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Autore: GabrielleWinchester    05/06/2014    5 recensioni
05 Giugno 2014, in occasione del Bicentenario della Fondazione dell'Arma dei Carabinieri, ecco a voi la storia di un capitano dei Carabinieri di nome Matteo, la sua storia raccontata da sua moglie, una storia che s'intreccia in un passato ricco di sofferenza e tristezza e un presente che aspira alla felicità...Dedicata a tutte le persone che hanno un parente nell'Arma, un motto inciso nel cuore e nell'anima "Nei secoli fedele", dedicata a tutte le donne e gli uomini che onorano ogni giorno la loro divisa e difendono il Paese. Buona lettura.
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buon pomeriggio a tutti,
in occasione del Bicentenario della fondazione dell'Arma dei Carabinieri, ecco a voi "Nei secoli fedele-Divisa dal colore notturno", la storia di un capitano dell'Arma che si sta preparando per la festa del Bicentenario, la sua storia raccontata da sua moglie...Dedicata a tutte le persone che hanno un parente nell'Arma e a tutti coloro che onorano ogni giorno la loro divisa. Mi scuso umilmente per eventuali errori presenti all'interno del racconto. Ringrazio di cuore tutti coloro che la leggono e la leggeranno, tutti coloro che la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

Nei secoli fedele-Divisa dal colore notturno.

Osservi la stanza intorno a te. Sulla trapunta ricamata dalle sapienti mani di tua madre, vi sta una divisa, una divisa nera, la tua divisa da Carabiniere. La vedi, un moto di orgoglio ti sale, sai che è un giorno importante oggi, è il Bicentenario della Fondazione dell’Arma, è il 5 giugno, un'occasione da non perdere e da ricordare ai posteri.

Un'occasione pubblicizzata su tutti i mezzi di comunicazioni, un' occasione sentita con entusiasmo e con un misto di spensieratezza. Ma per te ha una marcia in più, perchè tu te la senti vivida nel cuore e nelle corde dell'anima.

Tu che sei un Capitano dell’Arma, tanto integerrimo quanto dolce e tenerone. Un duro dal cuore tenero, anzi di panna.

Sobbalzi, sentendo un leggero colpo alla porta, e vedi una donna che ti osserva. Qualche ruga sul volto, molti colpi al cuore, tremendamente fiera di te. Come anche io lo sono.

"Matteo, i tuoi colleghi ti stanno aspettando"

Sorridi a tua madre, una donna che ha lavorato tanto, una donna che nel giorno del tuo giuramento all'Arma ha finalmente pianto di contentezza, una donna che è rimasta impassibile anche nel giorno della morte di tuo padre, quella finta freddezza che caratterizza le donne mogli di militari, donne che devono nascondere la loro passione dietro espressioni facciali indecifrabili. Una freddezza che ti preservava dalla tristezza e dal dolore, un sentimento che, in realtà, nascondeva un grande amore, il più grande amore della sua vita. Anche lui un Carabiniere, anche lui fedele a quell'Arma che lo aveva visto protagonista di tante missioni, missioni in giro per il mondo, a ribadire quella passione che lo aveva animato da bambino, quando vedeva la banda musicale esibirsi nel teatrino del paese durante la festa patronale, gli uomini a cavallo, una missione sotto forma di divisa, simbolo di fedeltà e discernimento. Una passione che lo aveva spinto ad allontanarsi dal suo paesino di montagna, a lasciare i suoi genitori, gente dal carattere semplice e dai sani principi, a inseguire il suo sogno, quella di difendere le persone e perseguire la legge.

Una passione che lo aveva visto morire nel corso di una tragica rapina. Le urla degli ostaggi, la pistola del rapinatore puntata contro il suo corpo, la paura o forse la troppa adrenalina aveva fatto partire il colpo dalla canna, il proiettile che fendeva l'aria, un sibilo prolungato, tuo padre che cadeva a terra, ferito a morte.

All'epoca tu avevi sette anni, non eri un bambino spensierato, ogni giorno stavi in un angolino ad aspettarlo, ad invidiare quei cattivi che vedevano tuo padre più di quanto facevi tu. Le lunghe attese al telefono, la sua voce roca ma piena d'amore. Il suo "Amore mio non posso venire, i cattivi mi fanno fare gli straordinari" ti faceva gettare il tuo peluche per terra, arrabbiatissimo perchè non veniva alla tua festa di compleanno o durante le tue recite scolastiche, ma dopo sorridevi perchè avevi un papà supereroe. Altro che dentisti, avvocati o altro, il tuo papà era meglio di Superman o Batman messi insieme.

"Hanno ucciso un carabiniere, hanno ucciso un carabiniere"

La voce di una vecchietta ancora ti rimbomba nelle orecchie, a trentotto anni, il ricordo troppo vivido per non essere cancellato, anzi inciso nelle vene. Sei sfuggito dalle braccia di tua zia, hai corso anzi hai volato giù per le scale, le lacrime che ti rigavano il viso, hai spinto persone e ti sei inginocchiato davanti al corpo di tuo padre, circondato da paramedici, i quali tentavano disperatamente di salvarlo.

