Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: Laylath    02/06/2014    4 recensioni
Eppure a guardare più da vicino i ragazzi di quella realtà, ci si sarebbe accorti che le loro esistenze non erano così scontate: i piccoli grandi problemi dell’infanzia e dell’adolescenza a volte andavano ad intrecciarsi con situazioni difficili, dove spesso il legame con un amico fidato era la cosa migliore per poter andare avanti.
E spesso le persone più impensabili stringevano un forte legame tra di loro per uno strano susseguirsi di eventi, all’apparenza così normali… anche se poi viverli era tutt’altra cosa.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Team Mustang
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Un anno per crescere'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 66. Percorsi della vita.

 

Non aver niente da scrivere era davvero grave.
Quel foglio bianco davanti a lui sembrava prenderlo in giro e non era bello considerato che, in teoria, ci avrebbe dovuto mettere tutti i suoi progetti per il futuro.
Vato sospirò e si accasciò contro lo schienale, lasciando cadere la penna sul tavolo di cucina.
“Che hai, fiocco di neve?” gli chiese Rosie, entrando nella stanza e aprendo un’anta della dispensa.
“Niente di importante. Che fai?”
“Sto controllando se ho alcune cose: volevo provare una nuova ricetta che tua zia mi ha lasciato quando è stata qui. Uhm, infatti, mancano parecchi ingredienti… ti dispiace prendere nota?”
“Detta pure.”
“Allora, zucchero, cannella, metti anche burro: non mi serve, ma vedo che sta per finire.”
Vato annuì e continuò a scrivere quella lista della spesa con passività: almeno quel foglio sarebbe stato utile a qualcosa. Certo l’elenco di alimenti riguardava un progetto a breve termine ed era più facile da fare.
Però non è bello avere le idee confuse.
“Mamma – chiese, quando la donna ebbe finito di dettargli la lista – che cosa volevi fare alla mia età?”
“In che senso?” Rosie prese il ricettario che teneva su una mensola e iniziò a sfogliarlo.
“Quali progetti avevi per il futuro: insomma progettavi di diventare una casalinga o avevi altro in mente?”
A quella domanda la donna rivolse tutta la sua attenzione al figlio, chiudendo il ricettario e andando a sedersi davanti a lui.
“Trovi che la mia vita non sia per niente appagante?”
“Non voglio dire questo, assolutamente. Però sai, Elisa ha detto che vuole proseguire gli studi per diventare medico ed ha già ben chiaro che vuole andare ad East City a studiare. Alla sua età tu non avevi delle grandi ambizioni?”
“Erano tempi un po’ diversi, amore mio – confidò la donna – innanzitutto la scuola si finiva un anno prima, la quinta superiore è stata aggiunta una decina di anni dopo che io ebbi finito di studiare. E poi, sin da quando ero piccola, ero abituata a stare nella pasticceria di famiglia e per me era naturale aiutare i miei genitori e le mie sorelle.”
“Ma era quello che volevi fare? Oppure era solo senso del dovere?” Vato si sentì estremamente curioso: non aveva mai parlato con sua madre di simili dettagli e scoprì che il suo punto di vista lo interessava più del previsto.
“Era il mio mondo, tutto qui. La scuola mi aveva insegnato a leggere, scrivere e fare di conto… avevo scoperto che mi piaceva tanto leggere, ma non mi aveva messo in testa nessuna ambizione particolare – Rosie alzò le spalle con semplicità – Mi piaceva lavorare in pasticceria: stavo con i miei genitori e le tue zie e questo mi faceva sentire bene, protetta.”
“Nessuna ambizione, proprio niente?”
“Tua madre ti sembra una donna molto modesta?”
Rosie inclinò gentilmente la testa, ma non sembrava minimamente imbarazzata da quanto gli stava raccontando.
“Modesta… no – arrossì lui – non volevo offenderti, mamma, sul serio.”
“Del resto è lì che ho avuto modo di incontrare tuo padre – sorrise lei – e anche dopo che ci siamo sposati ho continuato a lavorare dai miei. Sei stato tu a bloccare tutto, mio caro fiocco di neve.”
“Adesso mi fai sentire in colpa.”
“Scherzavo – lei si alzò ed andò ad abbracciarlo – sei stato il mio più grande appagamento, Vato, la mia più grande gioia. Non cambierei una virgola del mio percorso di vita… e non ho pianificato niente.”
