La nostra canzone
“In ogni caso, non è
importante per me sapere chi è il padre del bambino. Se Nana deciderà di
tenerlo, io sono disposta a mantenere sia lei che suo figlio.” con queste
parole, scioccanti, Takumi chiuse la conversazione con Nobu.
Nana, che aveva ascoltato
tutto, chiusa nel bagno, sentì che Takumi appoggiava il suo cellulare sul
tavolo sotto la finestra, poi s’avvicinava al bagno. Girò la chiave, e Nana
aprì la porta.
Per qualche istante si limitò
a restare lì, in piedi, muta, fissando Takumi che stava facendo altrettanto. Il
bassista dei Trapnest aveva un’espressione indecifrabile, impassibile.
Nana non riusciva a trovare
la voce per parlare. Trattenne il fiato, sospirò.
“Takumi, per favore,
vattene.”
Il ragazzo rimase zitto,
fissandola serio. “Ne sei sicura?”
“Si!…” esclamò Nana,
asciugandosi le ultime lacrime che le rigavano le guance, parlando con la voce
incrinata.
“Come vuoi. Mi hai sentito,
però. Ci vediamo” rispose Takumi, distaccato, per poi uscire
dall’appartamento. Nana sentì i suoi passi picchiettare giù per le scale, e
restò ad ascoltarli finchè non li sentì spegnersi.
La ragazza sentiva che le
veniva nuovamente da piangere; si passò una mano sugli occhi, singhiozzando,
poi si portò lentamente fino alla panca accanto al tavolo, ci si sedette sopra
e restò ferma, a fissare il vuoto.
Lo sguardo le cadde sul suo
cellulare, ancora illuminato dopo la telefonata a Nobu da parte di Takumi,
appoggiato sul tavolo accanto al posacenere della Oosaki. Ora Nobu sapeva tutto,
ed era proprio questo che le faceva venire da piangere: non voleva che il suo
ragazzo fosse venuto a saperlo così.
Non era giusto… si erano
appena messi insieme, e già di fronte a loro si paravano gli ostacoli. Nana
desiderò ardentemente tornare a quella serata del 22 agosto, quando avevano
giocato con gli hana bi sulla riva del fiume. Era così felice… e Nobu non
faceva che ripeterle quant’era carina con lo yukata… era così dolce…
Questi nuovi fatti avevano
sconvolto la loro vita, e potevano averlo fatto in maniera definitiva. Nana non
s’immaginava nulla di più triste.
Mestamente si alzò ed andò
a dormire, mentre sentiva le lacrime farsi strada sul suo viso.
Il giorno dopo, Nana
s’accorse di essersi dimenticata di abbassare la tapparella, la sera prima,
quindi la sua stanza era invasa dalla luce mattutina del sole. Passandosi le
mani sul viso, la ragazza s’alzò, ancora triste come la sera prima, della
quale i ricordi le erano riaffiorati alla memoria ad una velocità quasi
paurosa.
Aprì la porta della sua
stanza per andare nell’angolo cottura a prepararsi la colazione… ma, con suo
grande stupore, Hachiko vide la Oosaki in piedi davanti al fornello, intenta a
scaldare il latte.
“Hachi!” esclamò Nana,
avvertendo la sua presenza “Ti stavo aspettando…”
Vedendo la propria amica in
piedi sulla soglia, con gli occhi arrossati dal pianto ed intorno a lei
un’aura afflitta, anche gli occhi scuri di Nana s’intristirono.
“Ho saputo da Nobu cos’è
successo…” disse solo, con un fil di voce.
“Oh, bene…” gemé
Hachiko, tirando su col naso ed andando a sedersi sulla panca.
Nana la raggiunse svelta, e
si sedette accanto a lei, abbracciandola. Poi le sussurrò nell’orecchio:”Mi
dispiace tantissimo… vorrei poter fare qualcosa per te e Nobu, ma soprattutto
per te… penso che sia tu quella che più soffra di questa situazione.”
“Si” mormorò Hachiko,
non rispondendo all’abbraccio ma tuttavia senza nemmeno scostarsi: rimanendo
semplicemente rilassata ed immobile tra le braccia dell’amica.
“Come stai?”
“Male. Takumi è stato
davvero… davvero… crudele… Non volevo che Nobu venisse a saperlo così.”
Nana rimase zitta,
sospirando.
“Lui come sta?” domandò
Hachiko, con un tuffo al cuore: non aveva pensato che, in quella situazione,
potesse soffrire anche Nobu. Tipico di lei, pensare solo a sé stessa; ma non
poteva essere biasimata, dopotutto.
