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Autore: Always_7    09/06/2014    0 recensioni
Due piani temporali.
Due personaggi.
Una storia d'amore.
Una speranza di salvezza.
Due ragazzi che hanno raggiunto il baratro. Solo insieme, contando sul loro amore saranno capaci di colmarlo. Solo così saranno in grado di fuggire. Solo così saranno in grado di vivere.
Dal prologo:
-Scappiamo.
-Ci uccideranno.
-E se non darai alla luce un bambino, uccideranno te.
Dal primo capitolo:
L’eccitazione era palpabile. L’odore ferroso del sangue impregnava le narici. Le voci dei Vittoriosi invocavano all’unisono Thenaar. Gli animi sempre più scalpitanti, sempre più impazienti.
E Sarnek muoveva meccanicamente le labbra, guardandoli interrogativo. Per la prima volta, si chiese: perché? Perché uccidere una persona ed offrirla ad un dio? Un dio che se ne fregava altamente di ciò che accadeva nel Mondo. Se davvero c’era un qualcuno o un qualcosa che regolava il Mondo, questo era certamente un sadico. O, altrimenti, perché non potevano vivere?
(...)
Sapeva che quell’uomo l’avrebbe salvata da quel mondo, da quella vita, da se stessa. Sapeva che lei voleva quell’uomo. E non lo avrebbe lasciato andare per nulla al mondo.
Spero di avervi incuriosito!
Buona lettura xD
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sarnek, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve! 
Non ve lo aspettavate, dite la verità! Ho pubblicato due capitoli a distanza di pochi giorni. Ecco, mi dispiace essere scomparsa per molto tempo, ma gli ultimi mesi di scuola sono stati un inferno tra compiti ed interrogazioni. Per questo ho cercato di farmi perdonare. Ecco, la storia è giunta ormai al culmine, prevedo un piccolo epilogo con il quale ho intenzione di ricollegarmi al libro. Spero che questo viaggio che avete deciso di intraprendere insieme a me vi abbia soddisfatto. Sarei immensamente felice se mi lasciaste qualche recensione per comunicarmi le vostre emozioni, impressioni, critiche e suggerimenti. Prometto che non vi farò attendere troppo per l'ultimo capitolo. Detto ciò, arrivederci e buona lettura!
Always_7






Sarnek ed Eowin- Storia di un amore impossibile


Capitolo sesto.


La mappa della Casa davanti ai loro occhi. L’avevano realizzata dopo giorni di indagini al fine di ricostruire tutte le possibili vie nascoste e passaggi segreti che avrebbero potuto rivelarsi utili. Una linea rossa segnava il cammino di Eowin e una blu l’affiancava a partire da quello che era lo studio di Yeshol. Insieme proseguivano attraverso uno stretto corridoio fino a quella porta che avrebbe segnato la loro salvezza. Ogni particolare era curato nei minimi dettagli. Tuttavia Sarnek non riusciva a sentirsi tranquillo. Non riusciva ad accettare l’idea che potesse filare tutto liscio. E non aveva la forza di confidarsi con Eowin, non quella volta. La ragazza sembrava animata da un fuoco che lui non aveva intenzione di spegnere con le sue ansie, forse anche legittime . Perché se si fosse rivelata una trappola, avrebbe messo in pericolo la vita di entrambi. Ne valeva la pena? Scosse il capo mentre con un flebile sorriso guardava Eowin, tutta intenta a sistemare la loro mappa e a fantasticare su tutto quello che avrebbero visto fuori da quella prigione. Gli occhi brillavano di una luce nuova e le gote apparivano più rosee: era più viva. Come faceva ad ucciderla?
Le carezzò un braccio, continuando ad ascoltare i suoi vaneggiamenti circa una casa nella Terra delle Acque con tanto di giardino fiorito e bambini scorazzanti per le vie di qualche paesino pacifico. E la lasciò andare senza distoglierla da quell’illusione, mentre lui ritornava, invece, nel suo mondo grigio e malinconico. Nella realtà.