“Io volevo pianificare tutto, invece – sospirò, guardando il foglio ormai occupato dalla lista della spesa – ma ora non sono più sicuro di quello che voglio fare. Eppure tra nove mesi finisco la scuola e sarebbe giusto che avessi le idee chiare.”
“Che cosa ti piacerebbe fare?”
“Prima pensavo sempre di fare il poliziotto come papà, tuttavia negli ultimi tempi non ne sono molto convinto. Mi piacerebbe anche lavorare con i libri, magari nel negozio del nonno di Elisa… sai, più di una volta mi ha chiesto se volevo dare una mano. Però mi sembrerebbe di approfittare troppo della loro gentilezza e poi non so se è quello il mio percorso di vita.”
“Perché non hai messo l’Università tra queste opzioni?”
“Non saprei che cosa studiare e poi è una cosa molto dispen…”
Arrossì violentemente e abbassò lo sguardo sul tavolo.
“Tesoro – la mano della donna gli accarezzò la chioma bicolore – se vuoi andare all’Università non ti devi preoccupare: io e tuo padre saremo felicissimi di darti tutto il nostro sostegno.”
“Per questo voglio essere sicuro della mia scelta. Ma più ci penso più mi accorgo di non essere sicuro di niente… e siamo già al sette settembre: nove mesi e poi sarò in mezzo all’indecisione più totale.”
“Oh suvvia, sappiamo benissimo che una certezza ce l’hai: vuoi sposare Elisa, no?”
“Mamma! – Vato arrossì violentemente – Suvvia, non mi pare il caso di…”
“Aspetta, credo di aver capito il problema – la donna gli arruffò la chioma con aria divertita – ti dà fastidio che sia lei nella coppia ad avere le idee chiare sul futuro, mentre tu no.”
“Non… non è vero… è che se ci sposiamo poi come capofam…”
“Vato! Vato! Vato! – Rosie scoppiò a ridere e lo abbracciò – Ma che problemi ti crei, amore mio? Innanzitutto non è che tu ed Elisa vi sposate immediatamente dopo la scuola… lei andrà all’Università e tu chissà che cosa farai. Ma troverai la tua strada, fiocco di neve; prendi me e tuo padre: ci siamo sposati che avevamo ventidue e ventisei anni.”
“Papà ha voluto aspettare la promozione per chiedertelo, lo so.”
“La situazione era diversa, amore, lo sai bene che lui era solo… ma i miei genitori sarebbero stati felici di aiutarci, su di questo non ho mai avuto dubbi.”
“Ma io vorrò farcela da solo.”
“E sono sicura che ce la farai. E non credo che pianificare le cose in questo momento ti serva a qualcosa.”
“Se lo dici tu, mamma: comunque ecco la tua lista della spesa.”
“Grazie mille – ridacchiò lei – accidenti che precisione! Addirittura un elenco numerato: mi sa che ti chiamerò sempre per quest’incombenza.”
“Davvero divertente!”
 
Se Vato aveva difficoltà a capire qual’era il proprio percorso di vita, Roy invece l’aveva già deciso.
Stava seduto nel piccolo rifugio e usava il taglierino per modellare un pezzetto di legno: era da tanto che non si dedicava a questo passatempo, ma si era accorto di voler rimandare il più possibile quanto aveva promesso a Riza.
Era tutto pianificato: ancora due anni di scuola e poi l’Accademia Militare; nel frattempo sarebbe diventato Alchimista di Stato.
Un percorso limpido e pulito che l’avrebbe portato a diventare qualcuno di importante e rispettato: avrebbe girato il paese, fatto del bene alla sua gente, cambiato il mondo rendendolo migliore.
Studiare con Berthold Hawkeye gli offriva la possibilità di dare una grossa accelerata a queste sue ambizioni: diventare alchimista avrebbe dato una forte spinta alla sua scalata nella gerarchia militare.
Ora che ci pensava, sarebbe potuto andare ad East City a chiedere al nonno di Riza: magari sotto di lui avrebbe avuto la possibilità di farsi valere.
Non pretendeva certo favoritismi, ma sicuramente conoscere qualcuno l’avrebbe aiutato.