Nana sembrava esitare a darle
una risposta, ed Hachiko la sentì irrigidirsi appena intorno alle sue spalle.
“Bè… è distrutto”
ammise tristemente Nana “Quel che è successo me l’ ha raccontato in fretta
e cercando di non mettersi a piangere davanti a me. Poi però è tornato a casa
sua, a malapena salutando.”
“Oddio…” farfugliò
Hachiko, con voce spezzata. Si scostò dall’abbraccio di Nana e si portò le
mani al viso, iniziando a lacrimare, anche se non voleva piangere ancora,
ancora.
Nana stava per chiederle cosa
intendesse fare ora, ma l’amica gli rispose prima che lei aprisse
bocca:”Voglio vederlo, voglio andare da lui!”
“O… ok ^ ^’ adesso
facciamo colazione e poi- AARGHH!!” tuonò Nana, scattando in piedi alla vista
del pentolino del latte che traboccava di una specie di lava bianca… il latte
della loro colazione.
Dopo il disastro combinato
dalla Oosaki col latte, le due amiche decisero di andare a fare colazione giù
in un bar. La cantante cercò in tutti i modi di far sorridere l’amica prima
dell’incontro col suo ragazzo, perché non era il caso di deprimerlo ancora di
più. Dopodichè si salutarono sotto il condominio dove stava Nobu.
Nana rimase ferma lì per
qualche istante, raccogliendo le sue forze e traendo un profondo respiro.
Dopodichè spinse il portone d’entrata e prese a salire gli scalini.
Lungo le scale incontrò
Shin, che non appena la vide sgranò gli occhi.
“Finalmente sei venuta!”
disse il ragazzo, correndole incontro e fissandola profondamente “Anche se non
l’ ha detto apertamente… bè, non ha detto nulla da ieri sera a dire il
vero…” aggiunse in un farfuglio che provocò un tuffo al cuore a Nana, che
contrasse le sopracciglia con sguardo preoccupato.
“Ma in ogni caso”
s’affrettò ad aggiungere Shin, agitando le mani ed ostentando un sorriso
“Sono convinto che, più di ogni altra cosa, vorrebbe che tu salissi queste
scale e che entrassi in casa! Quindi… sai cosa fare” concluse, con uno
sguardo significativo che stava a dire… devi sistemare le cose con Nobu, perché
la cosa più giusta che potete fare è stare bene insieme.
“Tieni” disse poi,
mettendo tra le mani di Nana la sua copia delle chiavi di casa “Vai.”
“Si” disse Nana,
chiudendo gli occhi per un attimo, per poi salutare Shin e salire altre due
rampe di scale, fino a che non arrivò all’appartamento di Nobu.
Non c’era silenzio, sul
pianerottolo… anzi, una musica sommessa attirò l’attenzione della ragazza.
Proveniva proprio da dentro l’appartamento… Nobu stava suonando. Una canzone
che non le sembrava d’aver mai sentito.
Nana era curiosissima di
sentirla bene, e ringraziò in silenzio Shin per averle prestato le chiavi.
Cercando di non farsi sentire dal ragazzo, le infilò nella toppa e girò con
estrema cautela, spingendo avanti la porta cercando di non farla cigolare.
Ciò che vide la lasciò
senza fiato.
Nobu stava seduto dietro al
tavolino, rivolgendo la schiena alla porta. Non aveva i capelli in piedi come al
solito, ma erano schiacciati, come se fosse appena sceso dal letto. Aveva la sua
chitarra tra le mani, e stava strimpellando una melodia, canticchiandoci su a
bassa voce. Nana sentì il cuore sciogliersi per l’emozione di scoprirlo in un
momento così tenero: in quel modo, seduto, a canticchiare come un nostalgico
menestrello, le ispirava una dolcezza infinita. Non l’aveva mai sentito
cantare, e le piaceva moltissimo come lo faceva, anche se non aveva una voce
particolare che facesse emozionare le folle, a lei bastava che fosse lui a
cantare. Sentire la voce di Nobu che mormorava sulla musica, senza rendersi
conto di ciò che accadeva intorno a lui, ad occhi chiusi, le infondeva così
tanto calore dentro.
Quando si soffermò ad
ascoltare le parole che il ragazzo intonava, il cuore di Nana si strinse ancora
una volta. Diceva… che non riusciva a capacitarsi di tutte le avversità che
capitano quando tutto sembra andare bene, e quando l’unica cosa che vorrebbe
era rimanere da solo con lei, all’infinito.
Non servì nemmeno un attimo
a Nana, per capire che stava parlando di lei, e questa volta le lacrime che le
scorrevano sul viso erano causate dalla grandissima e tiepida gioia che lui le
donava, anche senza volerlo.
