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Autore: pocketsizedtitan    03/06/2014    15 recensioni
Levi/Eren | Coffee Shop AU
Eren Jaeger lavora come barista nel caffé di sua madre, ed è uno specialista di Latte Art. E poi c'è Levi, che non è esattamente il cliente tipico perchè è brusco e rozzo (il che in realtà, secondo Eren, non è poi così diverso dal cliente tipico), ma che soprattutto non fa altro che confondere il tenero cuoricino di Eren.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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The Little Titan Café
CAPITOLO 20: Narcisi

Benvenuti al Little Titan Café
Speciale di oggi: Caramel flan latte


→ I narcisi rappresentano il perdono, un nuovo inizio e la rinascita. Il fiore ha una parte centrale a forma di tromba circondata da petali disposti a formare una stella. I narcisi nascono da bulbi e fioriscono ogni primavera, marcando la fine dell’inverno e l’inizio della nuova stagione.




Era stupido. Questa situazione era stupida. Lui era uno stupido.

Era patetico, davvero. E così tragicamente patetico perché Levi (dal cuore di pietra, il criminale purosangue, il potenziale-assassino-Levi, attenzione!) era in piedi davanti al caffè – qualcosa che si era trovato a fare fin troppo spesso ultimamente, ossia aspettare fuori al buio, come se timoroso di fare un passo nella luce – esitante ad entrare, con un piccolo bouquet di fiori stretto nella mano destra.

Cosa aveva intenzione di fare con quei fiori? Scusami, Eren, per non averti detto da subito che sono io lo scrittore che adori così tanto. Che sono un uomo terribile. Che sono un criminale. Che sono nato criminale. Che non dovresti avere nulla a che fare con me. Che io voglio comunque avere tutto a che fare con te.

Eren non era una ragazzina sciocca che poteva essere persuasa da un paio di miseri narcisi.

Non che tutte le ragazze potessero essere distratte con dei fiori. La maggior parte delle donne della sua famiglia avevano tentato di castrare i loro partner quando questi erano stati abbastanza stupidi da farle arrabbiare per poi cercare di fare ammenda con una dozzina di rose. Ma quello era solo perché la maggior parte delle persone della mafia erano naturalmente violente. Ma Levi era certo al cento percento che Eren era violento tanto quanto loro – se non di più (anche se non l’aveva mai visto picchiare qualcuno con i suoi occhi). E il fatto era che Eren non era come la maggior parte delle persone, non era nemmeno una ragazza, lasciando stare che una ragazza normale anche se avesse accettato i fiori risentita, poi avrebbe comunque reso la sua vita un inferno.

Eren era Eren. Un giovane uomo. Un uomo.

Dio, questi fiori erano stati un’idea stupida. Che cosa diavolo frullava nella testa di Petra?

“Pensavo che fossero un gesto carino.”

Levi non la guardò. “Ripetimi perché sei qui?”

“L'ho accompagnata in macchina.”

“Mh.”

“Perché lei era troppo impaurito per venire da solo.”

“…”

Il sorriso di Petra era paziente. “Non vi può ammazzare, a meno che non voglia andare in prigione. Quindi stia tranquillo, capo.”

L’espressione di Levi si incupì. “Non lascerei mai che Eren finisca in prigione.”

Lei sospirò, perché lui non aveva assolutamente afferrato il senso della sua affermazione. “Vuole che entri prima io per valutare il suo temperamento?”

“No.”

Passarono cinque secondi. “Allora sta entrando?”

“…”

Non era possibile. Non poteva essere… o no? Ma mentre se ne stava in piedi ad analizzare il suo profilo, Petra riuscì a vederlo nelle tenebre del suo sguardo, nel colore più scuro delle sue occhiaie, nella curva nervosa delle sue sopracciglia. Riuscì a vedere che Levi aveva paura. “Di cosa ha così paura, capo?”

“Ti ho detto di smetterla di chiamarmi così. Ho rifiutato quella posizione da ormai molto tempo.”

“Non creda che non mi sono accorta che ha evitato di rispondere.”

