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Autore: Manny_chan    10/06/2014    2 recensioni
Il Mondo è cambiato.
Il Paradiso è cambiato.
Sariel stesso è cambiato, tanto che ne ha quasi paura.
Per quello è sulla terra, per cercare un modo per riequilibrare le cose. Ma per farlo dovrà trovare un vecchio nemico e un antico rancore arde nel profondo del suo animo....
Fiction partecipante al contest ''Sesso o amore?'' organizzato sul forum da petite_love e lelle10
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Inferno e Paradiso'
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Aspettava...

Ci aveva pensato, a lungo.

Andarsene e cominciare la sua missione altrove, dimenticarsi di Belial.

Sariel sospirò, scuotendo la testa. Ci aveva pensato, eccome, ma qualcosa dentro di lui, nel profondo, aveva protestato vivamente. Doveva quantomeno ripagare il debito che aveva con lui, si era detto.

Seduto sulla balaustra del balconcino dell'appartamento del demonio aspettava che si facesse vivo. Le luci all'interno erano accese ma dell'altro non c'era traccia.

Avvertiva la sua presenza, debole, ma costante, segno che era nei paraggi. Non passarono che pochi minuti, Infatti, prima che Belial apparisse, avvolto nell' accappatoio scuro.

Lo sapeva che era in casa.

Sariel si staccò dalla balaustra, avvicinandosi alla finestra -appena riparata- bussando delicatamente sul vetro.

Lo sguardo di Belial saettò verso di lui, aggrottando la fronte raggiunse la porta finestra aprendola. "Oh. Guarda. Ora bussiamo", disse sarcastico. "Che cazzo vuoi ancora?"

Sariel inarcò un sopracciglio. Era di umore peggiore del solito, notò, e guardandolo meglio ne capì anche il motivo. Teneva un braccio premuto contro lo stomaco, gli occhi, sotto la frangia bagnata erano pesti e ombreggiati da lividi violacei e le labbra erano piene di tagli. Non doveva essere stata una buona serata. "Mi fai entrare?", chiese.

"Fanculo", fu la risposta di Belial. "Trovati un altro posto dove nasconderti. A meno che tu non voglia Iniziare a pagarmi l'affitto", sbottò chiudendo la finestra, voltandosi però trassalì, ritrovandosi l'angelo di fronte. "Oh beh. Grazie per averlo chiesto", mugugnò sarcastico. "Fa come fosse casa tua."

Sariel accennò un sorriso, poi fece un cenno con la testa. “Che ti è successo?”

“Quello che succede tutti i primi giorni del mese, quando non ho i soldi per pagare l’affitto, ecco cosa è successo”, ringhiò Belial, oltrepassandolo. “E indovina? Ho fatto altri debiti per riparare la finestra, evviva!”

Sbuffò, voltandosi verso l’angelo. “Se ti interessa, a  giudicare dal rumore che hanno fatto le mie ossa contro di essa, dovevano avere una spranga di ferro, ma non ne sono certo dato che ad un tratto non ho visto più nulla.”

Sariel non fece commenti. Lo lasciò sfogare. Strano, pensò, solo pochi giorni prima lo avrebbe zittito o se ne sarebbe semplicemente andato…

Finite le lamentele Belial sospirò. “Allora, cosa vuoi ancora?”, mugugnò.

“Ti avevo detto che sarei tornato.”

“Vero, l’avevi detto, ma in realtà non ci contavo.”

“Io saldo sempre i miei debiti.”

Belial a quel punto sospirò, massaggiandosi una tempia. “D’accordo, d’accordo. Quindi ho diritto ai miei tre desideri?”

Un occhiata all’angelo gli comunicò che non aveva colto la citazione. Era umano da così tanto tempo che ormai parlava come loro.

“Non esagerare”, fu infatti la pacata risposta di Sariel. “Dimmi che cosa vuoi per considerarci pari e finiamola qui.”

Il moro arricciò il naso. “Guastafeste”, brontolò. Poi tornò serio. A quanto pareva aveva una sola richiesta, doveva sfruttarla bene.

Certo, tutti i suoi sensi gli stavano praticamente urlando di proporre all’angelo una notte di sesso sfrenato. Tuttavia…

Quello avrebbe appagato la sua libido ed il suo orgoglio per un po’, ma poi cosa gli sarebbe rimasto? Un pugno di mosche ed un ricordo che alla lunga sarebbe diventato una sofferenza. L’unica cosa che voleva davvero era che finisse tutto. Niente fame, né freddo, né dolore. Solo il nulla. “Uccidimi”, sussurrò, con estrema facilità, quasi quelle parole fossero lì da secoli ed aspettassero solo di essere pronunciate.

