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Autore: Gabx    03/06/2014    4 recensioni
Erin è una ragazza sui vent'anni nella Londra degli anni '50 e di mestiere fa la cameriera al piano. Viene assunta in una prestigiosa villa grazie a delle sue conoscenze. Incontrerà chi le cambierà la vita, una contessa londinese affascinante e misteriosa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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Il Matrimonio
 
22 agosto 1953
 
“Avete sentito …?”
“Sì, sì! Il figlio del Conte di Dagenham ..”
“Come si chiama..Marlon o ..?
“Michael!!”
“Ah, sì, giusto. Diseredato, eccome! In fondo non ci si poteva aspettare altro dal Conte, suo padre …”
Attraversavo la fila di sedie bianche il legno che erano state allestite in perfetto ordine per il mio matrimonio, quando mi ero messa ad origliare quello che diceva un capannello di vecchine che erano già arrivate.
Mi sistemai i capelli che avevano bisogno di una pettinata, pensando a cosa fosse successo a Michael. Non che mi dispiacesse che il padre lo avesse diseredato ma avrei preferito combinargli qualcosa di più fisico. Oggi però, non sarebbe successo nulla di violento o grave perché doveva essere una giornata perfetta: avrei coronato il mio sogno più grande, sposando Louise.
Le stesse vecchine, accorgendosi della mia presenza, si agitarono e iniziarono ad invitarmi a prendere un tè con loro. Rifiutai gentilmente e con un cenno del capo, mi congedai da loro.
Mi portai vicino a Samuel, intento ad osservare il gazebo dove si sarebbe svolta la cerimonia.
In quel gazebo il Conte di Blakelake aveva chiesto alla madre di Louise, Marie Seston, figlia del Conte di Wembley, di sposarlo e dove lei aveva accettato.
Louise ed io avevamo deciso in una cerimonia informale, non in chiesa ma a Villa Blake, e quale luogo migliore se non il gazebo bianco, illuminato dal sole di agosto?
Con una stretta di mano e un gran sorriso stampato sui nostri volti, ci salutammo. Indossava un gessato nero e di sicuro faceva un bel figurone. Alcune ragazze lo avevano già adocchiato ma lui non le degnava di uno sguardo.  
“Allora, sei pronto, Logan?”
Mi fece l’occhiolino.
Addentò un salatino e mi fissò negli occhi con sguardo divertito.
“Sono agitato, Samuel. Molto. Tu l’hai vista?”gli domandai e lui volse lo sguardo verso i piani alti della villa.
 Si infilò i pollici nei taschini del suo gilè nero e mi sorrise.
“Non mi ha permesso di vederla e penso che sarà una sorpresa per tutti.”
“Lo sarà per davvero. Non ci credo che sto per sposarla.”ammisi e lui mi circondò le spalle con  un braccio.
“Ce l’avete quasi fatta. Ancora poche ore e nessuno potrà davvero separarvi.”
Annuii a questa sua affermazione. Aveva ragione. Avevamo subito così tanto, eppure non ci eravamo mai arrese. Che diamine, una volta era quasi morta per naufragio. Se non è questo il destino, mi chiedo cosa lo sia.
Salutai Samuel e lo informai che andavo a prepararmi per la cerimonia.
Non vedevo Louise dalla sera prima, quando ci eravamo salutate con un bacio leggero e una promessa negli occhi: di non separarci più.
Avrei mantenuto questa promessa, ad ogni costo.
 
