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Autore: Klainbow    13/06/2014    6 recensioni
Kurt è un vagabondo con una storia troppo grande e difficile da portare sulle spalle.
Blaine è il classico figlio di papà a cui non manca nulla.
Cosa succede quando l'amore è più prezioso di qualunque altro valore?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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...non posso credere di stare aggiornando!
Salve, meraviglie çwç mi siete mancati da morire, non immaginate nemmeno quanto. Ogni volta che la scuola era sul punto di uccidermi e/o farmi scoppiare a piangere, il mio unico pensiero era rivolto a voi, che mi avete dato la forza di stringere i denti, serrare i pugni e continuare a studiare fino all'ultimo momento senza demordere. Mi avete inconsapevolmente aiutato più di chiunque altro, quindi iniziamo col ringraziarvi.
Spero davvero che non mi abbiate dimenticata, nel frattempo, perché da oggi sono ufficialmente tutta vostra, e non mancherò mai più un appuntamento!
Se siete ancora interessati alla storia, sappiate che il bello inizia proprio adesso, come potrete constatare da soli una volta concluso il capitolo.
Ho delle cose da dire a riguardo, ma lo farò nelle note a piedi pagina, okay?
Sono stata veramente pessima, per cui non voglio trattenervi oltre.

Enjoy the chapter! (mi è mancato dire anche questo, aw çç)



 
Posso fare una dedica particolare, stavolta? Ormai credo che il loro nome sia #tettegirls, per quanto possa suonare sconcio, e devo dire che lo adoro. Quindi sì, beh, per voi!
 


 
Chapter 3
 

E' buffo, ma è esistito un periodo, nella mia vita, in cui sembrava che tutto stesse andando per il meglio. Il peso di certe cose non gravava sulle mie spalle curve come adesso, e mi era ancora permesso di sognare senza dover fare i conti con la realtà e scoprire quale fosse il caro prezzo da pagare per essere felice. C'è stato un tempo, anche nella mia famiglia, in cui i bambini erano soltanto bambini, ed erano gli adulti a occuparsi delle questioni problematiche fingendo un sorriso storto e esortando i propri figli ad andare a giocare da un'altra parte. Di non preoccuparsi, che ancora una volta saremmo riusciti a cavarcela.
Allo zio Mickey piaceva accompagnare queste rassicurazioni con un pizzicotto su ciascuna delle mie guance paffute. Stringeva e agitava le dita intorno alla mia pelle con un sorriso sardonico stampato in faccia, e allora scoppiavo a piangere, perché per qualche strano motivo avevo paura di lui e delle sue singolari dimostrazioni d'affetto.
Fin da quando ne ho memoria, la mia unica preoccupazione è sempre stata quella di non fare domande, e di correre a nascondermi ogni qual volta avrei intravisto un unico sprazzo della figura dello zio, o della sua voce.
Custodisco gelosamente dei ricordi alquanto vividi delle storie che Katherine mi raccontava dopo cena, prima di andare a letto.
Ci sedevamo sul vecchio muretto di pietra sotto la finestra e, invece di scandagliare con lo sguardo i tetti delle case come faceva lei, io osservavo il suo profilo e i suoi tratti distorti dalla stanchezza. La guardavo perdersi nei ricordi, attimi indimenticabili a cui non avevo accesso, lontana anni luce da lì, in luoghi più caldi e sicuri, con quegli occhi verdi velati da una patina di lacrime che si rifiutava di lasciar cadere.

