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Autore: alessiacroce    30/05/2014    12 recensioni
"Riemersi con la testa e presi di nuovo fiato, ma Harry era pesante, non ci riuscivo. Mi chiesi se sarebbe stato meglio non averlo mai conosciuto. Tutto questo sicuramente non sarebbe mai successo. Adesso non starei per morire. Adesso lui non starebbe per morire."
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trailer ufficiale:
 http://www.youtube.com/watch?v=w8YIoKs97YQ

Capitolo 5
 


Lucy mi abbracciò e io rimasi immobile. Non mi mossi nemmeno per ricambiare il suo abbraccio.
Rimasi semplicemente a fissare il punto dove poco prima Harry se n’era andato.
Continuava ad esserci un certo movimento in pista, anche se la maggior parte della gente si era ritirata, stanca e sudata. I divani erano, ora, pieni di ragazzi che bevevano avidamente dalle loro lattine di birra e si intravedevo, in mano a qualche ragazzo sbronzo, delle bottiglie vuote di vodka. Si, era ovvio che non ci fossero i controlli. Il dj che aveva aperto la festa aveva lasciato il posto ad un altro dj, un ragazzo biondo con degli occhiali scuri che gli coprivano metà volto. Mi parve di averlo già visto da qualche parte.
Sentii il tocco lieve delle dita di Lucy sfiorarmi i lineamenti del viso, per asciugarmi le poche lacrime rimaste. Mi sussurrò qualcosa che non riuscii a capire, dato il volume alto della musica che risuonava dalle casse. Allontanai delicatamente la mia amica, che mi fissò con sguardo interrogativo.
 
 
“Lee, che succede?” mi chiese, sovrastando il chiasso circostante.
 
 
Non risposi e feci un passo esitante in direzione della porta dell’edificio, lasciata semiaperta da Harry.
Lucy mi prese la mano ma io mi ritrassi. Mi diressi verso l’uscita con difficoltà, lasciando la mia amica confusa e senza parole. Ovunque c’era gente che ostruiva il passaggio, impegnata a ballare miseramente, non andando a ritmo con la canzone. Alcuni erano seduti a terra e ridevano, completamente ubriachi. Per fortuna che doveva essere un ballo scolastico.
 
Uscii dall’edificio e una folata di vento freddo mi avvolse. Strofinai le mani lungo le braccia. Nonostante fossero i primi giorni di giugno la sera la temperatura scendeva vorticosamente.
Cercai con lo sguardo la macchina di Harry e la vidi parcheggiata nello stesso punto in cui l’aveva lasciata. Allora non se n’era andato.
Mi avvicinai all’auto ma la trovai vuota. Doveva essere nei paraggi.
Camminai imprecando sulla ghiaia, i tacchi che affondavano sempre di più nel terriccio. Riuscii a raggiungere il cancello ed uscii. La luce fioca dei lampioni illuminava la strada, il rumore delle macchine in lontananza spezzava il silenzio inquietate, confortandomi.
Una figura alta e dai lineamenti famigliari si stava dirigendo verso il porto. Corsi verso di lui.
Mi domandai perché lo stavo facendo. Ero forse impazzita? Un attimo prima avrei dato qualunque cosa per allontanarmi da lui e, ora, lo stavo rincorrendo, con i piedi doloranti nei tacchi e il vento freddo che mi solleticava fastidiosamente braccia e gambe.
Era stato quello sguardo.
Lo sguardo sconvolto che era apparso sul suo viso, prima di lasciare la festa.
Mi aveva colpito quell’espressione che mi aveva rivolto, mai vista sul suo volto.
Mi fermai dopo pochi metri per togliermi le scarpe. Lo raggiunsi a piedi nudi, correndo sull’asfalto ruvido, ancora caldo per via dei raggi del sole che avevano battuto insistentemente su di esso per tutto il giorno.
Non so se fosse stata una buona idea ma, almeno, a piedi scalzi, correvo più velocemente.
Harry si girò.
Incrociò le braccia davanti al petto.
Mi fermai a pochi metri da lui, ansimante per la corsa, massaggiandomi i talloni sbucciati.
 
 
“Cosa vuoi?” disse, con tono duro.
 
 
Rimasi a fissarlo. Mi stava guardando con sguardo insensibile, senza tralasciare nessuna emozione. I suoi occhi erano vitrei.
Sentii le lacrime minacciare di uscire. Deglutii cercando si scacciarle.
Vedendo che non emettevo un fiato, ripete la domanda, questa volta con voce più morbida. Fece un passo in avanti, verso di me, e mi prese le spalle con le mani.
Abbassai lo sguardo, incapace di sostenere il suo.
Stavo per parlare quando lui mi precedette.
 
 
“Mi dispiace, Less” sussurrò Harry.
 
 
Alzai nuovamente lo sguardo verso di lui. Una lacrima scivolò, tracciando una linea bagnata lungo la mia guancia, e si fermò all’angolo della mia bocca. Harry si chinò su di me e baciò delicatamente quel punto. Mi avvicinai di più al suo corpo, sentendone il calore unirsi al mio, e avvolsi le braccia attorno alla sua vita. Lui mi strinse e posò la testa nell’incavo tra la mascella e il collo. Il mio respiro accelerò, seguito dal battito del cuore.
Rimanemmo in questa posizione per qualche minuto, poi io mi staccai.
 
