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Autore: roseblack13    03/06/2014    1 recensioni
Aindil porta con se un segreto. La sua missione è convicere gli elfi di Bosco Atro ad allearsi con il suo popolo contro misteriosi cavalieri oscuri. Dovrà svelare il suo segreto e sciogliere il suo cuore ...magari a quell'elfo biondo che ha incontrato nel bosco...ma il destino ha in serbo tante sorprese...specialemente per una ragazza speciale come lei.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Legolas, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~Cap 17

Un aiuto imprevisto


Uscirono dalla sala  in cui si trovavano dall'unica via d'accesso. Stranamente non vi erano orchi nei paraggi. Probabilmente in quella zona non era consentito loro l'accesso. Non a  tutti almeno. Legolas e Aindil stavano scendendo rapidamente, quando qualcuno si accorse di quello che era successo e della morte del Nero, e diede l'allarme. I due fuggiaschi sentirono centinaia, migliaia di passi avvicinarsi nella loro direzione.
“Dobbiamo uscire di qui in fretta!” disse Legolas “ Non abbiamo speranze se combattiamo contro di loro!”
Aindil lo precedeva, quando lungo la parete scorse una deviazione.
“Di qui !Presto Legolas!”disse svoltando all'interno della fessura.
“Dove porterà?” chiese Legolas
“Non ne ho idea..ma spero lontano dagli orchi!”
Mano a mano che procedevano la via diventava più stretta e buia. Aindil iniziò  a temere che fosse una strada cieca.
Furono costretti ad avanzare appiattendosi di profilo lungo la parete.
“Fermati Aindil! Resteremo incastrati di questo passo!” gli fece notare Legolas che essendo più muscoloso e grosso di lei avanzava con maggior difficoltà.
“Non possiamo tornare indietro!”gli rispose Aindil.
I passi dei lori inseguitori si stavano facendo più vicini. Erano di nuovo sulle loro tracce. Probabilmente attirati dal loro odore.
“Se riusciamo ad andare in po' più avanti, gli orchi non riusciranno a passare! Sono molto più grossi di noi!” disse Aindil sperando di convincere anche se stessa oltre a Legolas.
“Loro forse no! Ma le loro lance e le loro frecce temo di si!” gli rispose lui.
“Da questa parte!” urlò una voce cupa in lontananza.
Aindil trattene il respiro e cercò in tutti i modi di andare il più avanti possibile. Si muovevano appena e gli orchi gli erano ormai addosso. Entrambi sentirono un sibilo  fendere l'aria. Legolas non riuscì a muoversi e la freccia gli si conficcò su una spalla.
Gemette di dolore e Aindil  lanciò un urlo. Cercò di attirarlo verso di lei. Avanzò di un passo e con immensa gioia si rese conto che la fessura sembrava allargarsi. Un altro passo e ne fu sicura. Tirò Legolas con tutte le forze. Lui si strappò la freccia dalla spalla per riuscire a passare meglio.
Aindil vide una luce  filtrare in lontananza.
“Di là! Presto!” disse aiutando Legolas a sorreggersi.
Come aveva sperato, gli orchi non riuscirono a passare da quello stretto passaggio, ma le frecce si. E in quella penombra le potevano solo sentire arrivare. Si mossero a zig zag più in fretta che poterono verso la luce. Un altra freccia colpì Legolas, ad un fianco, ma riuscì a continuare la sua fuga.
Aindil sperava con tutto il cuore che lì ci fosse un uscita, e quella volta la fortuna non voltò loro le spalle.

Finalmente furono fuori dal ventre della montagna. La tempesta era cessata e il sole splendeva alto. Gli orchi non li avrebbero raggiunti. Almeno non per il momento.
Legolas si sedette a terra esausto. Da entrambe le ferite il sangue sgorgava copioso.
Aindil si strappò le maniche della giubba e ne ricavò delle strisce per fasciare le ferite di Legolas,
“Ecco...dovrebbe fermare l'emorragia almeno per un po'. Dobbiamo allontanarci da qui il prima possibile” gli disse.
Legolas la guardò e con una mano le accarezzò il viso per poi attrarlo verso di sé. Poi la baciò. Aindil chiuse gli occhi un istante e poi si staccò.
“Dobbiamo muoverci” disse alzandosi e aiutandolo ad alzarsi.

Scesero il più velocemente possibile la montagna. Mancava poco al tramonto quando giunsero ai piedi della foresta. Balzò subito ai loro occhi che non sembrava la stessa foresta attraverso la quale erano passati all'andata. Ora sembrava una normalissima foresta. Gli alberi erano più distanziati tra loro e si poteva perfino udire il cinguettio degli uccelli.
“Sospettavo che fosse sotto un incantesimo” disse Aindil continuando ad aiutare Legolas a sorreggersi. Lo guardò. Era pallido e sudava.
S'incamminarono tra gli alberi, e Aindil cercò un giaciglio per far riposare Legolas.
Lo fece stendere e prima che si fece buio del tutto si allontanò in cerca di qualche erba medicinale per curargli le ferite.
Quando tornò Legolas dormiva. Aindil gli scoprì le ferite e le medicò, augurandosi che non si infettassero.
Aindil iniziò a pensare che non ce l'avrebbero mai fatta a raggiungere Bosco Atro in tempo...e lei non aveva altre vite da donargli. Si stese accanto a lui e cercò di scaldarlo con il calore del suo corpo, fino a quando, esausta si addormentò anche lei. E sognò.
Vide gli occhi verdi di suo padre, che la fissavano privi di vita. Vide anche sua madre, come l'aveva vista l'ultima volta. Morta. Fredda e immobile sulla pira di legno. Le accarezzava la testa piangendo , chiedendole perdono. Poi Cassandra spalancò gli occhi. Aindil indietreggiò urlando terrorizzata. La madre la guardò e le ordinò di svegliarsi.