Devo dire che, tra suo padre e suo nonno, Riza mi sta proprio dando una mano nella realizzazione dei miei progetti.
Aveva deciso che un giorno, quando sarebbe diventato importante, sarebbe tornato a prenderla e l’avrebbe portata via da quel posto così piccolo. Le avrebbe fatto conoscere il mondo, l’avrebbe ripagata di tutto quello che aveva fatto per lui.
Del resto lo scambio equivalente è la legge che domina tutto il mondo.
Adesso capiva in minima parte Berthold Hawkeye: per ottenere una grande alchimia aveva fatto dei grandi sacrifici. Non l’aveva fatto per egoismo, ma semplicemente perché doveva seguire questa legge che stava alla base della sua scienza.
“E’ l’unico favore che ti chiedo…”
La supplica di Riza tornò a punzecchiarlo come un fastidioso insetto, tanto che scosse il capo con il desiderio di allontanarla.
Tuttavia una promessa era una promessa e forse non era il caso di rimandare oltre.
Con un sospiro si alzò in piedi e ripose il temperino in tasca: squadrò con aria critica il pezzo di legno e poi lo gettò in mezzo agli alberi.
“Ma sì, andiamo ad affrontare il nostro grande capitano di polizia e sentiamo che preziosi consigli avrà da darmi.”
Anche quello era uno scambio equivalente: per ottenere l’approvazione di Riza doveva pagare un prezzo, per quanto fosse estremamente elevato.
 
“Quando vieni al commissariato e hai quell’aria seria deve essere successo qualcosa di molto grave – Vincent si mise a braccia conserte e squadrò Roy che stava seduto davanti alla scrivania – che hai combinato?”
Per un automatismo il ragazzo imitò quella posizione, ma non spiaccicò parola.
L’irritazione che l’aveva accompagnato per tutto il tragitto si era trasformata in vera e propria insofferenza non appena aveva messo piede nell’ufficio del capitano.
E sapeva bene il perché.
Considerava l’alchimia come qualcosa che apparteneva solo a lui e non voleva che altri adulti, al di fuori di Berthold Hawkeye, ne fossero coinvolti. In particolare temeva il capitano Falman: negli ultimi tempi aveva accettato l’idea che quell’uomo costituisse per lui un punto di riferimento che si poteva definire paterno e di questo ne era abbastanza contento.
Tuttavia, proprio in virtù di questa strana relazione, poteva costituire il vero ostacolo nei suoi progetti.
Se a lui non sta bene è persino capace di impedirmi di frequentare le lezioni del maestro.
E questo non l’avrebbe tollerato.
Era inquietante ed era un pessimo soggetto, ma Berthold Hawkeye era una fonte di sapere che Roy non avrebbe mai immaginato: l’alchimia si stava schiudendo piano piano davanti a lui, promettendogli meravigliose scoperte che nemmeno nei suoi sogni più proibiti aveva osato sperare.
Del resto ho sempre detto che l’avrei usata per aiutare la gente e ne sono estremamente convinto. Perché devo rendere conto proprio a lui?
“E allora? – lo incalzò Vincent – mi devo preoccupare? Devo cercare il cadavere di qualcuno dei tuoi amici che hai fatto fuori accidentalmente?”
“Possibile che abbia sempre del sarcasmo da fare nei miei confronti?”
Un’altra dimostrazione che non è disposto a prendermi sul serio…
“Uhm – l’uomo si alzò in piedi e girò attorno alla scrivania per andare davanti al ragazzo – la questione è più grave del previsto. Sei troppo serio.”
A quel commento Roy fece una smorfia di disappunto: ormai era diventato un libro aperto per quell’uomo.
Non può impedirmelo, non potrebbe mai farlo…
“Ho promesso a Riza che avrei parlato con lei.”
“Ah sì? A proposito di cosa?”
Ci vollero dieci secondi prima che Roy trovasse il coraggio di alzare lo sguardo sugli occhi dal taglio allungato del capitano e confessare.
“Sto studiando alchimia con suo padre, molto probabilmente mi accetterà come allievo.”
Ecco, l’ho detto. Andiamo Vincent Falman, inizia pure a farmi la predica su quanto io sia…
“Ne sei contento?”