Lui chiuse gli occhi, abbassando la testa con un sospiro flebile. Non sapeva cosa aspettarsi quando aveva dato ad Eren la bozza del libro. Un messaggio. Una chiamata. Entrambi ed entrambi arrabbiati, magari. Magari qualcosa del tipo ‘non ci posso credere che tu non me l’abbia mai detto’. Ma Levi non aveva avuto né chiamate né messaggi, niente ad indicare la reazione di Eren o se Eren aveva letto o meno. Forse ci stava pensando su troppo, forse non c’era nulla di cui preoccuparsi, forse lui non aveva nemmeno afferrato l’indizio. Era stato troppo vago? Troppo sdolcinato? Così insopportabilmente sdolcinato che Eren aveva capito che non voleva avere niente a che fare con lui?

E poi, ancora, perché aveva lasciato che Petra lo convincesse a comprare dei fiori?

“Sono troppo vecchio per avere paura di cose come questa? Di…” Levi si massaggiò le tempie, con voce stanca. “… essere rifiutato.”

“No, Levi. E’ assolutamente naturale. Ma è davvero quello di cui è preoccupato? L’ha tirata abbastanza per le lunghe ormai, no?”

Dannate donne e il loro potere di analizzare tutto.

“Illuminami – visto che sembra che tu lo sappia così bene – per quale motivo sarei preoccupato?”

Petra alzò le sopracciglia in un’espressione provocatoria mentre procedeva nel fare una lista di tutte le insicurezze di Levi, tenendo il segno con le dita delle mani perfettamente curate. “Troppo vecchio per Eren. I suoi genitori probabilmente non approveranno la vostra relazione. La società non approverà la vostra relazione. Eren potrebbe stancarsi di lei quando invecchierà. Eren potrebbe stancarsi di lei quando realizzerà quanto lei è terribilmente noioso. Lei non lo merita per colpa del suo passato oscuro e… bla, bla, bla. Devo continuare?”

Be’ quando lei la metteva così… Levi si massaggiò il petto. “No.”

“Posso essere franca con lei, capo?”

Lui avrebbe voluto farle notare che era già stata franca, ma decise saggiamente di tenere la bocca chiusa e annuire.

“Le sue insicurezze sono un impedimento. Le ignori. Da quando in qua ha iniziato a interessarsi di cosa gli altri pensano di lei? Da quando in qua le interessa la norma e quali sono gli standard sociali? L’uomo che conosco io insegue il suo obiettivo e non si fa avvilire dalle cose che non possono essere cambiate.”

Quando lui non rispose, Petra gli diede un colpetto sulla spalla.

“Se ha capito tutto, che cosa sta facendo ancora qui impalato? Il suo ragazzo la sta aspettando.”

“Stavo ripensando ai tempi in cui mi parlavi con gentilezza.”

Lei rise. “Buona fortuna, capo.”

Levi afferrò la maniglia della porta, fermandosi nel freddo dell’inverno solo per un attimo in più. Il meteo aveva detto qualcosa sulla possibilità di una nevicata stasera. “Come tornerai indietro?”

“Mi viene a prendere Auruo. Ah, capo?”

“Mh?”

“Non si dimentichi di presentarci Eren come si deve, dopo.”

“Forse.”

Il campanello suonò al suo arrivo.






Eren non aveva capito molto bene come aveva fatto a finire seduto a gambe incrociate sul pavimento del negozio, mentre lasciava che una bambina facesse chissà cosa ai suoi capelli. Le aveva appena dato il suo solito – ‘una danzante colata di lava al cioccolato bollente con un’esplosione di zuccherini e panna!’ – quando Lily lo aveva rimproverato – rimproverato! – per i suoi capelli (‘che succede se un capello finisce nelle bevande? Sono troppo lunghi, ormai.’). Sì, non poteva crederci neanche lui. Una bambina di cinque anni che lo sgridava. Incredibile.

Ogni tiro e strattone ai suoi capelli, mentre le piccole mani paffute li raggruppavano insieme, fece smuovere la testa di Eren, ma lui strinse i denti e sedette obbediente, sopportando il dolore. Lily decise che l'elastico verde brillantinato era la scelta migliore perché era in tinta con gli occhi di Eren, e solo dopo aver finito, trovando che Eren fosse più presentabile, sorrise soddisfatta.

