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Autore: ___Lils___    31/05/2014    1 recensioni
Avverto tutti che seguirò i film, semplicemente perchè necessito di Azog e perchè nel sogno da cui deriva questa storia c'era anche Tauriel.
Spero comunque che vi piaccia, si parla di una presunta figlia di Thorin che non è proprio una Nana, a voi la lettura per scoprirlo.
Grazie mille a chi lo farà.
Baci
_Lils_
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve salvino :D
Sono tornata ed eccoci, siamo qui con un continuo, questi primi capitoli mi servono per introdurvi il personaggio, quindi scusate se sono un po’ lenti, ma spero vi piacciano lo stesso.
_Lils_
 
 
 
 
 
 
<< Si può sapere dove stiamo andando? >>
<< E’ una sorpresa! >>
La Nana sbuffò, per l’ennesima volta, dopo la risposta dei cugini. L’avevano bendata da più di un’ora e la stavano facendo camminare per tutte le Montagne Azzurre, purtroppo aveva due cretini come guida ed erano riusciti a farle prende in pieno due cespugli, una roccia e addirittura un albero.
<< Se non me lo dite subito, giuro su Durin, vi sbudello! >>
<< Sempre molto gentile, cuginetta >>
Kili scoppiò a ridere dopo l’affermazione del fratello, quest’ultimo gli fece l’occhiolino, programmavano quel giorno da mesi e di certo non sarebbe stato il brutto temperamento della cugina a rovinare tutto.
<< Siamo arrivati >>
<< Finalmente! >>
La giovane, per modo di dire, Nana sorrise soddisfatta, i cugini risero nel vedere la sua espressione, era un anniversario importante e dovevano festeggiarlo come si doveva, sciolsero la benda che le copriva gli occhi e Sambril rimase senza fiato. Sua zia si ergeva vicino ad un grande banchetto sul tavolo, intravedeva pesce, carne di vari tipi, deliziose leccornie che le stimolavano l’appetito.
<< Buon compleanno! >>
La Nana sorrise felice e, subito dopo, corse ad abbracciare la zia, questa la strinse forte a sé: << Grazie >>
<< Non devi ringraziare, non capita tutti i giorni che una giovane ragazza diventi una donna >>
Era il suo settantesimo compleanno, per i Nani quello era segno che si era ufficialmente diventati adulti. Sambril corse ad abbracciare anche i suoi cugini, questi le scompigliarono i capelli, erano cresciuti insieme, si erano infilati nei guai più assurdi insieme, ne avevano scontato le punizioni insieme, si erano allenati insieme e loro la consideravano una sorella, non poteva essere altrimenti.
<< Mangiamo? >>
Sambril guardò sua zia Dis e annuì contenta, aveva impiegato tutto il giorno per cucinare tutta quella bontà, non voleva assolutamente sembrare ingrata verso di lei. Si sedettero a tavolo ed iniziarono a mangiare, spazzolarono via tutto in poco. Sambril era molto snella, soprattutto per un Nano, ma mangiava quanto Bombur, se non di più, riusciva comunque a mantenere il suo fisico, ma lei era sempre stata diversa dagli altri. Era alta quanto suo cugino Fili, solitamente le altre Nane erano molto più basse dei maschi, aveva lunghi capelli neri, erano talmente lisci che seguivano tutta la lunghezza della sua schiena, camminava con un portamento regale, portamento innato che spariva quando combatteva, a quel punto si trasformava in una macchina da guerra. Ultima cosa, la più rilevante di tutte, non aveva la barba. Nulla, neanche un accenno di basette, dei commenti dei suoi coetanei al riguardo avevano portato Fili e Kili a picchiarli, il che aveva scatenato la furia del Re sotto la Montagna. Era diversa, il diverso non piaceva sempre a tutti.
