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Autore: saltandpepper    03/06/2014    19 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che ha mai conosciuto e mai creduto viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
ATTENZIONE: Questa storia non è nostra. Noi ci limitiamo a tradurla!
Slash, Louis/Harry esplicito.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg
Capitoli:
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ATTENZIONE: Questa storia non è nostra. Dopo averla trovata in uno dei tanti siti di Fan Fiction Inglesi, abbiamo deciso di tradurla anche qui su EFP, sapendo che sicuramente a qualcuno avrebbe fatto piacere. Tutti i diritti di autore vanno alla fantastica Blindfolded.
 
______________

Capitolo 17

 
Penso che mi piacerebbe tenerlo.
 
Venerdì 25 Febbraio
Ventisette settimane e quattro giorni.


“Penso che i miei genitori siano a casa,” disse Harry appena varcammo la soglia di casa.
“Stanno andando in crociera per il fine settimana comunque, quindi andranno via fra un’ora o due, suppongo. “
“Oh va bene, certo,” dissi mentre mi toglievo le scarpe.
“Sono- o, emm devo tenere sopra il giubbotto?" Aggiunsi, guardandolo nervosamente.
“Nah, dirò loro che sono in camera e che ho un amico su, ci lasceranno soli,” disse semplicemente mentre appendeva la sua giacca ad un gancio e calciava le scarpe in un angolo.
“Aspettami in camera mia e sarò lì fra un paio di minuti.”
Mi spedì un lieve sorriso prima di girarsi per dirigersi in casa, e invece di continuare a camminare verso la fine del corridoio, dove sapevo esserci la sua camera, girò a sinistra e scomparì. 
“Va bene,” borbottai ad un’entrata vuota prima di togliermi il giubbotto, guardandomi intorno un po' nervoso nel caso qualcuno sarebbe apparso di colpo. Indossavo solo una felpa che non nascondeva la pancia così bene e se qualcuno mi avesse visto, avrebbe scoperto molto velocemente che qualcosa non andava. Entrai nella stanza di Harry senza incrociarmi con nessuno comunque, e fu quì che emisi un sospiro di sollievo una volta chiusa la porta dietro me. Mi diressi verso il letto e mi ci sedetti sopra, curvando un po’ le spalle e sentendo un po' la tensione scivolare via.
“Ma che cazzo..?” disse improvvisamente una voce da qualche parte verso la mia destra ed emisi un urlo saltando immediatamente in piedi e guardandomi intorno, alla ricerca di quella voce. Lo scoprii molto velocemente.. e sentii come se mi avessero appena versato un secchio di ghiaccio sulla testa. Lauren. Ovvio. Con tutta la fortuna che avevo avuto ultimamente, c’era da aspettarselo. 
“I- emm io non- è solo- io-” balbettai, tutto il mio corpo irrigidito.
“Cosa cazzo ci fai qui?” chiese, lanciandomi una di quelle sue occhiate gelide. 
“Emm, sto- sto aspettando Harry,” dissi esitante, gli occhi rivolti verso il pavimento. 
“Perché?” domandò.
“Perché m-mi ha detto di aspettarlo qui mentre.. parlava con i suoi genitori,” borbottai, maledicendomi per quanto indifesa e sottomessa la mia voce suonasse. Alzai lo sguardo di nuovo e la vidi in piedi ad un metro di stanza da me con una mano sul fianco. 
“Beh mi dispiace per te, perché doveva uscire con me oggi,” disse, “Quindi ti consiglio di tornare a casa o di andare al McDonald più vicino così da mettere su qualche altro chilo.”
Lanciò un’occhiata velenosa alla mia pancia e poi sorrise sprezzante.
“Sembra che tu sia sulla buona strada per essere definito ‘Il più grande perdente’  comunque.”
Mi morsi il labbro e cercai di pensare a qualcosa per rispondere, ma non ebbi il tempo di dire nulla prima che la porta si riaprisse. 
“Ho preso qualcosa-” iniziò Harry, cercando di non far cadere quella che sembrava una ciotola di patatine, ma si fermò quando riconobbe Lauren.
“Lauren?” disse poco dopo, bloccandosi e guardandola con palese confusione nello sguardo. 
“Cosa sta succedendo qui?” chiese lei, indicandomi.
“Siamo usciti,” disse Harry mentre camminava verso la sua scrivania appoggiandoci sopra la ciotola, “Perché sei qui comunque?”
“Avevi detto che dovevamo uscire oggi,” disse, allargando le braccia con esasperazione. 