Sariel sbattè le palpebre, preso alla sprovvista. “Eh?”, domandò. Si aspettava richieste assurde e perverse, conoscendolo, ma quella…

Belial si avvicinò, afferrandolo per il bavero dell trench con la mano sana. “Ho detto uccidimi. Fallo, in nome di tutto ciò che ti è più caro, se ne sei in grado, fallo!”

Gli tremava la mano dalla forza con cui stava stringendo le dita. “Se questa maledizione non può essere spezzata, allora che sia finita e basta….”

Sariel lo guardò silenzioso, poi distolse lo sguardo.

Compassione.

Empatia.

Raramente aveva visto una tale disperazione negli occhi di qualcuno. Ma a fare ancora più male era la consapevolezza di non poter fare nulla per porvi fine. “Mi dispiace”, sospirò, sollevando la mano per prendere quella di Belial ma questi la ritrasse di scatto.

“No!”, esclamò. “Non dire che ti dispiace, maledizione, fa qualcosa!”, gridò, col fiato corto.

“Mi dispiace”, ripeté Sariel. “Ma temo che l’unico che potesse fare una cosa del genere sia scomparso assieme a colui che poteva spezzare la maledizione...”

Si era aspettato un crollo. Una scenata.

Belial invece sembrò incassare il colpo senza fiatare. “Molto bene”, mormorò, lugubre. “In questo caso vattene. E cerca di non tornare più.”

“Perché?”, lo interruppe Sariel a quel punto. “Mi odi così tanto da rifiutare un aiuto qualsiasi?”

Non poté aggiungere altro perché il demonio si mise a ridere. Una risata completamente priva di allegria. “Odiarti?”, ansimò, riprendendo fato. “Odiarti…”, lo raggiunse, dandogli una spinta, rabbioso. “Non capisci proprio nulla, cazzo… Vorrei scoparti fino allo sfinimento, e ancora, e ancora…”, ringhiò. “Ma non ti rendi conto…”, sembrò vacillare e perdere completamente le forze. “...non ti accorgi dell’effetto che mi fai quando ti avvicini e di quanto sia sempre più doloroso ogni volta che te ne vai?”, la sua voce si incrinò leggermente. “Ogni volta che torni e poi sparisci di nuovo è sempre peggio…”

Era umiliante ammetterlo, e non ne capiva il motivo, ma era inevitabilmente attratto dall’angelo con ogni fibra di sé stesso...

Sariel a quel punto allungò la mano, non sapeva cosa fare per lui ma sentiva il bisogno viscerale di consolarlo.

Perdono.

Comprensione.

Le parole di Lelahel tornarono a risuonargli nella mente.

Qualsiasi atrocità possa aver commesso, l’ha già scontata da un pezzo… Siamo creature fatte per amare e perdonare...

Belial arretrò di scatto. “Non toccarmi, risparmiatelo”, ringhiò. La virtù però sembrò non ascoltarlo. Non voleva che lo toccasse. Non voleva!

Diamine, se l’avesse anche solo sfiorato ancora sarebbe crollato del tutto...

A furia di arretrare si ritrovò con la schiena contro al muro. “Smettila…..”

Sariel lo ignorò nuovamente, gli prese il polso del braccio che teneva stretto al fianco, facendoglielo sollevare e strappandogli un gemito di sofferenza. Con l'altra mano gli prese il viso, per tenerlo fermo. "Adesso capisco. Lelahel aveva ragione...", mormorò.

Un lampo di rabbia attraversò gli occhi di Belial. Si aggrappò al braccio dell'angelo, per cercare di liberarsi, con poca convinzione però.  "Ah, é così?", ringhiò. "Hai preso un tè con i Serafini e tra un biscotto e l’altro avete spettegolato su di me?"

"Non esattamente"

"Cosa allora? Su cosa Leah aveva ragione?"

Leah.

Una conferma, quel nomignolo, sul fatto che i due si conoscessero…

Sariel mise in secondo piano quella curiosità, per il momento, e gli premette un dito sulle labbra, per zittirlo. "Sul fatto che, per quanto corrotta, spezzata e mutilata, la tua anima rimane quella di un angelo...", soffiò. “E come tale urla la sua disperazione ed il suo desiderio di avere accanto un suo simile."

Belial voltò la testa di lato, di scatto. "Stai dicendo un mucchio di cazzate!", sbottò.