<< Era tutto così buono, dovrebbero ricordarti solo per come cucini, zia Dis >>
La frase della Nana fece ridere tutti gli altri, lei sorrise e si unì a loro, sua zia le era sempre stata accanto e si era presa cura di lei ogni giorno, anche quando suo padre non c’era, il che era piuttosto frequente. Dopo i suoi venti anni suo padre non aveva fatto altro che partire, lei si era sempre trovata sola. Senza di lui era sempre persa, ma faceva finta di nulla, il suo cuore piangeva, la paura di non rivederlo più, la mancanza di quel burbero Nano che la rimproverava, ma l’aiutava sempre quando era in difficoltà.
<< E’ il momento dei regali! >>
<< Regali? Non ce n’è bisogno, avete fatto tantissimo >>
Kili si avvicinò alla cugina e le scoccò un bacio sulla guancia: << Ti meriti tutto, ora in piedi ed usciamo da questa stanza >>
Il giovane Nano prese la mano della cugina, Fili le passò un braccio intorno alle spalle e Dis guardava le sue tre piccole pesti avviarsi verso l’esterno, la Nana sbuffò divertita, tutti quei misteri la facevano innervosire, non aveva mai avuto un carattere calmo, sua zia diceva che non c’era dubbio da chi avesse ripreso: << Dove andiamo? >>
Nessuno ebbe il tempo di rispondere perché un urlo di auguri si levò da un gruppo di persone poco fuori la loro soglia, Sambril sorrise nel riconoscere quei Nani, gli unici amici che aveva, gli unici che accettavano la sua diversità, la Nana non aveva ancora capito se per il timore di suo padre o per la simpatia che provavano verso di lei, ma non le importava.
<< Non sarete un po’ troppo vecchi per le feste? >>
Il gruppo di Nani iniziò a ridere, a quel punto Dwalin si avvicinò e strinse la giovane in un abbraccio, rischiò di stritolarla come sempre, quel Nano doveva, assolutamente, imparare a moderare la sua forza: << Hai settanta anni, neanche tu sei più una bambina >>
Lei alzò le spalle colpevole mentre anche gli altri si univano alla risata, l’abbracciarono uno ad uno: << Ora, regali! >>
Kili sembrava un bambino a cui avevano dato una caramella, saltellava e raccoglieva i pacchetti che gli altri gli porgevano, Sambril scoppiò in una fragorosa risata, non c’era dubbio: era proprio un cretino! Si avvicinò a lei e le posò di fronte tutte quelle cose, la giovane si sentì stranamente in imbarazzo, amava il loro modo di dimostrarle affetto, ma non amava avere tutti i riflettori puntati contro: << Vi odio! >>
Le risate si levarono da ognuno dei Nani, piaceva molto a tutti metterla in difficoltà, soprattutto a Dwalin che l’aveva vista crescere più di tutti, ogni qualvolta facevano una perlustrazione con Thorin la piccola si accodava a loro, sembravano così lontani i giorni in cui saliva in groppa al destriero di suo padre e nel farlo cadeva dalla parte opposta.
La ragazza iniziò a spacchettarli tutti, ricevette dei regali che le sarebbero rimasti nel cuore: un fermaglio da Bifur, Bofur e Bombur, un sacchetto per contenere le erbe da Gloin e Oin, un mestolo da Dori, Nori e Ori, Sambril rimase stupita dal regalo non capendo a cosa potesse servirle, ma sorrise e fece finta di nulla, e delle nuove fodere per le sue asce da Dwalin e Balin. La giovane Nana li ringraziò tutti fino allo sfinimento, era così felice di averli tutti lì, soprattutto Dwalin, le ricordava davvero molto suo padre, dopotutto erano cresciuti insieme, era rimasta esterrefatta quando, per la prima volta, non lo aveva portato in viaggio con lui, ma nessuno sembrava conoscere più di tanto i piani di suo padre.
