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Autore: Pineapple__    13/06/2014    3 recensioni
Ispirata all'incantevole odore dei tigli del mio quartiere e il fallito tentativo di aiutare un'amica in difficoltà, ecco un'altra Zosan dai toni più malinconici.
Dal testo:
"Strinsi le mani intorno alla sua maglia una volta bianca, in quel momento insozzata di sangue caldo che, come un fiume in piena, usciva dalla dannatamente profonda ferita sul fianco. Le gocce di sudore si formavano come perle sulla fronte spaziosa, per poi cadere piangenti al suolo. Quasi un disperato tentativo di ripulirlo di tutto quel indecente fluido cremisi.
*partecipante alla Zosan Week indetta da Zampe_in_the_sun*"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il profumo di un tiglio
 
Il rumore delle spade che cozzavano inferocite fra di loro riempiva l’ambiente circostante di secchi suoni metallici. La terra si era fatta lievemente melmosa e rossastra, a causa del copioso liquido scarlatto che la imbrattava impudente. Le strozzate grida di uomini morenti accompagnavano questo crudo spettacolo. La battaglia durava ormai da ore, non riuscendo a dichiarare quale fosse la ciurma vincitrice.
 
Strinsi le mani intorno alla sua maglia una volta bianca, in quel momento insozzata di sangue caldo che, come un fiume in piena, usciva dalla dannatamente profonda ferita sul fianco. Le gocce di sudore si formavano come perle sulla fronte spaziosa, per poi cadere piangenti al suolo. Quasi un disperato tentativo di ripulirlo di tutto quel indecente fluido cremisi.
 
“Idiota… Perché l’hai fatto?”
 
Era successo tutto in fretta, così celermente che il mio cervello non ebbe nemmeno il tempo di codificare tutto quello che era successo in quei così striminziti secondi. Voltai lo sguardo verso colui che mi aveva sgraziatamente scagliato a terra, nella speranza di salvarmi da un potente fendente lanciato da un nemico alle mie spalle. Appena vidi quell’agghiacciante spettacolo, non volli credere. Volevo solo svegliarmi e comprendere che era tutto un’orribile proiezione onirica. E invece era la dura realtà. La stessa stronza che mi aveva presentato davanti Zoro con l’anca orribilmente squarciata.
 
Era come se tutto si fosse fermato, tutti i suoni erano pacificamente ovattati e le immagini sfocate. Lo vedevo contrarsi ed emettere saltuariamente dei lievi mugolii di dolore, troppo sfiancato a causa della prolissa perdita di sangue per urlare. Cercavo di formulare qualche insulto, ma le parole si conficcavano nella mia impietrita lingua, rifiutandosi di uscire. Perché avrebbe dovuto salvarmi? Solo perché avevamo confessato la reciproca attrazione l’uno per l’altro? Quell’idiota.
 
Appoggiai la fronte sulla sua, mordendomi con empietà il labbro inferiore nel tentativo di non lasciar cadere alcune stille salate che mi appannavano la vista. Se solo avesse provato a morire, sarei sceso agli Inferi per riportarlo nell’Aldiquà a suon di calci su quel muscoloso e sodo deretano che si ritrovava. Ero pronto a sputargli in faccia ogni genere di irrisione non appena si fosse svegliato, associata a due calci ben assestati su quella maledetta testa di Marimo che si ritrovava. Lo odiavo, eppure sentivo qualcosa.
 
Era paura. Paura che mi lasciasse solo, paura di non avere più nessuno con cui battibeccare, nessuno da prendere in giro per lo scarsissimo senso dell’orientamento o per la eccessiva presenta di muscoli sul corpo. Nessun petto erculeo e rassicurante su cui appoggiare la testa, nessuna mano callosa che mi avrebbe esplorato i capelli in saltuari sprazzi di tenerezza. Una folata di vento si alzò sul campo di battaglia, portando con sé il rassicurante odore di un tiglio. Oh, quanto adoravo il profumo così pieno e rilassante di quell’albero che ogni anno muore e risorge. Incuneai gli occhi sul suo viso contratto e tremante, spaventosamente slavato.
 
Appoggiai con leggerezza le labbra sulle sue. Erano livide e sussultanti, estremamente differenti da quel suo sovente sapore speziato. Un tacito alito di vita trasmesso attraverso un contatto tanto dolce quanto disperato.
 
“Non ti azzardare a morire, lurida testa di muschio troppo pompata.”
 
 
 
 
 

 
*Angolo dell’Ananas*
Ehi, bellissimi. Non so, questa cosa della Zosan Week mi sta prendendo un casino. E quindi eccomi qui con un altro obbrobio, ye! In effetti, questo doveva essere un regalino per una persona a me carissima che in quel momento non stava bene con sé stessa. Io le ho scritto questa cosa e, invece di aiutarla, ho peggiorato la situazione. Vorrei approfittare di questo spazietto per chiedere ancora scusa a quella persona.
Bene, nulla di più, spero vi sia piaciuta ‘sta robaccia scritta in 25 minuti. Adiòs!
Pineapple__
  
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