“Ti ho detto che ti avrei scritto se avessi avuto tempo,” rispose lui, una traccia di impazienza nella voce.
“No, tu mi hai detto che saresti andato in libreria dopo scuola e che dopo saremmo potuti uscire. Considerando che sei andato via da più di due ore, ho immaginato che avessi finito, quindi sono venuta quì e tua madre mi ha fatta entrare. Sembra che tu mi abbia mentito comunque, perché l’ultima volta ho controllato, non vendono ciccioni perdenti in libreria.” 
Tossii un po’, cercando di prevenire un’altra litigata fra di loro a causa mia e cercando di ignorare i commenti sul mio peso.
“Devo andare,” borbottai prima che qualcuno avesse l’opportunità di dire altro.
“Stavo solo.. si, ci vediamo un’altra volta,” aggiunsi, continuando a non guardare nessuno dei due, prima di dirigermi verso la porta.
“No, resta Lou,” disse Harry con fermezza e quando alzai lo sguardo, i suoi occhi erano puntati verso Lauren e con mia grande sorpresa, sembrava arrabbiato.
“Non parlargli in quel modo,” disse lui, "E' meglio che tu vada. Ti scriverò quando non avrò nulla da fare.”
Lei lo guardò incredula.
“Uscirai con lui invece che con me?” chiese lei, “Questa è ciò che io chiamo pessima scelta.”
“Aha, e perché?”
“Non ti sembra ovvio, che dici?” 
Harry roteò gli occhi.
“Va via e basta Lauren. Ho cose da fare e ho bisogno di parlare con lui.”
“Si, e di cosa?”
“Non sono affari tuoi.”
Lei gli lanciò un’occhiata furiosa.
“D’accordo, ma non ti aspettare di ricevere più di un pompino per il resto della settimana,” disse bruscamente prima di girare i tacchi e scomparire dalla stanza, sbattendo con forza la porta dietro di sè. 
Deglutii, avevo appena causato un litigio tra Harry e Lauren semplicemente con la mia esistenza. Di nuovo. Quanto altro casino avrei causato se avessi reagito?”
“Mi dispiace,” sussurrai, non avendo il coraggio di guardare su e incontrare i suoi occhi, “Io- io non sapevo che fosse... io e-”
“È tutto apposto,” mi interruppe. “Non è colpa tua.”
Sollevai lo sguardo lentamente e mi sentii risollevato quando scoprii che mi stava sorridendo.
“Ho causato un litigio fra te e Lauren, di nuovo,” dissi, “Mi dispiace così tanto, non voglio intromettermi fra voi due in quel modo.”
“Lo so,” disse, “Ma è tutto apposto. Lei è una di quelle ragazze che.. reagiscono in modo eccessivo, non è colpa sua.”
“Si, l’ho notato,” dissi senza pensare. I miei occhi si spalancarono un po' quando mi resi conto di cosa avevo appena detto.
“Oh, scusami non avevo intenzioni di-”
“Rilassati,” ridacchiò, “Lo so che è tipo una stronza.”
Aggrottai la fronte, pensando che quella fosse una cosa poco carina da dire alla propria ragazza, ma decisi di non commentare. 
“Emm, va bene,” fu tutto quello che dissi. 
“D’accordo, vuoi sederti?” disse.
“Si, per favore,” dissi con un sospiro di sollievo, “La mia schiena mi sta uccidendo.”
Sorrise.
“Lo immaginavo; stai diventando parecchio grande.”
Guardai verso il basso di nuovo.
“Si, lo so. Lei mi ha appena detto che sono grosso. Due volte,” borbottai.
Sapevo di essere grosso, ma sentirselo dire direttamente in faccia era tutta un’altra cosa. 
“No, no, non sei grosso,” disse subito dopo, “Sei solo incinto, non è la stessa cosa dell’essere grasso.”
“Si, certo, pazienza,” brontolai prima di rialzare lo sguardo.
“Non sei grosso, va bene?” disse gentilmente.
“L’ho già detto, ma lo dirò di nuovo: Stai benissimo, la pancia ti dona.”
Tralasciando il mio pessimo umore, sentii arrossire le mie guance e un sorriso mi spuntò sulle labbra.
“Grazie,” borbottai.
Andò verso il letto e ci si sedette sopra.
“Andiamo siediti,” disse.
E così feci, camminandoci verso a passo lento, e spaparanzandomi al suo fianco. 
“Ti dispiace, ecco, se mi siedo normalmente?” Chiesi, gesticolando verso la tastiera, dove erano ammucchiati una dozzina di cuscini. 
“In effetti avrei preferito se lo avessi già fatto,” disse con un sorriso sbilenco. 
