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Autore: alessiacroce    16/06/2014    9 recensioni
"Riemersi con la testa e presi di nuovo fiato, ma Harry era pesante, non ci riuscivo. Mi chiesi se sarebbe stato meglio non averlo mai conosciuto. Tutto questo sicuramente non sarebbe mai successo. Adesso non starei per morire. Adesso lui non starebbe per morire."
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trailer ufficiale:
 http://www.youtube.com/watch?v=w8YIoKs97YQ

Capitolo 8
 


Passai la mattinata distesa sul divano a guardare Mtv, pensando alla discussione che era avvenuta quella mattina tra me e Liam.
Mia madre e il mio patrigno, Patrick, ritornarono dalla loro corsa abitudinale verso mezzogiorno e mezzo.
Li salutai, poi mi affrettai ad apparecchiare la tavola, aspettando che mia madre si mettesse ai fornelli. Se c’è una cosa che non so fare è cucinare, sono negata. Rischio di creare un incendio in cucina cercando di preparare un piatto di pasta. Mi ricordai di quando io e Liam volemmo provare a fare la pizza. Prendemmo tutti gli ingredienti per fare la base, sporcando tutta la cucina. Lui mi insegnò come fare roteare la pasta per la pizza su un dito, incitandomi a provare. Quando cercai di imitarlo l’impasto mi scivolò e finì per attaccarsi al vetro della finestra. Ci mettemmo quasi un’ora per rimuovere almeno la maggior parte dei rimasugli dalla superficie.
Risi a quel pensiero, mentre finivo di posare i piatti sul tavolo.
 
“Dov’è Liam?” mi domandò Patrick, mentre tagliava i pomodori per metterli nell’insalata.
 
“Uhm, aveva detto di voler fare un giro in moto per prendere una boccata d’aria” risposi, incerta.
 
Lui mi guardò dubitante per qualche secondo, poi alzò le spalle e ritornò a fare quello che stava facendo.
Uscii dalla cucina, dirigendomi in camera a grandi passi.
Appena entrai nella stanza notai il cellulare vibrare sul letto.
Lo afferrai.
Un messaggio.
Lo aprii, incerta su chi potesse essere il mittente.
 
Dì a mamma e papà che non ritorno per pranzo. Liam x
 
Digitai veloce la mia risposta, chiedendogli il perché ma non mi arrivò nessun’altro messaggio.
Indecisa se chiamarlo o no, sentii la voce di mia madre urlare che il pranzo era pronto.
Sospirai, posando il cellulare vicino al cuscino, poi raggiunsi la cucina.
 
“Liam ha detto che non ritorna per pranzo…” dissi, appena feci il mio ingresso nella stanza.
 
“Perché?” domando mamma.
 
Alzai le spalle in risposta.
Mangiammo ascoltando i racconti di Patrick sull’America, sul viaggio, sulle persone che aveva conosciuto lì.
Mia madre ascoltò interessata tutto il racconto, incitandolo a continuare.
Io mi limitai ad alzare gli occhi, sospirando con finta aria annoiata.
Finito di mangiare aiutai mamma a lavare i piatti, dopo di che andai a prepararmi per uscire con le mie amiche. Indossai una semplice t-shirt nera e un paio di shorts, lasciai i capelli lisci sulle spalle e mi truccai con un filo di eyeliner e il mascara.
Si fecero presto le 16:15.
 
“Dove vai, Lee?” sentii mia madre dietro di me.
 
“Esco con Lucy, Allie e Sylvie” risposi semplicemente.
 
“Ah, divertiti allora. A che ora torni?”
 
“Ora di cena. Come al solito”
 
Mi avviai verso l’uscita con mamma al seguito. Mi guardò per qualche secondo con sguardo perplesso, io incrociai le braccia, aspettando che parlasse.
 
“Se vedi Liam, digli di fare uno squillo… magari” aggiunse, con una sfumatura si preoccupazione.
 
Annuii e la salutai, poi mi incamminai verso il Blue Nights, il bar dove ci eravamo date appuntamento, poco distante da casa mia.
Le mie vans consumate calpestavano l’asfalto rovente, spostando dei piccoli sassolini lungo il mio tragitto. Giocai a calcarne uno, mantenendone il controllo per il maggior tempo possibile.
Misi una mano davanti agli occhi, proteggendoli dalla luce forte del sole. In lontananza riuscii a intravedere il bar e una ragazza dai capelli castano chiaro mesciati seduta ad un tavolo, da sola.
Sylvie.
Accelerai il passo per raggiungerla, spostando i capelli di lato, accaldata.
 