Alzai le braccia e l’abito bianco mi venne infilato dalla testa. Per un momento non vidi più nulla ma poi la luce tornò e anche il respiro. Non sapevo se mi andasse bene. Non avevo avuto  modo di provarlo.
 Io e mia madre avevamo la stessa corporatura da come appariva nelle uniche foto che avevo di lei alla mia età. Quanto avrei voluto che mi vedesse ora, anche per pochi minuti, il tempo di un abbraccio.
Le mie damigelle, amiche di famiglia e d’infanzia, si erano già messe all’opera, aggiustando e chiudendomi l’abito lungo la linea della schiena.
Non dovevo fare altro che eseguire i loro precisi ordini. Mi avevano detto che si sentivano onorate di potermi accompagnare in questo unico e magnifico evento della mia vita. Lo era davvero.
Ero stata fortunata.  Molto fortunata.
Soprattutto se pensavo a cosa era successo pochi giorni prima. Avevo gli incubi ogni notte ma Erin era sempre con me a proteggermi, a vegliare sul mio sonno. Ero così felice di avere lei al mio fianco.
Ci avevo riflettuto tanto negli ultimi giorni. Mi ero accorta di quanto ero fortunata ad avere una persona che mi amava davvero e che avrebbe fatto di tutto per me, amici che mi sostenevano e una famiglia che mi avrebbe sempre aiutato.
Ovviamente Susan non sapeva nulla di tutta questa storia. Meno persone sapevano, meglio era. Non sapevo se potevo fidarmi davvero. Certo, era mia sorella ma quello che aveva fatto non era facilmente perdonabile. Quando aveva saputo del matrimonio, era stata così felice per me. E io avrei tanto voluto dirle di me, di Erin ma non potevo. Almeno non ora.
Dopo che l’abito mi fu messo indosso e così le scarpe, si passò al trucco e poi alla acconciatura.
Avevo deciso per un trucco leggero, non opprimente. Volevo far risaltare più i miei occhi che avrebbero mostrato di più la felicità che stavo provando in questo momento.
I capelli erano stati resi boccolosi e ora ricadevano in morbide volute sulle mie spalle nude.
Quando fui pronta, mi fecero finalmente girare verso lo specchio. Guardandomi, mi sembrò di rivedere mia madre al suo matrimonio.
 Stavo rischiando di piangere. Non dovevo o avrei rovinato tutto il lavoro delle passate tre ore.
Qualcuno bussò alla porta.
“Sono il Conte di Blakelake, padre della sposa.”
Guardai le mie due damigelle e loro sorrisero  mentre uscivano.
Mio padre si infilò nella stanza e si fermò a guardarmi, estasiato. Era rimasto a bocca aperta.
Gli occhi iniziarono ad inumidirsi. Era sul punto di piangere.
“Papà .. come ti sembro?”chiesi titubante e tesi le braccia verso di lui.
Le prese e le strinse.
“Sei uno spettacolo. Tua madre sarebbe così fiera, davvero. Quanto vorrei fosse qui con noi.”
Mi abbracciò forte e poi mi prese il mento fra le dita.
“Sono così felice per te. Ora andiamo. È ora.”
Mi offrì il braccio sinistro, che prontamente presi, e andammo incontro al mio futuro con Erin.
 