Aindil aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere. Guardò Legolas. Era pallido e la fronte, perlata di sudore, era bollente. Controllò le ferite e come temeva si erano infettate. Prese altre erbe, le impastò con la saliva e cambiò l'impacco.
Iniziò a disperare. Anche se fosse partita subito caricandosi Legolas sulle spalle non sarebbe mai giunta a destinazione, o quanto meno a trovare aiuto in tempo.
Le lacrime iniziarono a sgorgarle copiose e si coprì il volto con le mani.

“Non disperare...”
Aindil alzò lo sguardo impaurita  e davanti a lei vide il voltò della madre. Bella ed eterea, come la ricordava.
“Madre...” Aindil pensava di stare ancora sognando. Allungò una mano verso il volto della donna, ma le sembrò di accarezzare la nebbia.
“Sono uno spirito ora Aindil...” disse Cassandra sorridendole.
“O madre....mi dispiace tanto...” continuò Aindil singhiozzando.
“Non devi dispiacerti..non è stata colpa tua..”
“Se fossi tornata prima...se..”
“Hunthor avrebbe compiuto ugualmente la sua vendetta,  in un modo o nell'altro. Tu hai fatto quello che dovevi”
“L'ho ucciso madre. Ho ucciso mio padre...”
“No figlia mia. Non l'hai fatto.”
“Ma madre..”
“Aindil...quello che tu hai ucciso non era tua padre. Non più ormai. E in cuor tuo lo hai sempre saputo.”
Aindil abbassò lo sguardo.
“Hunthor, l'uomo di cui era innamorata, tuo padre, si è perso tanto tempo fa. La sua anima è rimasta intrappolata in qualcosa di oscuro e più grande di lui.”
“Cosa intendi dire?” le chiese Aindil non capendo.
“Figlia mia” spiegò Cassandra “qualcosa si è impossessato di lui. Qualcosa di misterioso e malvagio. Nessuno avrebbe potuto salvarlo. Nemmeno io o tu. E' così che doveva andare. Adesso la sua anima è libera, può seguire il suo percorso nel regno degli antenati. Ora è libero. Grazie a te.”
“Ma..quella cosa che si è impossessata di lui...cos'è?”
“A questo non so darti risposta. Non perché non voglia o non possa. Non conosco la risposta.  E forse è meglio che tu non lo sappia. Ma devi avvisare Thranduil e gli altri. Questa cosa probabilmente tornerà. Prima o poi sotto altra forma o corpo. Il male non muore mai.”
“Ma come faccio? Legolas è ferito e Bosco Atro così lontano..”
Cassandra le sorrise.
“Porti ancora con te il medaglione che ti diedi quando ti mandai a cercare aiuto da Re Thranduil?”
“Si..” disse Aindil portandosi la mano nella tasca interna della giubba. L'aveva portato sempre con sé. Anche quando era sotto l'influsso del sortilegio fattogli da Hunthor.
“Quel medaglione ha un gemello.” le svelò la madre “ Thranduil possiede l'altro.”
Aindil la guardò meravigliata.
“Ne forgiò due ,per simboleggiare l'amicizia con Hunthor. Un medaglione cerca l'altro. Tuo padre, come sai, lo donò a me ed è anche per questo che Thranduil non riuscì mai più a ritrovarlo.”
Lo spirito della madre sfiorò il medaglione e Aindil potè vedere una grande sofferenza nella sua espressione.
“Stringilo tra le mani e pensa intensamente a Thranduil, visualizzando il medaglione nella tua mente. Lui lo sentirà. Sentirà il suo richiamo e correrà in vostro aiuto. Ne sono certa.”
 Aindil fece come gli aveva detto la madre. Strinse il medaglione talmente forte che le dolevano le mani. Quando aprì gli occhi, lo spirito di sua madre era scomparso.
Aindil era delusa. Avrebbe voluto dirle addio.
“Grazie madre!”

 


Al Reame Boscoso, Thranduil scrutava , in completa solitudine, il buio orizzonte. Da giorni sperava di veder tornare suo figlio. Si era dannato per averlo mandato da solo a cercare Aindil. Ma Re Elrond non avrebbe capito. E comunque da suo figlio se lo sarebbe dovuto aspettare, dal momento che aveva il suo stesso carattere, anche se più istintivo.
Si chiese se avesse trovato la ragazza,  se erano riusciti a trovare Hunthor e a sconfiggerlo o se  invece...No! Non poteva neanche osare a pensare una cosa del genere. Il suo sguardo si spostò sulla grande luna d'argento.
Gli parve di sentire una voce chiamarlo. Si guardò intorno ma era solo. Ancora. Ne era certo ora. Qualcuno lo stava chiamando. Ma nessuno era nei paraggi quella notte.
Rientrò nella sua stanza e lo sguardo si posò sul tavolino sotto lo specchio. Da uno dei cassetti proveniva una fievole luce verde. Allora capì.  Si diresse rapidamente ad aprire il cassetto e ne estrasse la fonte di quel bagliore. Il medaglione gemello. Voleva dire solo una cosa.  Sperò che non fosse una trappola, ma si diresse ugualmente alle stalle. Scelse il destriero più veloce e mise il medaglione al collo. Poi si lasciò guidare da esso.

  
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