Un singhiozzo della ragazza
attirò l’attenzione di Nobu, che velocemente posò a terra la chitarra,
smettendo di cantare, e si voltò di scatto. Vedere chi l’aveva osservato
finora, dalla soglia di casa, lo fece sussultare, mentre arrossiva suo malgrado.
“Na… Nana…” farfugliò
Nobu, alzandosi in piedi. Si vedeva che voleva dire qualcosa, ma non gli veniva
nulla.
Anche Nana voleva dire
qualcosa ma non trovava le parole, tuttavia sapeva che, in quell’occasione,
chi doveva parlare era lei. Si asciugò in fretta la lacrime col dorso di una
mano, sbavandosi il trucco ma non badandoci.
“Senti Nobu, io
volevo…”
“Cosa? Venirmi a comunicare
la data del matrimonio con Takumi?” disse acido lui, anche se i suoi occhi
dicevano tutto tranne l’umore che si poteva supporre dal suo tono di voce.
Nana avvampò:”Non dire così!”
“E cosa devo dire?! Pensavo
che se ne fosse andato dalla tua vita, invece è proprio Takumi a comunicarmi
che la mia ragazza è incinta, e che forse il padre è lui!” esplose Nobu, il
quale probabilmente desiderava di farsi una bella strillata già dalla sera
prima.
La ragazza di fronte a lui
era ammutolita, si sentiva tanto in colpa.
Nobu cercò di calmarsi,
dicendo:”Non riesco a darmi pace, Nana! Takumi ha saputo questa cosa prima di
me…!”
“Ma Takumi l’ ha scoperto
per caso! Lui…” singhiozzò Nana, anche se non voleva proprio apparire
patetica scoppiando in lacrime nel bel mezzo di una discussione “Lui è
piombato a casa mia senza che ne sapessi nulla, e mentre avevo un attacco di
nausea… ha capito tutto da solo…”
“E perché tu non hai detto
nulla a me?”
“Io… te lo volevo dire,
solo che… capiscimi, l’avevo appena scoperto, ero tanto scossa… e lo sono
tuttora, Nobu.”
Poiché Nobu è davvero molto
sensibile a Nana, la vista degli occhioni della ragazza che si riempivano di
lacrime riuscirono a calmarlo, anche se dentro di sé si sentiva ancora
frustrato.
“D’accordo, ho capito.”
disse, chiudendo gli occhi per non continuare a vedersela davanti, così bella
“Adesso però, và via.”
Nana, che stava giusto per
corrergli incontro con il sorriso sulle labbra, si gelò all’istante. Le
ultime parole di Nobu ebbero su di lei l’effetto di un pugno sul viso. “Và
via” ? Perché la stava cacciando?
“Nobu… cosa dici?”
sussurrò la ragazza, incredula
“Ti sto semplicemente
chiedendo di andare via, per ora. Se tu stessi qua e continuassi a parlare, io
m’arrabbierei e finirei per essere poco gentile, e tu ci resteresti male. Non
voglio essere cattivo. Arrivederci.” sbottò Nobu, voltandosi e risiedendosi.
“No… Nob-“ gemé lei,
che si sentiva agghiacciarsi in tutto il corpo.
“Mi hai sentito, Nana!”
esclamò il ragazzo, stringendo i pugni.
Nana represse senza successo
un altro singhiozzo, poi si voltò e corse fuori dall’appartamento senza
nemmeno chiudere la porta.
Forse, in quel momento,
mentre Nana scendeva di corsa le scale, con le lacrime che scorrevano copiose
dai suoi occhi castani, quasi gridò. Senza pensare si trovò fuori dal
condominio, già sul marciapiede, con la mente molto lontana dai rumori del
traffico e dalle esclamazioni che la gente emetteva vedendo questa ragazza
correre e barcollare tra gli altri pedoni.
Ad un certo punto urtò una
persona, e lei riuscì a sentire che disse “Guarda dove vai, ragazza!”. Era
gente cattiva, non capiva i suoi sentimenti, erano tutti cattivi con lei, basta.
Nana avrebbe voluto scusarsi,
ma non le uscì altro che una goffa serie di bofonchii senza senso. Non se ne
preoccupò, però, e continuò a camminare ciondolando, fino a che ci rinunciò
e si accasciò contro un palo, senza nemmeno preoccuparsi di togliersi dal viso
una minima parte di tutte quelle lacrime.
