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Autore: Black Iris    12/06/2014    1 recensioni
I Nephilim sono sia angeli che umani, sono tra le razze più ripudiate dal mondo, ma dalla loro esistenza dipende il destino del mondo. Il mondo è sull'orlo dell'apocalisse, l'inferno sta per riversarsi sulla terra, ma loro possono fermarlo, loro e gli angeli che si sono ribellati al paradiso.
Una famiglia stana e particolare: sei Nephilim fratelli, un padre angelo e una madre... magari meglio lasciare la sorpresa.
Buona lettura a tutti!
^_^
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Friburgo era una città molto accogliente circondata dalla foresta nera. Era divisa in due parti: quella storica e quella ecologica in cui avevano trovato casa i nostri protagonisti. La loro abitazione a due piani contava quattro camere da letto, en soggiorno, un bagno e una cucina. Dal salotto del piano di sopra si accedeva ad un balcone con vasi e fiori colorati tipici della regione del Baden-Württemberg.
Per la maggior parte del quartiere si estendevano case azzurre o arancioni, quella abitata dai sei fratelli era invece rossa. Come tutte le case ecologiche di Friburgo non aveva  né finestre né garage, in quanto aveva aria condizionata e non era permesso tenere le macchine vicino a casa, ma c’erano i garage per tutta la parte ecologica poco fuori dal loro quartiere. Anche se in molti compravano la macchina intestata ad un parente vicino per tenerla sempre nei dintorni della casa.
Era circa l’inizio di luglio quando i sei fratelli si trovavano nella Martinskirche. Faceva caldo e la sala era gremita di gente. Aidan era seduto vicino a loro. nel mese che seguiva li aveva aiutati il più possibile. Aveva messo una buona parola su di loro dove cercavano lavoro e li stava anche allenando. Il buon uomo teneva infatti in casa dei libri antichi scritti nell’arcana lingua degli angeli. Gli aveva parlato di loro padre e insegnato qualche parola in tedesco.
 
Il prete iniziò la messa di quella ennesima domenica. Dalla finestra entrava una luce colorata e il rosario proiettava nella navata principale colori forti che illuminavano i visi dei credenti.  Fu mentre il prete cominciò a dire i salmi che accadde per la prima volta. All’inizio parve solo un bisbiglio come quelli che sentono nei sogni. Sembrava che l’avesse detto qualcuno tra le persone dentro. Heather alzò la testa e si guardò intorno sicura che qualcuno l’avesse chiamata, ma nessuno pareva essere interessato a lei. Dopo poco tempo la risentì, la voce. Poco più percettibile, quasi familiare, ma di nuovo non era stata chiamata. Aveva una consistenza strana, come se il suo nome fosse stato detto parlando da un rotolo di cartoncino. Provò a convincersi che fosse la sua immaginazione, ma non ne fu totalmente convinta.
Appena si alzò per uscire dalla chiesa, una volta che il prete ebbe finito di parlare sentì di nuovo quella voce che la chiamava che non sembrava venire da nessuna parte. Heather sentì di nuovo, Heather. Ma di nuovo nessuno la stava chiamando.
-tutto bene?- le chiese Kaleb.
-tutto bene- rispose lei.
 