“Ovviamente – rispose lui, confuso da quel tono tranquillo – insomma è da tanto che volevo imparare l’alchimia: è una cosa che ho in mente da anni, ma non avrei mai pensato che quell’uomo cedesse. Forse… forse se Riza non si fosse trasferita dai Fury non avrei mai preso l’iniziativa. Tuttavia…”
“Mi ricordo di un discorso che abbiamo fatto subito dopo la piena – l’uomo lo invitò ad alzarsi e a seguirlo alla finestra – parlammo sia di Berthold Hawkeye che di tuo padre.”
“A proposito della fallibilità dei genitori, mi ricordo – fece lui – ma come maestro d’alchimia quell’uomo può darmi davvero tanto.”
“Davvero tanto, eh?”
“Se lo immagina quello che avrei potuto fare durante la piena se avessi avuto l’alchimia? – Roy si guardò le mani con aria incredula, immaginandosi alzare un argine a difesa del paese – Il padre di Kain, lei e il signor Havoc non avreste dovuto rischiare così tanto andando oltre la linea dei sacchi. Non sarebbe stato necessario niente di tutto questo perché ci avrei pensato io!”
“E torniamo sempre al solito discorso – Vincent scosse il capo – quanti anni hai, Roy Mustang?”
“Sedici tra poco più di un mese… oh, ancora questa storia di godermi l’infanzia?! Non credo che…”
“Quello che abbiamo fatto io Andrew ed il padre di Jean è stato pericoloso e di certo quell’uomo ci sarebbe stato di grande aiuto. Ma vedere te fare una cosa simile mi avrebbe fatto arrabbiare tantissimo, anche se tutto il paese ne avrebbe tratto giovamento.”
“Già, deve sempre pensare a non farmi crescere, vero?”
“Senti un po’ giovanotto – l’uomo gli afferrò una ciocca di capelli e la tirò con aria contrariata – secondo te quanto tempo ci vuole per diventare un bravo alchimista? E non dirmi che tu, con il tuo grande cervello, ci impiegheresti poco… non ti crederebbe nessuno.”
“Anni presumo…”
“Appunto, anni ed è una materia difficile che si va ad aggiungere a quelle che studi a scuola e…”
“Ma chi se ne frega della scuola! Andiamo, la letteratura e la matematica mi aiuteranno a risolvere i problemi? Se ci pensa non può darmi che ragione sulla maggiore utilità dell’alchimia.”
“Utilità davvero grande se quella scienza è in mano a un completo immaturo. Complimenti, Roy, le tue parole mi hanno appena dimostrato come tu sia ben lontano dall’essere pronto per una simile responsabilità.”
“Ho semplicemente ragione.”
“No – scosse il capo l’uomo – hai semplicemente la dote di farmi prudere la mano per la voglia di farti il sedere nero. Senti, aspirante alchimista, dimmi quali sono le condizioni che quell’uomo ti ha posto.”
“Nessuna condizione! Vado da lui ogni giorno alle sei di sera e per un paio di ore mi fa leggere dei libri sulle basi dell’alchimia e poi mi spiega le cose in modo più dettagliato.”
“Bene, adesso ti detto io le mie condizioni perché tu continui a frequentare queste lezioni.”
“Non può farlo!”
“Sì che posso – l’indice di Vincent si puntò sulla fronte del ragazzo – e sta tranquillo che se mi ci obblighi ti impedirò di continuare con questi studi. E mi conosci, Roy Mustang, sai benissimo che lo faccio.”
“Sono tutto orecchi…” sbuffò il ragazzo, mettendosi a braccia conserte e alzando gli occhi al cielo.
“Domani tu mi fai avere la tua pagella di fine anno… e non fare quella faccia. Il tuo andamento scolastico non deve risentire di questi studi, chiaro? Mi premurerò di controllare e se vedo un minimo abbassamento dei voti fidati che fai i conti con me, chiaro?”
“Sì, signore…” acconsentì lui, con un briciolo di timore.
“Altra condizione: non trascurare i tuoi amici. Voglio vederti giocare a Risiko, combinare cavolate, divertirti: se diventi musone come quel tipo…”
“Ma quando mai!”
“Ed inoltre cerca di capire Riza, va bene? E’ solo preoccupata perché l’alchimia ha già rovinato la sua vita familiare per tanto tempo. Sta cercando di proteggerti, tutto qui.”