<< Ora il nostro >>
Kili e Fili si avvicinarono raggianti, Sambril scosse la testa, aveva paura di quello che poteva ricevere dai suoi amati cugini, erano stati capaci di regalarle una palla di fango e vermi al suo cinquantesimo compleanno. Le porsero una scatola e la Nana rimase interdetta, si aspettava una delle loro cavolate, ma sembrava essere qualcosa di più serio questa volta, la aprì e vi trovò dentro una collana con un ciondolo. Sorrise ai due, il ciondolo raffigurava tre lance che si incontravano a metà, li abbracciò: << Ci avrai sempre con te >>
<< Vi avrei con me anche senza il ciondolo, ma è bellissimo >>
Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi, ma le ricacciò dentro,  se suo padre fosse stato lì le avrebbe ricordato, per l’ennesima volta, di quanto piangere fosse poco consono ad una Principessa. Quel dono era, senza dubbio, il migliore della sua vita, pensare che quei due avessero lavorato quel ciondolo a mano solo per lei la fece sorridere e stringerli ancora più forte, erano stati spesso la sua voce, la sua vista, il suo udito e, soprattutto, la sua forza. Quando si sciolsero dall’abbraccio, sua zia si avvicinò alla festeggiata: << Devi sapere che io non sono riuscita a farti un regalo concreto >>
<< Scherzi? Mi hai preparato una cena fantastica, hai invitato tutti loro. Inoltre mi hai cresciuto, sei sempre con me, ogni giorno. Quando mio padre non c’era, non ero spaventata, c’eri tu, ci sei sempre stata tu, zia Dis >>
Le due si abbracciarono, Sambril giurò di aver sentito una lacrima della zia bagnarle il collo, ma fece finta di nulla, era orgogliosa come tutta la sua stirpe, sarebbe stato un’umiliazione per lei.
<< So che lo vorresti qui… >>
La piccola sentì una stilettata al cuore, era vero. Immensamente vero. Avrebbe voluto Thorin con lei ogni giorno della sua vita, ogni momento, avrebbe voluto raccontargli della sua prima preda catturata tornando dalla caccia, avrebbe voluto vederlo fare una ramanzina al primo ragazzo che c’avesse provato con lei, ci aveva pensato Fili, ma non era lo stesso. Ed, infine, lo avrebbe voluto con lei anche in quel giorno, festeggiare e vederlo bere con Dwalin, scambiarsi occhiate complici che solo loro comprendevano, essere padre e figlia, senza regni a cui pensare, titoli da indossare, solo loro due.
<< Va bene così, ha delle responsabilità e lo capisco >>
Dis sorrise, era incredibile quanto quella piccoletta riuscisse a controllarsi, avrebbe potuto scagliarsi su suo padre, invece rimaneva sempre al suo posto anche se nel suo cuore bramava la voglia di esprimere la sua opinione, molte volte cedeva alla tentazione, ma una  “brutta sorte”  le era capita, era nata femmina. Dis strinse ancora di più la nipote, cercando di trasmettergli con i gesti prima che con le parole: << Fammi finire. So che lo vorresti qui, quindi… >>
La ragazza sentì una mano posarsi sulla sua spalla, sentì il suo cuore martellarle in petto, si voltò di scatto ed incontrò gli occhi azzurri così simili ai suoi, sciolse l’abbraccio con la zia e si fiondò nelle braccia del Nano, questo sorrise felice: << Buon compleanno, principessa >>
La giovane si fece scappare una lacrima, l’asciugò subito dopo sperando che suo padre non se ne fosse accorto, era lì con lei. Non poteva crederci, lo strinse sempre più forte come per paura che fosse un sogno e le potesse scivolare via dalle mani da un momento all’altro.
<< Sei vivo… >>
Il Nano sorrise e strinse ancora di più a sé la giovane, tutti rimanevano stupiti quando li vedevano insieme, perché nonostante la severità e le strillate che le rivolgeva spesso, molto spesso, il loro capo sembrava avere un cuore, ma solo per contenere sua figlia. Thorin era rimasto stupito quando l’aveva rivista, era cresciuta e mutata ancora, sempre più bella e affascinante, il suo sorriso continuava ad illuminare il cuore di tutti coloro che le volevano bene, la sua bambina stava crescendo e lui, probabilmente, si era perso molto di lei.