“Sylvie!”
 
“Less!”
 
L’abbracciai e la baciai su entrambe le guance, poi ci sedemmo al tavolino dove, poco prima, si era sistemata lei e aspettammo le altre.
Dopo pochi minuti due ragazze more si sedettero davanti a noi.
Salutai Lucy e Allie allegramente e loro fecero lo stesso.
Chiamammo la cameriera e ordinammo quattro frullati alla fragola con panna e scaglie di cioccolato.
Era sempre stata nostra abitudine trovarci a quel bar e ordinare i nostri quattro frullati da quando avevamo 12 anni. Ci piaceva sederci ad un tavolo isolato, parlare consumando le nostre bevande e, infine, fare una passeggiata per i negozi oppure andare al parco e sdraiarci sotto un albero, all’ombra.
La cameriera, una ragazza minuta con una lunga coda bionda, portò i nostri frullati, distribuendoceli.
Poi se ne andò, seria.
 
“Allooora…” esordì Allie, guardandomi maliziosamente.
 
Tutte e tre mi fissarono contemporaneamente, incitandomi a parlare.
Presi un sorso dal mio bicchiere e le fissai a mia volta.
 
“Cosa volete che vi dica?” dissi, rigirandomi tra le dita la cannuccia rosa.
 
“Com’è andato il ballo con Harry? Raccontaci tutto, sorella” esclamò Sylvie, con tono di voce forse troppo alto, dato che le persone che ci stavano attorno, all’improvviso, avevano tutte posato lo sguardo su di me e sulle mie amiche.
Lucy mi guardò seria e mi fece cenno di raccontare.
Diedi un altro sorso al frullato e cominciai.
 
“Ok, allora… Harry è venuto a prendermi alle 21, come immagino già sappiate mi ha praticamente costretta ad andarci con lui. Siamo arrivati a scuola e be’… diciamo che è stato tutto piuttosto movimentato” conclusi.
 
Toccai il punto in cui Harry mi aveva lasciato il succhiotto e mi assicurai di averlo coperto bene con i capelli.
Lucy abbassò lo sguardo.
Sapevo che voleva che raccontassi il “resto”.
 
“Cosa intendi per movimentato?” mi chiese Sylvie, sempre più incuriosita.
 
“Be’, ecco…” lasciai la frase in sospeso.
 
Sospirai e spostai i capelli dal collo, mostrando la visibile macchia viola.
 
“Ommioddio, Less” mormorarono insieme Allie e Sylvie.
 
“Te l’ha fatto lui?” domando la prima.
 
“Già” sussurrai.
 
Decisi di raccontare tutto quello che era successo, dalle prepotenze di Harry all’intervento di Lucy, dall’uscita del riccio dalla palestra dove si teneva la festa al mio inseguimento, dalla nostra conversazione al porto al mio ritorno a casa.
Le mie amiche pendevano dalle mie labbra, sospirando e sussultando.
Finito il resoconto della serata incrociai le braccia davanti al petto e aspettai le loro reazioni.
 
“Secondo me non dovresti frequentarlo” affermò Lucy.
 
“Invece, secondo me, dovresti. Ok, sarà anche un tipo pericoloso o cose così… ma è misterioso. I ragazzi misteriosi sono interessanti, sono attraenti” s’intromise Allie, allungando la pronuncia dell’ultima parola da lei detta.
Discutemmo per una buona mezz’ora sulla situazione, finchè la suoneria del mio cellulare ci interruppe.
Lessi il nome sullo schermo e sentii un tuffo al cuore.
Harry.
Le mie amiche sbirciarono per vedere chi potesse essere e, appena notarono il nome lampeggiante, mi fecero segno di mettere in vivavoce.
 
“P-pronto?” risposi, con voce esitante.
 
“Ciao, bellezza” echeggiò la voce roca di lui dall’altro capo. Le mie amiche, entusiaste, si avvicinarono di più, cercando di ascoltare meglio.
 
“Ehi, Harry” dissi, cercando di moderare l’agitazione.
 