Era stata creata una navata in mezzo al giardino che iniziava dal portone della villa, da dove sarebbe uscita Louise, e che si concludeva ai piedi del gazebo. Ai lati di questa navata erano state disposte le due ali per le sedie dove si erano accomodati tutti gli ospiti.
Ero agitata da paura mentre attendevo Louise sotto il gazebo con Samuel al mio fianco. Era il mio testimone, mentre Susan sarebbe stata la testimone per Louise. Le damigelle erano sue vecchie amiche di infanzia.
Io avevo invitato con il nome di Louise, mio zio e Arya. Sembravano fuori luogo fra tutti quegli aristocratici ma si erano già trovati il loro posto e attendevano l’inizio della cerimonia.
Mi ero avvicinata di soppiatto ad Arya, che indossava un abito giallo canarino carinissimo, e le avevo chiesto se le andava di tenere un segreto.
Mi aveva guardata per un momento mentre con una mano si scostava i capelli dagli occhi e con l’altra teneva in mano un salatino.  Mi riconobbe subito.
“Certo, sorellona.”
A quel punto l’avevo presa in braccio e fatta volteggiare.
“Ora mi dovresti chiamare Logan, almeno quando ci sono sconosciuti.”le avevo sussurrato e lei aveva  annuito. L’avevo rimandata al posto e con un cenno avevo salutato mio zio che era ignaro di tutto. Forse un giorno avrei spiegato tutto.
Il funzionario era già pronto e quando si diede il via per l’inizio della funzione, una musica dolcissima inondò il giardino.
Le porte della villa si spalancarono e apparvero le damigelle, aprendo la fila. Dopo alcuni istanti, si videro finalmente Louise e suo padre.
Il capo di lei era coperto dal velo e il vestito bianco presentava uno strascico molto lungo, sorretto da quattro bambini ai lati, due per parte, e uno che sorreggeva la parte finale.
L’abito era semplicemente magnifico e lei era bella come un angelo sceso in terra. Vedevo il suo sorriso da sotto il velo mentre  procedeva verso di me.
Finalmente arrivò al mio fianco e il Conte andò a prendere posto nelle prime file, dopo aver lasciato che prendessi la mano di Louise. La strinsi piano e poi alzai il velo, rivelando la sua straordinaria bellezza a tutti. Ci fu una esclamazione di gioia e stupore.
Era davvero bellissima. La bocca mi si spalancò in una o muta. I suoi occhi verdi erano come piccole stelle luminescenti, il sorriso non riusciva a contenere la gioia che stava provando e i capelli erano una perfetta composizione. Era davvero la più bella ragazza che avessi mai visto.
La gente tossì come a voler dire: Risvegliatevi, avrete tempo di guardarvi dopo!
Così volgemmo i nostri occhi al funzionario che ci sorrise cortesemente. Poi iniziò a pronunciare le parole di rito e finalmente arrivò il momento di scambiare le fedi e le promesse.
Ero super emozionata. Per tutta la durata della cerimonia non avevo fatto che guardarla intensamente. Non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso.
“Io, Logan Stein, Conte di Steinstorm, accolgo te come mia sposa con la grazia di Dio, prometto di esserti fedele nella gioia e nel dolore, in salute e malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.”
Presi la sua mano sinistra e infilai la fede nuziale all’anulare sinistro. Poi fu il suo turno.
“Io, Louise Blake, figlia del Conte di Blakelake, accolgo te come mio sposo con la grazia di Dio, prometto di esserti fedele nella gioia e nel dolore, in salute e malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.”
E infilò la fede al mio anulare sinistro, dopo di che il funzionario concluse il rito.
“Per i poteri conferitomi dalla Regina d’Inghilterra, vi dichiaro marito e moglie. Potete baciare la sposa.”
Mi chinai e la baciai. Fu il più bel bacio di sempre. Ero davvero la ragazza più felice del mondo. Avevo solo bisogno di lei per poter essere felice. Era anche il nostro primo bacio davanti a tutti a testimonianza del nostro amore.  
Poi ci voltammo verso la navata e alzammo le nostre mani unite. Iniziò un forte applauso ma  improvvisamente nelle ultime file ci fu un trambusto. Due uomini si alzarono.
Li riconobbi entrambi. Uno era mio zio e l’altro Michael, con in mano una pistola puntata verso mio zio, che tentava di fermarlo.
“Si tolga da davanti a me, zoticone!”urlò, mentre spingeva malamente mio zio a terra. Non era un uomo giovane ormai e quella fu una brutta caduta. Ma non potevo fare nulla da qui.
Michael si rivolse di nuovo nella nostra direzione. Un sorriso malvagio sulle labbra.
Mi posi di fronte a Louise. Non l’avrebbe toccata. Mai più.
“Cosa volete, signore?”provai con foce più ferma di quanto fossi in realtà.
Michael aveva sul viso una espressione folle. Gli abiti,  un tempo di lusso, erano ora sgualciti. I suoi capelli erano arruffati e in disordine. Era una ombra di chi era in passato.
Rise con voce stridula. Gli ospiti non parlavano, non si muovevano. Un pazzo armato li stava minacciando. Cosa potevano fare?
“Mi chiedi, cosa voglio? Io voglio lei.”
E puntò il dito verso Louise che era ancora alle mie spalle.
“Mi dispiace. La prego di andarsene e di non tornare mai più. Sta rovinando questo giorno di festa.”
“Io non me ne andrò finché lei non verrà via con me.”
Sentii Louise muoversi alle mie spalle ma protesi un braccio e le impedii di avanzare ancora.
“Tu non andrai con lui.”le sussurrai in preda alla rabbia verso quello stolto e alla paura per cosa poteva succederle.
La sentii singhiozzare. Il suo incubo era tornato e voleva portarla via con sé.
“Ora, voi lascerete questa festa e tornerete alle vostre stanze. Se avete bisogno di denaro, provvederò a che ve ne sia dato.”
Continuavo a parlare mentre avanzavo lentamente verso di lui. Ma si accorse di quello che stavo facendo.
“Smettetela di avanzare. O vi uccido. Avete rovinato la mia vita. Ma non accadrà mai più.”
Puntò con più determinazione la pistola nella  mia direzione e poi  sparò.
Caddi in ginocchio, dopo aver urlato in preda al dolore, coprendomi con una mano il ventre da dove fuoriusciva il sangue.
Sentii urla e pianti, le mani di Louise che mi scuotevano lentamente. La guardai ancora un attimo negli  occhi e poi vi fu solo l’oscurità.
 
  
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