''Sai,'' disse una volta, spezzando il silenzio che si era adagiato su di noi come piccoli granelli di polvere, invisibili ma perennemente lì, in bilico tra il reale e l'immaginario. Non riuscivo mai ad evitare di sussultare, quando si voltava verso di me e sorrideva comprensiva nel notare il rossore che mi colorava il viso. ''è bello che ci sia ancora qualcuno che apprezza le vecchie storie sulle principesse in difficoltà. Mi fa piacere che tu voglia ascoltarle.''
Ricordo di aver spalancato gli occhi, totalmente allibito. Non riuscivo a credere alle sue parole: mi sentivo dipendente da quelle storie, quasi come se ne facessi parte - o l'avrei fatto presto -, e l'idea che qualcuno potesse ignorarne la magia era un concetto che resentava l'assurdo.
''Vuoi dire che gli altri non hanno voglia di ascoltarle?'' chiesi allora, il naso arricciato.
Lei rise piano e mi lisciò i capelli sulla fronte con affetto. ''Devi sapere che non tutti i bambini amano il romanticismo, oggi. Ormai preferiscono un orribile racconto horror, o che i personaggi si uccidano a vicenda, invece di amarsi. Niente baci e lieto fine, solo mostri e gole squarciate.''
Mi coprii la bocca con le mani e feci una smorfia disgustata. ''Ma è terribile!'' gesticolai drammaticamente.
Katherine annuì con rammarico e io sospirai, incrociando le braccia al petto.
''Bé, io credo nel potere dell'amore vero. Quindi aspetto che un.. una..'' mi fermai, deglutendo rumorosamente, incapace di trovare le parole adatte per continuare. Era una sensazione nuova, difficilmente qualcuno riusciva a farmi smettere di parlare.
Abbassai lo sguardo sulle mie mani e cominciai a torturarle, poi Katherine le coprì con le sue per attenuarne il tremore e io trattenni il fiato.
''Tesoro, lo sai che puoi dirmi tutto, vero?'' chiese con dolcezza, sfiorandomi delicatamente le nocche.
Mi sentii subito meglio. Certo che potevo. ''Sì.'' sussurrai, incontrando finalmente il suo sguardo. Attenta, la schiena dritta, aspettava con pazienza che io la mettessi al corrente di quello che mi tormentava.
''Ieri ero con Helen per strada. L-lei..'' tremai ancora, e Katherine aumentò la pressione delle carezze, risalendo verso l'interno del mio polso. ''mi ha indicato una bambina, perché diceva di volere dei capelli come i suoi.'' mi bloccai di nuovo, sbattendo le palpebre per scacciare la stupida, familiare sensazione che mi attraversava quando ero - e sono - sul punto di piangere.
''E..?'' mi esortò lei, quando si accorse che non avrei detto altro. Io distorsi lo sguardo, puntandolo all'orizzonte. Riuscii finalmente a capire il motivo che la spingeva a perdercisi così spesso: le luci della città catturarono la mia attenzione, e riuscii a continuare la frase con estrema naturalezza, tanto ne fui rapito.
''E.. invece ho guardato il suo fratellino, perché.. aveva dei bei capelli e un sorriso fantastico.'' arrossii di colpo, rendendomi conto di ciò che avevo appena rivelato.
E se non mi avesse più rivolto la parola? Dopotutto, perché avrebbe dovuto?
Invece, Katherine mi posò due dita sotto al mento e, con una piccola pressione, mi sollevò il viso.
Stava sorridendo, un sorriso vero e luminoso che raggiungeva i suoi occhi, facendola risplendere di luce propria. Quello fu il momento in cui la definii per la prima volta non meno di assolutamente, straordinariamente bellissima.
''Ama chi vuoi, tesoro, ma fallo: non c'è niente di meglio al mondo. Lo capirai da solo, un giorno.'' così dicendo si sporse, sfiorandomi la fronte con le labbra nel più delicato dei baci.

''D'accordo.'' mormorai, tirando su con il naso. ''Non vedo l'ora che il mio principe venga a salvarmi.''

Ricordo come se fosse ieri il sorriso di Katherine vacillare fino a sostituirsi in una linea spigolosa.
Ricordo di aver avvertito una strana tensione solidificarsi nell'aria, fendibile con la punta di un coltello.
Ricordo un ''lo spero tanto'', soffocato da un impercepibile singulto.
E mentre lo stesso singhiozzo riecheggia tra le pareti della mia mente, riscuotendomi, la prepotente consapevolezza di quanto siano rimaste vane quelle speranze - frutto dell'insulsa ed infantile immaginazione di cui, ancora oggi, non riesco a liberarmi - invade il mio corpo fino ad offuscarmi i sensi.