Prese il suo cellulare dalla
borsetta, e prese freneticamente a pigiare sui tasti, intenzionata a chiamare la
Oosaki. Nonostante gli occhi abbondantemente offuscati dal pianto, la ragazza
riuscì a trovare il numero dell’amica nella rubrica. Aprì la comunicazione,
e restò, silenziosa e singhiozzante, aspettando di sentirne la voce per trarne
gioia.
Dopo qualche squillo,
finalmente una risposta. “Hachiko, cosa c’è? Sto lavorando!”
“Nana…” mugolò la
Komatsu, faticando a riconoscere la propria voce, e passandosi una mano sugli
occhi.
La Oosaki avvertì le
condizioni dell’amica, e subito la sua voce di fece più dolce, e
preoccupata:”Hachi… cosa c’è?”
“È… Nobu… lui… mi ha
ma…” il cuore le batteva così velocemente da darle fastidio, e smise di
parlare; tanto, nemmeno ci riusciva.
“Ok, adesso calmati, stai
tranquilla e respira a fondo” Hachiko eseguì “Dimmi dove sei.”
“Sono… sotto il suo
condominio… Nana, io voglio rimanere qui…”
“Non dire sciocchezze!”
“Voglio… stare con lui,
non qui in strada…”
“Hachiko! Basta!” tuonò
Nana dal telefono “Adesso vai a casa tua, lavati il viso e preparati una
camomilla. Ti raggiungo subito!” e chiuse la comunicazione.
A Nana venne in mente solo
dopo che la Oosaki era a lavoro, in quel momento (anche se gliel’aveva detto
già lei), e si sentì stupida ed in colpa.
Alzò lo sguardo, e notò
che, da una finestra del condominio, stava una figura che la guardava. Nana la
riconobbe subito, era di Nobu. Il ragazzo, non appena s’accorse che lei
l’aveva visto, si spostò dalla finestra.
Continuando a piangere,
Hachiko andò a casa sua, sperando che Nana arrivasse presto.
Nana
arrivò a casa sua dopo qualche minuto di camminata, pervasa dalla fretta, e salì
velocemente le scale, desiderosa di sedersi e di gridare.
Dopo
sette rampe di scale, infilò la chiave nella porta ed entrò nel suo
appartamento, dirigendosi subito verso il fornello. Quasi senza pensarci, mise a
bollire un pentolino d’acqua, per prepararsi una buona camomilla.
Mentre
l’acqua bolliva, andò in bagno per lavarsi la faccia.
Quasi
si mise a ridere quando, guardandosi allo specchio, vide che aveva tutto il
mascara sbavato insieme all’ombretto in un’inquietante miscuglio che le
colava giù per gli zigomi. Una specie di procione geneticamente modificato.
Nana
si rallegrò del fatto che riusciva a sorridere così facilmente, anche se era
ancora piuttosto sconvolta. Ma ora che l’acqua ghiacciata le zampillava sul
volto, riusciva a ritrovare la calma. Si sarebbe tutto sistemato. Si.
D’improvviso,
qualcuno bussò alla porta.
“Nana!”
esclamò Hachiko, passandosi un asciugamano sul viso e correndo ad aprire la
porta. Di fronte a sé, Nana aveva l’aria trafelata e uno sguardo apprensivo
da sorella maggiore.
Scattò
avanti e la prese per le spalle:”Hachiko, mi hai fatto prendere un tale
spavento…! Va meglio, ora?”
Hachiko
non sorrise più: anche se aveva sorriso allo specchio, non significava che
stava bene. Fece debolmente no con la testa, sospirando. Nana le passò un
braccio intorno alle spalle e conducendola a sedere sulla panca. Una volta che
la Komatsu su fu seduta, sorrise.
“Credo
che l’acqua per la tua camomilla sua pronta… sta bollendo! Adesso te la
preparo, poi mi racconti cos’è successo e vediamo di trovare una soluzione.
Ok?”
“Ok”
sorrise di rimando Hachiko, sentendo che nel suo cuore il calore ricominciava a
farsi strada.
Mentre
Nana armeggiava con cucchiai e tazze, parlava:”Forza, dimmi tutto.”
“Oh,
Nana… -_- non dovresti dirlo con questo tono leggero! Sono davvero
triste…”
“Scusa
^ ^’ ma raccontami…”
“Ero
andata da Nobu. Stava suonando una melodia nuova… e stava cantando… era
davvero incantevole… Iniziamo a discutere, lui si è arrabbiato perché Takumi
ha saputo della mia… della mia gravidanza prima di lui. Io gli ho spiegato
come sono andate le cose, e lui ha capito, credo. Solo che poi mi ha chiesto di
andare via, e…” raccontò Hachi, lacrimando e senza prestare attenzione alla
tazza di camomilla e alla zuccheriera che Nana le stava mettendo sotto il naso.
