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Autore: Raheela Orbeli    13/06/2014    7 recensioni
Forse era arrivato il momento di staccarmi da lui, anche se sapevo sarebbe stato molto difficile fare a meno del proprio migliore amico. Mi sarebbero mancati incredibilmente i suoi atteggiamenti da bambino che lo portava a ricevere sempre un due di picche da tutte le ragazze, mi sarebbero mancati i nostri litigi e i suoi “secchiona” che facevano aumentare la mia ira.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Finalmente i miei occhi impauriti incontrarono i suoi.
Non potevo credere che mi stesse guardando con quello sguardo che di solito riservava a Jenny o a qualsiasi altra ragazza. Questa era la novità, quella che aspettavo da secoli: Martin si era reso conto che io ero una ragazza come tutte le altre, che ogni tanto, potevo, anch’io essere attraente per il genere maschile. Aveva abbandonato l’idea di una Daina ragazzina che giocava insieme con lui in riva al lago oppure che costruiva castelli di sabbia impiastricciandosi mani e capelli.
Era surreale, da quanto avevo aspettato che lui mi notasse? Perché adesso non volevo che lo facesse? Perché non desideravo altro che i suoi occhi, scuri ma lo stesso così luminosi, non mi fissassero più in quella maniera?
Non accadeva questo da quel memorabile giorno di Natale, durante la missione per il Centro. Allora era lo stesso, ma sapevo che era solo un sogno, una mera illusione dettata dall’incantesimo del Natale, almeno per lui.
Ora era diverso. Lui aveva Jenny, la sua amata Jenny che aveva accettato di uscire con lui. Io dovevo solo restare nell’angolo a osservare telespettatore indesiderato di tutto.  Mi ero sempre preoccupata del fatto che lui non mi avrebbe notato, ma mai che avrebbe trovato una ragazza. Era impensabile. Chi poteva mai trovare affascinante il suo modo di urlare quando qualcosa lo interessava, la sua fissazione per i fumetti fantascientifici o il suo fare il cascamorto con tutte?
Si avvicinò lentamente a me, come se dovesse studiare i movimenti o altrimenti sarei fuggita spaventata come un cervo che nota la presenza del cacciatore. “         Come ti sei vestita? Sai, non siamo alla  fiera dei pagliacci o il circo. È il periodo sbagliato” rise divertito per quella sua brillante uscita.
Rimasi impassibile. Era strano, era come se non provassi nulla, ma ero ben consapevole che in camera, da sola, sarei scoppiata a piangere. Mi faceva illudere, speravo che potesse interessarsi a me, che riuscisse apprezzarmi, per una volta. Era lo stesso che era accaduto quel venticinque dicembre, solo fantasticherie alimentate dal nulla. “Stai zitto.” Riuscii solo a dire, grande uscita per la redattrice del giornale scolastico.
Lo sorpassai ignorandolo, cercando un posto libero tra quell’ammasso studenti che discutevano di problemi banali. Trovai una sedia e vi sprofondai sperando di poter scomparire nel nulla.
Proprio in quel momento il preside prese la parola, picchiettò sul microfono in modo tale da verificarne l’efficienza e iniziò a parlare.
“Allora ragazzi, siamo qui per un motivo abbastanza importante. Ho voluto radunarvi in biblioteca per esporvi un progetto organizzato nel nostro college. Alcuni studenti di altre scuole facoltose, di diversi paesi, verranno in questa per studiare, una specie di scambio culturale, a questi studenti verranno affiancati dei tutor, scelti tra i più bravi ragazzi della scuola per favorire l’integrazione. Ora, diamo il caloroso benvenuto a questi ragazzi!” disse carismatico il preside.
Uno scambio culturale? Perché avrebbe dovuto interessare? Sperai vivamente di non essere scelta, come potevo fare anche da tutor con tutti gli impegni che già avevo?
Ci fu un applauso generale, poco coinvolgente da parte di tutti, sicuramente si aspettavano che ci fosse stata l’apertura di una nuova discoteca, non certo una cosa simile.
I ragazzi entrarono dalla porta laterale, vicino ad una specie di palco organizzato malamente per il preside. I ragazzi erano timidi, intimoriti da quella folla che si rendeva sempre più poco partecipe e meno attiva del previsto.
Un ragazzo attirò la sua attenzione, una zazzera di capelli biondi. Le ricordava qualcuno e, dopo due secondi scarsi, riuscì a ricollegare quell’immagine con quella dei suoi ricordi. Era impossibile, non poteva crederci.
Il ragazzo biondo era Marvin. Quel Marvin, il collega di Martin al Centro. E sorrideva contento nella sua direzione.
Angolo Ritardataria.
Sono imperdonabile, davvero tanto. Sono stata davvero male per questa storia quando la bloccai al primo capitolo e poi al secondo, ma con la scuola non ho avuto il tempo di scrivere, non avevo ispirazione. Spero di continuare, io voglio farlo, per tutte quelle persone pazienti che magari leggeranno ancora, per chi la segue e la aggiunta tra le preferite o lasciato una recensione
   
 
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