<< Nessuno può uccidermi, dovresti saperlo >>
Sambril sorrise ancora mentre guardò il padre, i capelli bianchi erano aumentati, la fatica aveva scavato altre rughe sul suo viso, ma rimaneva comunque lo stesso Nano, fiero e maestoso. La Nana gli accarezzò il viso, seguì i tratti del suo volto con il tocco delle dita, erano talmente persi l’uno nell’altra che non si erano accorti di essere rimasti soli.
<< Ho temuto di non rivederti, ho temuto di perderti >>
Ho temuto di aspettare e guardare l’orizzonte ogni giorno senza mai rivederti, ho temuto di dover vedere Fili prendere il controllo di tutto, ho temuto di dover continuare a vivere anche senza di te, oltre che senza mia madre, ho temuto di rimanere orfana. Ho temuto di non poterti più abbracciare, di non sentire più il tuo profumo di pino nonostante i lunghi giorni di viaggio, ho temuto di non sentire più le tue mani tra i miei capelli mentre mi fai quelle trecce che solo tu sai fare, ho temuto di non vederti più armeggiare nelle fornaci, ho temuto di non sentire più la tua voce, ho temuto di non sentirmi mai dire che sei fiero di me.
La giovane Nana avrebbe voluto aggiungere tutto questo, ma non voleva far sentire in colpa suo padre, sapeva che faceva di tutto per darle una vita agiata e piena, non capendo che l’unica cosa di cui aveva bisogno era un abbraccio in più.
<< Non sono qui solo per il tuo compleanno, Sambril. Devo proporre una missione ai miei compagni, dobbiamo partire >>
A quelle parole il cuore di Sambril si fermò, allontanò bruscamente suo padre che rimase sconvolto da quella reazione, la giovane sentì le lacrime pizzicarle gli occhi e puntò essi verso l’alto cercando di non farle uscire. Aveva creduto, per un momento, che fosse lei la missione questa volta, che fosse per lei che avesse affrontato tempeste e pericoli, che avesse cavalcato in continuazione, senza sosta, solo per lei.
<< Di nuovo? >>
La sua voce risuonò spezzata, Thorin voleva avvicinarla e stringerla a sé, dirle che questa volta sarebbe andato tutto bene, che sarebbe tornato presto e che non sarebbe più partito, ma non poteva mentirle ancora. Nel suo cuore il segreto pesava abbastanza, doveva essere schietto con lei riguardo il resto: << E’ per il bene del popolo >>
Sambril inspirò cercando di mantenere il controllo, si voltò con regalità e guardò suo padre negli occhi, continuava a ripetersi che non doveva cedere, doveva essere forte, la parte più ribelle di sé urlava per uscire, voleva arrivargli di fronte e gridargli che per una volta doveva pensare alla sua famiglia e non al popolo, doveva pensare a lei, doveva vivere con lei e lasciare perdere tutto, voleva proporgli di andarsene, solo loro due, ricostruirsi una vita da un’altra parte e cancellare il passato, ma, anche questa volta, dovette farla restare nascosta.
<< Se è per il popolo… >>
La giovane si voltò ed uscì dalla stanza, le lacrime scesero sul suo volto, se ne fregò di tutto quello che il padre avrebbe detto vedendola, quest’ultimo rimase nella stanza guardando il puntò in cui la figura era sparita. Sbuffò affranto, aveva notato l’astio nella voce della figlia, si sedette un attimo e si passò una mano sul volto, lo stava facendo anche per lei, per darle una casa sicura, per darle una dimora, sembrava che solo lui comprendesse i suoi stessi pensieri.
 
***
<< Sei impazzito? Vuoi andare a riprenderti Erebor? Perché non ti impicchi e risparmi la fatica al drago? >>
Il Nano rivolse uno sguardo assassino alla figlia, questa abbassò lo sguardo, aveva esagerato. Quando erano arrivate quelle voci alle sue orecchie, la giovane corse nelle stanze di suo padre e cominciò ad urlare come un’ossessa, non poteva credere a quello che aveva sentito, il modo in cui aveva parlato facendo sembrare il suo piano il più razionale del mondo.