“Hachiko,
la camomilla…”
“Oh,
si… grazie…” mormorò Hachi, prendendo la tazza ed iniziando a versarsi un
po’ di zucchero.
“Bè,
in ogni caso” disse Nana, sedendosi di fronte all’amica “Non so se sia
davvero il caso di farne una tragedia così.”
“Non
ne sto facendo una tragedia! Ma Nana, non puoi immaginare come l’ ha detto…
Nobu non si è mai comportato in questo modo, sembrava così… furioso, ha
distrutto l’immagine che mi ero fatta di lui… sono rimasta così male; io
volevo stare insieme a lui, fare pace, e Nobu mi ha mandato via… ohh…”
singhiozzò Hachiko, strofinandosi le mani sugli occhi per non riprendere a
piangere.
“Basta
piangere, Hachiko.”
“Ed
è quello che dico anch’io…!”
Nana
sorrise un po’, poi riprese a parlare seriamente:”Hachi, il fatto è che,
per Nobu, questo è stato un grande colpo. Lui è come te: si attacca tanto ad
una persona, ed è in grado di amare così tanto che nemmeno t’immagini. Ma
bastano anche le piccole cose a turbarlo, a farlo sentire in pericolo, almeno
per quanto riguarda faccende di questo tipo. Ti puoi immaginare, alla luce di
questo, come si sia sentito ieri sera, quando Takumi gli ha detto quelle cose
per telefono?”
“…si…”
“Inoltre
voglio avvisarti che l’immagine che tu ti sei fatta di Nobu non è sbagliata.
Anzi, corrisponde alla realtà, credo proprio. Il fatto è che tu, per lui, sei
così importante che non si è mai arrabbiato, perché non gliene hai mai dato
motivo. Stare così bene insieme…!”
“Snif…
è vero… ^_^…” sorrise Hachiko, asciugandosi un occhio con un fazzoletto.
“Ora,
però, io dovrei proprio tornare a lavoro, sennò va a finire che non mi
pagano… Oh, tu hai il part-time di pomeriggio oggi, vero Hachiko?”
“Ah,
si”
“Allora
ci vediamo questa sera. Staremo un po’ tra donne, d’accordo?”
“D’accordo”
sorrise Hachi, mentre Nana salutava con la mano ed usciva dall’appartamento.
Mentre
lavorava, Nana era –stranamente- soprappensiero. Varie volte nella vita lei si
era trovata in mezzo a dei brutti momenti, ed ognuno di quelli le era sembrano
il più orribile che avesse mai vissuto. Ma questo, pensava, questo era
sicuramente il peggiore. Non le era mai capitato di correre da qualcuno con
cuore il mano e venire si perdonata, ma cacciata. Era stato… tremendo.
Tutta
la sua sicurezza sull’argomento si era sfracellata, e le schegge che ne erano
derivate stavano penzolando su uno sfondo nero come la pece. Però le parole
della Oosaki le avevano riprese tutte e le avevano imbastite insieme; ora
restava solo da riunirle una volta per tutte. Nana sorrise tra sé: ora che ci
pensava a mente fredda, le sembrava una cosa bella da fare, facile. Lei e Nobu
si sarebbero ritrovati ed allora si, che sarebbero stati più felici di prima. E
con un bambino…! Ma a questo voleva pensarci più tardi.
Quando
Hachiko aprì la porta di casa propria, scoprì con sorpresa che la Oosaki era
tutta impegnata davanti ai fornelli.
“Oh,
Nana!” esclamò Hachi, contenta di vederla “Stai cucinando…!”
“Eh
già”
“Ma
non serviva… se aspettavi che arrivavo io, dai…”
“No,
voglio cucinare io.”
“Uh,
ok. Cosa stai preparando?”
“Ramen.”
rispose Nana, indaffaratissima
“Bene!”
“Ma
non i ramen precotti…! Ho fatto tutto io!” annunciò Nana, orgogliosa
“Cosa?”
esclamò Hachiko, iniziando a sudare freddo “Ma… ne sei sicura, cioè: sai
come si fanno?”
“Eh,
li ho appena fatti! Fidati, vedrai che non morirai soffocata e/o
avvelenata…”
“Oh”
Una
ventina di minuti dopo, finalmente fu pronto in tavola. Nel frattempo Hachiko si
era tolta i vestiti che aveva avuto addosso da quella mattina, andandosi a
mettere una maglia senza maniche porpora ed una salopette in figura, con gli
shorts. [che carina!! ^///^ ND Aya]
“Che
bello, hanno un’aria davvero buona!” commentò la Komatsu, vedendo i due
piatti che l’amica aveva apparecchiato e sedendosi su un lato della panca.