Sariel a quel punto rise sommessamente. "Davvero?", chiese beffardo. "Come va il braccio?"

Belial serrò i denti con forza. Già, gli era bastato che lo toccasse a quel modo ed il dolore era sparito. Poteva sentire le sue ossa rinsaldarsi velocemente e, ne era certo, anche lividi e tagli erano scomparsi…

"E questo cosa dovrebbe significare?", sibilò.

La virtù scosse la testa, sorridendo accondiscendente, come se avesse a che fare con un bambino capriccioso. "C'é una cosa che i Serafini tendono a dimenticare, in quanto non li riguarda direttamente, ma che i guerrieri non dimenticano mai. Ogni creatura celeste é in grado di sfruttare il potere di un altro guerriero se si trova in difficoltà, semplicemente sfiorandolo. É per questo che i soldati non si muovono mai soli. Per questo motivo ci è sempre stato insegnanto il valore dell’amicizia e della lealtà. Ed é per questo che muori dalla voglia di toccarmi e che per te é una sofferenza ogni volta che me ne vado...", lo lasciò andare, allontanandosi di un passo.  "Perché quando riesci a sfiorarmi per te é come riavere i tuoi poteri... Non tutti, non quell'enorme potere che ti aveva donato Lucifero, malvagio e corrotto, ma parte dei tuoi poteri originali. Anche se in minima parte, è sufficiente a farti stare bene, vero?"

Belial aveva reclinato la testa all'indietro, appoggiando la nuca alla parete. "Smettila ", ansimò, come se faticasse a respirare. "Smettila di torturarmi così..."

"Belial, se volessi torturati me ne sarei già andato..."

"E allora cos'é che vuoi?"

Sariel esitò. Che cosa voleva? Non ne era più certo ormai. Non era lì per vendetta, né per gratitudine, né tantomeno perché glielo aveva chiesto Lelahel. Era lì perché lo voleva. "Non ne sono sicuro..." ammise.

Belial a quel punto lo raggiunse, afferrandolo per il bavero del cappotto, con entrambe le mani quella volta. "Intanto che ci pensi...", sibilò, tirandolo per farlo abbassare leggermente e premendo con forza le labbra sulle sue.

Sariel non lo colpì e non lo allontanò, semplicemente non reagì... Perché non sapeva in che modo farlo.

Socchiuse gli occhi, il gesto più istintivo che gli veniva da fare era quello di avvicinarsi a Belial ancora di più. Fu quello che fece, appoggiò una mano sulla schiena del moro, annullando la distanza tra i loro corpi.

Belial soffocò un’esclamazione di sorpresa; incoraggiato da quella reazione si aggrappò alle spalle dell' angelo, una mano dietro la nuca per spingerlo ad approfondire il bacio.

Se sfiorarlo lo faceva sentire bene, quel bacio fu come una violenta scarica di adrenalina. Il suo cuore cominciò a battere più veloce, alimentato da una nuova energia. Si allontanò quel tanto che bastava per riprendere fiato.

"Non chiedermi di fermarmi adesso", sibilò aggressivo, afferrando con prepotenza una delle ciocche candide sfuggite alla treccia dell’altro.

"Non era mia intenzione", fu la lapidaria risposta dell'angelo, guardandolo dritto negli occhi per qualche secondo, prima di prendere lui l'iniziativa di baciarlo di nuovo.

Belial dovette fare forza, per fargli sfilare il trench, era il primo partner, dopo tanto tempo, ad essere così impacciato nello spogliarsi.  "Dì un po'" disse, divertito. "Mi sembri alquanto rigido...", notò, spingendolo verso il letto. "Pensavo che ormai il sesso fosse stato sdoganato anche nel regno celeste..." sorrise malizioso, facendolo sedere.

Sariel sbuffò appena. "Non mi é mai interessato..."

"Proprio una virtù integerrima...", Belial gli scivolò alle spalle, slacciandogli la camicia, e baciandogli languidamente il collo. "Ho molto da insegnarti allora..."

Forse avrebbe dovuto pensare alle conseguenze, era certo che l'angelo lo stesse assecondando per quel debito o, ancora peggio, per pietà.

Ma aveva scacciato ogni pensiero al riguardo. Se fosse stata una sola volta... Beh, l'avrebbe resa memorabile...

Lasciò scivolare le mani sul petto dell'altro, mordendone  la pelle chiare delle spalle; lo sentiva rilassarsi sempre di più. Sorrise, ci sapeva fare, era certo che presto l'avrebbe fatto sciogliere come cera...