Intanto la metropolitana imbocca il tunnel che mi porterà a Casa, dove mi aspetta qualche ora di riposo incontaminato. Tutto il sonno arretrato comincia a farsi sentire e non vedo l'ora di potermi godere la meritata tranquillità. Niente urla e schiamazzi dei bambini che saltellano nel corridoio, bussando ogni porta che incontrano, niente domande invadenti della famiglia o richieste d'aiuto in cucina e niente lezioni, dato che alla fine Michael è riuscito a trovare un lavoretto part time in una locanda poco lontana da Casa e dobbiamo ancora far conciliare i nostri orari.
Il pensiero di una giornata tutta per me mi fa quasi sospirare, ma mi trattengo.
Ignoro le occhiate piene d'odio delle vecchie signore, che dai loro posti a sedere mi fulminano con uno sguardo, controllando ogni mia mossa con il terrore di venire derubate da un momento all'altro, e stringo le dita intorno al metallo verniciato del sostegno più vicino fino a farmi diventare le nocche bianche.
Mi gira la testa, e l'aria comincia a diventare pesante, tossica.
Non riesco ad evitare che la mia mente ritorni a lui, il ragazzo per cui sono caduto in errore, perché si è rivelato essere esattamente come tutti gli altri e stranamente, la cosa mi ferisce più del dovuto.
Un insopportabile stronzo, arrogante e maleducato, figlio del mostro che mi ha messo in ridicolo davanti a tutte quelle persone.
Tuttavia, a discapito di quanto è accaduto, Blaine continua ad essere una presenza opprimente. E' sempre qui, ovunque io vada, in ogni gesto, e davvero, non ne posso più di pensare a quanto sia dannatamente bello, a quanto la sua voce sia dolce e matura al tempo stesso, e a cosa sarebbe successo se le nostre mani si fossero sfiorate, ieri. Se fosse esplosa una scintilla che si sarebbe propagata per tutto il braccio, fino a costringerci a.. a.. Dio, lo sto facendo ancora.
Che mi prende? E' vero, da bambino ho creduto di avere la possibilità di incontrare il mio principe azzurro, di poter fuggire con lui in groppa ad un fedele cavallo bianco lasciandomi tutto alle spalle.
Ma le cose sono cambiate, e non avevo messo in conto che una volta che mi fossi trovato davanti a lui, la persona che ho sperato fosse reale per così tanti anni da averne perso il conto, sarei stato io ad aver avuto il bisogno di nascondermi, perché questa non è una favola, ed io non sono una povera, indifesa e bellissima damigella in pericolo.

Prima che possa dare libero sfogo alla rabbia che sta pian piano ammontando dentro di me, una mano mi picchietta con insistenza sulla spalla.
Fingo indifferenza e sbuffo, roteando gli occhi. E' successo già altre volte, so cosa aspettarmi da questi stupidi bulletti, il cui unico divertimento è importunare i più deboli.
Quando la mano cerca nuovamente di richiamare la mia attenzione, per poi strattonarmi la felpa, decido che è abbastanza.
Mi volto di scatto, cercando di non agitarmi troppo e di conservare i nervi ben saldi, ma sto già sollevando il braccio per colpire chiunque mi stia infastidendo.