Nana
sorrise soddisfatta, prendendo posto a sua volta:“Che ti dicevo? Ehehe…”
Iniziarono
a mangiare, e Hachiko notò che la Oosaki non smetteva di osservarla,
evidentemente preoccupata per lei.
“Non
fissarmi così, Nana… ^ ^’ sto bene…”
“Non
mi sembra che tu stia bene. O almeno, non come stavi bene qualche giorno fa.”
considerò Nana, seria.
Hachiko
non disse nulla, assunse solamente un’aria cupa e riprese ad armeggiare
mollemente con i bastoncini in mezzo al cibo.
“Hachi,
stasera… vuoi andare da Nobu? Se vuoi lo chiamo, o lo chiami tu, non so… se
vuoi, comunque, io vado via… Mi sembra…” farfugliò Nana, in una delle
rare volte in cui non sapeva di preciso cosa dire. Evidentemente, capiva che
Hachiko era depressa anche se non lo dava granchè a vedere, e non sapeva quale
alternativa, in quel momento, le avrebbe più giovato: restare tranquilla con
un’amica, o raggiungere il fidanzato per cercare di ristabilire il rapporto.
“No,
Nana, non… non serve. Troverò un altro momento… non credo proprio che
stasera sia il momento ideale per piombare nuovamente a casa sua.” sospirò
Hachi, con gli occhi umidi. Dopo qualche secondo di silenzio, esclamò
nuovamente:”Che buoni questi ramen!” per spezzare la tensione che lei stessa
aveva creato.
Finito
di cenare, Nana si alzò e raccolse il proprio piatto vuoto e quello di Hachiko,
mettendoli entrambi nel lavello, annunciando:”Come vuoi passare la serata?
Usciamo, o stiamo in casa?”
“Aehm…
stiamo in casa.”
“Come
vuoi. Hai delle carte?”
“Certo!
Aspetta, vado a cercarle… dovrebbero essere ficcate da qualche parte…”
bofonchiò Hachiko, iniziando a pensare a dove potrebbero trovarsi.
“Intanto
mi fumo una sigaretta, ti secca?”
“No,
figurati!” sorrise Hachi, andando in camera sua ed iniziando a rovistare tra
le proprie cose.
“Waah,
eccole!” esclamò tra sé e sé Nana, trovando il mazzo di carte francesi
sotto svariate scatole da trucco. Stava giusto per tornare in cucina dalla
Oosaki, quando sentì bussare alla porta, e per la sorpresa Nana si bloccò sul
posto, vicino alla porta. Poi si accostò al muro, senza motivo, con i nervi a
fior di pelle e le orecchie tese.
Sentì
la porta che si apriva, e la voce della Oosaki, stranamente sottile, dire:”Oh,
sei tu… bene, allora io…” poi l’amica abbassò ulteriormente la voce, e
a quel punto Nana non riuscì più a capire cosa stava dicendo. Poi sentì la
porta chiudersi e dei passi soffusi che s’allontanavano dall’appartamento
707.
Nana,
che potè intuire chi era l’ospite che stava in cucina, ebbe un gran tuffo al
cuore, e sentì i brividi affiorarle sulla pelle chiara. Era arrivato, era qui.
Aspettava lei. Doveva andare in cucina, da lui. E lei non desiderava trovarsi in
nessun’altra situazione che non fosse quella. Sentendosi arrossire per la
gioia, Nana trasse un profondo respiro, dopodichè attraversò la porta della
propria camera, lanciando subito lo sguardo contro la figura che si era seduta
sul tavolo, e che guardava fuori dalla finestra con aria placidamente
malinconica.
“Ciao
Nobu” esordì Nana, con la voce arrochita.
Lui
s’accorse della presenza di Nana solo in quel momento, o forse fece solamente
finta. Sta di fatto che si voltò di scatto verso di lei, e non appena la vide,
sorrise, con una di quelle espressioni dolcissime che fecero immediatamente
sorridere anche la ragazza che l’osservava.
“Nana!”
disse lui, sorridendo. La sua espressione… diceva che non aveva abbastanza
coraggio da mostrarsi disinvolto e sorriderle tranquillamente, ma che questo era
esattamente ciò che voleva fare. Solo… abbracciarla, e baciarla, tantissimo.
“Ecco,
io… sai…” borbottava Nana, che voleva dire qualcosa, con tutto il cuore,
ma non trovava nulla di sensato, al momento.
