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Autore: JessyR89    12/06/2014    6 recensioni
Dopo "My Children" ho deciso di scrivere una raccolta sull'infanzia di Jonathan e Clary.
Piccoli episodi di vita quotidiana di due fratelli.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jonathan
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alicante - New York 25/04/1994
 

“E’ MIA!”
“NO, E’ MIA, ME L’HAI REGALATA!”
“NON E’ VEROOO! BUGIARDO”
“CLARY!! MOLLALA”
“E’ MIAAAAAA”
Luke scosse la testa. Era seduto al centro del divano, i gomiti sulle ginocchia, le sue grandi mani sulla fronte e gli occhi chiusi. Le vocine squillanti in sottofondo gli rimbombavano nelle orecchie, era esausto….
“ti prego Luke….fallo in nome della nostra amicizia e del nostro rapporto parabatai” Valentine lo fissava con uno sguardo implorante, i suoi occhi scuri erano sgranati, il viso teso.
“te hai uno strano concetto di amicizia Valentine!” espulse tutta l’aria nei polmoni fissando serio il suo parabatai.
“è solo per qualche ora…. e poi non è la prima volta che stanno con te! sei ancora vivo, no? ” Valentine non capiva il motivo di quel tentennamento. Era sicuro che Luke ne sarebbe stato felice.
“Valentine, tu sai quanto io adori Clary e Jonathan, ma badare loro per due ore qui in casa è già un’impresa….a proposito hanno preso a colpi di spada la tua giacca fingendola un demone….figuriamoci gestirli per mezza giornata, per strada….A NEW YORK!!” la voce di Luke era salita di diversi toni, si era anche tolto gli occhiali. Era incredulo, portare da solo i piccoli Morgenstern tra i mondani e metterli a contatto con la realtà fuori Idris era pura follia.
“Luke, ti capisco, ma pensavo che sarebbe stata una buona opportunità per loro di cambiare aria” Valentine si grattava dietro il collo un po’ in imbarazzo, ma non demordeva.
“Guarda che sto andando per conto del Conclave a New York, di certo no in gita di piacere” puntualizzò Luke.
“a maggior ragione…avrai anche un po’ di compagnia, non ti annoierai senza far nulla dopo l’incontro con Magnus” tentò l’ennesimo affondo Valentine.
Luke si arrese.
 
La luce blu del Portale alla Guardia risplendeva sui lucidi pavimenti di marmo chiaro screziato con venature rossastre e scure. L’Inquisitrice Herondale, con due guardie al seguito, presenziava sul viaggio di Lucian Greymark a New York per incontrare il Sommo Stregone di Brooklyn, Magnus Bane, con due compagni di viaggio d’eccezione: i fratelli Morgenstern. Imogen Herondale conosceva molto bene quei due bambini, erano gli amichetti del suo nipotino, nonché i figli di Valentine e Jocelyn, due dei membri più importanti del Conclave.
Clarissa e Jonathan sopportavano con impazienza le fastidiose e continue raccomandazioni di Jocelyn, sbuffando ogni tanto. Indossavano il loro giubbottino, uno zainetto con dentro un cambio, in caso si sporcassero e tutto l’occorrente per il viaggio, cerotti, fazzoletti imbevuti, una bottiglietta d’acqua e una merendina.
“mi raccomando, non lasciate mai la mano di Luke, non gridate, non correte, cercate di non farvi male, non toglietevi il cappellino e soprattutto non cominciate a litigare davanti a Magnus Bane” Jocelyn elencò per l’ennesima volta le sue raccomandazioni, sistemò il cappellino di lana sulla testa dei piccoli, alzò la zip dei loro giubbotti e li baciò sulla guancia.
“Jocelyn….è aprile, stiamo andando a New York, no al Polo Nord” Luke lanciò uno sguardo tra il divertito e il dispiaciuto ai piccoli che sembravano due orsetti per come erano bardati.
“se siete tutti pronti, allora varcate il Portale, Magnus vi stata spettando nel suo appartamento” l’Inquisitrice si rivolse ai tre viaggiatori con un sorriso gentile. Lo Stregone era stato già avvertito dell’arrivo di Luke e il Portale era stato aperto direttamente nel suo salotto.
