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Autore: alessiacroce    09/06/2014    9 recensioni
"Riemersi con la testa e presi di nuovo fiato, ma Harry era pesante, non ci riuscivo. Mi chiesi se sarebbe stato meglio non averlo mai conosciuto. Tutto questo sicuramente non sarebbe mai successo. Adesso non starei per morire. Adesso lui non starebbe per morire."
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trailer ufficiale:
 http://www.youtube.com/watch?v=w8YIoKs97YQ

Capitolo 7
 


DRIN-DRIIIN!
Mi svegliai di soprassalto, fissando il cellulare che suonava insistentemente sul comodino affianco al mio letto. Cavolo, erano solo le 7:25 di domenica mattina. Chi diavolo era a disturbarmi? Afferrai, svogliatamente, il telefono.
Allie.
 
“Pronto?” rantolai, sbadigliando.
 
“Ciao, Lee!” squillò la voce della mia amica dall’altro capo.
 
“Ehi, Allie. Come mai mi chiami a quest’ora indecente della domenica mattina?!”
 
“Oh, scusa. Credevo di non disturbarti…”
 
Sospirai. Tipico.
 
“Vabbè, fa niente. Ora, dimmi ciò per cui mi hai chiamata”
 
“Ah, giusto. Com’è andato ieri il ballo? Lucy mi ha detto che ci andavi con Harry… Mi ha raccontato di come vi siete “conosciuti”, sai, venerdì in pausa pranzo” esclamò.
 
Mi lasciai cadere sul letto, appoggiando il telefono, in bilico, tra la spalla e l’orecchio.
Non avevo proprio voglia di parlarne, volevo solo andarmene a dormire e lasciar perdere tutto.
 
“Less?” risuonò la voce della mia amica.
 
“Si, scusa. Ecco, io adesso non avrei molta voglia di parlarne. Sai, sono solo le 7:33 di mattina e l’unica cosa che vorrei ora sarebbe ritornare a dove tu mi avevi interrotta” dissi, piuttosto sgarbatamente.
 
Allie sembrò non curarsene e ridacchiò.
 
“Ok dai, hai ragione. Facciamo così, che ne dici se questo pomeriggio io, te, Lucy e Sylvie ci troviamo al “Blue Nights” per un frullato e ne parliamo tutte insieme?” propose, allegra.
 
L’idea non mi dispiaceva. Era da parecchio tempo che io le amiche non ci trovavamo per fare un giro tutte assieme in città. Eravamo state tutte e quattro impegnate in questo ultimo periodo… l’anno scolastico si stava per concludere e dovevamo dare il meglio per passare con, almeno, la sufficienza in tutte le materie.
 
“Ok, ci sto. A che ora?” domandai, cambiando posizione sul letto, girandomi a pancia in giù.
 
“Direi per le 16:30. Ti va bene?”
 
“Certo, Allie. Avverti tu le altre?”
 
“Si, si. Ci penso io. A dopo allora”
 
“Ok, ciao” posai il cellulare sul comodino, sollevata, e mi riavvolsi tra le coperte. Avrei potuto stare così per tutta la mattina, senza fare assolutamente niente. Non avevo compiti, ne cose da studiare, mancavano solo due giorni alla fine della scuola.
Un raggio di sole s’infiltrò attraverso le tende pesanti, illuminando la stanza. Chiusi gli occhi e mi lasciai accarezzare il viso dal tocco delicato della luce. Sentii mio fratello spalancare la finestra in camera sua.
Immaginai che si fosse svegliato sentendomi parlare al telefono. Restai ferma tra le lenzuola per un tempo indefinito, poi allontanai le coperte, sedendomi a gambe incrociate sul materasso.
Decisi a malavoglia di alzarmi dalla mia posizione oziosa e di dirigermi in bagno. Mi feci una doccia veloce, poi mi vestii senza nemmeno guardare ciò che indossavo. Raccolsi i capelli con un mollettone e mi diressi in cucina.
Un invitante profumo di pane tostato e bacon mi assalì mentre scendevo le scale con occhi socchiusi.
Entrai nella stanza e mi sedetti al mio solito posto laterale, a destra del tavolo, affianco alla tovaglietta apparecchiata di Liam.
Lui stava scaldando delle fette morbide di pane fresco sul tostapane malfunzionante, che emetteva sibili e sbuffi. Se non portavano a far riparare quel “robo” sarebbe finito per esploderci in faccia.
Liam mi salutò, alzando lo sguardo vivace ma allo stesso tempo stanco. Mamma e papà erano già usciti per la loro corsa mattutina.
 