Gli insulti mi muoiono in gola e spalanco la bocca, mentre cerco di trattenere uno squittio a metà strada tra l'esasperato e il sorpreso, il braccio ora penzolante lungo il torace.
''Che cosa diamine vuoi?'' sbotto, la voce mi viene fuori più stridula del previsto.
Il ragazzo che mi si è parato davanti ridacchia divertito, come se si aspettasse esattamente una reazione del genere.
''Ciao anche a te! Finalmente ti ho trovato!'' mi indica con una mano, sembrando leggermente affannato.
''Che vuoi?'' chiedo ancora, le mani sui fianchi.
''Ti ho cercato in tutti i vagoni, ma eri sparito.'' dice, facendo un passo verso di me.
''Tu- mi hai seguito?'' sibilo.
Blaine aggrotta la fronte, incrociando le braccia muscolose - non fissarle! - al petto. ''No.''
''Allora perché mi hai cercato ovunque?'' chiedo, imitando il suo tono strafottente. Il cuore comincia a battermi all'impazzata in attesa di una risposta, e non capisco che razza di problema abbia.
Blaine abbassa lo sguardo, fissando i pochi centimetri che ci separano con insistenza.
''Quindi?'' lo richiamo, il labbro inferiore intrappolato tra i denti. Lo detesto.
''Perché dovevo.'' risponde piano, senza alzare il capo.
''Oh, perché dovevi.'' ripeto ironico, annuendo ripetutamente. ''Smettila di prendermi in giro.'' sussurro. Faccio per voltarmi, ma la sua mano mi afferra per il polso e mi costringe a tornare ad affrontarlo.
Una scarica di brividi mi percorre la schiena, e pare che anche lui abbia avvertito le stesse sensazioni, perché resta in silenzio per un istante, l'espressione suggerisce uno stato di pieno shock. Se non fosse per il panico che si è impossessato di me, probabilmente a questo punto starei ridendo.
''Voglio..'' farfuglia, incapace di abbandonare il mio sguardo. Si lecca le labbra per inumidirle e ci pensa su un attimo, poi il cipiglio sul suo viso si addolcisce un po'. ''non ti sto prendendo in giro, lo giuro.''
''Allora cosa?'' chiedo con una fretta che in realtà non sento di avere.
Blaine corruga la fronte, pensieroso. ''Se te lo dicessi con semplicità non ci crederesti e ti offenderesti,''
''E tu che ne sai, scusa?'' sento la mia stessa voce acquisire tonalità sempre più alte, sprigionando emozioni diverse ogni volta che apro bocca.
Lui tenta di reprimere un sorrisetto con scarsi risultati, ma è evidente che la situazione lo diverta parecchio. ''Beh, perché è già successo.'' spiega, improvvisamente imbarazzato.
''Ma di che stai blaterando?''
Okay, ammetto di essere solo lievemente sulla difensiva, ma hey, non ho mica tutti i torti!
''Ti ho già invitato a pranzo e hai già scaricato su di me una marea di insulti, quindi..'' non continua, e non occorre che lo faccia.