“Nana,
scusami per oggi…” disse Nobu, mortificato, scendendo dal tavolo ed
avvicinandosi a lei “Ero tanto depresso, e tutto… oddio, stordito! Ero
arrabbiato…” ma si fermò, vedendo la faccia avvilita che aveva fatto Nana
quando lui aveva pronunciato le ultime due parole.
“…Nana?”
Lei
in tutta risposta gli prese una mano, e fissandolo disse:”Scusami, se ti ho
fatto arrabbiare… ti giuro, è l’ultima cosa che voglio fare! Perdonami”
Aveva
nuovamente messo il suo cuore su un piatto d’oro, ma questa volta sapeva di
poter stare tranquilla. Visto che ora Nobu sapeva tutto, lei non aveva più
nulla da farsi perdonare. Era felice che le cose stessero così, e mentre teneva
la mano di Nobu, che il ragazzo strinse forte intorno alla sua, sentiva di stare
facendo a cosa più giusta, e che così si sentiva davvero serena.
D’improvviso,
Nobu l’abbracciò forte, facendola quasi soffocare, ma in modo piacevole;
disse:”Nana, cosa dici! Io non ero arrabbiato con te, lo ero con Takumi…
Sai, prima lui ti piaceva tantissimo, e quando ho sentivo la sua voce che
parlava dal tuo cellulare, ho avuto il terrore che avesse ripreso una parte
importante nella tua vita. Mi sono sentito così inutile e debole, e me la sono
presa con te. Che tutto sommato non hai nessuna colpa, e sei quella che dovremmo
aiutare. Perciò, sono io che devo chiederti scusa, Nana.”
Gli
occhi di Nana, inevitabilmente, si riempirono di lacrime, mentre avvolgeva anche
le proprie braccia al collo ed alle spalle di Nobu.
“E
ricordati…” continuò lui…
“…”
Nana trattenne il fiato
“…che
io ti amo, tanto, da impazzire, e che nulla al mondo potrebbe farti vedere sotto
luce negativa, ai miei occhi.”
“Nobu…”
singhiozzò Nana, senza fiato come tutte le rare volte in cui qualcuno le diceva
“ti amo” [e mi sa che queste poche rare volte, se non ho perso qualcosa per
la strada, sono state solamente da parte di Nobu… non è un tesoro??? ^////^
ND Aya], sollevandosi sulle punte dei piedi ed affondando il viso tra la spalla
e il collo del suo ragazzo, stampandoci su un bacio.
“Non
sai quanto sia felice… anch’io di amo, lo sai, tantissimo!”
Nobu
ridacchiò piano, sommessamente, e Nana sollevò di scatto la testa,
osservandolo perplessa:”Bè…? Che c’è da ridere?”
Nobu
smise di ridacchiare, e la fissò intensamente, con un sorriso:”No, è che…
sai, mi hai parlato sul collo, mi hai fatto il solletico…!”
“Ahahah,
che scemo ^ ^” rise Nana, prima che lui le prendesse il viso tra le mani e che
la baciasse con tutto l’amore che riusciva a tirare fuori.
“Nobu…
non pretendo che tu ci abbia pensato, ma… vorresti che lo tenessimo, il
bambino?”
Nana
e Nobu stavano stesi l’uno di fianco all’altra tra le lenzuola, e lei stava
giocherellando con la mano di lui, che spalancò gli occhi.
“Invece
ci ho pensato, un po’… capirai Nana, che è una responsabilità grande…”
Nana
stava per dire qualcosa, ma Nobu continuò:”D’altra parte, se tu lo volessi
tenere, io mi sentirei in dovere di aiutarti. Ma non lo faccio solo per senso
del dovere, il fatto è che non voglio assolutamente lasciarti sola, qualsiasi
saranno le scelte che farai da sola e quelle che prenderemo insieme. Capisci?”
“Si”
“Quindi,
se il bambino sarà anche mio, io rispetterò le tue scelte… ed ammetto che,
anche se sono un tantino giovane, l’idea di fare il paparino non mi dispiace
così tanto. Se il bambino sarà di Takumi, invece… bè, in questo caso io non
ho voce in capitolo, ma una cosa è certa: quel porco può pure prendersi cura
di suo figlio, ma non di te. Chiaro?” disse, voltandosi verso la ragazza e
stampandole un gran bacio sulla fronte “Perché tu sei mia. Ne convieni?”
Nana
rise, appoggiandosi contro il suo petto e socchiudendo gli
occhi:”D’accordo… sai, le tue parole mi hanno dato, uhm… come dire,
tanta forza. Allora, penso proprio che lo terrò.”
***FINE***
Aya:
^____^ allora, che ne pensate?
Tutti:
-_-… ti offendi se non commentiamo? Perché, sai… la sensibilità, in certi
casi, è meglio non ferirla oltre…
Aya:
-._-. che volete dire con questo?