“Lo so – questa volta annuì quietamente – e sono venuto a parlare con lei per tranquillizzarla. Chissà, forse sapeva bene quello che mi avrebbe detto e le minacce che mi avrebbe fatto.”
“Questo dimostra che è una ragazzina assennata – sorrise il capitano, arruffando i capelli neri – sei fortunato ad avere un’amica come lei.”
“Però – un’espressione triste fece la sua comparsa sul viso avvenente – tutto quello che sta succedendo mi fa pensare che tutto sommato non è che nutriate una grande fiducia nei miei confronti.”
Alzò gli occhi scuri sul capitano, quasi per avere una conferma di quel dubbio: se tutti lo stavano mettendo sull’avviso voleva dire che temevano seriamente che deviasse su un sentiero sbagliato.
“Mi stai chiedendo se mi fido di te?”
“Beh, per metterla in maniera più semplice direi che è corretto.”
“Certo che mi fido di te.” scrollò le spalle Vincent.
“E allora perché tanti prob….”
“Perché non ci fidiamo di lui, non c’eri arrivato? E’ lui che preoccupa Riza, non tu. E anche per me è lo stesso. So benissimo che sei scalmanato, prepotente, ma con ottimi principi morali: non tradiresti mai le cose in cui credi, le persone che ami e questo mi rende estremamente fiero di te.”
Un lieve rossore apparve sulle guance di Roy e Vincent sorrise, accarezzandogli i capelli con dolcezza.
“La problematica è sempre la stessa: hai quindici anni e comunque ci sono cose che ancora ti possono influenzare anche se non te ne rendi pienamente conto. Se tu vuoi studiare l’alchimia per poter un giorno aiutare la gente a me va benissimo, ma pretendo che sia una cosa fatta con criterio, capisci?”
“Fa paura…”
“Cosa?”
“Lo sguardo di quell’uomo, ammetto che mi fa una certa paura – Roy si gratto il collo con aria imbarazzata – è come se avesse… se non avesse altro se non la sua ricerca. E forse è davvero così. Io… qualche settimana fa, Heymans mi ha detto che si è ripromesso di non diventare mai come suo padre. Quando guardo negli occhi quell’uomo mi viene spontaneo ripromettermi una cosa simile…”
“Ricorda che diventi suo allievo, non sua proprietà – l’uomo si chinò per posare la fronte sulla sua – lui ti darà la sua scienza, certo, ma tu non gli devi niente.”
“No, gli devo qualcosa: è il principio dell’alchimia. Per avere qualcosa devi dare qualcosa del medesimo valore: si chiama scambio equivalente. Io gli sto dando la possibilità di tramandare la sua ricerca a me, in modo che non muoia con lui.”
“E’ un grande impegno – sospirò Vincent – e non mi piace questo concetto di scambio equivalente, devo essere sincero.”
“E’ il principio che regola il mondo…”
“E allora che avevate tu, Heymans e Riza di così sbagliato per non veder restituito in modo equivalente l’amore per i vostri padri?”
A quella domanda Roy arrossì violentemente e fu tentato di andar via da quell’ufficio. Detestava quando il capitano Falman lo coglieva alla sprovvista con domande di quel tipo.
“Non è…”
“A parer mio non è il principio che regola il mondo o per lo meno non tutto. Forse per alcune leggi fisiche o chissà che altro è così, ma non fare l’errore di applicarlo alla lettera, almeno è lo spassionato consiglio di questo ignorante di un poliziotto.”
“Spassionato…”
“Quell’uomo ti insegnerà l’alchimia, non ci sono dubbi. Ma la vita continua ad impararla così come stai facendo adesso: stai andando benissimo, Roy, te lo garantisco.”
“Non avevo di certo l’intenzione di cambiare il mio modo di vivere solo per compiacere quell’uomo.”
“Era quello che volevamo sentirti dire un po’ tutti, mi sa. E forse Riza si aspetterà anche qualche dato di fatto, ma vedrai che le passerà.”
Roy non poté far a meno di sorridere con soddisfazione a quell’ultima affermazione, come se finalmente il mondo avesse deciso di dargli retta e di assecondare la sua decisione. Ma una piccola parte di lui fu estremamente sollevata nel sapere che il capitano Falman si sarebbe preoccupato che Berthold Hawkeye non avesse troppo ascendente sulla sua persona.
