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Autore: Inathia Len    14/06/2014    1 recensioni
Celia Stebbins è una ragazza qualsiasi, ma nasconde un segreto.
Celia sogna.
Celia ricorda.
Di un tempo in cui un uomo che viaggia in una cabina blu più grande all'interni rispetto all'esterno l'ha salvata dalla morte, quando era solo una bambina. Ma Celia non sa la verità, non sa che la donna che chiama madre non lo è davvero, non sa chi lei sia.
Quando i sogni si colorano di rosso e Celia ricorda di un pianeta andato distrutto, sa che deve scoprire la verità. E sa anche che c'è un solo uomo che la può aiutare: Sherlock Holmes.
Primo cross-over tra Doctor Who e Sherlock, ambientato tra la seconda e la terza stagione del primo e dopo la terza del secondo. Fatemi sapere che ne pensate :-)
Genere: Angst, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'll explain everything

-Fermati, Celia. Ti prego, fermati.-

L’uomo sulla porta fissava con occhi sgranati la scena. Era sulla trentina, ma i suoi occhi scuri suggerivano che quella non fosse la verità, ed era alto e sottile in un completo marrone e cappotto dello steso colore, dai capelli scuri sparati in tutte le direzioni.

-Celia no, ascoltami- cominciò, avvicinandosi alla ragazza, senza però toccare l’orologio.

-Quello non è il mio nome- disse lei, parlando come ipnotizzata.

-In questa forma sì. Raçaris Serthelia, fintanto che esiste Celia, non ha senso di essere.-

-Chi è lei, perché sa tutte queste cose?- intervenne John, facendo un passo avanti, ma Sherlock lo trattenne per un braccio dall’avvicinarsi di più.

-John- sussurrò, senza staccare gli occhi dal nuovo arrivato e dalla strana cabina blu che si era materializzata nella stanza.

-È tutto ok, tranquillo- bisbigliò John, prendendogli istintivamente la mano e stringendo forte. Il suo cuore saltò un paio di battiti quando i due palmi coincisero e Sherlock reagì alla sua stretta con la stessa intensità. Non lo avrebbe più lasciato andare, lo sapeva.

-Io ti conosco- esclamò improvvisamente Roona. –Hai cambiato faccia, ma sei sempre tu. Non è vero, Dottore?-

Lui, sentendosi chiamare, si voltò e le sorrise.

-Roona Stebbins, è fantastico rivederti!-

-“Fantastico”… lo dicevi sempre prima….-

-Sì, bè, sono cambiate un po’ di cose, da allora.-

Un’ombra scura gli attraversò gli occhi.

-Celia,- riprese, tornando a guardare la ragazza, -Posso spiegarti tutto quanto, ma ora posa l’orologio.-

-Tutto?- chiese lei, sgranando gli occhi.

Il Dottore annuì lentamente.

-I ricordi, i sogni, l’orologio… tutto quanto- promise e Celia lasciò cadere sul letto l’oggetto.

 

Si erano spostati in salotto. Roona aveva preparato del caffè per tutti e ora aspettavano che il Dottore cominciasse il suo racconto. Si era seduto in poltrona, la tazza in mano e lo sguardo triste e pensieroso al tempo stesso. Celia era sul divano e, per la prima volta nella giornata, sembrava che la presenza di Ronna accanto a sé non le desse fastidio. Fissava avida di risposte il Dottore, quasi non senza battere ciglio. John, invece, era sull’altra poltrona con Sherlock alle sue spalle, quasi fosse la sua guardia del corpo.

-Non so bene da dove cominciare, è piuttosto complicato- iniziò il Dottore, scorrendo con il dito le decorazioni arabescate della tazza.

-Bè, potresti dirmi se sono davvero… un’aliena- disse Celia. Ora che non era più sotto l’effetto dell’orologio, sembrava non ricordare nulla di quanto aveva detto o sentito poco prima.

-Questa è semplice. Sì, non sei umana. Ma, ehi, non è una cosa tremenda- aggiunse, quando Celia si coprì il viso con le mani. –Anche io non lo sono, eppure vivo bene lo stesso e voglio un gran bene alla Terra.-

-Quindi non erano dei sogni, ma dei ricordi?-

-Cosa hai visto, esattamente?-

-Quella cabina blu, un uomo dalla giacca di pelle nera…-

-Oh, sì, quello ero io prima della rigenerazione.-

-Rigenerache?- intervenne John.

