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Autore: Winchester_Morgenstern    10/06/2014    3 recensioni
Rufy ha perso un uccellino d'oro sgraffignato con Ace e Sabo ai briganti. Il suo fratellone è arrabbiato con lui, e per questo si avventurerà nella foresta a cercare il loro bottino esposto a pioggia e vento.
Rufy troverà l'uccellino? Ace lo perdonerà?
Dalla storia:
— Ahi! E tu, Rufy? Non dici niente? — [...]
— Parlate. Tanto lo sanno tutti che il Re dei Pirati sarò io! —
[...]
— Ma tanto siamo ancora fratelli, vero, O-Nii-san? — [...]
[...] — No. Tu non sei mio fratello. Sei solo uno stupido marmocchio deficiente! Ti odio! —
[...]
— ACE, AIUTAMI! ACEEEEE! DOVE SEI, FRATELLONE? TI PREGO! — ma nemmeno l'eco delle sue parole gli rispose.
[...]
— PEZZO D'IDIOTA! COSA DIAVOLO TI È SALTATO IN MENTE, EH?! USCIRE CON QUESTO TEMPO! DEFICIENTE! SCONSIDERATO! —
[...]
— A… a… at… Atchiù! — E starnutì sul volto del fratello.
— Bleah, che schifo, Rufy!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per un uccellino d'oro

— Rufy! Porterò insieme a Sabo il pesce per stasera, tu devi solo tenere al sicuro il bottino, intesi? — Ace squadrò dall'altro in basso il bambino.
— Sì, fratellone! — cinguettò il piccolo, mostrandogli orgogliosamente il tesoro che aveva tra le mani: un piccolo uccellino d'oro massiccio, con due pietre preziose al posto degli occhi, che avevano rubacchiato a una banda di briganti che era passata in città appena qualche ora prima. Ovviamente gli uomini non se n'erano accorti, anche se era il pezzo più bello e pregiato della refurtiva non era sorvegliato granché bene, anzi, barcollava in bilico su un carretto guidato dai briganti. Prima che avessero scoperto la sua scomparsa, probabilmente sarebbero stati già in viaggio verso città più grandi e pullulanti di ricconi e figli di papà. 
Ace sbuffò. — C'è solo da sperare che tu non lo perda, idiota! — borbottò, volgendo il capo dall'altra parte e afferrando la coda del grande pesce che aveva abbattuto con gli altri due, issandosela in spalla.
— Andiamo, Ace, vedrai che andrà tutto bene e l'uccellino arriverà alla base. Lo uniremo al nostro tesoro e quando sarà abbastanza compreremo una nave e salperemo sotto il mio comando! E diventerò il Re dei Pirati! — rise Sabo, afferrando il capo del pesce.
Ace si fermò di botto e scoccò all'amico un'occhiata adirata: — Sarò io il capitano! Il Re dei Pirati sarò io! — esclamò, deciso.
— Non è vero! Mai! — ribatté l'altro, scuotendo il capo, contrariato.
Da lì scoppiò una lite che durò talmente tanto che, nel mentre, avevano già percorso metà strada per arrivare da Dadan. Ad un certo punto si accorsero di qualcosa che non andava: il silenzio. Rufy che non parlava? Che non si lamentava o chiedeva qualcosa? Impossibile. Il mondo aveva incominciato a girare al contrario? Molto più probabile.
— Forse è caduto e ha perso la lingua. — bisbigliò cautamente Ace a Sabo. Lui ridacchiò: — È anche per questo che sarò io il capitano! Tu non sai tenere a bada nemmeno Rufy, figurarsi una ciurma intera! — 
— Non è vero! Sono più che in grado di controllare il moccioso! — strillò Ace, dandogli un pugno in testa.
— Ahi! E tu, Rufy? Non dici niente? — Sabo si voltò, ironico, verso il più piccolo, che scrollò le spalle.
— Parlate. Tanto lo sanno tutti che il Re dei Pirati sarò io! — rise e corse in avanti, lasciando i due ragazzini a scoccargli occhiate malevole e sibilargli improperi vari. 