Mancava un giorno a quella celebrazione che avrebbe decretato il suo successo sotto vari punti di vista. Yeshol fissava la statuetta del dio, poggiata sulla sua scrivania mogano e sorrideva soddisfatto. Se tutto fosse andato secondo i piani avrebbe rabbonito quello sciocco re, inducendolo a credere di essere diventato il suo braccio destro nella scalata verso il potere, e punito quei traditori che strisciavano per i corridori della Casa da troppo tempo, ormai. Ramnos si era dimostrato fin troppo utile, confidando i suoi dubbi sullo strano cambiamento di Sarnek, rivelandogli la sua indecisione nel compiere il suo dovere, il dovere che imponeva quel dio che sembrava non temere più come quando da bambino si accovacciava nel tempio ai piedi dell’imponente statua della divinità, per fissarla con gli occhi grandi di ammirazione e il cuore palpitante per la paura e rispetto al tempo. Aveva sguinzagliato i suo fedeli Vittoriosi e aveva scoperto quello che, purtroppo, aveva intuito da troppo tempo ormai. Due pecorelle erano uscite dal gregge ed era troppo tardi per far sì che ritornassero ai loro posti. L’unica soluzione era eliminarli.
 

«Domani sarà il gran giorno, Sarnek. Ci pensi che saremo liberi? Finalmente…» Terminò con voce sognante, ma si incupì, quando incontrò lo sguardo vuoto dell’uomo, seduto davanti a lei a gambe incrociate su quel letto logoro, protagonista dei loro incontri nell’ultimo anno.
«Io, tu, noi… dobbiamo parlare» Sospirò sconsolata alle parole di Sarnek, poggiando una mano sulla sua gamba, mentre il suo entusiasmo veniva intaccato. «Cosa c’è?» Chiese, allora, pronta a sorbirsi tutti i suoi dubbi.
«Non possiamo fuggire. E’ troppo pericoloso, il nostro piano non si regge in piedi, è privo di fondamento. E’ una fantasticheria e basta. Chi ci assicura che ad aspettarti nell’ufficio di Yeshol non ci saranno degli Assassini? Come facciamo a sapere che tutte le entrate e le uscite non saranno controllate? A maggior ragione che la cerimonia è in pompa magna e saranno presenti anche il re e i suoi consiglieri! Se, se… Puo’ accaderci di tutto! Non abbiamo fatto abbastanza indagini e Yeshol è un uomo pericoloso, di cui è difficile intuire i pensieri. Chi ti dice che non è tutta una farsa? Che domani mattina non spunterà nelle nostre stanze per trascinarci al tempio? Magari le vittime sacrificali questa volta saremo noi e  non qualche sciocco Perdente che spera di poter essere salvato da un dio sanguinario!» Avrebbe continuando all’infinito, vomitando tutte le insicurezze che aveva accumulato quei giorni, se Eowin non si fosse premuta le mani sulle orecchie, rifiutandosi di ascoltare oltre.
«Stai zitto. Devi smetterla. Vuoi capire che andrà tutto bene? Non può accaderci nulla di male! O forse vuoi continuare a vivere in questa prigione?» Sarnek la fissò, senza riuscire ad emettere suono nella vana ricerca di qualcosa che potesse convincerla a desistere e a tornare in sé, ma continuava a parlare, imperterrita, senza voler sentire ragioni. «Dillo che hai cambiato idea. Tu  sei quello che ha buttato giù l’idea, tu quello che mi hai dato la speranza che avremmo potuto decidere e costruire un destino diverso,  tu quello che giorno dopo giorno hai fatto in modo che io credessi in un sogno, in una vita nuova, in una vita vera. Ed ora? Vuoi togliermela via? Ora vuoi abbandonarmi? A me non interessa. Io domani farò quello che devo fare e ti trascinerò via con me, perché non ho alcuna intenzione di lasciarti qui dentro. Forse tu non te ne rendi conto, ma ti stai spegnendo a mano a mano. Diventerai uno di loro, se rimani qui, ma io ti salverò. Perché non posso salvare l’umanità, ma una persona sola sì»
E Sarnek la fissò con lo sguardo lucido, incapace di proferire parola. I suoi pensieri erano confusi, le sue emozioni contrastanti impossibile da decifrare. Solo questo uscì fuori dalle sue labbra, flebile come la luce di una candela che va affievolendosi: «Tu non devi morire» Gli occhi vacui, le guance ormai umide.
«Non morirò. E nemmeno tu. Te lo prometto»Parlavano sotto voce, ormai, dopo essersi attaccati negli ultimi minuti, arrivando quasi ad urlare.
E l’aveva lasciata andare. Non aveva avuto la forza di fermarla. Il piano non era per nulla sicuro e mancavano ormai poche ore alla sua attuazione. Di certo non poteva lasciarla da sola: l’avrebbe salvata. Anche a costo della sua vita.