Luke prese in braccio prima Jonathan, posizionandoselo sul fianco destro, e poi Clarissa dalle braccia di Jocelyn, posizionandosela sul fianco sinistro, salutò i presenti con un cenno deciso del capo e si avviò verso la luce blu. La sua mente era concentrata sulla figura di Magnus, strinse a sé i piccoli e attraversò il Portale, ritrovandosi dopo pochi secondi nel salotto dello Stregone, con la tipica sensazione di scombussolamento dovuta alla traversata.
Il salotto di Magnus Bane era arredato in stile anni 50’, vi erano pareti colorate verdi, gialle e rosse, il pavimento era a scacchiera bianco e nero, i cuscini del divano presentavano stampe a pois e a righe, una tenda fatta di dischi di plastica arancioni stava come porta sull’ingresso della cucina, sedie rosse di pelle erano ordinatamente sistemate intorno a un tavolo rotondo. Lo Stregone era seduto su una poltrona sulla destra, indossava un completo fatto di pantaloni a zampa, una camicia a righe e indossava un chiodo di pelle. Gli occhi erano tipicamente cerchiati di glitter azzurro.
“Luke, benvenuto” agitò le sue lunghe dita come saluto, puntando su di lui i suoi occhi da gatto.
Luke poggiò i piccoli per terra e salutò lo Stregone “ciao Magnus, grazie di avermi accolto a casa tua” adottò la carta della gentilezza, i rapporti tra Shadowhunters e Nascosti ultimamente non erano più cosi idilliaci, sapeva che con Magnus non c’erano mai stati problemi, ma la prudenza non era mai troppa, soprattutto con i piccoli al seguito. Clarissa si aggrappò, come sempre quando era imbarazzata e di fronte a estranei, alla gamba di Luke nascondendosi dietro, mentre Jonathan scrutava l’uomo di fronte a sé con aria curiosa e….perplessa.
“perché ti sei truccato?” Jonathan inclinò la testolina di lato corrugando le sue biondissime sopracciglia. Un brivido corse lungo la schiena di Luke che finse di non aver sentito, mentre Magnus osservava i due piccoli divertito.
“salve” una donna alta, slanciata, con capelli mori fece il suo ingresso nel salotto scostando la tenda della cucina. Indossava un’aderente gonna nera e una camicetta bianca con dei voilà sulle maniche corte e stringeva la mano di una bambina, ad occhi e croce della stessa età di Jonathan, anche lei mora con degli stranissimi occhi arancioni.
“Luke, lei è Claudia Adelcross, capo dell’Istituto di Berlino, e questa è sua figlia Perla, è una mia carissima amica…” lo Stregone accarezzò la testa della piccola Perla, mentre Luke stringeva la mano alla donna.
“Lucian Graymark, molto piacere, loro sono Clarissa e Jonathan Morgenstern, figli del mio parabatai” Clary e Jonathan accennarono un sorriso e un saluto con la manina.
“sedetevi un attimo sul divano, non ci metteremo molto” li incoraggiò Luke, mentre sfilava i loro cappellini che avevano appiccicato tutti i capelli dei piccoli sulle loro fronti sudate, pensando che Jocelyn era sempre la solita esagerata.
Clarissa prese posto accanto a Perla posando la manina sul bracciolo. I suoi occhi captarono qualcosa di peloso agitarsi sul pavimento come in sinuose onde grigie. Afferrò quella massa di pelo e tirò. Un miagolio indispettito si propagò per tutta la stanza.
“lascia la coda del Presidente Miao” la voce di Magnus ammonì bonariamente, senza rancore nella voce, la piccola che ritrasse velocemente la mano arrossendo violentemente sotto le risatine di Jonathan e Perla.
Fortunatamente per i piccoli la discussione tra Magnus e Luke durò solo dieci minuti, Jonathan notò che si erano scambiati due libri e dei foglietti.
“grazie Lucian, ringrazia il Console da parte mia! Vuoi che ti rimandi a Idris?” Magnus stava già agitando le dita pronto alla sua magia.
“no, porto un po’ le pesti a fare un giro…non sono mai usciti da Idris e Valentine vuole che comincino a prendere confidenza con il mondo esterno! Sapete un posto dove potrei portarli senza che si facciano male o che me li perda?” allungò una mano verso i piccoli che balzarono dal divano pronti ad uscire.