Lo interrompo subito. ''Se stai per richiedermelo, prima permettimi di ridere.'' simulo una risatina colma di irritazione, spezzandola bruscamente, poi riprendo a parlare. ''ti ricordo che: uno, anche tu non scherzavi, quando mi hai chiamato stronzo; due, sei veramente così idiota da starmi ancora intorno? - e tre, si può sapere perché mi stai tenendo la mano?!''
La reazione di Blaine è istantanea. Avverto i muscoli del braccio rivolto verso di me irrigidirsi e la sua mano striscia immediatamente via dalla mia - tanto che penso possa aver avuto uno strappo - andando a strofinarsi contro la t-shirt in un gesto impacciato, mentre comincia a borbottare frasi sconclusionate a proposito dell'accertarsi che io non scappassi e le sue guance si colorano di un rosso vivace che spegne almeno in parte la mia rabbia nei suoi confronti.
Mi godo la sua mortificazione per qualche altro secondo, pizzicandomi l'interno del gomito per impedirmi di scoppiare a ridere, ma quando mi accorgo di essere quasi arrivato a destinazione decido di intervenire. ''Puoi respirare, lo sai?''
Blaine si blocca di scatto; dalla bocca aperta riesco a scorgere la sua lingua, paralizzata in aria per l'essere stato interrotto mentre era sul punto di dire qualcos'altro.
''Ti prego.'' dice soltanto, e suona davvero, davvero esausto.
Mi acciglio, inclinando il capo di lato. Interessante. ''Ti prego - cosa?''
''Ti prego, lascia che ti offra qualcosa.''
Per un momento ho l'impressione che il mio cuore si sia fermato, proprio qui, in questa metropolitana zeppa di persone pronte a giudicarci alla prima occasione, ma non lo do a vedere, non ho intenzione di dargli questa soddisfazione.
Invece, tentando di apparire il più disinvolto possibile, domando: ''Cosa..?'' mi concedo una pausa per scegliere bene le prossime parole. ''..cosa dovrei pensare?''
Perfetto. Enigmatico quanto basta per poterlo mettere in difficoltà.
Un sorriso luminoso si allarga a dismisura sul suo volto, e una voglia immensa di colpirlo mi costringe ad incrociare le braccia. ''Quello che vuoi.''
Oh. D'accordo.
''Non credo sia la risposta giusta da darmi.'' decreto, il tono colmo di rasate, permettendo ad un piccolo sorriso di incresparmi le labbra. ''Sembri quasi disperato e potrei anche..''
Blaine fa un gesto vago con le mani, invitandomi a tacere. Sta sorridendo con un'intensità tale che sospetto inizino a fargli male i muscoli della mascella, e nonostante ci stia seriamente provando, non riesco a spiegarmi il motivo di tanta felicità.
''Non m'importa. Dai?''
Roteo gli occhi, il fiato corto. ''E che mi dici degli insulti che mi hai rifilato l'ultima volta?'' insisto.
Lui boccheggia. ''Direi che siamo pari, no?''
Emetto un'altra delle mie risatine prive di allegria e scuoto la testa, serio. ''No.''
Finalmente, il suo sorriso tramonta un po'. ''Mi dispiace, okay? Non sapevo come.. come indurti a parlare con me.''
Spalanco la bocca, indignato, le palpebre socchiuse. Gli punto l'indice contro il petto. ''Questo è assurdo!''
''Lo so, senti-''