Il Principe, in realtà, aveva voglia di ridere, la vista della giovane Nana che faceva avanti e indietro con le mani nei capelli , era buffa, ma non era il momento né, tantomeno, giusto per un Re, inoltre sapeva che avrebbe potuto ritrovarsi senza testa se lo avesse fatto. Sambril tornò a guardare il padre: << Perché non puoi accontentarti del regno che ci hai ricostruito qui? Perché devi rischiare la tua vita? >>
Thorin alzò lo sguardo sconsolato, la discussione andava avanti da più di un’ora, sua figlia cercava in tutti i modi di fargli cambiare idea e lui continuava imperterrito a spiegargli le sue ragioni: << Sambril, sono il discendente del Re, devo riprendere la nostra terra e il nostro oro. Lo devo a tuo nonno e al tuo bisnonno, capisci? >>
La Nana si voltò infuriata, paragonava la sua vita a dello stupido oro, se lo tenesse pure il drago quel maledetto oro! A lei non importava, non le era mai importato, potere e oro, al diamine! Lei voleva suo padre e possibilmente tutto intero: << No, non capisco! Non me ne frega niente di Erebor, io voglio te! Loro sono morti, con tutto il rispetto che ho per loro, ma non voglio assolutamente che tu faccia la loro fine! >>
<< Tornerò a prenderti e ti porterò nel tuo regno >>
Sambril si avvicinò al padre sorridendo amaramente, questo le accarezzò il viso, il contatto con la sua guancia calda per la rabbia gli fece chiudere gli occhi colpevole: << Non puoi promettermelo, vero? >>
Lui prese un respiro e scosse la testa, tutti conoscevano il pericolo a cui andavano incontro, tutti sapevano quello che poteva succedere, Smaug non era un gioco. Sambril sospirò tristemente, si sedette a terra, le ginocchia portate al petto e la testa appoggiata ad esse, a Thorin si strinse il cuore nel vederla così, la sua guerriera sembrava essere rimasta senza corazza: << Fammi venire con te, ti prego >>
<< No, Sambril. Non rischierò la tua vita, i tuoi cugini sono voluti venire a tutti i costi, tu no! Sei una femmina, ricordalo >>
La Nana si alzò di scatto a quelle parole, il Re esiliato si pentì subito di ciò che aveva detto, gli occhi della figlia sembravano in tempesta, si avvicinò a grandi falcate verso di lui, arrabbiata,furibonda: <<  Ricordiamo  a tutti che sono una femmina, ma non ricordiamo a nessuno che sono una tra i migliori con le asce, ricordiamo solo quello che ci fa comodo! >>
Sambril lanciò un’occhiata di puro odio al padre, questo continuava a fissarla freddo e distaccato come sempre, la giovane non sapeva che all’interno si stava dando dello stupido per ciò che aveva detto e che odiava vederla in quello stato, la Nana si allontanò di nuovo e, per la seconda volta in due giorni, si avvicinò alla soglia fuori di sé:<< Sono una femmina, mi dispiace per te, Thorin Scudodiquercia, quella sera potevi concentrarti di più, magari avresti avuto un maschio! >>
<< SAMBRIL! >>
Il tono di suo padre era infuriato, forse più del suo, era andata troppo oltre, ma non le importava, non in quel momento. Lo guardò dritto negli occhi: << Parti. Fai come vuoi, non tenere conto delle mie emozioni e di quello che penso, sono una femmina infondo >>
Sambril lasciò la stanza, corse via verso la sua stanza, Thorin la richiamò più volte adirato e colpevole più che mai, la ragazza aveva esagerato, lui non era da meno, dei passi lo riscossero dai suoi pensieri.