Le ore sembravano non passare mai, però, nel buio dello sua stanza. Non riusciva a chiudere occhio né a tranquillizzarsi. Il cuore continuava a battere imperterrito, ma non riusciva a sentirlo veramente. Non sentiva nulla. Era come fermo in una sfera di cristallo, sospesa a cento metri sopra il cielo, mentre guardava dall’alto la Casa. Immaginava gli Assassini che dormivano tranquilli nei loro letti, Yeshol che ordiva i suoi piani nell’intimità delle sue stanze e poi Eowin, la sua dolce Eowin che non riusciva a svegliarsi da quel sogno in cui lui stesso aveva fatto sì che si immergesse al punto tale da dimenticare quale fosse la realtà. Era colpa sua, sì. Come sempre. E avrebbe cercato in qualche modo di risolvere la situazione: se non era riuscito a distogliere la sacerdotessa dall’immane proposito, avrebbe almeno fatto in modo che il piano andasse per il meglio. A questo punto, tanto valeva crederci. O no?
 
Si dirigeva nel tempio come un Vittorioso qualsiasi, incastrato in quella massa ordinata di Assassini, rigidi nelle loro vesti nere. Ad attenderli, Yeshol in persona. Dopo un discorso pomposo su quanto quel momento si sarebbe rivelato importante per loro e per la Storia, li invitò a sistemarsi nei loro posti, pregando nella propria intimità il dio, in attesa che il re facesse il suo ingresso nel tempio. E sembrava che questi non avesse intenzione di giungere: un altro personaggio egocentrico, appena salito al potere, desideroso di acquisirsi il favore di uno degli uomini più spietati e amorali del Mondo Emerso.
E intanto Sarnek fissava Eowin, ai piedi dell’imponente statua, immobile nella sua veste scura e concentrata nel suo piano. Poteva vedere lo sguardo fisso su un punto qualsiasi del pavimento e intuiva che il suo pensiero andava a ciò che avrebbe dovuto compiere di lì a poco. Si lasciò scappare un sospiro e si maledì ancora per non aver avuto la forza di distoglierla prima, per averla gettata in quel viaggio senza avere alcuna guida. Andavano incontro a morte certa. Ma, in fondo, la loro fine non era sempre stata quella?
 

La celebrazione era finalmente iniziata all’arrivo del sovrano, accolto con tutti gli onori dalla Guardia Suprema. Eowin seguiva tutto nei dettagli, senza far scappare alla sua vista anche il minimo gesto del sacerdote. Guardò con orrore quelle due donne,  quasi certamente madri, giunte lì nella speranza di salvare i loro figli, venire sgozzate davanti ad una folla trepidante di Assassini, eccitati alla vista del sangue umano che zampillava dai loro colli pallidi.  Soltanto il forte desiderio di libertà, quell’attaccamento alla vita che sembrava aver riscoperto in tutto il suo valore, fecero sì che non muovesse alcun muscolo per fermare quello scempio e salvare quelle donne, che, tuttavia, apparivano felici di morire. Delle espressioni serene erano dipinte sui loro volti, mentre i corpi morti venivano trascinati via. Poteva portare a tanto l’amore? L’amore per un figlio poteva essere davvero così forte? E lei lo avrebbe mai scoperto? Se tutto fosse andato per il verso giusto, se loro si fossero salvati e  se per qualche assurdo motivo il destino le avesse concesso un figlio, forse sì. Forse in quel caso sarebbe riuscita a comprendere quanto grande e potente fosse il sentimento di quelle donne per i loro figli.
Ma ora non aveva tempo per fantasticare. Ora era giunto il momento di agire.
Un passo dopo l’altra l’avevano condotta verso un punto di non ritorno.
Un passo dopo l’altra l’avevano condotta in un luogo di morte, sangue e distruzione.
Un passo dopo l’altro l’avrebbero condotta via, lontano da quel luogo di morte, sangue e distruzione.
Teneva in alto, davanti a sé, affinché tutti potessero mirarla, quella boccetta tanto speciale, che conteneva a suo avviso solo sangue. Compì il tragitto che era stato prefissato, uscendo dal tempio ed imboccando il corridoio diretto allo studio di Yeshol. La porta era già aperta e la teca, dove avrebbe dovuto riporre quel tesoro tanto prezioso era lì sulla scrivania in bella vista. La mise al sicuro e la chiuse a chiave. Mai suono fu più soave alle sue orecchie come il rumore di quella serratura. Il suono della libertà.  Trionfante si voltò verso l’uscita, nella speranza di trovare Sarnek davanti a lei. E così fu.
Il problema era che aveva compagnia.


