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Autore: brontolina12    30/05/2014    2 recensioni
100 anni sono un periodo molto lungo, soprattutto se passato in una gabbia. Lei lo sapeva molto bene. Ne aveva passate là dentro e senza la Banda non ce l'avrebbe mai fatta. Adesso era libera e nessuno le avrebbe mai fatto più del male ...
- Grazie ragazzi ...
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao! come state! Io benissimo! Allora, che dire su questo capitolo? A Fairy Oak un'altra giornata scolastica ricomincia e ... beh, scopritelo voi leggendo.
Buona lettura<3                                                                                                                                   Brontolina12

La pigrizia di Pervinca non si smentì nemmeno in quella giornata così brillante e solare che i ragazzi attendevano dall’inizio di Maggio. Scrollai, infatti, Vì per dieci volte e, quando credevo di essere riuscita finalmente a svegliarla, lei mi prese per le ali, si alzò, mi porto nel barattolo, mi chiuse al suo interno e poi TORNO’ A DORMIRE! Sospirai e attesi che Vaniglia venisse a salvarmi.
Babù, pettinata, lavata e profumata, ci attendeva sulla porta della cameretta per scendere a fare colazione. Io le feci segno, con la mano, di venirmi a prendere, ma lei era come imprigionata  nei suoi sogni. Era appoggiata alla porta a braccia conserte e continuava e fissare un punto, non ben identificato, del pavimento.
Mi rigirai verso il letto di colei che mi aveva rinchiuso e la vidi ancora raggomitolata tra le fresche coperte estive e profumate.
Mi buttai sul gomitolo di cotone (il mio letto) e sperai che qualcuno dal piano di sotto venisse ad aiutarmi.
 Finalmente, come un dono del cielo, arrivò Dalia che, con una spintarella, buttò Pervinca giù dal letto.
Urrà! Venni liberata e mentre Pervinca si preparava, cercai di indovinare il punto esatto in cui Vaniglia stava (ancora) guardando.
- Ehi, tesoro ti senti bene? -  le chiesi.
- Cosa? – disse come se fosse appena uscita da un sogno.
- Stai bene?
- Oh, si. Stavo solo pensando! – mi sorrise.
Pervinca si stava vestendo o meglio stava rovistando nel gigantesco mucchio di panni che ormai aveva inghiottito la povera sedia di legno intagliato. Quella sedia era tutta rossa e decorata con graziosi fiorellini color oro, ma ormai la vernice si era cancellata quasi del tutto dalla sedia e di lei rimaneva solo un lontano ricordo. Infatti nemmeno si vedeva più e l’unica volta che sono riuscita a scorgerla per qualche secondo fu la domenica mattina mentre le ragazze erano a casa di Flox. Io e mamma Dalia ci mettemmo a riordinare la stanza e riuscii ad accarezzare il legno rovinato di quella povera sedia.
Quando Pervinca trovò la gonnella di fiori primaverili e la camicetta di jeans con l’orlo di pizzo, noi riuscimmo ad andare a fare colazione.
Vaniglia fu l’ultima ad uscire di casa e chiuse la porta con una delicatezza sovrannaturale, come se dentro qualcuno stesse ancora dormendo. Babù era ancora immersa nei suoi pensieri e non ne sapevo il motivo.
Menomale che Pervinca se ne accorse e:
- Beh, si può sapere cosa ti prende?
- A me? – disse Vaniglia guardandosi intorno.
- No al vaso di fiori dietro di te! – rispose sarcastica la sorella.
Vaniglia sorrise.
- Non lo so, pensavo a Jim. Ti ricordi quando è tornato l’anno scorso?
Pervinca annuì.
- Con tutto quello che è successo sono riuscita a vederlo si e no per qualche ora. Avrei voluto raccontarli tante di quelle cose … ma non ho potuto! – sospirò triste.
Pervinca alzò gli occhi al cielo.
- Non abbiamo già fatto questa conversazione?
Babù la guardò con un’espressione che parlava da sola e diceva “tu proprio non riesci a capire?”, ma Pervinca la capiva molto bene. Infatti anche lei, per quanto non volesse darlo a vedere, aveva molto sofferto quando il giovane Burdock la aveva accusata ingiustamente quella maledetta notte.
Però nessuna delle due aggiunse una parola di più.
La vecchia scuola Horace McCrisp si affacciava  imponente e maestosa sulla piazza della Quercia. Tutti i ragazzi attendevano (per modo di dire) il suono della campanella che avrebbe dato il via alle lezioni. Pervinca portava sulle spalle uno zainetto di cuoio rosso piccolino in cui i libri facevano a pugni per entrare. “Sei sicura
che tutti questi libri entrino là dentro?” le chiesi io una mattina e lei mi rispose un po’ indispettita “Se i libri non c’entrano allora se ne andranno loro, non il mio zainetto!”. Non so proprio per quale motivo teneva così tanto a quella sacca di cuoio così semplice e normale che ci si annoiava a guardarla. Quel rumore assordante della campanella ci ricordò che un altro giorno uguale ad un altro stava per cominciare. Beh, forse non proprio così uguale!
La massa di alunni annoiati e scocciati entrò a scuola e si sedette sulle scomode sedie di legno rigido¬.
- Pervinca! – Grisam afferrò Vì per un braccio e la tirò in un angolino della classe. Pervinca, da gran testarda che era, si divincolò e guardò il povero mago con occhi di ghiaccio.
- Vì ascoltami!
- E tu lasciami!
- Ok ti lascio, ma mi devi ascoltare!
- Che vuoi?
- Facciamo pace, stiamo litigando per una sciocchezza!
Pervinca rilassò la fronte e sorrise. Non era tipa da grandi scuse o da particolari parole, perciò non disse nulla e andò a sedere. Grisam capì lo stesso il messaggio e si accontentò di quel sorriso.
La signorina Lilliflora entrò in classe con un grosso scatolone fra le braccia. Da questo spuntavano fuori: pennarelli, matite, pennelli, cartoncini colorati, fogli di carta, forbici, colla e piccoli volantini.
- Allora ragazzi, come vi avevo già accennato ieri il vostro laboratorio a casa sarà quello di creare una locandina per ognuno di queste persone: Primula Pull, McMike, Il fabbro, … … - e così la professoressa lasciò afferrare ad ogni ragazzo qualcosa dalla scatola con cui poter lavorare.
- Periwinkle, oggi non voglio scuse! Faremo il progetto a casa mia, chiaro?- la intimò Scarlett.
Pervinca trattenne i nervi saldi e poi con un cenno indicò il suo consenso.

  
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