Ricambiai il sorriso prima di trascinarmi indietro con una serie di movimenti imbarazzanti, appoggiandomi così comodamente con la schiena sulla montagna di cuscini.
“Non ti dispiacerebbe se adottassi il tuo letto o altro?” Chiesi.
Sorrise.
“Certo che no,” disse mentre si muoveva per sedersi di fianco a me, “Qualsiasi cosa per renderti felice.”
Cadde il silenzio per un po' di tempo prima che lui riaprisse bocca.
“Quindi lui non ha ancora.. calciato o qualcos’altro?” Chiese. 
Guardai verso la mia pancia e vi ci appoggiai sopra le mani.
“Nemmeno un singolo calcio per più di una settimana fino ad adesso.”
“Se è davvero- beh, lo sai, sarebbe solo colpa mia.”
Non volevo rispondergli con un si, sarebbe colpa sua, ma non potevo negare ciò che aveva appena detto, quindi optai di non dire nulla. Rimanemmo in silenzio di nuovo, ma che durò solo per poco.
“Posso.. parlargli?" Mi chiese con calma. 
Alzai lo sguardo verso lui con sorpresa.
“Certo,” dissi esitante.
“Parla di tutto ciò che vuoi.”
“Intendo, emm, direttamente,” disse, indicando con un po di imbarazzo verso il mio stomaco.
Non avevo capito cosa intendessi con ‘direttamente’, ma annuii senza pensarci, pensando che non ci sarebbe stato poi nulla di così sbagliato se l’avesse fatto.
“Va avanti,” dissi.
Con lo sguardo ancora un po’ esitante, scivolò di fretta sul letto finche la sua testa non fu allo stesso livello del mio stomaco, prima di alzare lo sguardo verso me di nuovo.
“Pensi che potresti..togliere la felpa?” Chiese.
“Oh, emm certo,” dissi, sorprendendomi ancora di più. Mi alzai di poco e tolsi la felpa prima di buttarla a terra per poi sdraiarmi di nuovo nella posizione di prima. Puntò il suo sguardo verso il mio stomaco di nuovo e lo osservai con curiosità mentre allungava una mano un po' esitante per voler alzare la mia maglia. Ero ancora un po' confuso, non capendo cosa volesse fare, ma non protestai mentre continuava a farla salire sempre più su, su e su, finché non fu del tutto arrotolata sulla mia pancia, rivelando la pelle tesa e ancora liscia.
“Voglio solo.. parlare con lui, non faccio questo per infastidirti o altro,” disse Harry, sorridendo lievemente verso di me.
Come se ci fosse qualcosa di te che io trovi fastidiosa, pensai.
“Va bene,” dissi.
“Sei sicuro?”
“Si.”
Annuì e dopo procedette nel fare qualche cosa che fece sfrecciare il sangue in tutto il mio corpo e aumentare il battito del mio cuore. Mi si avvicinò tranqullo, appoggiando la testa proprio sopra la mia pancia per un paio di secondi, prima di scendere ancora più giù, in modo tale da appoggiare la guancia vicino al mio ombelico. La sua mano rimase vicino alla sua testa e sentii il suo respiro accarezzarmi la pelle, così da provocarmi un brivido.
“Ehi piccolo,” lo sentii mormorare dopo un momento di silenzio, “Stai bene, lì dentro?”
Fece una pausa per un secondo o due prima di continuare.
“Lo so che ti ho detto di non calciare così spesso l’ultima volta che abbiamo parlato, ma non intendevo che ti saresti dovuto fermare completamente. Un piccolo calcio adesso e ogni tanto sarebbe fantastico per far sapere al tuo papà e a me che stai bene. Lui ti ama un bel po, lo sai, e.. lo stesso io. Non volevo farti del male, sono solo stato un cretino e ho reagito in maniera esagerata in un momento in cui avevo perso il controllo di me stesso. Potresti dare un piccolo calcio? Solo uno, in modo da farci capire che sei ancora sano e felice lì dentro. Per favore?” 
La sua voce era incredibilmente dolce e le sue parole erano così sincere che sentii qualcosa fermarsi in gola. Senza nemmeno pensare, sollevai una delle mie mani e iniziai a passarla fra i suoi ricci. Con mio sollievo, non mi respinse nè si alzò in piedi. E non curandosene più di tanto infatti, non reagì e continuò a parlare con la stessa voce soffice..
“Mi sarebbe piaciuto tenerti, lo sai,” disse.