"Papààààà"

I paramedici erano rimasti in silenzio, rispettando il tuo dolore da bambino. Nessuno aveva il coraggio di rimproverarti. D’altronde chi lo avrebbe avuto?

"Amore, tu non puoi essere qui" aveva mormorato tuo padre, lo sguardo severo dei paramedici di fronte ai suoi sforzi, aveva già perso troppo sangue e il tempo prezioso scorrere via "Dove è tua madre?"

Come in risposta alla sua domanda, avevi visto tua madre accorrere, gli occhi castani stretti dall'angoscia e non mostrare nulla, afferrarti il braccio e dirti "Andiamo tesoro"

Ella figlia di militare, ella educata in modo rigido ma piena di amore e di fantasia. La migliore in fatto di inventare storie. L’ordine e la follia. Tu avevi puntato i piedi caparbio, non disposto a trattare.

"No, voglio stare con papà"

"Questi signori stanno facendo di tutto" aveva sussurrato tua madre, aggrappandosi a una flebile speranza. Poi la mano di tuo padre aveva afferrato quella di tua madre, gli occhi pieni di amore e tenerezza. Mi hai raccontato che si sono conosciuti in un bar, lei di ritorno da una giornata di duro lavoro di ufficio, lui appena finito il giro di ronda notturna, un drink e l'inizio di una lunga storia d'amore. Li hai visti guardarsi negli occhi, occhi verdi contro occhi castani, viso marcato contro viso ovale, due mondi che si completavano. Un leggero sfiorare di labbra.

"Carlotta"

"Dimmi amore"

"Prenditi cura di nostro figlio. Ti amo" e dopo era spirato e tua madre aveva appoggiato la testa sul suo petto, conscia che aveva perso l'amore della sua vita. Anche nel giorno del funerale, il cielo era nero, quasi volesse partecipare al dolore della città. Tutti erano sconvolti dalla morte di tuo padre, anche io. Io che all'epoca non ti conoscevo. Tutto quello che ho raccontato poco fa, bè è frutto delle nostre chiacchierate al bar, all’epoca in cui ero tremendamente innamorata del bel barista, la stessa persona che avevo convinto a farmi da testimone di nozze, quello che è diventato il padrino di nostra figlia. La gioia e l’entusiasmo all’uscita del Convento di Sant’Antonio da Padova, i tuoi colleghi che hanno suonato la Fedelissima al nostro matrimonio, i dolci preparati dal mio bar preferito, lo staff divenuto la mia seconda famiglia, i miei fratelli non di sangue, ma di caffè e cioccolato fondente. Io che ho saputo parecchi anni dopo lo sconcerto e la furia di tua madre alla tua decisione, convinta che avresti fatto la fine di tuo padre. Era rimasta furiosa con te per tre settimane ma aveva gioito nel vedere che eri stato accettato, regalandoti il braccialetto di tuo padre con l’immaginetta della Virgo Fidelis, la patrona dell’Arma.

“Che ti protegga. Che la Virgo Fidelis ti custodisca”

"Papà, anche io voglio fare la carabiniere un giorno"

Il tuo volto si illumina nel vedere tua figlia, nostra figlia indossare una piccola divisa, forse troppo grande per lei. La prendi in braccio, le scompigli i capelli, orgoglioso di quella scelta, una scelta da non prendere troppo sottogamba. Io ti sistemo un attimo e sorrido "Sei stupendo, Matteo"

"Grazie Myriam"

Mi baci appassionatamente, io ti accarezzo la leggera barba che hai dimenticato di raderti, prendi il cappello e dopo scendi le scale. La tua divisa, specialmente quella da cerimonia, quella delle grandi occasioni, ti da un'aria da cavaliere templare. Il mio re Artù.

"Capitano"

Ai piedi delle scale, vi sono dei giovani carabinieri scelti, i quali ti salutano e fanno risuonare i tacchi in segno di rispetto. Sono i tuoi allievi, sono i tuoi figli adottivi. Sono i fratelli maggiori di tua figlia, insomma degni della tua famiglia. Salutano anche me e io sono orgogliosa di loro. Addirittura Lydia li chiama allegramente uno per uno.

Tu non hai tempo per frizzi e lazzi, è tempo di vestire il tuo ruolo, il ruolo di tanta gente che ogni giorno combatte contro il crimine e l’ingiustizia e a volte l’ignoranza della gente. Una scelta che porterai, già lo so, fino alla fine dei tuoi giorni, insieme alla mia fedeltà e al mio amore eterno. Mi guardi ancora una volta, io sostengo il tuo sguardo e dopo ti giri.

"Siamo pronti ragazzi?"

La tua voce è stentorea e loro urlano "Sì signore"

"Allora andiamo"

La schiena dritta e l'espressione seria. Io e la piccola Lydia ci affacciamo nel balcone a vedere la festa del Bicentenario, il cuore e l'animo orgogliosi come non mai. E tu scoppi a ridere guardando tua figlia gridare "Nei secoli fedele"

Già amore mio...Nei secoli fedele.
                                                                                                                                        Fine

  
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