— Allora, Rufy, forza! Posa qui la statuina! — Sabo indicò la cassa contenente le monete d'oro, mentre si dondolava su un ramo del grosso albero.
Il bambino annuì e, sotto lo sguardo vigile di Ace, ficcò la mano nella tasca destra dei pantaloni. Sbiancò quando la sua mano non incontrò altro che tessuto.
Ace serrò le labbra mentre il fratellino portava la mano nell'altra tasca, trovandola vuota. Controllò ancora una volta tutte e due le tasche e poi passò a quelle anteriori. Niente. Erano vuote.
Deglutì e incrociò lo sguardo furibondo del fratello. — Tu non l'hai perso, vero, Rufy? — insinuò lui, controllando a stento la rabbia nella voce.
— No! — Il bambino saltò in piedi, rischiando pericolosamente di cadere dall'albero. — Cosa dici! Io l'ho solo… cioè, è solo… da qualche parte nella foresta. — arrossì e abbassò lo sguardo, mentre Ace incominciava a urlargli contro.
— Stavamo aspettando da tempo che passassero degli stupidi briganti, e tu hai perso l'uccello! Sei uno stupido, stupidissimo ragazzino! Non sei mio fratello, io ti odio! Da quando sei arrivato non fai altro che causare grane! Ti odio! — strillò il corvino, con le guance rosse di rabbia. Non degnò di un'occhiata gli altri due bambini e scese dall'albero, afferrò il suo bastone da caccia e si diresse verso la casa di Dadan.
— Ace! Ace, aspetta! Aspettami, fratellone! — Rufy salutò frettolosamente Sabo e si lanciò giù dall'albero, correndo verso il fratello che, per tutta risposta, avanzò il passo, serrò le braccia contro il petto e alzò sdegnosamente il naso all'aria.
— Vai via! Non voglio più vederti! —
Rufy chinò il capo, mordicchiandosi le labbra, e poi rialzò lo sguardo verso il più grande. — Ma tanto siamo ancora fratelli, vero, O-Nii-san (1)? — chiese, speranzoso.
Ormai sulla porta della casa, Ace serrò le labbra, le dischiuse e disse: — No. Tu non sei mio fratello. Sei solo uno stupido marmocchio deficiente! Ti odio! — e si richiuse la porta di casa alle spalle.




Rufy si rigirò nella coperta, incapace di prender sonno. Ace non poteva odiarlo! Lui era suo fratello! Gli voleva bene…
Singhiozzò nel cuscino e le lacrime gli rigarono il viso, bagnandogli anche la maglietta.
Rimase per qualche minuto così, fermo, e poi scalciò via le coperte e attraversò la stanza cercando di fare il minor rumore possibile. Guardò il volto dormiente di Ace e, prima di uscire, bisbigliò: — Ti renderò fiero di me, fratellone! —
Si ritrovò subito dopo sotto la pioggia torrenziale e il vento gelido: non c'era mai stata fin da quando era arrivato lì notte più gelida di quella. Si strinse da solo nelle braccia e batté i denti. Doveva andare avanti! Non poteva fermarsi proprio adesso. 
Infilò le mani sotto le ascelle e rabbrividì, e poi corse in direzione della foresta. Doveva ritrovare quell'uccellino!
Camminò per quelli che gli sembrarono chilometri sotto la pioggia gelida e in balia del vento pungente, cercando invano il bottino.
Niente. Sembrava essere scomparso.
Camminò ancora un po', fino a ritrovarsi nel cuore della foresta, col volto quasi nel terreno per la fretta e l'ansia di scovare l'uccellino. E finalmente colse uno scintillio dorato, proprio davanti a lui, nascosto quasi dietro un masso, una specie di pallina informe di fango, acqua ed erba.
Si gettò in avanti. L'uccellino! Lo afferrò, entusiasta, e lo ripulì sulla sua maglietta fradicia. 
Si voltò per tornare indietro e rimase raggelato. La pioggia si era fatta così fitta che gli impediva di vedere ad un palmo dal suo naso, e non poteva nemmeno alzare lo sguardo perché altra pioggia cadeva da tutte le direzioni. Era tanto fitta da sembrare un unico lungo, costante getto d'acqua che copriva anche il cielo scuro. 