“Sarebbe stato stupendo crescerti, conoscerti, esser tuo padre. Mi sarebbe piaciuto. Ti avrei insegnato a giocare a calcio, come aggiustare macchine, tutte le solite cose che si vedono fare dai padri con i loro figli nei film. Anche se le circostanze qui sono un po' fuori dall’ordinario, questo non significa che non ti ami, lo sai questo, vero? Ti amo così tanto e se fossi stato un po' più vecchio e un po' più preparato per tutto questo, non avrei mai scelto di permettere a qualcun altro di crescerti.” 
Si fermò un altro volta e passarono un paio di secondi prima che io sentissi le sue labbra sfiorare con lievi baci il mio stomaco scoperto. Le mie interiora si attorcigliarono dalla felicità e dovetti prendere un lungo respiro per potermi calmare un po’. 
“Perché non calci, piccolo?” disse sussurrando pianissimo.
“Perché non fai nulla che ci possa dire che sei ancora vivo?”
Sentii qualcosa di caldo e umido percorrere la mia pelle e ci vollero un paio di secondi prima di rendermi conto che stava piangendo. Stava piangendo. Il mio cuore si strinse leggermente quando lo capii.
“Forse non puoi,” continuò, adesso così piano che a malapena riuscii a sentire le parole.
“Forse non ci sei più e non mostrerai mai più nessun segno di vita. Forse non avrai mai l’opportunità di crescere e di avere una vita. É per questo che non ti muovi? Perché non ci sei davvero più? E' per questo, piccolo?”
Lacrime silenziose continuarono a scendere lungo il mio stomaco e non trovai in me la forza di fare nulla se non continuare ad accarezzare i capelli di Harry e lasciarlo piangere in santa pace. Rimanemmo lì, in quell’esatta posizione, per oltre un’ora senza che nessuno di noi emettesse un singolo suono. Restammo semplicemente seduti lì e tutto questo appariva come uno sfogo per un grande dolore, come se fossimo in lutto per la perdita di un bambino ancora non nato.
Ma in quel momento.. sentii qualcosa. Un movimento leggero, come un lieve solletico sotto alla pelle dove era appoggiata la testa di Harry. Mi immobilizzai completamente; le mie mani smisero di giocare con i capelli di Harry e giurai di aver sentito il mio cuore smettere di battere per un momento. Sembrava che anche Harry avesse notato qualcosa perché alzò la testa lentamente e mi guardò con gli occhi rossi e gonfi. Il mio cuore si sarebbe ristretto ad uno sguardo simile, ma ero troppo occupato nel cercare di immaginare se avevo solo immagino ciò che avevo appena sentito o se- oh.
Eccolo ancora. Più forte questa volta.
E ancora. Ancora più forte.
“Io- lui.. è- u-un calcio,” balbettai, guardai Harry con occhi spalancati, “Sta-sta calciando.”
“Sei sicuro?” Chiese con voce rauca.
Annuii freneticamente e afferrai la sua mano per appoggiarla dove avevo sentito il calcio un momento prima.
“Si, si, l’ho sentito, proprio qui,” dissi.
Non accadde nulla per un paio di secondi e vidi Harry morsicarsi le labbra, evidentemente preoccupato, ma dopo accadde di nuovo e la sua espressione accigliata si trasformò in un sorriso.
“È vivo,” sussurrò.
“Si,” risposi.
“È vivo.”
Un suono che poteva essere una risata, o può darsi un singhiozzo, sfuggì dalla bocca di Harry e si sporse in avanti per posare un bacio sul mio stomaco di nuovo, prima di rialzarsi lentamente per fissarmi.
“Sta bene,” disse, raggiante, “Il nostro bambino sta bene.”
“Il nostro bambino?” Ci pensai su.
Il suo sorriso vacillò leggermente.
“Oh, scusa, non intendevo-”
“Va tutto bene,” dissi, “Credo che.. mi piaccia sentirlo dire.”
Il sorriso riapparve.
“Davvero?”
Annuii.
“Davvero.”
Trascorremmo una buona ventina di minuti sorridendo e biascicando frasi senza senso al mio stomaco prima che io riabbassassi la mia maglia e Harry si sedesse dritto di fianco a me. Non ero in grado di smettere di sorridere perché lui era vivo. Dopo essere stato preoccupato per più di una settimana, dopo essere stato sicuro al cento per cento che fosse troppo tardi e di aver quasi perso il mio bambino, adesso io sapevo che stava bene, che era vivo. 
“Sono- o, beh, sono.. perdonato?” chiese dopo aver trascorso un po' di tempo in silenzio. 
Feci una smorfia ed esitai un paio di secondi prima di rispondere con un calmo “no”.