“Finito!”

“Grazie, Lily,” Eren si grattò la testa, allentando alcune ciocche di capelli con sollievo. “Non so cosa avrei fatto senza di te.”

“Ti dovresti tagliare i capelli.”

“Sembri mia madre.”

“Mpf.”

Eren sorrise forzatamente. “Spero che tu non mi abbia fatto qualche pettinatura da femmina.”

L’espressione di lei era angelica mentre nascondeva le dita incrociate dietro la schiena. “No, no.”

“Prometti?”

“Giurin, giurello!”

“Okay, allora mi fido.”

“Sono desolato per mia figlia.” Il padre di Lily si scusò, stringendo una delle sue manine nella propria.

“Nessun problema,” Eren alzò il viso con un sorriso. “I miei capelli sono stati una seccatura ultimamente perché mi stanno sempre davanti gli occhi, quindi lei mi ha fatto un gran favore.”

“Ah, per le bevande.” L’uomo iniziò a porgergli una banconota da dieci dollari ma Eren agitò la mano.

“Non si preoccupi. Offro io.”

“Ne è sicuro?”

“Sono sicuro – ” Iniziò a dire Eren ma la sua voce si affievolì mentre la porta del caffè si apriva, e la sua attenzione si spostò non appena vide Levi in piedi all’entrata e improvvisamente fu come la prima volta che lui era entrato, per l’ennesima volta. Il suo cuore avrebbe potuto partecipare alle Olimpiadi considerando il triplo salto mortale che aveva fatto nel suo petto. Eren era quasi sicuro che gli si fosse bloccato in gola, non permettendogli di deglutire. A dire la verità, non sapeva come avrebbe affrontato Levi dopo la rivelazione della sera prima. Aveva pensato di essere arrabbiato. Aveva pensato di essere felice. Aveva pensato di essere sconvolto e che avrebbe dovuto mandare via Levi fino a quando non sarebbe riuscito a chiarirsi le idee.

Ma non c’era nulla da pensare, realizzò.

Eren l’aveva fatto troppo ultimamente. Troppi pensieri. E si era stancato della cosa. Si era stancato di chiedersi cose e dubitare di altre perché non c’era proprio nulla da chiedersi. Nulla di cui dubitare. C’erano solo cose per cui sperare – e tutte cose buone.

“Levi.” Disse infine con voce flebile.

Levi si fermò in piedi all’entrata, e il suo sguardo tagliente si posò un momento su Lily e suo padre e poi su Eren, senza che lui sapesse bene cosa fare né come affrontare Eren. La presa sui fiori si strinse, e la plastica dell’involucro si piegò sotto le sue dita. Aveva una parola sulla punta della lingua, un nome che doveva essere pronunciato, ma tutto si fermò non appena vide il barista seduto su quel pavimento sporco con il suo bel sorriso e il suo bel viso e i suoi begli occhi e tutto il suo bellissimo essere e come era possibile che un piccolo codino potesse risultare così totalmente e completamente adorabile su un ragazzo, Levi non sapeva dirlo.

Questa. Questa creatura ultraterrena era sua.

Non in un senso possessivo, e non nel senso che Levi poteva fare di lui qualsiasi cosa voleva. Ma nel modo in cui le persone offrono i loro sentimenti e la loro fiducia. Nel modo in cui si rendono completamente vulnerabili per qualcun altro. E Levi finalmente aveva ottenuto tutto ciò.

“Eren.”

Eren era suo. Lo poteva vedere nella trasparenza dei suoi occhi verdi.

“Ciao.” Lo salutò il barista, con un sorriso così affettuoso e di benvenuto che gli si formarono delle fossette sulle guance rosate.

Levi era di Eren.

“Ti ho portato – ” Levi si schiarì la voce, alzando goffamente il bouquet di narcisi. “Ti ho portato dei fiori.”

Non c’era disgusto o orrore o confusione nella reazione di Eren, ma solo stupefatta felicità. “Grazie.”