Claudia emise una risatina “ Toys R Us, Times Square! Vi divertirete sicuramente!”
 
Un leggero vento fresco soffiava sui marciapiedi affollati della 44th scompigliando i capelli dei piccoli Clary e Jonathan che si guardavano intorno con un’espressione estasiata, incredula, quasi intimorita. La gente si muoveva freneticamente piene di buste colorate, scalzando Luke che stringeva le manine dei bambini, quasi per paura di non sentirli e perderli. Le strade erano intasate di auto gialle, macchine scure e grandi, il suono squillante di un clacson fece sobbalzare Clary che si aggrappò al braccio di Luke, nascondendo il viso. Jonathan osservava quei caleidoscopici giochi di luce dei grandi schermi, che lanciavano immagini a propulsione, dei grandi cartelloni, delle insegne colorate, dei semafori quasi a bocca aperta, si sentiva come in un mondo magico, confusionario e rumoroso che non aveva proprio nulla a che fare con la verde e silenziosa campagna di Idris. Jonathan si divincolò dalla stretta di Luke e si avvicinò a sua sorella, le prese la mano e gliela strinse, come a darle coraggio. La bambina scostò il viso dal tessuto di jeans della giacca di Luke e cominciò a perdersi in quei mille colori, i suoi occhi verdi, un po’ lucidi, si sgranarono sul cartellone de “The Lion King” in proiezione in uno dei tanti teatri della strada. Il suo cuoricino batteva forte, avanzava sul marciapiede tra Luke e Jonathan facendo scattare la testa a destra e sinistra, alzando il nasino verso l’alto.
L’entrata Toys R Us troneggiava su diversi metri lungo il marciapiede, l’insegna, a caratteri colorati, era soprastata da una lunga finestrata fatta di immagini di cartoni animati buffi, del tutto sconosciuti a Luke e ai bambini. Dai vetri dell’entrata principale si scorgeva una ruota panoramica illuminata da giochi di luci gialle, blu e rosse e una lunga fila di bambini in attesa del loro turno per un giro, una musichina risuonava in sottofondo al locale.
“che cosa è?” il ditino di Clary puntava la grande giostra con sguardo curioso.
“ è una giostra, si chiama ruota panoramica, volete fare un giro?” Luke si piegò sui talloni per mettersi alla stessa altezza dei piccoli e li sorrideva tranquillo.
“ siiii” la voce di Jonathan trasudava eccitazione, i suoi occhi verdi quasi brillavano. Afferrò la piccola Clary e la trascinò verso la fila.
Luke li aiutò a prendere posto su un seggiolino a forma di macchinina azzurra con due personaggi Disney sopra, accanto a un bambino con gli occhiali e i capelli ricci castani di nome Simon. Clarissa aveva il visino un po’ spaventato, stringeva forte il maniglione per reggersi e fissava Luke con la fronte corrugata. Quando la ruota cominciò a muoversi i due piccoli sgranarono gli occhi e si gelarono, l’ansia si impossessò di Luke, temeva che cominciassero a piangere perché volevano scendere. Arrivati in alto i piccoli si strinsero le mani e cominciarono a ridere, a salutare Luke dall’alto con la manina,  l’altezza li dava una panoramica vista su quel mondo dei balocchi. Rimasero sulla giostra per tre giri consecutivi, non volevano più scendere.
I reparti del Toys R Us erano stracolmi di peluches, bambole, macchinine, armi giocattolo e una carrellata di scatole di giochi di società. Un intero reparto era dedicato a un pupazzo alto, con l’aspetto di un uomo con i capelli neri, una tuta blu e rossa, un mantello rosso e una lettera S circondata da un triangolo rovesciato sul petto.
“chi è, Luke?” la vocina di Jonathan richiamò l’attenzione dell’uomo che scortava Clary tra gli accessori da principessa sugli scaffali opposti.
“uhm…un certo Superman” lesse sulla scatola della riproduzione in miniatura del pupazzo. La sua voce trasudava incertezza e la sua espressione confermava che non conosceva assolutamente quel personaggio…il mondo mondano non era il suo forte.
“Luke, posso avere questa” Clarissa stringeva tra le manine paffute una coroncina da principessa. Luke la prese dalle mani della piccola e la depose in un cestino da spesa, lasciati a diposizione della clientela tra i reparti. La piccola batté le mani felice.