La sua faccia cadde e guardò in basso, ma non disse nulla.
Sospirai.
“Mi dispiace,” dissi, “Non sono più arrabbiato con te, non lo sono più da un paio di giorni, ma.. sai molto bene che siamo molto fortunati che lui sia ancora vivo; questa cosa sarebbe potuta andare a finire in un modo completamente diverso ed i-io non posso dimenticarlo.”
“Ho capito,” disse sorridendomi debolmente, “Ma.. non sei più arrabbiato con me, vero?”
Scossi la testa.
“No, non sono più arrabbiato con te, solo un po'.. deluso, ecco.”
Annuì lentamente.
“Va bene, posso sopravvivere con questo,” disse dopo.
“Ma.. si, credo che dovremmo probabilmente parlare di ciò che ha causato tutto questo per prima cosa,” aggiunse con una breve pausa, “L’intera cosa nella tua stanza, intendo.” 
Oh giusto, quello. Mi ero quasi dimenticato, almeno in parte, ma adesso che mi ero ricordato di nuovo, sentii la mia faccia riscaldarsi in un attimo.
“Emm.. va bene,” ma alla fine dovetti rinunciare, “Va bene.”
“I-io davvero.. non so cosa dire riguardo a questa cosa,” dissi, giocando nervosamente con le mie dite.
“Credo di essere stato solo un po'.. non lo so, preso dal momento o cose così,” disse lui, “Non era una.. cosa che volevo fare, capisci?”
“Si, ho capito,” dissi, continuando comunque a non capirlo del tutto. Lo aveva fatto perché ero stato svegliato dalla sua voglia sbagliata di strusciarsi sul mio mio culo ed era stato lui l’unico ad aver iniziato l’intera cosa per giunta, quindi no, non avevo capito, non del tutto. Optai di non dire nulla comunque, non volevo aver a che fare con qualcosa che sarebbe potuta andare a finire male adesso che avevo appena finito di affrontare l’intera questione del mio-bambino-quasi-morto. 
“Siamo a posto comunque, vero?” Chiese, “Non ci sarà più nessuna stranezza o cose del genere?”
Il mio cuore si fermò per un attimo perché era abbastanza evidente che ciò che era accaduto l’altro giorno non aveva significato nulla per lui. Era stata una cosa lì per lì di quel momento, esattamente come quella volta in cui mi aveva scopato alla festa. Non che mi aspettassi che avesse un qualche significato per lui. 
Non del tutto. Solo.. un pochino. Forse.
“È tutto a posto,” dissi, ignorando la voglia di scoppiare a piangere.
“Bene,” disse lui, offrendo un sorriso, “Posso farti una domanda comunque?”
“Certo.”
“Perché mi hai permesso di farlo?” 
Aggrottai le sopracciglia.
“Cosa vuoi dire?”
“Beh, non ti sei opposto del tutto quando io.. ecco si. Come mai?” chiese lui, osservandomi con curiosità.
“I-io non lo so,” mentii nervosamente, “Credo sia stato solo il fatto che.. ero mezzo addormentato e penso di averti già detto che ultimamente sono un po'... emm stranamente... eccitato da quando sono incinto, quindi credo sia stata solo una reazione sbagliata da parte del mio cervello.”
Con mio sollievo, sembrò abbastanza convinto della risposta poiché iniziò a ridacchiare una volta che smisi di parlare.
“Va bene, credo che possa essere d’accordo su questo,” disse.
Arrossii un po', ma non dissi nulla. Ciò che avevo detto non era completamente una bugia, ma non era nemmeno la verità. La verità era che avevo permesso di farglielo fare perché lo desideravo già da tempo e perché avevo solo voglia di essere toccato da lui in quel modo. Ma lui non aveva bisogno di saperlo.
“Guarda, per quanto riguarda quello che ho detto prima,” disse dopo una breve pausa, “Non intendevo.. farti sentire a disagio o altro.”
“Cosa mi hai detto prima?” Chiesi.
“Sai, quando ho parlato con il bambino, ho detto che avrei voluto tenerlo,” disse, “Non avevo intenzione di metterti a disagio.” 
“Oh, emm.. va tutto bene, credo,” dissi esitante, “Non mi hai messo a disagio.”
“Non l’ho fatto?”
Feci spallucce col cuore spezzato.
“Non del tutto,” dissi poi emettendo un sospiro.
“Io- beh, sai anche a me sarebbe piaciuto tenerlo, ma non.. no, è il momento sbagliato e io non ho l’opportunità di prendermi cura di lui in nessun modo, non voglio essere un genitore single. Ma non lo sto dando in adozione perché ne ho voglia, questo voglio che ti sia chiaro.”