“Sono narcisi.”

“Ah sì?” Eren si era alzato e stava camminando verso Levi.

“Mh.”

Strinse il bouquet tra le mani, posandole giusto sopra quella di Levi. “Sono molto belli.”

E lo pensava veramente.

A Levi non interessava dei fiori. Non pensava che fossero eccezionali. Avevano uno strano odore. Morivano velocemente. Erano fragili e facili da distruggere. Ma se facevano sorridere Eren in quel modo, allora ne avrebbe colti a migliaia.

Perché amava Eren Jaeger.

(l’incantesimo sotto cui erano caduti fu rotto dai mormorii sbalorditi e gli applausi del resto della clientela che rese entrambi improvvisamente consci di essere osservati.)






“Non ci posso credere che nessuno ha detto nulla.” Mormorò Eren. La cosa che lo rendeva ancora più imbarazzato era che sua madre era lì – sua madre che ora stava mettendo i fuori in un vaso pieno d’acqua.

“Chi poteva dire qualcosa quando eravate troppo preoccupati a farvi gli occhi dolci?” Chiese Carla, mentre Levi grugniva divertito da dietro la sua tazza di Caramel flan latte. A Levi non interessava che un gruppo di sconosciuti li avesse visti, e non si sarebbe fatto nessun problema se non fosse stato per il fatto che anche la madre di Eren era lì. Lei aggiustò i fiori nel vaso, ordinandoli in modo che ogni stelo avesse abbastanza spazio. “Sono contenta di avere finalmente il piacere di conoscerti, Levi.”

“Il piacere è tutto mio, signora Jaeger.” Disse Levi, in tono cortese.

“Mi pare di capire che stai uscendo con mio figlio.”

“Sì signora.”

“E che la vostra differenza di età è discutibile.”

“…Sì.” Come se potesse negarlo.

Carla sospirò quando si sentì soddisfatta dell’arrangiamento dei narcisi. “Probabilmente dovrei fare un discorso a mio figlio su quanto questa cosa sia inappropriata – ”

“Mamma!” Si lamentò Eren.

“ – ma sarebbe ipocrita da parte mia.” La donna sorrise in modo rassicurante. “Dopotutto Grisha ha quindici anni più di me, e la nostra differenza d’età non è mai stata un problema per noi.”

Eren sbatté gli occhi. “Davvero?”

Carla occhieggiò suo figlio con disapprovazione. “Non lo sapevi?”

“Be’, non ho mai saputo quanti anni avete.”

“Non sai quanti anni hanno i tuoi genitori?” Levi alzò un sopracciglio, compiacendosi del modo in cui Eren era stato messo alle strette.

Questi balbettò la sua risposta. “Perché mi dovrebbe interessare quanti anni hanno? Sono i miei genitori. Do per scontato che siano molto vecchi – ”

“Scusami?”

“Cioè, tu sembri ancora giovane, mamma. Non un giorno oltre i venti.” Ah, l’aveva scampata per un pelo.

“Comunque,” Carla riportò la sua attenzione su Levi, lasciando che il figlio servisse il cliente che si era appena fermato davanti la cassa. “E’ davvero un piacere conoscerti, Levi. Magari vorrai venire a cena da noi qualche volta così che potremmo parlare con più calma.”

“E’ proprio necessario?” Chiese Eren con tono spaventato, mentre prendeva i soldi del cliente.

“Non desidererei altro, signora Jaeger.”

“E’ deciso allora!”

Che cosa diavolo era appena accaduto, si chiese Eren mentre preparava da bere al cliente, sbalordito. Un secondo sua mamma stava mettendo i fiori in un vaso, e quello dopo lei e Levi stavano pianificando quale sera lui sarebbe potuto venire a cena. La donna lasciò il negozio con un sorriso e un bacio volante, il cappotto addosso e la borsa al braccio. Eren porse la bevanda al cliente, ancora confuso.

“Che cosa è appena successo?”

“Vengo a cena da te la settimana prossima.”

“Perché hai accettato?”

“Perché è tua madre.”