Mosse qualche passo, con la visuale completamente oscurata, quasi stesse avanzando nel nulla. Sfiorò quello che gli sembrò il ramo di un albero, e mise le mani davanti a sé, muovendosi a tentoni.
Nonostante ciò, andò a sbattere contro qualcosa di grosso, freddo e duro, e sentì qualcosa colargli dalla fronte. Se la toccò e scoprì che non era pioggia. Era più calda, era sangue. 
— ACEEEE! — urlò, terrorizzato. — FRATELLONE! —
— ACE, AIUTAMI! ACEEEEE! DOVE SEI, FRATELLONE? TI PREGO! — ma nemmeno l'eco delle sue parole gli rispose.
Scoppiò a piangere e le lacrime si mischiarono alla pioggia e al sangue, e quel misto di sapori gli raggiunse le labbra. Singhiozzò forte.
E poi sentì dei passi sulle foglie e l'eco di un urlo disperato.
— ACEEEEE! ACE, SEI TU? 




BUM BUM BUM! BUM! BUM BUM!
Ace si schiacciò il cuscino sulla testa, irritato. Chi era che faceva quel baccano nel cuore della notte?
Preferì non soffermarsi sulla questione e cercò di riaddormentarsi. 
Ma fu praticamente impossibile, due vocioni gli trapanavano la testa.
— Garp! — brontolò una Dadan molto assonnata. — Cosa ci fai qui? 
Il vecchio si toccò pensosamente il pizzetto bianco. — Mmmh… forse cercavo una pentola per cuocere dell'antilope piovuta dal cielo. Cosa pensi, brigante da strapazzo?! Sono qui per vedere Ace e Rufy! — 
La donna corpulenta borbottò qualcosa che Ace non riuscì a sentire, ma che suonò lo stesso molto offensivo nei suoi confronti e in quelli di Rufy.
Già, Rufy, quel piccolo guastafeste. Forse era stato un po' troppo duro… si allungò verso il fratello per svegliarlo, ma la sua mano toccò solo coperte fredde e vuote.
— DOV'È RUFY?! — l'urlo di Garp lo fece scattare in piedi e mettere a fuoco l'ambiente: Rufy non c'era.
Un secondo. Cosa? Rufy! Dov'era?
— Fratellino! Esci fuori, forza! — esclamò. Ma nessuno gli rispose, tantomeno la risata squillante del bambino.
Garp sembrava furibondo, Dadan spaventata dal marine e Ace era letteralmente terrorizzato. Non per Garp, figurarsi, ma per Rufy! Dov'era il suo piccolo fratellino? Fuori pioveva come non mai e non si vedeva praticamente nulla, quindi nemmeno Rufy era tanto sconsiderato da uscire con quel tempaccio, no? 
O meglio: chiunque sano di mente o anche qualunque sconsiderato non sarebbe uscito, ma il bambino…
Ripensò a quel bisbiglio flebile che aveva sentito nel sonno, a cui non aveva prestato attenzione mezzo addormentato com'era: — Ti renderò fiero di me, fratellone! —. E poi la porta che si apriva e richiudeva. Scattò in avanti, afferrando contemporaneamente il bastone, ritrovandosi sotto la pioggia torrenziale. Non vedeva praticamente nulla.
— Rufy… — chiamò debolmente, senza ottenere risposta.
Ringhiò, frustrato, battendo il bastone a terra. Suo malgrado, continuò ad avanzare, divorato dalla preoccupazione.
— RUFYYYY! — strillò, battendo palmo per palmo il bosco. Niente. Continuò ad inoltrarsi nella foresta, infreddolito e terrorizzato non per se stesso ma per la sorte del fratello, fino a che non sentì un debole fruscio di foglie. Un singhiozzo. L'eco di un grido.
— RUFY! — urlò ancora, sperando in una risposta e correndo verso dove pensava di aver sentito il grido. Un urlo felice in risposta. Si ritrovò a stringere una massa arruffata e bagnata tra le braccia.