“Si, lo so,” disse, e giuro di aver sentito nella sua voce qualcosa simile alla delusione, “È solo che odio l’idea che qualcun altro lo cresca.”
“Non sprizzo gioia da tutti i pori neanche io, ma-”
“Perché allora non lo teniamo?” Mi interruppe.
Lo fissai per un paio di secondi prima di arrivare alla conclusione che forse stava scherzando e scoppiai a ridere.
“Si certo, non credi che dovremmo andare oltre, che dici?”
“Sono serio,” disse, “Credo che mi piacerebbe tenerlo.”
La mia mascella cadde. Voleva tenere il bambino? Nel vero senso di ‘tenerlo’? 
“I-io no, Harry, non possiamo,” balbettai.
“Nessuno di noi due è pronto per una simile responsabilità e non abbiamo nemmeno finito il liceo e mia madre e- no, non succederà, non succederà.”
“Lo so,” disse, guardandomi supplichevole, “Ma non voglio darlo in adozione, non voglio per davvero.”
“Nemmeno io!” Gridai, alzandomi tutto ad un tratto incredulo.
“Ma pensa al bambino; avrà una vita migliore con qualcun altro come genitori, qualcuno che dia a lui ciò di cui ha bisogno e che provveda ad assicurargli una vita felice e sana.”
“Non saranno mai per davvero i suoi veri genitori comunque,” disse con calma, non incrociando il mio sguardo.
“Loro si assicureranno di fargli trascorrere uno vita migliore.”
“Va bene ma- per favore, Louis, non possiamo prendere in considerazione questa cosa almeno per un secondo?”
Mi passai le mani fra i capelli e sospirai.
“Da dove è venuto fuori questo discorso?” Chiesi, “Non avevi mai detto di voler tenere il bambino prima d’ora, quindi che cosa ti ha fatto cambiare idea?”
“Trascorrere una settimana pensando che lo avessi perso,” disse, alzando il suo sguardo di nuovo.
“Va bene, si, m-ma questo è diverso. Anche se lo daremo in adozione, non vuol dire che morirà.”
“No, ma non sarà mai più con noi.”
Lo fissai per due minuti interi prima di riprendere a parlare.
“S-sei serio,” dissi dopo, con voce esile, “Lo vuoi davvero..tenere.”
Lui annuì mordendosi il labbro.
“Si.”
“Harry, io- è bello che ti, emm, importi così tanto di lui, ma.. hai una minima idea di quanto le nostre vite potrebbero cambiare se non lo daremo in adozione?”
Volse lo sguardo a terra, ancora con quell’espressione da cucciolo bisognoso in volto, ed io continuai a parlare. 
“Manderemmo in rovina le nostre vite, prima di tutto; nessuno di noi due sarebbe in grado di finire gli studi o vivere una vita normale per almeno i prossimi otto anni. Seconda cosa, saremmo entrambi genitori single. Terzo punto, le nostre famiglie dovranno sapere la verità. Quarto punto, dovremmo per forza andare via da questa città perché, beh, ci saranno in giro troppe voci con cui fare i conti, sia per noi che per il bambino quando crescerà. Quinto, e da non tralasciare, incasineremo la sua vita come non mai; dovrebbe crescere con due genitori che stanno insieme, felici e tutte queste cose, non con due genitori che non stanno insieme fin dal principio.”
Inspirò pienamente e chiuse gli occhi per un secondo.
“Sapevo già tutte queste cose,” disse dopo, “Ma non possiamo prendere tutto questo in considerazione per un momento, alla fine di tutto?”
“No, Harry, io non-”
“Per favore,” mi interruppe, afferrando entrambe le mie mani fra le sue e guardandomi con grandi e supplichevoli occhi.
“Pensaci e basta.”
Pensaci e basta. Considerare di tenere il bambino e di crescerlo. Certo, questo era una cosa a cui pensare, nessun problema. Stavo per confermare un definitivo ‘no’, ma feci il grande errore di guardare Harry direttamente negli occhi. Mi stavano implorando, quasi più disperato e calmo del solito, il suo labbro era diventato bianco per il modo in cui lo aveva morso per tutto questo tempo e stringeva ancora le mie mani fra le sue. Erano calde e morbide e.. Gesù Cristo.
“V-va bene,” balbettai.
“Va bene,” ripetei, offrendogli un debole sorriso, "Ci penserò."
Sorrise raggiante prima di aggrapparsi inaspettatamente al mio collo, stringendomi in un abbraccio.