“Ehi” mi accolse, con la sua voce roca mattutina.
 
I capelli castani, di una tonalità leggermente più scura della mia, erano bagnati e piccole gocce, risiedenti sulle punte, brillavano colpite dai raggi tenui del sole.
Presi un asciugamano e strofinai vigorosamente il panno sulla sua testa. Lui si mise a ridere.
 
“Che fai, Lee?” emise, con voce interrotta dalle risate.
 
“Ti sto asciugando i capelli, scemo!” risi anch’io.
 
Mi prese l’asciugamano dalle mani e lo gettò vicino al lavandino. Protestai, rivolgendogli una smorfia.
Lui, in cambio, mi diede un piatto contenente un toast spalmato di marmellata e con del bacon a parte. Ringraziai e mi risiedetti al mio posto, versandomi del succo d’arancia in un bicchiere.
Sbranai in pochi secondi il toast e mangiai con gusto i pezzetti di bacon che Liam aveva sistemato ordinatamente sul piatto.
Lui intanto mi guardava sorridendo, dando piccoli morsi al suo panino.
Afferrai il bicchiere di succo e cominciai a bere a piccoli sorsi.
 
“Allora…” esordì mio fratello “Che programmi hai per oggi?”
 
Sapevo che aveva sentito la conversazione tra me e Allie.
 
“Mah, mi trovo con le mie amiche per una chiacchierata” risposi, tranquilla.
 
Liam annuì e si sedette affianco a me, posando la testa sul gomito e guardandomi.
Continuai a sorseggiare il mio succo, guardandolo di sottecchi.
 
“Ne vuoi parlare ora? Intendo riguardo ieri sera…” lasciò la frase in sospeso.
 
Sussultai alle sue parole improvvise e la bevanda mi andò di traverso, costringendomi a tossire rumorosamente. Liam mi diede dei piccoli colpi sulla schiena. Mi fermai con le lacrime agli occhi.
 
“Stai bene?” mi chiese lui, ma nel suo tono avvertii una leggera sfumatura ironica.
 
“Si” sibilai, fulminandolo con lo sguardò.
 
Mi guardò con occhi divertiti, poi ritornò serio.
 
“Allora?”
 
“Allora cosa?”
 
“Lessy” sospirò.
 
“Sai già abbastanza. Hai letto il mio diario, no? Quindi sai anche più di quello che avrei potuto dirti”
 
Le mie parole attraversarono Liam come lame affilate, zittendolo.
Abbassò lo sguardo, evidentemente in colpa.
I suoi lineamenti si corrugarono in un’espressione triste.
Odiavo vederlo così.
Avvolsi, come potei, le sue spalle robuste e appoggiai la testa contro la sua.
 
“Liam, io non intendevo…” sussurrai, ma lui mi interruppe.
 
“No, è stata colpa mia” affermò “Non dovevo. E’ una situazione delicata. Non dovevo intromettermi. Se non vuoi parlare lo accetto, ti capisco”.
 
Lo guardai in silenzio, poi presi la mia decisione.
 
“Lo sai che sei una delle persone con cui mi confido di più. Sei il mio fratellastro, ma è come se fossimo geneticamente fratelli. Sei una delle poche persone, forse l’unica, con cui sento di poter essere veramente me stessa. Tu mi fai sentire accettata in qualsiasi situazione, cerchi sempre di starmi vicino, in un modo o nell’altro, fisicamente o mentalmente. I sei mesi che hai passato in America sono stati duri da affrontare. Senza te la casa sembrava vuota, nonostante con me ci fosse mamma… Si, hai sbagliato a leggere il mio diario e a intrometterti in cose che non avrei voluto che tu sapessi, ma sono disposta a perdonarti, a capirti. Per questo ho deciso che mi sento pronta per parlarne con te, per raccontarti meglio come sono andate le cose…” finii il mio piccolo discorso e attesi.
Liam si staccò da me e mi accarezzò i capelli. Un sorriso commosso si disegnò sul suo volto.
 
“Ti voglio bene” mormorò.
 
“Anche io. Tanto” lo abbracciai di nuovo, chiudendo gli occhi.
 