<< Vuole solo aiutarci, Thorin >>
Questo sbuffò mentre l’amico gli portava una mano sulla spalla: << Non posso permetterle di venire, non posso permetterle di rischiare la sua vita >>
Nel frattempo Sambril era arrivata alle sue stanze, voleva buttarsi sul letto e non tirarsi più su per diversi giorni, ma all’interno vi trovò i suoi cugini, le armi splendevano sui loro fianchi, le sacche in spalla, erano pronti a partire. La giovane si sentì invadere da una rabbia ancora più potente: << Cosa volete? >>
Le sue parole uscirono fuori come veleno, i due rimasero stupiti dal suo comportamento, allo stesso tempo non resistevano nel vederla in quello stato:<< Salutarti >>
Delle lacrime iniziarono a scorrere sul volto della giovane, l’armatura era ufficialmente rotta e lei era scoperta, era la prima volta che si separava da loro, non era mai successo prima: << State attenti, ve ne prego >>
<< Certo, non ci faremo uccidere. Promesso >>
Kili pronunciò quelle parole con un groppo in gola, sapeva di non poter prometterlo, ma non voleva vedere sua cugina in quella situazione, la loro guerriera si stava sbriciolando sotto i loro occhi: << Dobbiamo andare >>
Fili sospirò e posò un bacio sulla fronte della cugina, Kili si lasciò abbracciare ancora una volta: << Ti voglio bene, prenditi cura della mamma >>
Sambril annuì, il peso sul cuore si faceva sempre più pesante, li guardò uscire e li seguì, Dis li aspettava fuori insieme agli altri Nani, Thorin era in cima alla Compagnia, guardava sua figlia con dispiacere, ma era convinto di fare la cosa giusta, era una donna. Doveva rimanere al sicuro lì e aspettare sue notizie, nonostante fosse una grande combattente non poteva metterla a rischio, era una missione quasi suicida, probabilmente quando il popolo di Durin avrebbe risposto sarebbe stato più facile, ma era comunque troppo arduo per una donna, per la sua Sambril, la sua dolce e piccola Sambril.
<< Che la fortuna sia con voi >>
Lo disse insieme alle donne che stavano lasciando i propri cari, come tradizione, guardò suo padre allontanarsi e gli fece un gesto con la mano, le lacrime volevano uscire ancora una volta, ma lei le trattenne, vide Gimli, il figlio di Gloin, rintanarsi nelle braccia di sua madre, avrebbe voluto fare lo stesso, se solo lei ce l’avesse avuta una madre. Dis la prese per mano e la condusse dentro, erano distrutte dal dolore, ma non potevano farci nulla, i loro uomini erano combattenti, la loro sorte era pregare che tornassero vivi.
<< Andrà tutto bene, Sambril >>
La ragazza sospirò, la zia stava cercando di auto convincersi,alzò lo sguardo verso quest’ultima:<< Sappiamo entrambe che non sarà così, possiamo solo sperare che almeno loro tre ritornino >>
Sambril abbracciò Dis, si vergognò quasi subito del suo discorso egoista, ma chi non l’avrebbe pensata in quel modo?
Improvvisamente sentì uno strano dolore alla testa, si appoggiò al tavolo, Dis notandolo si portò al suo fianco:<< Sambril? >>
<< Sto bene… sto bene >>
Il dolore lancinante sparì subito dopo, la ragazza sospirò per il sollievo, sembrava che qualcosa volesse uscire dalla sua testa, la scosse, probabilmente aveva avuto troppe cose a cui pensare, aveva avuto il piacere di abbracciare suo padre per due secondi, lui aveva subito convocato una riunione e due ore dopo era già ripartito. Era sicuramente per quello.
Si congedò da sua zia, non voleva assolutamente cenare, aveva bisogno di un letto e di riposarsi un po’, aveva bisogno di star tranquilla e di non pensare al viaggio suicida che i suoi parenti stavano per affrontare. Si stese sul letto e fissò il soffitto di pietra, si ricordò di quando Thorin le aveva insegnato ad usare l’ascia, questa era più grande di lei, il padre le urlava contro che doveva muoversi, che era debole, lei si ricordò di aver provato una rabbia innaturale ed era riuscita a tirar su l’ascia e a scagliarla addosso al Re sotto la Montagna. Il padre aveva sorriso soddisfatto, sapeva che doveva spronarla per avere risultati, la spada non faceva per lei, avevano provato anche con l’arco, ma quando aveva provato a colpire il bersaglio aveva sfiorato di un centimetro il naso di Dwalin.