O almeno lo pensò per qualche secondo, gli aveva appena fatto scivolare la camicia giù dalle spalle infatti, indugiando sui muscoli delle braccia,  che venne scaraventato all'indietro, sul materasso. "Che cazzo stai facendo...?", sbottò.

Sariel per tutta risposta gli lanciò uno sguardo furente. Si era alzato in piedi, tenendosi il braccio dove, sulla pelle chiara, si stava delineando lentamente un marchio formato da sottili arabeschi.

Quel marchio che molto tempo prima gli aveva fatto bruciare la pelle come il fuoco e che poi, lentamente, era svanito fino a quel momento, in cui probabilmente aveva reagito al tocco di Belial.

Il ricordo indelebile del loro primo incontro...

Doveva essere impazzito, si era davvero lasciato andare a quel modo con lui?

"Ma cosa stavo pensando?", mormorò, raccogliendo la camicia dal pavimento ed infilandosela di nuovo.

“Che cazzo stai facendo?”ringhiò nuovamente Belial. “Non puoi andartene ora!"

“Non solo posso, ma é quello che farò", rispose lapidario, Sariel, prendendo anche il trench e buttandolo su un braccio.

“Sei in debito con me, ricordatelo!”

“Non la vedo allo stesso modo.”

"Ti avverto, Sariel!"

L'angelo si fermò con la mano sulla maniglia della finestra. "Tu mi avverti?", chiese, apatico.

"Esatto. Ti avverto, esci da qui e d'ora in poi mi dedicherò solo ed esclusivamente a fare del male, ucciderò ogni uomo, donna e bambino che mi troverò davanti e il loro sangue ricadrà anche sulle tue mani!", ribatté Belial, minaccioso. Stava rischiando il fondo con le unghie perchè sentiva che quella volta, se lo avesse lasciato andare, sarebbe stato per sempre. Lo sentiva, quella era l'ultima carta che poteva giocarsi. Sembrò funzionare perché Sariel abbassò il braccio, camminando lentamente vero il letto. Per contro, sembrava infuriato e glielo confermò il violento manrovescio che gli arrivò l'attimo dopo.

“Davvero mi chiedo…”, sibilò Sariel, prendendolo per i capelli, sulla nuca, avvicinando il viso al suo. “...per quale assurdo motivo abbia provato pietà di te.”

Non si aspettava una risposta. Nemmeno la voleva in realtà. Lo spinse contro al materasso, salendogli a cavalcioni per tenerlo giù. In quel momento desiderava fargli male, tanto male.

Belial soffocò un’imprecazione, sollevando le braccia per coprirsi il viso. Diamine, ne aveva già prese abbastanza per quella notte. “Non l’ho chiesta io, la tua pietà!”, ringhiò, opponendo una strenua resistenza -strenua ma inutile- quando l’angelo gli afferrò i polsi, costringendolo ad allargare le braccia, bloccandogliele contro il materasso.

Sariel lo tenne fermo, poteva divincolarsi quanto voleva, ma non aveva speranza di vincere sul piano fisico, contro di lui.

Fargli male, quello era il suo unico pensiero.

O meglio.

Lo fu per qualche secondo, prima che il ricordo della conversazione avuta con Lelahel gli si conficcasse nel cervello come una freccia.

Inspirò profondamente, non avrebbe ricavato nulla con la violenza…

Non poté fare a meno di confrontare il Serafino, dolce e pacato, con la sua bontà sconfinata, con la creatura sotto di sé, che si dimenava con violenza per liberarsi come un cane idrofobo.

Come potevano appartenere alla stessa specie? Non riusciva a vedere nulla, in quella belva, che gli ricordasse un Serafino...

“Ma che cosa ti ha fatto Lucifero per farti diventare una bestia del genere?”, mormorò.

Belial smise di colpo di agitarsi, fulminandolo con lo sguardo. “Non ti azzardare a parlare di lui…”, ringhiò rabbioso. “Dì solo una parola contro di lui e io…”, si morse il labbro inferiore, qualsiasi minaccia sarebbe suonata ridicola, in quella posizione.

Sariel accennò un sorriso amareggiato. “Ti ha trasformato nel suo cagnolino fedele… E’ morto da chissà quanto tempo e tu ancora sei pronto ad abbaiare per difenderlo.”

“Non…. Non sono un cagnolino, ero il suo compagno!”

“Eri uno dei suoi tanti amanti, Belial.”