Come ogni domenica pomeriggio erano tutti a casa di Aidan ad allenarsi. Mentre i tre figli di Paride minori di vent’anni leggevano tomi storici e torici, i maggiori si allenavano nello sviluppo dei poteri e nella prestazione all’uso delle armi angeliche e divine, di cui Aidan aveva un intera collezione. Possedeva anche una libreria piena di libri antichi, ma ben conservati, che spiegavano cose come l’essenza dell’angelo, la gerarchia angelica, la grande guerra santa e quella incomprensibile lingua che usavano tutte le creature celesti. Era proprio uno di quelli che stava in quel momento consultando la più giovane, mentre Aidan era nell’altra stanza a spiegare a Nicole il controllo dell’energia.
Lo aprì. Non c’era molto: qualche spiegazione, etimologia, e le parole più importanti. Heather cercava una delle parole che aveva sentito nella chiesa. Sfogliò tutte le pagine di tomi interi e dizionari arcani finché finalmente non ebbe tra le mani la pagina che spiegava quella parola: apocalisse.
Rimase per un attimo compiaciuta di se stessa per esserci riuscita e poi si soffermò sulla parola trovata. L’aveva sentita pronunciare un paio di volte ai fratelli e spesso dagli umani, anche se le avevano detto che loro la pronunciavano in modo profano senza considerare il significato originale. Per quello che ne sapeva stava a significare un momento in cui Lucifero sarebbe ritornato e Michele lo avrebbe definitivamente battuto. Allora gli umani sarebbero stati giudicati e portati nel regno dei cieli, mentre i peccatori sarebbero rimasti sulla terra in quanto l’inferno era giunto trainato da un angelo oscuro.
Perché mai quella parola? Cosa significava? Dove voleva portarla la voce?
Consultò altri libri ancora finché non trovò informazioni concrete sull’apocalisse. Il libro diceva che per rievocare Lucifero nel mondo dei viventi bisognava porre fine alla sua prigionia nelle profondità dell’inferno. Per farlo bisognava compiere un rito a mezzanotte nel luogo in ci era stato crocifisso san Giorgio. Al cospetto delle tenebre bisognava poi sacrificare sei demoni, sei angeli e sei nephilim.
Sei nephilim.
Le si gelò il sangue nelle vene e deglutì. Non riusciva a credere alle parole che leggeva e neanche al fatto che fossero tutte coincidenze. Era troppo strano che loro fossero in sei. Era troppo strano che gli angeli avessero rinchiuso lei e sua sorella in un limbo piuttosto che ucciderle fin da subito. O almeno fino ad allora quel fatto le era parso strano. E suoi fratelli sapevano? Glielo avrebbero mai detto? E Aidan? Perché lui non ne aveva mai accennato?
Si alzò e andò verso il soggiorno vide Kevin seduto a gambe incrociate che cercava di concentrarsi per percepire le aure, Kaleb non c’era. Probabilmente era uscito ad indagare sul demone di quella mattina di giugno. Non aveva poi neanche trovato grandi risultati se non il nome: Vathek. Un nome che non significava ancora niente.
Tornò in cucina. Scosse la testa. No, si stava sbagliando. Aidan glielo avrebbe insegnato prima o poi e i suoi fratelli glielo avrebbero detto. Era solo un caso. Eppure aveva sentito quella voce che glielo sussurrava.
 
Andò a letto riflettendo sulla giornata. Non era ancora il momento di dirlo agli altri. Si sarebbero spaventati o avrebbero preso provvedimenti contro qualunque cosa fosse. Lei, invece, voleva sapere di che cosa si trattava, di chi era la voce e perché le parlasse. Si sentiva cambiata, quasi importante, una cosa che fino ad allora non aveva mai provato.
Quella notte fu lunga, non aveva sonno, ma quando si addormentò finalmente sognò.
 
Una foresta. Un cielo estivo. Io. Corro. Perché corro? Sto scappando. Da che cosa? Mi fermo. Rifletto. Non c’è nessuno da cui scappare. Fa caldo. Troppo. Caldo. C’è odore di fumo. Da dove viene? Vado a controllare. C’è un sentiero. Lo seguo. Mi porta a Friburgo. Brucia. Friburgo brucia. I miei fratelli non ci sono. Aidan non c’è. Non c’è nessuno. Solo gente. Fa caldo. Troppo caldo. La cattedrale è ancora in piedi. Non è bruciata, forse sono tutti là. Ci vado anche io. Il fuoco mi tocca, ma non mi brucia. Entro nella cattedrale. Avevo ragione. Sono tutti qui perché Friburgo brucia. Friburgo brucia
  
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