Restammo così, uno nelle braccia dell’altro, per qualche minuto, poi mi ritrassi e cominciai a parlare.
Gli raccontai di James, di come lo amassi, di come mi fossi fidata di lui.
Di come ci fossimo conosciuti, di tutti i pomeriggi passati insieme, tra mille carezze e baci, delle nostre chiacchierate a notte fonda solo per sapere come andava.
Gli raccontai della festa di quella sera, di come ci fossimo divertiti.
Di quando vidi James, ubriaco, uscire dalla casa dove si teneva il party e dirigersi verso la piscina, nel retro del giardino.
Gli raccontai di quando lo rincorsi, urlandogli di fermarsi, mentre lo guardavo spogliarsi dei vestiti.
Di quando lo afferrai per il braccio prima che si buttasse nell’acqua gelida della piscina.
Gli raccontai di quello sguardo.
Gli occhi di James sfigurati dall’ira sui miei.
Rividi tutto in un flash, come un fulmine in mezzo al temporale.
Lui che mi sbatteva violentemente contro il muro.
Io senza forze dall’impatto.
Lui che mi spogliava, mi tirava schiaffi sul viso.
Io che cercavo di liberarmi, piangendo.
Le mie urla che nessuno udì.
 
Liam rimase ad ascoltare, con occhi sbarrati.
Le parole fluivano fuori dalla mia bocca senza fermarsi, senza ripensamenti.
La mia voce era tremante ma, allo stesso tempo, decisa a raccontare tutto, una volta per tutte.
Stavo svuotando il sacco.
Mi stavo liberando di tutto ciò che mi aveva oppresso per mesi.
Avevo tenuto i ricordi chiusi in un angolino della mia mente, sperando di dimenticare, di eliminarli.
Ma loro c’erano.
Erano sempre stati lì, nell’attesa di uscire.
Finii il mio racconto e rimasi in silenzio.
Non riuscii a descrivere l’espressione dipinta sul volto del mio amato fratello.
Era un misto di rabbia, paura, disperazione.
Era sconvolto.
 
“Cazzo Less. Mi dispiace” riuscì a dire.
 
Annuii, restando muta.
 
“Dov’è James ora? Che fine ha fatto?” domando, poco dopo. Sembrò essersi leggermente ripreso.
 
“I-io non lo so” mormorai.
 
“Se lo trovo, Dio, se lo trovo quel figlio di puttana…” la frase rimase in sospeso, lasciando poco spazio all’immaginazione.
 
Abbassai lo sguardo, fissandomi le mani.
Lui me le prese e le rigirò tra le sue.
 
“L’hai più rivisto?” mi chiese, con voce più tenue.
 
Esitai qualche secondo, prima di rispondere. Alzai lo sguardo.
 
“Si, il giorno dopo l’accaduto. Era venuto per scusarsi… ma io lo respinsi”
 
“Cosa ti disse?”
 
“Che gli dispiaceva, che non era sua intenzione… che era ubriaco, l’alcool aveva preso il sopravvento”
 
Liam sospirò, distogliendo lo sguardò dal mio. Sembrò non sapere che altro dire. Scosse la testa.
 
“Cosa pensi di fare?” mormorò.
 
“In che senso?” chiesi io.
 
“Riguardo James. Come pensi di affrontare la cosa?”
 
“Io l’ho già affrontata. Ho deciso di dimenticare”
 
“Quindi hai deciso di lasciar perdere? Quel coglione ti ha praticamente stuprata e tu decidi di dimenticare?!” notai la rabbia nel suo sguardo.
 
“E cosa dovrei fare, secondo te?! Dai, dimmelo!” urlai all’improvviso, con le lacrime agli occhi, facendolo ritrarre.
 
“Scusa” sussurrai, accorgendomi di averlo turbato.
 
“No, vabbè… ho sbagliato io. Dovevo parlarti più cautamente. È difficile ciò che hai passato. È semplicemente orribile” rispose, sinceramente dispiaciuto.
 
Non seppi cosa dire. Rimasi semplicemente a fissare il vuoto davanti a me.
Liam si alzò dal suo posto, affianco al mio, e si diresse fuori dalla stanza.
Ne ritornò dopo pochi secondi, con il casco della moto.
 
“Vado a farmi un giro, Lessy. Ho bisogno di prendere una boccata d’aria” disse, spalancando la porta d’entrata.
 
“Ok, a dopo” mormorai.
 
La porta si richiuse e il silenzio tornò a dominare.

 

Spazio autrice.

Salve gente, ecco a voi il settimo capitolo!
Questo capitolo è un po' più lungo degli altri, quindi spero non vi siate annoiate a leggerlo e spero che vi sia piaciuto come gli altri:)
Niente da dire, qui abbiamo Less e Liam che parlano, lei che finalmente decide di svuotare il sacco, di confidarsi con lui.
Non c'è molta azione ovviamente ma vi anticipo già che nel prossimo capitolo ce ne sarà eheheh.
Comunque buona lettura.

un bacio x

-Alessia

  
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