“Harry”
 
 
Lui mi guardò. Sembrava dispiaciuto del fatto che mi fossi allontanata.
 
 
“I-io non ti conosco bene” sussurrai.
 
 
Harry rimase in silenzio, poi mi prese per mano e si diresse verso il porto, con me al seguito.
Si sedette sul marciapiede lungo il mare, continuando a stringere la mia mano. Mi sistemai accanto a lui.
 
 
“Tu ti devi fidare di me” affermò, con tono deciso.
 
 
Dondolai i piedi nudi, sfiorando la superficie dell’acqua.
 
 
“Ti conosco da due giorni, Harry” dissi con un filo di voce. “Non posso fidarmi subito di te”
 
 
Abbasso lo sguardò verso il mare, restando in silenzio. I suoi occhi sembrarono contemplare l’acqua blu scuro, che non lasciava trasparire nulla sotto di essa.
 
 
“Ci sono tante cose che non so di te. Non so nemmeno dove abiti, come si chiamano i tuoi genitori, se hai fratelli o sorelle…” lasciai la frase in sospeso.
 
 
“Abito a due isolati dalla scuola, lungo la London Road. Mia madre si chiama Claire. Ho una sorella, Sarah”
 
Rimasi a fissarlo, lui si girò e incrociò il suo sguardo con il mio.
 
 
“E tuo padre?” esitai qualche secondo, prima di porgli la mia domanda.
 
 
Distolse i suoi occhi dai miei e giocherellò con le mie dita. Si passò la mano libera tra i capelli. Rimasi in attesa, osservandolo. Irrigidì la mascella, poi parlò.
 
 
“L-lui… lui non c’è più” sussurrò, con voce spezzata.
Un singhiozzo lo scosse. Mi feci più vicina a lui e sfiorai con le labbra la sua guancia, lasciandole sulla sua pelle, esitanti. Appoggiai la testa sulla sua spalla.
 
 
“Scusa, Harry… Io non volevo”
 
 
“Non fa niente, Less” mormorò.
 
 
Rimanemmo in silenzio a fissare le onde infrangersi sotto di noi. Piccoli spruzzi solleticavano la pelle delle mie gambe, provocandomi piccoli brividi.
 
 
“Ti basta, ora? Ho risposto alle tue domande” Harry riprese a parlare.
 
“Ecco, si, ma non è questo il punto. Molti ti considerano… pericoloso” esitai sull’ultima parola.
 
 
Harry lasciò la mia mano e io mi pentii immediatamente di aver fatto quell’affermazione.
Aspettai in silenzio una sua risposta che, però, non giunse.
Guardò l’orologio e si alzò in piedi.
 
 
“È ora di andare, Less” disse, aiutandomi a sollevarmi da terra.
 
 
“Ti accompagno io a casa” aggiunse, dopo pochi istanti.
 
 
Raggiungemmo la sua macchina in silenzio e uguale fu tutto il viaggio. Nessuno dei due osava parlare.
Arrivati davanti al vialetto di casa mia sussurrai un “grazie” e lo baciai.
Mi diressi verso la porta, mentre lui rimaneva a fissarmi in macchina.
 
 
“Buonanotte, Less” disse, abbassando il finestrino.
 
 
“Notte” risposi, chiudendomi la porta alle spalle.
 
 
Dopo pochi secondi il cellulare vibrò. Avevo un nuovo messaggio da un numero sconosciuto. Lo aprii.
 
 
Ah, salvati il mio numero, tesoro. Buonanotte. H. x
 
 
Come faceva ad avere il mio numero? Come faceva ad avere così tante informazioni su di me?
Andai in bagno, mi spogliai e mi feci una doccia calda. Poi presi l’accappatoio e andai in camera a cambiarmi. Mentre indossavo il pigiama riguardai il succhiotto che Harry mi aveva lasciato quella sera. Mi aveva fatto male e, nonostante avessi tentato di fermarlo, lui aveva continuato senza curarsi di me.
Mia madre bussò alla porta.
Coprii velocemente quel segno con i capelli e le dissi di entrare.
 
 
“Com’è andato il ballo, amore?” squittì mia madre.
 
 
“Bene” mentii.
 
 
Lei sembrò aspettare, curiosa, che aggiungessi qualcos’altro, ma non lo feci. Le intimai di uscire, era mezzanotte passata da un pezzo e io avevo solo voglia di distendermi sul letto e sprofondare in un sonno senza sogni.
Riguardai velocemente la macchia viola sul mio collo, prima di coprimi con le coperte.
Forse era vero.
Forse Harry era veramente un tipo pericoloso.
Non potevo fidarmi di lui.


 

Spazio autrice.

Ciao a tutti, mi scuso per il ritardo, avevo promesso di pubblicare questo capitolo ancora mercoledì ma non ho avuto tempo, sapete com'è... sono stata molto impegnata in questa settimana, l'anno scolastico ormai si sta per concludere e i prof hanno deciso di riempirci di verifiche proprio adesso. Ieri, per dire, ho avuto la verifica di matematica e diritto lol ma vabbè.
Spero che i precedenti quattro capitolo vi siano piaciuti,
Ecco a voi il quinto :)
Buona lettura!

un bacio x

-Alessia

  
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