“Jonathan, è giusto che scegli qualcosa anche tu” Luke gli accarezzò i capelli biondi. Il piccolo Jonathan sorrise e cominciò a girare tra gli scaffali alla ricerca di qualcosa che gli piacesse.
“mi piace questa” sventolò una scatola contenente una spada che si illuminava di blu, emetteva dei suoni e parlava. Luke sorrise tra sé….era quasi certo che Jonathan avrebbe scelto una spada.
“ LUUKEEEE….ma a me piace anche questo…” quasi piagnucolò Clarissa mostrando un peluche di Simba del Re leone, che la piccola aveva visto poco prima sul cartellone per la strada. Luke sospirò e allungò il cestino affinchè la piccola potesse mettercelo dentro.
“grazie” gli si buttò tra le braccia stampandogli un bacio sulla guancia, prima di correre goffa verso un altro reparto.
Jonathan mise il broncio “ non è giusto che lei ha due cose” protestò incupendosi in viso e incrociando le braccia.
“prendi qualcosa anche te” fu la risposta divertita di Luke. Jonathan si aprì in un sorriso e corse via. Svoltò nel reparto dei pupazzi meccanici, un enorme dinosauro verde, con occhi che si illuminavano e che emetteva ringhi, era posizionato al centro del reparto circondato da dinosauri più piccoli con le stesse funzioni.
“Lukeeee, presto vieni, c’è un demone!!” urlò Jonathan tornando indietro e facendo impazienti gesti di seguirlo con la mano. Una donna con i capelli biondi, che stringeva la mano di due bambini gemelli, si voltò di scatto prima verso Jonathan e poi volse una risatina a un Luke pietrificato dalle parole di Jonathan davanti a dei mondani “guardano troppa televisione”
Luke arrancò verso il bambino trascinando Clarissa con sé che non voleva saperne di staccarsi dal reparto delle bambole, piantandosi per terra, cercando di zittirlo il più velocemente possibile “ non è un demone è Godzilla, un dinosauro”
Jonathan si fermò di colpo un po’ perplesso “ ma fa come un demone! Allora ne voglio uno, cosi posso giocare con Jace” scrollò una spalla e corse a prendere un dinosauro. Lo accese e il pupazzo emise una sorta di ringhio e i suoi occhi si illuminarono di rosso. Lo puntò verso Clarissa che si spaventò e diede una manata sulla testa del pupazzo per allontanarlo da lei. Luke e Jonathan scoppiarono a ridere e insieme misero il dinosauro nel cestino.
“Jonathan, qui non ci sono demoni, sono tutti giochi finti, cerca di non dire più la parola “demone” tra i mondani!” si raccomandò Luke, prima che il bambino si voltasse e cominciasse a correre verso un altro reparto.
“Jonathan vieni qui, non correre” ma il piccolo era già sparito. Luke si voltò e il panico lo attanagliò…Clary non era più vicino a lui. Si cominciò a guardare intorno, il negozio era pieno di bambini e di persone e tra loro non riusciva a scorgere più i piccoli.
“LUKEEEE  I COLORI, I COLORI, VOGLIO I COLORI” la vocina di Clary riempì l’intero reparto. La bambina avanzava saltellando con una scatola di latta chiamata “il Kit del piccolo disegnatore”, piena di colori di ogni genere, con tutti gli accessori, pennelli, album e pannelli per la pittura. Luke si rilassò, almeno una l’aveva trovata. La piccola gettò la scatola nel cestino e fece per andare a cercare qualcos’altro, ma Luke la fermò per il braccino.
“Clary, non possiamo comprare tutto ciò che vi piace!” Luke prese la scatola tra le mani e la soppesò mentre parlava con dolcezza alla bambina.
Il piccolo labbro inferiore di Clary cominciò a tremare e diventare sempre più porgente, gli occhioni si velarono di lacrime, il suo respiro si era accelerato.
“Clary…..Clary…. ti prego….ti prego non piangere”  Luke teneva le mani protese verso la piccola, gli occhi sgranati, si avvicinò con cautela alla bambina come se fosse una bomba prossima all’esplosione e necessitava la massima prudenza. Ma la bomba esplose troppo presto, Clarissa scoppiò in lacrime, tutte le persone si voltarono verso di loro, chi trattenendo un sorriso, chi guardandoli semplicemente incuriositi dal pianto della bimba.