Hachiko:
>O< waaaahhhh ho gli occhi gonfi e rossi come due angurie!
Aya:
^ ^’’’’’’’ pe…perché?
Hachiko:
Come sarebbe ‘perché’? MI HAI FATTA PIANGERE PER TUTTA LA FIC!! Non mi sento più le braccia da tutte le volte che ho dovuto
alzarle per asciugarmi le lacrime!!
Aya:
bè, col tuo personaggio sta bene… hai degli occhi così sbarluccicosi, e poi
ci sono un casino di tavole dove hai le lacrime agli occhi! Sei peggio di Tsumu
agli esordi di Cortili!!
Tsutomu:
-_- cosa sarei stato io, agli esordi di Cortili…?
Aya:
avevi sempre le lacrime agli occhi!
Mika:
ha ragione, sai, Tsutomu… -_-
Tsutomu:
;_; non è vero che ho sempre le lacrime agli occhi…
Aya:
comunque, voi personaggi qui inutili…
Mika&Tsutomu:
ç_ç eh??
Aya:
ciccetti, qui Cortili non c’entra granchè. Al massimo posso ammettere nella
conversazione Ayumi-chan…
Ayumi:
^ ^ oh, grazie, sei gentile!
Aya:
^///^ per te questo ed altro, tesoruccia! Qui, qualsiasi tua parola è vangelo,
quindi vai tranquilla!
Ayumi:
^ ^; grazie…
Aya:
dicevo, comunque. Cosa dicevo, Ayumi-chan?
Ayumi:
ehm… di Komatsu che ha gli occhi sbarluccicosi…?
Aya:
oh, si! ^_^ Bè, a dire il vero quel discorso lì è iniziato e lì è deceduto.
Più che altro… vorrei le impressioni del mio muso ispiratore!
Nobu:
-.__-. ‘muso’? Ma ti pare il termine adatto? Fa pensare al grugno di un
porco…
Aya:
vabbè, l’idea è quella. Come dovrei chiamarti? ‘Ninfo’??!
Nobu:
-_- lasciamo stare…
Aya:
allora ti chiamerò semplicemente Meraviglioso! Ok?
Nobu:
-///- già meglio…
Aya:
^ ^ ehehe… bè, dai. Dimmi cosa ne pensi!
Nobu:
bè, non è che io abbia avuto una gran parte…
Aya:
no?! Ma se sei l’eroe maschile!
Nobu:
si, ma io appaio solo quando caccio Nana di casa, ed alla fine…
Aya:
ma metti in conto anche la bella figura che ci fai, scusa…! 6_6
Nobu:
bè… in effetti…
Aya:
mentre Meraviglioso ci pensa su, voi… 8.8 ditemi che ne pensate… commentate
o recensite (questo a seconda del sito da cui state leggendo ^ ^’), e
ricordatevi che la verdura marcia e le uova non passano attraverso il monitor,
quindi finirebbe per lordarvi tutta la tastiera… quindi, sappiatevi regolare
^_^
Poi,
le dediche di fine corsa! (Faccio pochissime dediche nelle mie fic, e mi
dispiace anche… si, nei limiti… ^ ^’)
Intanto
alle mie care Clau e Marghe, che leggono Nana e che ululano con me sopra gli
spoiler, e… bè, che mi lodano e mi venerano perché ho mostrato loro quelle
belle tavolucce… ^ ^ [ok, si, ti ringraziamo… ma lodarti e venerati ci pare
un po’ eccessivo… ND Clau&Marghe] un baciotto!
Poi
alla mia altrettanto cara Giulia, che non leggerà questa fic prima dell’anno
prossimo poiché, dotata di un’ammirevole integrità d’acciaio, non ha
ancora letto uno spoiler che sia uno! ^ ^ Brava ciccia! Un bacione anche a te!
Poi
alla splendida Asu/Ly!! ^_____^ In questo caso non ho nulla di particolare da
dirti, ma ricordati che ti voglio un bene dell’anima!
Poi:
alla mia Minakotta! o^.^o La mia compagna di sventura contro le malignità che
la tecnologia e la scienza informatica aizza contro di noi, e che mi manca
tantissimo!!! Speriamo di riuscire presto a mandarci un’e-mail interpretabile!
Poi…
dedicuzza speciale per la mia compagna di classe che al 99,999999999% delle
possibilità non leggerà questa fic (ma non metto 100% perché nella vita
esistono anche gli avvenimenti fortuiti!) Lisa, che legge Nana e che mi ha
chiesto di farle un disegno di Ren! ^O^ waaahhh!!