“Adesso devo proprio andare – mormorò, per non andare troppo avanti con quella situazione che stava diventando troppo confidenziale – si stanno avvicinando le sei del pomeriggio.”
“Conti di finire per le otto e mezza?”
“Massimo le nove – annuì lui, avviandosi verso la porta – perché?”
“Allora poi vieni a cena da noi, voglio proprio vedere se dopo tu e Vato siete in grado di battermi a Risiko.”
“Oh oh! Il grande capitano si mette in gioco – sogghignò il giovane con gli occhi che brillavano – non me la perderò per nulla al mondo. Allora a dopo!”
E uscendo dal commissariato Roy si senti molto più sollevato di quando ci era entrato un’oretta prima.
 
“Ma come ha fatto a stracciarci in una maniera così impietosa?”
Il giorno dopo, prima di entrare a scuola, Roy e Vato ancora non si capacitavano della partita della sera prima.
“Vi ha sconfitto in maniera così pesante?” chiese Heymans, conoscendo la bravura dei due ragazzi.
“E’ stato traumatizzante – annuì Vato – ha fatto fuori prima me e poi Roy, alla faccia della strategia.”
Davanti a quelle facce funeree Riza non poté fare a meno di ridere, seguita a ruota da Elisa: era davvero buffo vedere quei due provetti giocatori messi alle strette da qualcuno di maggiormente esperto.
“Andiamo, grande giocatore – sorrise Elisa – abbiamo interrogazione alla prima ora ed è meglio farci trovare in classe. E poi ho alcuni dubbi che mi devi chiarire.”
Annuendo Vato si fece condurre per i corridoi, cercando di dimenticare l’imbarazzante sconfitta e iniziando a concentrarsi sulle possibili domande di letteratura.
“A proposito – lo riscosse la fidanzata – ieri hai stilato il tuo percorso di vita come ti eri proposto di fare?”
“No – ammise – alla fine dopo una chiacchierata con mia madre ho lasciato perdere. Credo sia meglio aspettare e non avere fretta: in nove mesi di scuola possono cambiare molte cose.”
“Mi sembra una buona idea.”
“Sei sempre convinta di voler fare il medico?”
“Certamente, anche se con le scienze non vado molto d’accordo.”
“Però sai, una cosa l’ho decisa: avrà a che fare con i libri e con la mia memoria… il mio futuro lavoro, intendo.”
“Beh, ci mancherebbe altro! – lo prese in giro lei – Con la memoria che ti ritrovi sarebbe davvero un grande spreco.”
 
“Ah, tieni – fece Roy mentre anche lui e Riza stavano per entrare a scuola – i quaderni di trigonometria dell’anno scorso, come mi avevi chiesto.”
“Grazie – sospirò lei, prendendoli – spero che papà sia paziente con me, ma ho paura che queste fantomatiche ripetizioni saranno davvero pesanti. Uh, ma in mezzo a questo quaderno c’è un foglio…”
“Oh, dammelo, meno male che l’hai notato in tempo.”
“Ma è la tua pagella di fine anno scolastico – si sorprese la ragazza prendendola e vedendo i voti parecchio alti dell’amico – perché te la porti dietro?”
“Non è che me la porto dietro – arrossì con imbarazzo – è che… oh, e va bene, la devo portare al capitano Falman, sei contenta?”
“Che?” ridacchiò lei.
“A quanto pare quest’anno mi controllerà più del previsto: per studiare con tuo padre mi ha posto diverse condizioni tra cui quella di non trascurare la scuola. Ha detto che i miei voti non si devono abbassare di una virgola.”
“Sai, sono davvero felice che tu abbia parlato con lui.”
“Diciamo che sei felice che mi tenga sotto torchio.”
“Non ti fa male, Roy – dichiarò lei, fermandosi davanti alla sua classe – e lo sai bene pure tu.”
“Sei tranquilla adesso, colombina? Nel mio percorso di vita ci sarà sempre un fastidioso capitano di polizia a tenermi sotto controllo… così come fai tu.”
“Sì, sono tranquilla.”
“Allora parlare con quell’uomo è stato un buon scambio equivalente.”
“Scusa?”
“Niente, lascia stare – scrollò le spalle il ragazzo, avviandosi verso la sua classe – è una cosa che non c’entra niente con la vita.”
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Laylath