? Che cosa mi chiederanno? Ormai sanno già tutto, non c’è altro ch’io possa dire.
Lo sentii sospirare e poco dopo fermò la macchina, parcheggiandola accanto all’entrata della centrale di polizia.
Sì, invece, e se vuoi che io ti aiuti, digli esattamente ciò che vogliono sentirsi dire. Trova il modo di scagionarti, Jason!
 
Le ultime parole di Dean continuarono a risuonarmi nella mente come un disco rotto, ma non riuscivo a venirne a capo. Qualsiasi cosa avessi detto, sarebbe stata usata contro di me, avevo il sentore che nulla sarebbe andato per il verso giusto.
Ero seduto ormai da due ore di fronte a sei persone, vestite tutte allo stesso modo: la stessa divisa, la stessa camicia e lo stesso giubbotto. Persino le loro facce mi sembravano tutte uguali.
Mi avevano posto domande riguardo al mio scontro con Kayden e non feci altro che ripetergli quanto avevo detto ad Ivy, per il resto non proferii parola.
 
Te lo chiederò un’ultima volta, Jason, dopo di che prenderemo provvedimenti di conseguenza” mi disse l’uomo più anziano, quello seduto esattamente di fronte a me.
Spostai lo sguardo verso Dean, il quale strinse le labbra e quasi mi pregò di aprir bocca.
Perché hai ucciso i tuoi genitori?
Rimasi in silenzio, ma questa volta mi decisi a dare una risposta. Dopotutto, ero stanco di rimanere chiuso tra quelle quattro mura opprimenti e, sebbene non riuscissi a fidarmi di nessuno, Dean era l’unico a volermi davvero aiutare, per cui accolsi la sua implicita richiesta e parlai.
Non avevo un buon rapporto con loro” risposi a bassa voce.
Né con tuo padre, né con tua madre?” mi domandò sempre lo stesso agente.
Esatto.
Che cosa ti facevano?
Sospirai ed abbassai lo sguardo. “Mio padre mi maltrattava.” Non appena quelle parole uscirono dalla bocca, realizzai di aver commesso un errore.
Ti picchiava?
Sì.
E tua madre?
Sbarrai gli occhi, ma probabilmente lui non se ne accorse.
Anche lei” dissi, mentendo. Se avessi detto la verità, non avrebbero mai giustificato l’omicidio su di lei e non potevo permettermi di venir rinchiuso in prigione o, peggio, nuovamente in quell’ospedale psichiatrico.
Li sentii parlottare tra loro, ma non percepii le esatte parole. Alzai lo sguardo, incrociando quello di Dean, ma non riuscii a decifrarlo, lo distolse subito dopo ritornando a parlare con i suoi colleghi.
Ho un’ultima domanda” pronunciò un altro uomo e gli feci un cenno, intimandogli a continuare.
È stato un omicidio premeditato, o hai agito d’istinto?
Ho agito d’istinto” mentii di nuovo, ma risuonai convincente.
Trascorsi altre ore in loro compagnia, di tanto in tanto mi ponevano qualche strana domanda ed io, puntualmente, cercavo di trovare la risposta adatta per evitare di venir messo in croce ancora una volta.
 
Sai, vero, che non sei scagionato del tutto?” mi domandò Dean, rompendo il silenzio all’interno dell’abitacolo. Mi stava finalmente riaccompagnando a casa e ringraziai il cielo che, per il momento, tutto ciò fosse finito.
Non era necessario che me lo dicessi, so che dovrò conviverci per tutto il resto della mia vita.” Lo zittii e, fortunatamente, non pronunciò più alcuna parola.
Non appena raggiunse casa mia, scesi dall’auto senza nemmeno salutarlo, sbattendo violentemente la portiera.
Feci per aprire la porta d’ingresso, quando qualcuno alle mie spalle pronunciò il mio nome, costringendomi a voltarmi.
Inquadrai la figura di Ivy a pochi metri da me, sul suo viso aleggiava un’espressione cupa ed i suoi occhi erano spenti.
Sei qui da molto?” le domandai, senza sapere realmente che ore fossero. Si strinse nelle spalle e disse: “da un po’, ero preoccupata per te.
Non devi preoccuparti per me” ribattei, risuonando più duro di quanto in realtà avessi voluto.
Abbassò il capo ed arricciò le labbra.
Se preferisci restare da solo, me ne vado e ci vediamo domani a scuola” disse e percepii una punta di delusione nel suo tono di voce.
No” sbottai, quasi a voler cancellare ciò che aveva appena detto, “non andare via.
Ne sei sicuro? Non mi sembri dell’umore adatto.
Voglio che rimani. Ho bisogno che tu rimanga.
Si accigliò, ma scorsi un lieve sorriso sulle sue labbra.
Hai- hai bisogno di me?” mi domandò sorpresa e, a quel punto, non riuscii più a rimanere in silenzio.
Ho bisogno di te, più di quanto tu possa immaginare.” Le mie parole furono sincere, ma non le avrei mai svelato il motivo. Ritornare in quella centrale di polizia, non aveva fatto altro che riportarmi alla mente i ricordi di quella notte ed erano ore, ormai, che quel fastidioso senso di vuoto mi avvolgeva lo stomaco. Era diventato insopportabile, come una stretta al collo che diveniva man mano più opprimente, fino ad impedirmi di respirare. Sollevai lo sguardo, il cielo era grigio, tetro e colmo di nuvole, l’aria gelida che mi schiaffeggiava il viso sembrava voler essere un segno del destino, paragonato ad una punizione lanciata da qualcuno da lassù. E non vidi altro che il volto arrabbiato di mio padre e lo sguardo terrorizzato di mia madre poco prima che mettessi definitivamente fine alla loro vita. Mi sembrava di vederli dovunque posassi lo sguardo, mi sentivo in trappola, come se fossi rimasto chiuso in una stanza assieme alle loro figure, con la sola intenzione di torturarmi fino a che non fossi impazzito.
D’accordo, se è ciò che vuoi, rimango.” La sua voce giunse alle mie orecchie, distraendomi da qualsiasi pensiero, ed annuii, seguendola poi dentro casa mia.




 


 

Spazio Autrice

Sono in ritardissimo, me ne rendo conto e vi chiedo scusa. Avrei dovuto e voluto aggiornare ieri, anzi l'altro ieri, ma ultimamente sta diventando difficile gestire tutto, per cui perdonatemi. Spero di organizzarmi meglio da settimana prossima.
By the way, io vi ringrazio davvero moltissimo, non sapete quanto, per tutti i complimenti e le recensioni che mi avete scritto. Per di più i preferiti aumentano a dismisura ed io spero che questa storia venga conosciuta sul sito, ci terrei davvero moltissimo ♥


Parlando del capitolo, mi rendo conto che sia venuto più lungo del solito, ma non potevo/volevo spezzarlo. Dopo tutto qui si capisce  un po' meglio come Jason stia lentamente cedendo a lasciar trasparire i suoi sentimenti per Ivy.
Detto ciò, spero davvero che vi sia piaciuto e sono curiosissima di sapere che cosa ne pensate.

Ci rivediamo nel prossimo capitolo con una rivelazione importante ;)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia


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