<< Come mai questa faccia, Sambril? >>
La Nana si alzò di scatto e puntò le asce verso il suo interlocutore, questo sorrise sotto la lunga barba: << E’ così che saluti un vecchio amico? >>
<< Gandalf! Avrei potuto sgozzarti >>
Sambril sorrise nel riconoscerlo e abbassò l’arma, erano anni che non rivedeva lo Stregone, l’ultima volta era stato per l’ultima festa di compleanno di Kili a cui aveva assistito anche Thorin, era venuto per i fuochi d’artificio, al pensiero la Nana sfornò uno dei suoi migliori sorrisi, Gandalf si sedette sul suo letto: << Come sei entrato? >>
<< Tua zia, ho dovuto aspettare che tuo padre fosse partito, nel vedermi mi avrebbe ucciso >>
La Nana lo raggiunse e lo Stregone le circondò le spalle con un braccio, la giovane sembrava non aver capito il motivo per il quale suo padre avrebbe dovuto uccidere uno dei suoi amici più fidati: << Tuo padre mi ha chiesto di trovare il quattordicesimo membro della sua Compagnia, l’ho trovato, ma credo che abbiamo bisogno di un uomo in più >>
Sambril non riusciva a capire perché lo stesse dicendo a lei, voleva forse infilare il coltello nella piaga?Gandalf sorrise nel vedere lo sguardo perso e dubbioso della giovane, le scostò una ciocca di capelli dal viso: << Credo, comunque, che una donna sia migliore >>
La Nana si aprì in un sorriso, era riuscita a collegare tutti i pezzi, si alzò in piedi, nella sua testa milioni di pensieri, già si immaginava vicino a suo padre mentre combatteva fiera, avrebbe avuto l’occasione per renderlo fiero di lei, per fargli capire che, anche se era una femmina, era una giusta discendente di Durin, ma le sue speranze svanirono quando si ricordò le parole del padre: << Mio padre ha detto che devo rimanere a casa! >>
Lo Stregone annuì, sapeva cosa Thorin avesse detto, ma lui era convinto che lei fosse indispensabile e che quel viaggio le avrebbe rivelato cose che bramava sapere e che doveva, secondo il suo modesto parere, sapere: << Capirà che sei indispensabile, sei una dei migliori guerrieri. Prepara la tua roba e parti, ci vediamo a Hobbiville, troverai un segno sulla porta della casa giusta, chiedi del Signor Baggins >>
Sambril si buttò tra le braccia di Gandalf, questo sorrise poi si scusò con la Nana e andò via, lei si sbrigò a prendere le sue cose, le infilò in una sacca, prese la sua spada e la fissò alla sua cintura, legò i suoi capelli in una coda alta e corse dalla zia. La trovò con le lacrime agli occhi, la testa china, Sambril si avvicinò e l’abbracciò forte: << Non fare così >>
<< Vedi di non tornare e ti faccio fuori! >>
Dis ricambiò l’abbraccio e cullò la sua nipotina, prese dei pacchetti e glieli porse: << Per il viaggio >>
Ci fu un ultimo abbraccio poi la Nana più giovane corse fuori e salì su un pony, Dis la seguì sotto lo sguardo sconcertato di tutti gli altri Nani, sapeva che prima o poi sarebbe partita per un’impresa, era il suo destino, il sangue di Thorin scorreva nelle sue vene, il sangue di un capo: << Fai vedere a tutti di che pasta è fatta Sambril, figlia di Thorin >>
Sambril fece l’occhiolino a sua zia, rivolse un sorriso di scherno a tutti coloro che l’avevano sempre presa in giro per il suo aspetto e spronò il suo pony. Questo partì, era diverse ore indietro rispetto agli altri, doveva recuperare per non perdere l’impresa.
Finalmente aveva la sua opportunità per far capire quanto valeva, per far vedere a suo padre che era degna di essere una sua discendente, per stare con lui, per condividere le sue paure e le sue gioie, per non abbandonare i suoi cugini, i suoi amici. Avrebbe messo in atto tutto quello che suo padre le aveva insegnato, era quello il momento, era il suo momento.
  
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