Sarnek aveva lasciato il tempio appena aveva visto Eowin raggiungere la fine della navata. Era strisciato tra gli Assassini nella speranza di passare inosservato. E così sarebbe accaduto se non avesse trovato Ramnos ad attenderlo . Era accaduto tutto in breve tempo. Questi aveva poggiato l’indice sulle labbra, intimandogli di fare silenzio , conducendolo per i corridori. Ma, una volta raggiunto lo studio di Yeshol, aveva sguainato fuori il pugnale, puntandoglielo alla gola. Aveva cercato di opporsi, ma era un valido combattente e non sarebbe stato semplice sfuggire alla sua morsa, rimanendo illeso. Era stato un duro colpo, più all’animo che al corpo. Perché aveva creduto di potersi fidare. Aveva pensato di aver trovato un amico durante l’ultima missione, quella in cui lui stava per fallire, quella in cui era stato aiutato da quelli che riteneva essere diventati dei validi alleati. Ma era stato ingenuo: nella Casa non c’era posto per il sentimento.
Ed ora aveva davanti a sé gli occhi di Eowin, quegli occhi che non avrebbe rivisto mai più, quegli occhi scuri, profondi, ma limpidi e luminosi allo stesso tempo, quelli in cui ci si era specchiato tante volte, quelli di cui si era innamorato. Perché  se nella Casa i sentimenti non esistevano, tuttavia, lì dentro aveva conosciuto l’amore, aveva conosciuto Eowin. Quella Eowin che sembrava ancora intenta a salvarli entrambi, mentre metteva una mano sotto la veste e tirava fuori un pugnale.
«Eowin, non ti muovere». La intimò, allora, Sarnek. Non lo sapeva maneggiare, sarebbe finita male. Ora toccava a lui agire. Approfittò di un gesto della donna, che distrasse l’Assassino, per liberarsi con un fluido movimento e porsi davanti a lui, pugnale alla mano. Con il braccio invitò Eowin a ripararsi dietro la sua schiena e, almeno per quella volta, la ragazza sembrò ascoltarlo.
Cominciò un affronto con il compagno di armi, volteggiavano nella stanza, colpendosi e schivando colpi, tralasciando qualsiasi forma di correttezza. E provvidenziale fu l’intervento della ragazza, che lanciò il suo pugnale alla cieca, colpendo il Vittorioso alla gamba. Sarnek guardò sconcertato la donna e si avvicinò al suo avversario. Lo guardava dall’alto in basso. Si sentiva potente: era lui da avere in mano la situazione, ora. Ma non lo uccise. Perché lui era diverso. Non era come loro e finalmente l’aveva capito.
«Dai, Eowin, andiamo via» La incitò Sarnek, prendendola per mano e trascinandola via verso la loro uscita, quella che avrebbe segnato l’inizio di una nuova vita. Una vita che, però, fu negata ad Eowin. Un coltello spunto fuori dal suo petto, macchiandole di vermiglio la veste. L’urlo gli si strozzò in gola, mentre vide l’artefice di tutto quello: Yeshol. Ramnos era solo un diversivo. Era lui che aveva scoperto il misfatto. Lui era il capo. E lui avrebbe dovuto punire le sue pecorelle smarrite. Si guardarono negli occhi, Yeshol e Sarnek. Il primo mostrando sprezzante il suo orgoglio, il secondo pietrificato dalla scena a cui aveva assistito. Gli occhi vuoti, privi di vita della sua Eowin ancora fissi, impressi nella sua mente.
«Eri un bravo ragazzo» Cominciò Yeshol, mentre la mente del ragazzo riattaccava la spina e cominciava a macchinare una possibile via di fuga. Il corpo di Eowin era lì ai suoi piedi. E non sapeva cosa fare. Il pugnale macchiato di sangue, per via delle ferite inferte al suo avversario, era ancora nelle sue mani e se il suo animo l’avrebbe spinto ad un gesto tragico, fu l’istinto di sopravvivenza a prevalere.
«Finita in anticipo la celebrazione?» Il tono era sprezzante, quasi ironico e la voce simile al sibilo di un serpente. Poi, tutto accadde in un attimo. Lanciò il pugnale, senza avere intenzione di uccidere, ma il gesto distrasse Yeshol. Furono, quegli attimi, fondamentali alla sua salvezza. Fece appena in tempo a raggiungere la porta, prima che Yeshol e i suoi Vittoriosi lo raggiungessero. A quel punto si inoltrò nella fitta boscaglia e se ne persero le tracce per molto tempo.






 
  
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