“Grazie,” mormorò nel mio collo.
“Emm certo, va benissimo nessun problema,” dissi, dandogli piccole pacche dietro la schiena in un modo abbastanza impacciato, cercando di ignorare il fatto che la mia faccia stesse andando letteralmente in fiamme. Con mio grande sollievo, e allo stesso tempo con grande delusione, si staccò prima che la cose andassero oltre e si rimise seduto, appoggiando la sua schiena alla testiera del letto di nuovo.
“Quindi, come va?” disse, sorridendomi lievemente.
Sollevai un sopracciglio.
“Cosa vuoi dire?”
“Intendo, è successo qualcosa in particolare ultimamente?”
“Emm, no, non credo,” dissi mentre mi spostavo un po' per mettermi in una posizione più comoda.
“Oh si, adesso Owen lo sa.”
“Del bambino?” Chiese lievemente sorpreso.
“Si, non avevo alternative.”
“Oh. Com’è andata?”
“Sorprendentemente bene se devo essere sincero, l’ha presa molto bene, anche se si comporta in un modo un po’ strano,” dissi muovendomi un po'. 
“Non posso biasimarlo per quello,” disse ironicamente.
“Credo proprio di no.”
“Mm. Quindi quando è previsto il prossimo appuntamento dal dottore?”
“Oh, Giovedì 1° Marzo alle nove di mattina.”
“Ti dispiacerebbe se venissi con te?”
“Mi piacerebbe se lo facessi in realtà.”
Mi guardò sorpreso.
“Davvero?” 
Le mie guance si colorano un po’, ma annuii non facendoci molto caso.
“Davvero.”
“Perfetto allora,” disse soddisfatto.
“Si.”
Esitai un po’ prima di iniziare a parlare.
“Emm, Harry?”
“Mm?” 
“Credi sia arrivato il momento.. non so, di cercare di capire come tutto questo.. sia possibile?” Chiesi nervosamente.
“Voglio dire, ho altre dieci o via di lì settimane di gravidanza, quindi..” 
Contrasse un po’ le labbra.
“A me non importa più di tanto, considerando il fatto che qui non sono io quello che.. beh, ma credo che sarebbe più rassicurante per te se lo sapessi.”
“Emm, si, mi piacerebbe,” dissi ridendo un po’, "Sarebbe abbastanza rassicurante sapere se una cosa del genere potrà accadere di nuovo a questo punto, nel caso non sia una cosa poi così sicura.”
Sorrise sarcasticamente.
“Comprensibile, suppongo.”
“Ci sono anche altre cose,” dissi mordendomi il labbro leggermente, “Ad esempio sono più che certo che dovrò fare un parto cesareo, ma mi chiedo se ci sia un’altra alternativa.. non sono particolarmente entusiasta al pensiero di avere la mia pancia aperta in due, sai?” 
Lui grugnì.
“Penso che nessuno sia felice pensando a quello. Ma parlando relativamente, quale altre opzioni si possono avere? Non voglio fare la parte di quello pessimista o altro, ma.. emm, non credo tu sia in grado di far uscire un bambino dal tuo culo. O dal tuo pene.”
“Oh si, questo è un pensiero davvero confortante,” dissi facendo una smorfia, “E lo so che non è possibile farlo, ma chi lo sa. Voglio sapere se ci sono altre possibilità.”
“Va bene, ho capito. Un'altra cosa: hai mai pensato come sia stato possibile che questo bambino sia venuto al mondo?”
“Non esattamente, no,” dissi con una breve risata.
“Beh, io ho.. cercato di pensarci,” disse nervosamente, “Ma niente che potesse avere un senso.” 
“Nulla di tutto questo ha senso,” dissi, “Quindi dimmi a cosa hai pensato.”
“Va bene, tu sai che un bambino prima di essere concepito non ha organi genitali, giusto?”
“Si..”
“Ecco, quindi stavo pensando, e se qualcosa.. fosse andato storto quando i tuoi genitali erano ancora in fase di creazione. Tipo, quando il tuo pene e i tuoi testicoli erano già stati scelti come tuoi organi di produzione, qualche organo di riproduzione femminile si è tipo, fuso insieme, mi segui?”
Mi accigliai lievemente ascoltando la sua ultima affermazione. Pareva come una cosa abbastanza folle e impossibile, ma d’altra parte, al momento tutta la mia vita era un’esperienza folle. 
“Credo che non sia.. la teoria più pazza per adesso,” dissi esitante, “Ma non credi che tu mi abbia solo indicato la possibilità che io abbia un utero, che dici?”