“Clary buona, buona, li compriamo, guarda li rimetto nel cestino, ma ti prego non piangere….” Depose immediatamente la scatola nel cestino tra gli altri giocattoli, sperando che la piccola smettesse di urlare come una sirena impazzita. Luke si guardò intorno disorientato, non sapeva che fare, scorse la figura di Jonathan in fondo al reparto “ Jonathan vieni qui, aiutami” lo implorò.
Jonathan arrivò a tutta birra a bordo di un monopattino sfrecciando sul pavimento lucido del negozio “Che c’è Clary?” si piegò abbracciando la sua sorellina. 
“vo - voglio i - i  co-lori!” Clarissa cercava di trattenere i singhiozzi stropicciandosi gli occhi con il dorso della manina, ma le lacrime non volevano smettere di colarle sul viso. Jonathan strinse di nuovo tra le braccia sua sorella, stringendola più forte per calmarla.
“le ho già detto che glieli compro, ma non smette di piangere!” cercò quasi di giustificarsi Luke.
“lei quando inizia a piangere non smette subito…. Visto che a lei prendi i colori, io voglio questo!” gli mostrò il monopattino.
Una figura alta, vestita con una camicia azzurrina, pantaloni neri e un cappello squadrato, posò una mano sulla spalla di Luke “ mi scusi è suo figlio?” indicò con il mento verso Jonathan.
“non proprio, è mio….nipote” il cuore di Luke batteva nel petto impazzito, il poliziotto squadrava il bambino con aria un po’ scocciata.
“non può prendere un articolo e giocarci a suo piacimento per tutto il negozio! Se proprio lo vuole, glielo compri, ma gentilmente prendetene uno confezionato, questo è per esposizione” l’ammonimento dell’uomo mortificò Luke mentre non scalfì minimamente Jonathan che continuava a consolare Clary.
“sono mortificato, stavo…la bambina….piangeva e mi è sfuggito. Comunque lo compriamo non c’è problema” balbettò scuse su scuse, mentre gli occhi azzurri del poliziotto lo mettevano in agitazione.
“lo vedo” fece serio l’uomo guardando Clary prima di allontanarsi da loro.
“non potevi asp….” Le parole di Luke rimasero a mezz’aria a causa di un rumore sordo. Clary, che si teneva le manine sulle orecchie, aveva fatto cadere due confezioni di puzzle dallo scaffale. La guardia che stava già alla fine della corsia, si voltò di scatto a quel rumore e fece un gesto stizzito verso Luke che stava già raccogliendo le scatole, risistemandole al loro posto.
Luke sospirò profondamente, lanciò dapprima uno sguardo al cestino e subito guardò l’orologio: erano li dentro da circa un’ora e già stava impazzendo, oltre a non riuscir più a frenare Clary e Jonathan nelle loro spese folli “sarà meglio avviarci verso l’Istituto, il Portale sarà già pronto”
Jonathan prese per mano Clary e insieme si avviarono verso la cassa con Luke al seguito con il cestino pieno di giochi. Stavano per portare a casa un ricco bottino. L’uomo sapeva che era impossibile trattenere e non accontentare due bambini che vedevano per la prima volta un mondo cosi spensierato, colorato e divertente. Ricordava bene la prima volta che era stato fuori Idris da piccolo, era stato con Amatis a un luna park, la musica, le giostre, le luci erano per lui tutte cose nuove, magiche e desiderava avere tutto ciò che vedeva. Ricordò quanto volesse il cavallo bianco della giostra e quanto ci rimase male quando gli fu detto che non poteva portarlo a casa. Non voleva ferire i piccoli….soprattutto dopo che aveva testato gli effetti di un rifiuto, il pianto di Clary gli risuonava ancora nelle orecchie.