-Quando sono in pericolo di morte, c’è questa specie di meccanismo di difesa che rigenera ogni singola cellula del mio corpo, facendomi cambiare aspetto come conseguenza.-

-E c’era anche una ragazza- continuò Celia, -Rose.-

-Rose Tyler- confermò il Dottore, pronunciando quel nome come se fosse la formula magica per la felicità, ma negli occhi un’ombra triste.

-Ho saputo che è morta- aggiunse la ragazza, cecando conferme in Sherlock, il quale annuì.

-Tecnicamente è bloccata in un universo parallelo, ma è sana e salva. Meglio dire che era morta in quel casino, piuttosto che spiegare la verità- la contradisse il Dottore. Celia intuì che non ne volesse parlare più di tanto e fu rapida a cambiare argomento.

-Quell’orologio cosa centra esattamente con me?-

-C’è la tua vecchia te, lì dentro. O la tua vera te, dipende da come la vuoi vedere. Quando Rose mi implorò di salvarti e di trovarti una nuova casa, ero consapevole del fatto che il tuo vero aspetto non sarebbe potuto essere rivelato. Non ti avrebbero accettata, ma studiata e tratta come una bestia da esposizione. Ed eri solo una bambina, non volevo che ti accadesse nulla di male. Non ti avevo salvata per condannarti.-

-Il mio vero aspetto sarebbe…?-

Roona porse la scatola con i disegni al Dottore, il quale ne passò uno in particolare a Celia. Era il meno cruento di tutti. Su sfondo bianco stavano un essere femminile e uno maschile, abbracciati stretti. Le loro vesti bianche e larghe svolazzavano mosse da un vento che spirava solo per loro e così anche i capelli dai mille colori. Tra loro stava quella che poteva essere considerata una bambina, aggrappata alla spalla del padre e con una ciocca dei capelli della madre stretta nel piccolo pugno.

-Questi sono i tuoi veri genitori: Udesh Rhercas e Thalia Xarzert - disse il Dottore, indicando la piccola figura tra i due. –E quella dovresti essere tu.-

Celia accarezzò con dolcezza il disegno, soffermandosi sul “suo” volto.

-Hai presente quando prima ho parlato della mia rigenerazione?- riprese il Dottore. –Su di te ho operato un processo simile, ma reversibile. Ti ho resa umana perché sapevo che qui avresti trovato una nuova casa, ma se tu aprissi quell’orologio riprenderesti il tuo vero aspetto.-

-Per quello mi hai fermata.-

-Lo ricordi?- chiese stupito il Dottore.

-Quello e poco altro. C’erano delle voci… qualcuno cantava?-

-Venivano dall’orologio. Ti chiamano, ma tu non devi per forza obbedire, sta a te la scelta. Qui, adesso, hai una nuova vita… il tuo pianeta e la tua gente non esistono più, questo lo devi tenere bene a mente. Puoi sentire le loro voci chiamarti, ma non torneranno mai- disse con voce grave. Aveva l’aria di uno che sapeva bene di cosa stava parlando, in materia di pianeti distrutti ed echi di civiltà.

-E se tornassi com’ero…?-

-Il processo sarebbe irreversibile e non potresti rimanere qui. Anzi, a essere sincero, non so bene dove potresti andare.-

-Tu c’eri quando è successo. Puoi raccontarmelo?-





Inathia's nook.
ciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaao! eccomi qua :)
mi dispiace avervi deluso, ma Celia/Raçaris Serthelia non è un Signore del Tempo. non mi picchiate, vi prego.
comunque, questo è un capitolo un po' di passaggio. ormai non manca troppissimo alla fine (anche se non vi libererete tanto presto di me ;P). dalla prossima cominceremo il racconto del Dottore, così tutto finalmente sarà chiaro. e farà la sua comparsa Rose (insieme a Nine)... solo io saltello all'idea?
ok, me ne vado. torno ai miei schemi di latino.
ps: grazie millissime per le recensioni bellissime. mi avete davvero ridato speranza per questa storia <3

  
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