“Scusa,” fece una smorfia, “Mi dispiace di averlo detto, ma sono abbastanza sicuro che.. ovuli e roba varia debbano generarsi da qualche parte, quindi-”
“Forse sei tu quello che possiede degli ovuli,” risposi senza farci caso.
“Questo è impossibile, idiota,” disse e roteò gli occhi, “Gli ovuli sono per forza all’interno della persona in gravidanza, in questo caso tu.”
Aggrottai le sopracciglia, ma dopo sorrisi.
“Va bene, hai ragione, non vai in giro a sparare ovuli dal tuo pene.”
“Dannazione, no; produco solo sperma e questo è tutto.”
Scoppiai a ridere.
“Va bene, e comunque, dovremmo parlarne con il dottore e fare qualche esame prima di iniziare a teorizzare ed ipotizzare altre pazze insinuazioni.”
“Lo credo anche io. Lo vuoi sapere il 1° di Marzo?” chiese mentre spostava le mani dietro la sua testa, facendo schioccare la schiena ed emettendo un verso di piacere.
Feci spallucce.
“Nulla in contrario, credo. Sarebbe più facile per i medici scoprirlo mentre sono ancora incinto, suppongo.”
Spostai lo sguardo giù verso il mio stomaco e ci appoggiai sopra una mano.
“Cosa ne pensi, piccolo?” Dissi dopo, “Vuoi sapere in che modo sei venuto al mondo?”
Sentii un paio di calci entusiasti in risposta. 




HI FELLAS!

Mi scuso incredibilmente per la lunga e faticosa attesa, mi è dispiaciuto molto farvi aspettare così a lungo, ma ve lo dico come se fossi vostra sorella, queste sono state le due settimane più brutte della mia vita. Interrogazioni, minacce di debiti e cose varie.
Adesso posso dare un sospiro di sollievo e confermare il fatto che tradurrò molto più spesso, mettendomi d’accordo anche con Giulia.
Vorrei sottolineare anche un’altra cosa, e cioè il modo in cui noi due ci teniamo in modo particolare a questa storia. Giulia è la fondatrice in assoluto di questa che si può definire ‘opera tradotta’, io sono arrivata dopo un po', ma vi garantisco una cosa, ogni singolo capitolo tradotto è frutto di ore e ore su una sedia e vocabolario in mano.
Siamo sempre ragazze di diciassette anni che hanno una vita, e che con grande coraggio hanno cercato di tradurre in modo frequente in qualsiasi momento libero.
Sbagliando si impara, noi cerchiamo di fare il nostro meglio perché ve lo meritate, se non ci foste voi non credo saremmo ancora qui a scrivere ahahaha.

Detto questo PARLIAMO DI QUESTO CAPITOLO, COME ON.
Ho pianto per la seconda volta leggendo e traducendo questo capitolo perché.. si,dannazione! Harry ama il suo bambino, e per chi lo odiava ancora, che dite, avete cambiato idea? Un pochino dai.
Il suo modo di parlargli, di sussurrare al pancione di Louis, le lacrime, non vi hanno messo in una condizione tipo ‘give me a knife, for the love of God!?’. 
Non si può non si può, è più forte di me! Come faccio a non tradurre?! Devo farlo per voi, perché ho voglia di farvi provare le mie stesse emozioni.
E di certo si riuscirò perché si prospetta un’estate molto interessante per la sottoscritta, anche perché non posso prendere il sole a causa di una cura antibiotica e rimarrò qui a marcire nel mio paese in Puglia, che emozione.
Meglio per voi, godete ahahahahah
Ringrazio ancora (anche se non spetterebbe a me) le venti persone che hanno recensito l’ultimo capitolo, è una soddisfazione grande quanto una casa vederne così tante, sempre sempre sempre! 
Emm vorrei dire altro ma credo di aver rotto già abbastanza con parole che forse non interessano a nessuno, quindi concluderò brevemente: LOVE YOU ALL, EVERY SINGLE ONE OF YOU.
Un capitolo ogni settimana, e chi lo sa, anche di più, non prometto nulla ;) 
Un grazie da parte di entrambe, un bacio.

Ps Imploro perdono per eventuali errori del capitolo, l’ho tradotto in due giorni, RECORD.
Pss -7 ALLA FINE DI QUESTO INFERNO, COMMENTATE E SFOLLATE CON ME NELLA PROSSIMA RECENSIONE ANCHE DI QUESTE COSE, SARÒ PIÙ CHE FELICE DI FARLO.

Ana.
  
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