I piccoli lanciarono un’ultima occhiata ai giocattoli sugli scaffali mentre si avviavano verso la cassa. I loro occhi verdi si puntarono su un oggetto del tutto sconosciuto che, dall’immagine sulla scatola, sembrava qualcosa di divertente. Si scambiarono uno sguardo complice, annuirono contemporaneamente e…. “LUKEEEE”
 
Il sole stava tramontando dietro i rilievi in lontananza, le montagne rocciose di Idris erano illuminate di un rosso acceso che si schiariva in un arancione brillante dove il sole baciava le grandi chiazze di neve ancora non del tutto sciolta sulle vette. Il silenzio regnava nel giardino di casa Morgenstern, Valentine e Jocelyn si godevano la tranquillità di un pomeriggio da soli, come quando erano ragazzini, appena sposati. Stavano seduti su una panchina di pietra, abbracciati, Jocelyn teneva la testa poggiata sulla spalla di Valentine scambiandosi ogni tanto dei leggeri baci.
Una goccia d’acqua cadde sullo zigomo pronunciato di Valentine che alzò lo sguardo verso il cielo, striato di rosa e blu, privo di nuvole. Altre gocce gli toccarono la nuca. Improvvisamente una baraonda di urla, schizzi d’acqua e testoline che correvano sul prato si abbatté sul giardino.
“bum, bum, bum” Clary e Jonathan, muniti di pistole d’acqua, apparvero sparavano getti d’acqua a ripetizione sui loro genitori bagnandoli tutti e ridendo come matti. Jocelyn e Valentine si alzarono di scatto e cominciarono a scappare per sfuggire i colpi dei piccoli, ma questi li inseguirono per tutto il giardino fino all’entrata della casa, dove Jocelyn notò un Luke stanco, con i capelli scombinati e due buste di carta enormi strapiene di scatole di giocattoli in mano che rideva godendosi lo spettacolo.
I piccoli erano inarrestabili, gasati dal viaggio. Clary correva con il giubbino aperto senza cappello, con un paio di occhiali da sole per bambini rosa, in mano una piccola pistola gialla; Jonathan la seguiva a ruota, addirittura senza giubbotto, un cappellino con visiera messo al rovescio e una pistola rossa che schizzava in tutte le direzioni.
“mamma, guarda che bella” Jonathan corse da Jocelyn mostrandole il suo gioco nuovo “ ne abbiamo comprata una anche per Jace, Alec e Izzy, cosi facciamo una battaglia”
Clarissa sembrava aver trovato come bersaglio preferito Valentine che quasi non riusciva a prendere aria da tutta l’acqua che la piccola gli lanciava sul viso. “ aspetta che ti prendo....” Valentine si avvicinò alla piccola e se la caricò sulle spalle. Clary emise un urlo ma continuò a spruzzare con la sua pistola Luke, finchè l’acqua non terminò.
Entrati in casa Luke lasciò cadere le buste con i giocattoli sul tavolo e sprofondò sul divano con un tonfo, sfinito. Era stata una giornata stancante, dopo aver lasciato il Toys R Us, prima di aver raggiunto l’Istituto di New York e aver preso finalmente il Portale per tornare a casa, avevano guardato la città insieme con i binocoli a gettoni, avevano fatto tappa a  Central park dove avevano acquistato gli occhiali di Clary e il cappellino per Jonathan e infine avevano comprato un gelato, ma i piccoli aveva litigato perché Clary voleva assaggiare il gelato di Jonathan e lui non voleva.
“avete svaligiato un negozio di giocattoli? Luke non devi viziarli cosi, e poi perché sono senza cappello??” Jocelyn osservava lo stato dei tre.
“Jocelyn erano tutti sudati con quel cappello di lana! ci siamo divertiti, vero?” Sorrise verso i piccoli che erano spaparanzati sul divano distrutti, già mezzi addormentati.
“Per l’Angelo stanno già per prendere sonno….dovrebbero uscire più spesso” ridacchiò Jocelyn.
“non guardare me!!”




Note: ciao a tutte! forse avrete notato che la data è di nuovo anteriore ma appena terminata la raccolta li sistemerò in ordine crescente, ma a volte l'ispirazione fa brutti scherzi! scusate se è troppo povero di dettagli, ma è un periodo stressante con gli esami imminenti e faccio un pò fatica!
Ringrazio Perla Bane per avermi tanto tempo fa dato il permesso di usare i suoi personaggi ( scusa non ti ho chiesto il permesso di nuovo, ma volevo farti una sorpresina)!
grazie infinite anche a chi recensisce sempre Clary, Giadina, Kara , Perla naturalmente, Dubhe e a chi legge, segue la raccolta!! GRAZIE A KARA inoltre per il meraviglioso BANNER...un bacio

 
  
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