Eren sbuffò impazientemente. “E chi ha detto che a me sta bene? Sono arrabbiato con te, sappilo.”

Levi posò la tua tazza, guardandolo inespressivo come sempre. “Davvero?”

“Sì.”

Levi posò la mascella sul palmo della sua mano, al contempo compiaciuto e indifferente ed Eren era davvero arrabbiato con lui in quel momento. Ma non riuscì a rimanere arrabbiato perché in verità non lo era dall’inizio. Per niente.

“…Okay, va bene. Non sono arrabbiato. Ma ancora non posso crederci anche se – be’ posso, credo. E’ solo che ho avuto difficoltà ad afferrare che tu sei – ” Eren abbassò la voce in un sussurro. “Rivaille.”

“Pensavo che non l’avessi proprio capito, considerando quanto sei ottuso.” Lo prese in giro Levi.

“Non sono così ottuso.” Eren si sporse sul bancone. A Levi non sfuggì quanto Eren fosse a suo agio con lui, quanto aperto fosse tutto il suo linguaggio del corpo e come ogni suo movimento sembrava gravitare verso di lui. “Non sapevo cosa pensare all’inizio. Per un attimo ho creduto di aver immaginato tutto… ma più ci pensavo più ogni cosa mi portava alla stessa conclusione. Tutto aveva senso. E mi sono sentito… felice.”

Sollievo. Levi era stato preoccupato a causa di questo ragazzo imprevedibile, senza una buona ragione. Ma ecco il motivo per cui era stato attratto così tanto da Eren: la sua imprevedibilità.

Anche Levi era felice. Anche se era strano, essere felici. Non si era mai considerato felice o infelice. Era sempre stato così.

“Anche io lo sono.”






“Tuo padre è aperto come tua madre?”

Eren guardò fuori la finestra del negozio. Come aveva detto il canale meteo, stava nevicando, ma la neve non si stava stratificando. Girò l’insegna a ‘Chiuso’. “Mio padre è… indifferente. Quindi sì, direi che è aperto.” Allungò il collo per guardare dietro le sue spalle e fece un sorrisetto a Levi. “Hai paura, signor criminale?”

Il volto di Levi rimase inespressivo. “I criminali come me non hanno paura di niente.”

Eren non sapeva se era voluto o meno, ma la frase di Levi sembrava la citazione di un film. La trovò stranamente naturale e convincente pronunciata da lui. Fissò di nuovo lo sguardo fuori la finestra, con il respiro che formava una nuvoletta sul vetro appannato. “Cosa faremo ora, Levi?”

“Andiamo a casa.”

“Lo sai cosa intendo dire.”

Eren sentì il rumore di Levi che scendeva dallo sgabello, e i suoi passi mentre si avvicinava, e vide il suo riflesso nel vetro quando questi si mise di fianco a lui. “Domani, quando hai finito le lezioni, ti porterò fuori a pranzo. Ci vedremo a Little Italy, e pranzeremo insieme, forse parlando o forse in silenzio. E poi durante la sera verrò qui a trovarti. Tu lavorerai, e anche io. E il giorno successivo, tu sceglierai un posto dove vuoi andare a mangiare. E così ogni giorno, non mi interessa dove andremo o cosa faremo. Ti porterò ovunque tu voglia. Se vuoi andare al cinema, va bene. Se vuoi andare in un altro paese, va bene lo stesso.”

Eren piegò leggermente la testa, giusto quello che gli bastava per posare la guancia sulla spalla di Levi.

Voleva piangere per varie ragioni. Voleva piangere non perché era triste, ma perché era felice, perché era così bello stare lì in piedi ad ascoltare quelle parole pronunciate dalla voce di Levi. Eren non avrebbe mai pensato di essere capace di amare qualcuno così tanto, ma eccolo lì. Eccoli lì.

Voleva piangere perché tutto era lo stesso e tutto era diverso. Levi era ancora il silenzioso, indifferente uomo che la prima volta era entrato nel negozio, ma, allo stesso tempo, non lo era più.