Il demonio cercò di dargli un calcio, “Zitto, stai zitto! Lui mi amava!”, non lo voleva ascoltare. Non sapeva nulla di quello che diceva.

“Ah, certo… E perchè? Cosa avevi di speciale proprio tu?”, rispose pacatamente l’angelo.

Il moro sembrò annaspare. Non aveva una risposta seria a quella domanda. “Lui...io… Lui mi amava per quello che ero e basta!"

"Lui amava quello che ti aveva fatto diventare. Una cagnolino ai suoi ordini."

"Non parlare di cose che non conosci!", gridò Belial a quel punto, riuscendo a liberare una mano, dal tanto che si divincolava. Fatto quello cercò di schiaffeggiarlo, voleva che tacesse.

A Sariel bastò scostarsi un poco, per evitarlo, gli prese il viso con entrambe le mani, per costringerlo a guardarlo. "Non mi serve conoscere il passato. Guarda cosa ti ha fatto, a cosa ti ha condannato", disse lentamente. "Non si fa una cosa del genere ad una persona che si ama. Nemmeno io, per quanto ti detesti, sarei capace di lasciarti in queste condizioni, se n avessi il potere. Quello che ha fatto Lucifero é stato liberarsi di un progetto fallito..."

"Smettila..."

"Smettila tu di continuare a negare. Sei intelligente, Belial, pensaci.  Disobbedire per sfida, lo ho fatto molte volte non é vero?"

Il demonio gli afferrò i polsi, ma non riuscì a fargli allentare la presa. A quel punto si arrese, guardandolo negli occhi. "Sì... E quindi?"

"E quindi perché quella volta é stato così drastico?"

"Io... Non...Non lo so..."

Sariel sospirò. "Te lo dico io, perché, perché quella volta non era una semplice disobbedienza. Quelle azioni erano frutto di un’idea che avevi elaborato da solo. Stavi cominciando a pensare con la tua testa, cominciavi a voler essere qualcosa di più che un cane, e a Lucifero questo non andava bene..."

Belial smise di respirare, affondò le unghie nei polsi dell'angelo, stringendo convulsamente. "Questo non lo puoi sapere con certezza", disse, con un filo di voce.

"É vero, ma a quanto pare nemmeno tu."

A quel punto il demonio ebbe l'impressione di sentire il rumore di un ingranaggio che andava al proprio posto.

O forse era semplicemente il suo cuore che si spezzava, pensò.

Lasciò ricadere le braccia, senza più la forza di opporsi. Sariel era riuscito a frantumare le sue convinzioni. Una piccola parte di lui rifiutava caparbiamente le parole dell'angelo, ma dubbi, domande, si facevano sempre più pressanti costringendolo a vedere ogni suo ricordo sotto una luce completamente diversa.

Sariel lasciò delicatamente la presa, raddrizzandosi, non c'era più bisogno di continuare a trattenerlo. Pensava che ne avrebbe approfittato per allontanarsi, Belial invece si limitò a voltarsi, rannicchiandosi su un fianco e circondandosi la testa con le braccia, quasi a escludere tutto il resto, lui compreso.

Di nuovo era passato alla compassione.

Era un'altalena con lui, passava dalla voglia di fargli male, all’indifferenza e alla compassione in un arco di tempo decisamente troppo breve.

Belial lo faceva diventare matto.

Si chiese se Lelahel fosse a conoscenza dell’effetto che gli faceva, quando gli aveva chiesto quel favore.

“Belial…”, sospirò. allungando una mano per sfiorargli i capelli. Il demonio però schiaffeggiò con violenza quella mano.

“Non mi serve la tua compassione!”, ringhiò rabbioso.

Sariel sospirò. “Non ne dubito, ma purtroppo i miei sentimenti non lavorano in funzione alla tua volontà.”

“Peccato.”

“Vuoi che resti o che me ne vada?”

Belial a quel punto si morse il labbro inferiore, spostando appena il braccio per lanciargli un’occhiata di traverso. Non lo sapeva.

Non lo sapeva davvero. Stava trattenendo tutta la sua rabbia, per non dare spettacolo davanti a lui, eppure non voleva che se ne andasse.

Picchiò un pugno sul materasso, con violenza, facendo un verso frustrato. “Quel figlio di puttana!”, ringhiò. “Vorrei…. come vorrei averlo tra le mani ora!”