Lo stridere delle rotaie sui binari aumenta fastidiosamente, indice che la metro sta per fermarsi, dopodiché il rumore scema del tutto, e - sfilandomi le dita dalle orecchie - mi rimetto in piedi e spazzolo la polvere dai miei pantaloni rattoppati, avanzando fuori dalla porta senza degnarlo di uno sguardo.
Cammino a passo svelto verso l'uscita, intimandomi di non pensare assolutamente a quello che ho appena fatto, odiandomi giusto un pizzico in più di prima, e mi appresto a svoltare il prossimo angolo senza cedere il ritmo.
Ma prima ancora di poter fare un'altro passo, una figura appena più bassa di me mi piomba davanti velocemente, intralciandomi agilmente la strada.

''Oh mio dio, vuoi- ti prego, va' via!'' A giudicare dal modo in cui si sta guardando intorno, intimidito, devo aver alzato di nuovo la voce. Non è colpa mia se questo tizio è così irritante da farmi perdere il controllo.
''Ascolta...''
''Kurt.'' sibilo a denti stretti.
''Davvero?'' domanda con curiosità, il tono sorpreso, privo di malizia.
''Sì, davvero, che t'importa?''
''Nulla, mi piace!'' sorride radioso. ''D'accordo, uhm, Kurt...''
''Senti, ti do un consiglio, e ti conviene seguirlo di buon grado. Gira a largo.''
I suoi lineamenti si corrugano, come se non capisse di cosa sto parlando. ''Perché?''
''Perché, Blaine?'' inarco le sopracciglia con fare ovvio. ''Ma dico, sei impazzito? Devi essere completamente fuori di testa per avermi seguito fin qui a causa di uno stupido rifiuto. Non so se l'hai notato, ma questo non è il posto adatto ad uno come te. Vuoi morire, per caso?''
Un altro sorriso sornione gli esplode sulla faccia, incontenibile e estremamente contagioso.
Alzo gli occhi al cielo. ''Cosa c'è, ora?''
''Ti preoccupi per me!'' canticchia teneramente, prolungando il suono di ogni vocale, le mani intrecciate sotto al mento mentre le sue labbra si arricciano con dolcezza verso l'esterno. ''aw!''
Il suo verso d'apprezzamento si trasforma in un gemito pietoso quando, grazie allo scossone deciso che gli assesto, si ritrova scaraventato con le spalle contro il muro spigoloso del vicolo.
Gli occhi di Blaine sono serrati con forza, le sopracciglia vagamente triangolari che quasi si uniscono e le mani aggrappate alle pietre che lo circondano.
''No, come vedi, non mi preoccupo.'' rispondo alla provocazione con finta innocenza, avvicinandomici piano.
Blaine lascia cadere la testa sulla superficie cementata dietro di lui e un ricciolo nero gli scivola dietro l'orecchio, scoprendogli la guancia matida di sudore. Solo adesso mi accorgo del suo look, decisamente trasandato rispetto ai suoi standards.
Apre un solo occhio per sbirciare la mia posizione rispetto alla sua, il pomo d'Adamo che fa su e giù velocemente, poi, inspiegabilmente, scoppia a ridere. Una risata lunga ed isterica, di quelle che ti scuotono il corpo dopo aver ricevuto una scarica d'adrenalina e aver constatato di stare bene.
''E' stato-'' si ferma, gli occhi ora vivacemente sbarrati. ''boom!'' esclama, le braccia sollevate fino a disegnare un grande arco. Ridacchia ancora, scuotendo la testa. ''Ti adoro.''
''Stai scherzando, spero.''
''No, hai una forza pazzesca!'' E' davvero carino piacevolmente sconvolto, glielo concedo. ''Non me l'aspettavo!''
''Già.'' sono tentato di sorridere a quella sorta di complimento, ma poi ricordo chi è lui, e di conseguenza, chi sono io, e la graziosa curva che si stava formando ricade in una linea dritta, tesa quanto la corda di un violino. ''Ora vai.''
Con uno slancio, Blaine si protende in avanti, staccandosi dal muro, e mi posa la destra mano sul braccio. Seguo quel gesto trattenendo il fiato, le sue dita sulla mia pelle, poi incrocio il suo sguardo speranzoso. ''Prometto che dopo non ti infastidirò più.''

Sospiro pesantemente. ''E sentiamo, è una promessa che puoi mettere per iscritto?''

 
* * *

''Eccoci!''
''Non posso credere di aver accettato.'' confesso, ostentando una risata strozzata. Non riesco a dare un nome alle mie emozioni, né tanto meno a ricordarmi come si fa a respirare in determinate situazioni. Detesto essere impreparato.
Per tutto il tragitto non ha fatto altro che ripetermi quanto il suo locale preferito fosse accogliente, assicurandomi che l'avrei trovato anch'io un posto fantastico in cui scambiare quattro chiacchiere in compagnia, e suppongo che grazie alla sua bravura nel selezionare accuratamente le parole fosse quasi riuscito a convincermi. Ho camminato al suo fianco e mi sono sentito rilassato, al sicuro, come se fossi abituato ad averlo attorno.
Ma adesso che ci siamo, ogni cosa sembra troppo... reale, e non ho idea di come comportarmi.
Studio la struttura con diffidenza, scorgendo dietro la vetrata trasparente appena lucidata una coppietta intenta ad imboccarsi a vicenda in un angolo appartato, un uomo solitario seduto al bancone con un boccale di birra mezzi pieno accanto e delle donne in tenuta da lavoro che se la ridono tra loro intorno ad un tavolo disposto al centro della stanza.

Sento lo sguardo di Blaine su di me, tanto preoccupato e intenso da bruciarmi la pelle e toccarmi nel profondo, così mi volto verso di lui e gli rivolgo un piccolo, timido sorriso, seguito da una leggera scrollata di spalle. Improvvisamente, non sono più così arrabbiato con lui. ''Grazie, Blaine.'' gracchio, schiarendomi la gola. ''Nessuno era mai stato così gentile con me, prima, nonostante.. gli inconvenienti.'' lui arriccia il naso, e io faccio lo stesso, l'espressione mortificata. ''Ma non posso accettare.'' concludo, distogliendo gli occhi dal suo viso per non leggervi tracce di delusione, o peggio, indifferenza.