Voleva piangere perché si era innamorato così follemente di Levi dal primo momento, ma, allo stesso tempo, era stata una stupida cotta che era diventata solo con il tempo qualcosa di più.

“Stai piangendo, Eren?”

Eren tirò su col naso flebilmente. “Ovviamente no.”

Delle mani insistenti e callose afferrarono il suo volto e non ci fu nulla da fare per Eren per nascondere le sue lacrime. “Sei bello quando piangi.”

“E’ la cosa più sadica che abbia mai sentito in vita mia.”

“Spero che tu non ti stia pentendo adesso.” Disse Levi, asciugandogli le lacrime con una carezza del pollice.

“E’ troppo tardi per pentirsi.”

“Esatto. Sei legato a me, Eren.”

“Bene.”






Febbraio sarebbe finito presto. Questa probabilmente sarebbe stata l’ultima nevicata della stagione, pensò Eren mentre chiudeva il negozio dietro di sé. La prossima settimana sarebbe arrivata la primavera e il clima si sarebbe riscaldato (“Grazie al cielo!” Aveva borbottato Levi. Anche se, ad essere onesti, si era un po’ affezionato all’inverno: si era abituato al freddo e all’andare in posti caldi, in piccole e piacevolmente riscaldate caffetterie dove un barista dagli occhi brillanti lo faceva sempre sentire bollente).

Eren stese le mani guantate davanti sé, catturando i fiocchi di neve e guardandoli sciogliere sulla pelle nera.

“Eren.”

“Mh?”

Levi gli strinse la sciarpa attorno al collo. “Se rimani lì impalato come un idiota, ti prenderai un raffreddore.”

“Pensavo che gli idioti non potessero ammalarsi.”

“Quindi ammetti di essere un idiota.”

“E’ – aaaah, sei sempre tu!”

Levi rise. Rise. Non era una di quelle risate che ti facevano venire le lacrime, o una fastidiosamente alta. Era una risata di cuore, accompagnata da un leggero echeggio interno, che fece sentire le farfalle nello stomaco ad Eren, e gli bucò il cuore, che prese a martellare nel suo petto così velocemente che a stento riusciva a distinguerne i battiti. Perché Levi stava ridendo, e gli sorrise in un modo che fece brillare i suoi occhi di una luce che Eren non aveva mai visto prima.

Attese fino a quando la risata non si spense del tutto perché era rara e adorabile e lo riscaldò fino alle punte dei piedi. Attese fino a quando Levi non si fermò a sorridergli in un modo così dolce da spezzargli il cuore, fino a quando Levi non lo guardò a sua volta, fino a quando non c’era più nulla di cui ridere o parlare. E solo a quel punto Eren avvolse le braccia attorno all’uomo.

Era mezzanotte in punto e si stavano baciando.

Un bacio che gli fece sentire le vertigini. Che li fece sentire deboli. Non osarono spingersi troppo in là, andare oltre i limiti. Perlomeno non ancora. Non quando qualcosa di così gentile, di così dolce fece tremare le ginocchia di Eren al punto che Levi dovette sostenerlo, le mani ad afferrare il suo cappotto e le braccia strette e calde e sicure attorno al suo corpo. Eren si strinse a lui per sicurezza, intrecciando le dita nei suoi capelli. Non pensava che avrebbe potuto lasciarlo anche se avesse voluto, e, soprattutto, non pensava che avrebbe mai potuto desiderare di lasciarlo.

Non fu esplosivo, ma… accese qualcosa in entrambi. Un fuoco che poteva solo crescere e bruciare, sempre più caldo e lucente.

Le loro labbra erano screpolate dal freddo, ma non lo rimasero a lungo, perché ad un certo momento tutto fu bollente ed Eren era certo che il suo volto era rosso. Era certo di starsi sciogliendo.

E oh, quanto era dolce il sapore dell’omino di pan di zenzero di Levi. Sapeva di caffè, di cannella e zucchero e di tutto quello che poteva desiderare. Ma non poteva divorare Eren come avrebbe voluto, si disse, catturando il labbro inferiore del più giovane tra i denti. Lo lasciò, baciando gli angoli della sua bocca, le sue labbra, più piano, più forte, fino a quando non ebbe Eren stretto tra il suo corpo e l’edificio, fino quando non fu sicuro che non sarebbe più riuscito a trattenersi come si era detto di fare solo tre secondi prima. Fino a quando il respiro spezzato e i gemiti rochi di Eren non irruppero nel silenzio della notte invernale.