— Rufy… — sospirò, prendendo fiato: — PEZZO D'IDIOTA! COSA DIAVOLO TI È SALTATO IN MENTE, EH?! USCIRE CON QUESTO TEMPO! DEFICIENTE! SCONSIDERATO! — Lo prese in braccio, barcollando sotto il peso poi non tanto inferiore del più piccolo, vista la poca differenza di età, e continuò a borbottare improperi fino a quando non si ritrovarono sotto la tettoia della casa di Dadan e gli altri briganti. E Rufy rideva.
— Ace… — Il corvino si voltò verso il più piccolo. Cosa voleva ancora?
Lo vide estrarre qualcosa di sporco e vagamente scintillante dalla tasca. L'uccellino!
— Così ora sarai fiero di me. E ritornerai ad essere mio fratello, vero, Ace? — Mormorò il bambino, mordicchiandosi le labbra.
Ace assottigliò pericolosamente gli occhi: Rufy si era sperduto nella foresta solo per quello stupido uccello? Altro che sconsiderato, era…. era…. e poi si bloccò.
Il suo fratellino si era gettato nella tempesta nel cuore della notte, in una foresta pullulante di strane creature e tipi loschi, per… lui. Solo per lui.
E Ace comprese che Rufy non avrebbe mai potuto smettere di essere il suo fratellino, così come lui non avrebbe mai smesso di essere il suo fratellone. E non perché il sangue li legava, probabilmente non avevano nemmeno una goccia di sangue in comune, ma perché… semplicemente… erano quei piccoli, grandi gesti che li rendevano fratelli. Per sempre.
Inspirò rumorosamente e si slanciò in avanti, abbracciando il più piccolo.
— Ti voglio bene, Rufy, non dimenticarlo mai. Ti voglio bene come a nessun altro al mondo. — Fece una pausa, arrossendo. — Sei il mio fratellino, non potrai mai smettere di esserlo. Mai. —
Rufy rise, felice. Ace l'aveva perdonato! Si strinse di più a lui.
— Ti voglio bene anch'io, O-Nii-san. — Fece una pausa. — A… a… at… Atchiù! — E starnutì sul volto del fratello.
— Bleah, che schifo, Rufy! 


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(1) O-Nii-san : Nii-san. Significa fratello maggiore ed è usato sia da solo che come suffisso. A seconda del grado di confidenza, si sceglie il suffisso più appropriato. Può essere preceduto da o- che è un prefisso onorifico. 
[Spiegazione tratta da Yahoo]
In molte ff c'è scritto Onii-san, ma in realtà significa: Onii-san = Termine usato a volte dai bambini per riferirsi ad una persona più grande di loro che non conoscono. 
[Spiegazione tratta da Yahoo]
A.A:
Ehm… salve!
Che dire, sono praticamente una novellina in questo Fandom. Non seguo sempre One Piece, piuttosto saltuariamente, in realtà, molto saltuariamente. Ma le avventure di Sabo, Rufy ed Ace da bambini mi hanno colpita diritto al cuore, e poi… Ace morto… be', diciamo che è il mio personaggio preferito e mi son vestita a lutto per due giorni, sì. ^.^
E niente, mi sono semplicemente divertita a scrivere di loro da bambini, e non solo perché amo questo periodo più degli altri, ma anche perché era probabilmente l'unico in cui avrei potuto riscontrare meno incongruenze, visto che ho guardato tutte le puntate di quel periodo, mentre se avessi deciso di scrivere della morte di Ace - cosa che farò, prima o poi, giusto il tempo di documentarmi… :) - ci sarebbero state troppe incongruenze con la trama, visto che non conosco parecchi personaggi. ^.^
A qualcuno è mai passato per la mente di scrivere di un ipotetico incontro fra Gol D. Roger e Ace? Prima o poi lo farò. Stravolgerò praticamente tutta la storia, la renderò AU, OOC, What if e quant'altro, ma prima o poi ci proverò. Ma poi perché lo sto dicendo?
E… e niente. Spero di non aver reso i personaggi OOC!
Sono davvero tormentata da questo dubbio, in realtà sono terrorizzata dal giudizio di voi fan di One Piece in generale! Che ne dite, era decente?
Vi prego, recensite e fatemelo sapere! ;)
A presto, spero. ^.^
-D. 
   
 
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