Blaine si sposta al mio fianco, lanciandomi una serie di occhiate di soppiatto, ma questo è quanto. Semplicemente, se ne sta qui, immobile, a fissare con me l'edificio verniciato di rosso e blu elettrico. Non so dire quanto tempo passi prima di sentire ancora la sua voce, ma è abbastanza da farmi sussultare.

''Kurt, me l'avevi promesso.'' Non vi è accusa nella sua voce, solo una dolcezza inaudita e - nuova, che fa sciogliere a poco a poco il ghiaccio che ricopre il mio cuore come una corazza.

Quanto vorrei che tu capissi, Blaine. Quanto vorrei che le cose fossero diverse.

''Lo so, ma..'' una pausa, e un singhiozzo traditore mi sfugge dalle labbra. ''guardami. Non posso entrare lì dentro, sono tutto sporco, sicuramente puzzo e i miei vestiti sono-''
''Hey.'' soffia lui, e io comincio a tremare, perché vorrei che mi abbracciasse, che mi stringesse forte a sé, ma non posso chiederglielo. ''Tu- Non ti rendi conto della tua bellezza, vero?''
''C-che stai dicendo?''
''Kurt, solo perché è nascosta da qualche vestito..''
''Logoro?'' suggerisco, tirando su col naso.
''..stavo per dire - vecchio.'' Ride. ''solo per questo, e per il tuo odore - che lasciamelo dire, scommetto sarebbe meraviglioso se non fosse per le condizioni in cui sei costretto a vivere - non vuol dire che tu non sia bello. E lo sei, non posso negarlo.''
''Non è vero.'' confuto, fissando la punta delle mie scarpe con rabbia, le guance rosse.
Mi ha definito bello!
Lo sento frugare nelle tasche con calma e tirare fuori un pacco di fazzoletti. Ne sfila uno, e si avvicina pericolosamente a me, lasciando aleggare nell'aria una muta richiesta.
I nostri occhi si fondono in un'unica mescolanza di sfumature, l'oro condensato al blu nella più strana delle combinazioni, e Blaine alza il braccio con lentezza esasperante, senza mai smettere di guardarmi. Mi sfiora il viso con i polpastrelli, cancellandovi ogni traccia di tristezza. Una singola lacrima resta imprigionata tra le mie ciglia.
Chiudo gli occhi per lasciarla andare, perché per la prima volta in assoluto, so che qualcuno di speciale è qui per catturarla ed alleviare il mio dolore.
E infatti, come da riflesso, Blaine vi passa sopra il pollice, e poi comincia a tamponarmi la pelle con la punta del tovagliolo, pulendo via ogni macchia con amorevole cura.
Quando incontro di nuovo il suo sguardo, Blaine mi sta già fissando, la mano sospesa ad un centimetro dalla punta del mio naso.
Un rosa tenue gli illumina i tratti mentre si protende su di me e mi soffia il suo fiato caldo appena sotto l'occhio.
Rabbrividisco senza fiato, e Blaine sorride, abbassando il braccio con soddisfazione e velato interesse. ''Avevi una ciglia lì..'' balbetta, portandomi ad annuire nonostante il disagio. ''Ora sei pulito, andiamo?''
''O-okay.''
 
 
 
 
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Suppongo che per una volta non sentiate l'impellente voglia di uccidermi, eh? Visto, che vi avevo detto? It gets better! :D
Inizialmente il capitolo avrebbe dovuto finire con la scena del locale, ma dato che mi sono autostabilita un limite di lunghezza per ogni capitolo, da sforare solo in casi estremi, ho pensato che tagliandolo in questo modo non avrei causato molti danni. Credetemi, è meglio.
Comunque, è proprio grazie a questo limite che mi è venuta in mente la scena melensa finale, che spero sia stata gradita da tutti.
Ad ogni modo, che ne pensate? Sono ansiosa di scoprirlo, perciò lemme know!

Un groooosso bacio! Ci sentiamo presto, considerando che mi è venuta anche voglia di scrivere qualcosina riguardo SOWK.
Vi ringrazio ancora una volta e scappo via! :)

 
 
 
 
 
 
 

 
  
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