E oh, quanto velocemente quel fuoco crebbe e Levi voleva di più, così tanto in più… Catturò quegli occhi brillanti, lucidi e frastornati.

Gli ci volle un attimo per accorgersi che anche lui non aveva più fiato.

“Tutto… bene?”

“Sì.” Fu la risposta strozzata di Eren.

“Mi dispiace. Mi sono fatto prendere dal momento.”

“Anche io.”

Levi pulì un rivolo di saliva dal labbro inferiore di Eren. Le sue labbra si schiusero leggermente, tumide e rosse e invitanti. Così dolci. Si sentì di nuovo un diciasettenne, pronto ad assalire Eren dopo un solo bacio. “Domani. Domani ci vedremo a Little Italy per pranzare.”

“A che ora?”

“Alle undici e mezza.”

“Non vedo l’ora.”

“Domani, allora.” Lo sguardo di Levi cadde di nuovo sulle labbra di Eren.

“Domani.” Confermò Eren, e le sue dita strinsero di nuovo le ciocche di capelli neri di Levi.

“Ultimo giro.”

“Ultim – ” Eren non riuscì a ripetere la frase, che già si stavano baciando di nuovo. Questa volta senza quel fuoco che minacciava di consumarli. Era lì. Sarebbe sempre stato lì. Ma lo respinsero in favore di qualcosa di più clemente.

Il mondo era silenzioso attorno a loro, la neve continuò a cadere, il tempo continuò a trascorrere, e l’inverno finì.









Salve a tutti! Qui la traduttrice! Stavolta mi sono messa alla fine per non rovinare l'atmosfera con le mie scemenze... non ci speravate più in questo bacio vero??? Manco io fino a due settimane fa quando è finalmente uscito il capitolo xD. Spero che penserete che ne sia valsa la pena... io sinceramente direi di sì xD. Il capitolo 21 (l'ultimo per chi ancora non lo sappia) ancora non è stato pubblicato ma ho parlato con l'autrice e mi ha detto di ricontattarla fra una decina di giorni per pressarla xD quindi le invierò i vostri commenti a fare da 'reminder'... e arriverà fra le due settimane e un mese massimo (io appena esce lo traduco!). Se qualcuno va in ansia perchè non aggiorno non vi fate scrupoli a mandarmi un bel messaggio privato o lasciare un commento per farvi una chiacchierata e chiedermi info, mi fa sempre piacere xD. Grazie tantissimo a chi sta leggendo e a chi ha inserito la storia nei preferiti/seguiti/da ricordare e in maniera particolare a chi ha lasciato un commento... siete tutti adorabili. Visto che il prossimo capitolo uscirà abbastanza presto lascio degli annunci che ho da fare (xD) per quello. Un bacione!
SULLA TRADUZIONE: errori blablabla. Il caramel flan è il crème caramel, ma suonava meglio flan xD. Sono stata molto indecisa su se tradurre i fiori come 'narcisi' o 'giunchiglie'... diciamo che la frase all'inizio - che è la traduzione di quella che ha dato l'autrice (lei l'ha trovata su un sito inglese) - contrastava con tutti i significati dei fiori che ho trovato io in italiano sia per i narcisi che per le giunchiglie (che poi sono più o meno la stessa cosa? Le giunghiglie sono narcisi gialli???)... vabbè in pratica alla fine ho deciso per narcisi e ho lasciato quel significato del fiore lì. Ovviamente anche in questo capitolo mi sono presa un paio di licenze poetiche (mi sono trovata davanti al problema slang per la seconda volta ma non vi dico dove voglio vedere se la mia frase suona male o no xD) ma erano adattamenti necessari... se qualcuno ha qualche suggerimento di traduzione migliore io accetto umilmente come al solito.





  
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