Non che avrebbe potuto fare granché, anzi. Probabilmente se Lucifero fosse stato li in quel momento, probabilmente lo avrebbe palleggiato come una palla da basket. “Come se tu avessi voglia di rimanere…”, sbuffò infine. “Perché dovresti?”

Sariel accennò un sorriso. “Perché ho un secolo intero da passare qui sulla terra, il tempo non mi manca. Quello che mi manca sarà la compagnia di qualcuno, e tu, per quanto difficilmente sopportabile, sei l’unica creatura immortale quaggiù”, borbottò. “Siamo soli, e non in questa stanza, ma qui, sulla terra"

Si sdraiò accanto a lui, aveva bisogno di un minuto di tranquillità...

Iniziava a capire.

Lelahel lo aveva mandato dal demonio perché era sicuro che quell'anima dannata e tormentata potesse essere recuperata e anche perché aveva previsto la solitudine che lui stesso avrebbe potuto provare, in quel secolo di esilio, da solo. Che avrebbe avuto bisogno di qualcuno, assieme a lui.

Appoggiò il viso alla nuca di Belial, sospirando tra i suoi capelli. "Non penso che me ne andrò tanto presto..."

Il moro a quel punto aprì lentamente gli occhi, lanciandogli un occhiata di traverso. "Dieci minuti fa sembravi avere tutta l'intenzione di riempirmi di botte", gli fece notare.

Sariel rise sommessamente. "A volte mi fai questo effetto". Ammise. "Altre volte invece sembri soltanto una creatura che ha un disperato bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei..."

Belial fece un respiro profondo, sciogliendo quel mezzo abbraccio e sedendosi. "Guarda che me la sono sempre cavata da solo", sbottò, punto sul vivo.

"Ne sono certo.".

"Non fare l'accondiscendente con me!"

Sariel rise di nuovo, tirandosi su a sua volta. "D’accordo", fosse, "Dimmi tu cosa dovrei fare".

Belial si strinse nelle spalle; allungò il braccio e prese l'estremità della traccia dell'angelo ed iniziò a scioglierla, quasi sovrappensiero. "Mi pare di ricordare che stavi cambiando un favore."

Sariel lo lasciò fare, si avvicinò, per permettergli di continuare fino alla fine e allo stesso tempo per poterlo guardare negli occhi. "Come vuoi tu..."

Belial finì di sciogliergli i capelli, gettandogli le ciocche dietro le spalle, poi gli appoggiò le mani sulle spalle, spingendolo giù con tutto il suo peso, incrociando le braccia sul suo petto. "Mi confrondi", ammise sfiorandogli le labbra. "Non so se odiarti, fidarmi di te o temerti..."

"Se ti consola la cosa é reciproca"

Il demonio rise sommessamente. "Sono uno che ama rischiare, in ogni caso", gli prese la mano, guidandogliela sotto il suo accappatoio, fremendo a quel contatto contro la pelle nuda. Gli appoggiò le mani sulle spalle, allungandosi per mordergli le labbra. Fece per sfilargli di nuovo la camicia, ma esitò.

“Vuoi che la tolga?”, domandò Sariel, comprensivo.

“No, tienila…”, non sia mai che lo lanciasse di nuovo giù dal letto se l’avesse sfiorato inavvertitamente.

L’angelo sorrise contro le sue labbra, divertito. “D’accordo”,  sussurò. Sempre guidato dalle mani dell’altro gli slacciò l’accappatoio, appoggiandogli le mani sui fianchi. Non era repulsione che provava quella volta; non sapeva come definire quella sensazione che provava, alla bocca dello stomaco , ma non era disgusto. Anzi, non era nemmeno spiacevole.

La sua consapevolezza si annebbiò quando Belial si chinò a mordergli il collo, sussurrandogli all’orecchio.

Due parole.

“Lasciati andare…”

Due parole, ma furono sufficienti a fargli perdere ogni freno. Strinse le dita, lasciando che il demonio lo trascinasse in quel vortice di lussuria con lui...

 

 


 

 

Ricordate quando ho detto che questo sarebbe stato l'ultimo capitolo? BD

TROLOLOLOL BD

Questo deve insegnarmi a smetterla di fare progetti perchè tanto anche se mi autoconvinco di risolvere tutto in un capitolo alla fine mi ritrovo con il materiale per farne altri tre BD

Quindi rettifico, questo è il penultimo, ce ne sarà un altro che farà da piccolo epilogo.

Se volete qualche anticipazione, date di rilascio dei capitoli o semplicemente fare quattro chiacchiere… https://www.facebook.com/groups/603744433051842/

besos <3
   
 
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