“Ascolta, tra 10 minuti gioco una partita al campo di calcio, due isolati dopo casa tua. Ti va di venire a vedermi?”
 
Mi stupii del fatto che me lo avesse chiesto e non imposto.
Guardai le mie amiche, dubitante. Loro annnuirono con vigore, alzando i pollici in segno di acconsentimento.
 
“Ehm, ok. Perché no?! Sono con delle mie amiche, però”
 
“Perfetto, porta anche loro allora. A dopo, piccola”
 
Chiusi la telefonata e guardai fisso le mie amiche che si erano già alzate dal tavolo e avevano afferrato le loro borse sottobraccio.
 
“Che aspetti? Andiamo!” mi incitò Allie.
 
Sospirai e lasciai il mio posto, non dopo aver preso un ultimo sorso del mio frullato, avviandomi dietro di loro.
Arrivammo al parco giusto in tempo all’inizio della partita.
Harry mi corse in contro. Indossava una maglietta a maniche corte bianca, che risaltava le braccia muscolose e abbronzate, e dei pantaloncini blu.
Si avvicinò a me, mi cinse per la vita e mi baciò, infilando, impertinente, la lingua tra le mie labbra. Lo respinsi e lo guardai infastidita. Lui mi rivolse un sorriso presuntuoso, dopo avermi fatto l’occhiolino, e raggiunse i suoi compagni di squadra.
Le mie amiche osservarono la scena a bocca aperta, commentando tra loro.
Mi sedetti affianco a loro, in prossimità del campo, per avere una buona visuale della partita. L’arbitro diede il fischio d’inizio.
Osservai Harry sfrecciare lungo il campo, passare la palla ai suoi amici, scartare gli avversari.
La sua espressione era seria e concentrata ma, ogni tanto, si distraeva e mi guardava, rivolgendomi un sorriso.
Allie, Sylvie e Lucy continuarono a commentare il fisico di ogni ragazzo presente nel campo, senza esclusione di Harry.
 
“Ha proprio un bel fisico” commentò Lucy.
 
“Già, guarda che bicipiti, deve fare palestra” aggiunse Allie.
 
“Ma le avete viste le gambe?!” s’intromise Sylvie.
 
Io ridacchiai imbarazzata, mentre le mie amiche continuarono a fare apprezzamenti su Harry.
Improvvisamente un urlo proveniente da non molto lontano distolse la nostra concentrazione dal campo.
Due ragazzi, uno moro e l’altro biondo, si stavano picchiando infondo alla strada che porta al parco. Il biondo sembrava essere in difficoltà, mentre il moro continuava a colpirlo senza pietà.
Rimasi, per un primo tempo, scioccata, poi mi alzai di scatto, lasciando le mie amiche sbigottite, sedute dov’erano.
Mi avvicinai di più al luogo della scena.
Quella voce che supplicava aiuto mi pareva di averla già sentita. Anzi, ne ero sicura.
Lucy mi gridò di fermarmi ma io continuai ad avanzare.
A pochi passi dai due litiganti mi bloccai.
Il ragazzo biondo, la cui faccia ormai era sfigurata dai lividi, mi guardò per un attimo.
I suoi occhi azzurri erano velati di lacrime e imploranti.
Mi coprii la bocca con le mani.
James.
Il ragazzo moro, di spalle, ora lo stava prendendo a pugni sullo stomaco, costringendo James ad accasciarsi a terra.
Non sapevo cosa fare.
Rimasi a guardare scioccata la scena.
Osservai il moro sferrare calci a James.
Il ragazzo che avevo amato.
Il ragazzo che mi aveva distrutto.
La partita si era bloccata e ora i ragazzi che vi partecipavano stavano accorrendo sul luogo.
La mia attenzione rimase sul moro.
Non poteva essere vero.
Non poteva essere veramente lui.
Cacciai un urlo.
Il ragazzo si voltò, smettendo di scatenare la sua ira su James.
Mi guardò negli occhi, sconvolto.
Liam.


 

Spazio autrice.

Buon pomeriggio, gente.
Ecco a voi l'ottavo capitolo di Alive, come promesso c:
Dopo il settimo capitolo, caratterizzato da una pausa, senza azione, ora le cose si sconvolgono di nuovo!
Chi se lo sarebbe aspettato che Liam avesse reagito così al racconto di Less, andando a cercare James per poi picchiarlo?
Sembrava un ragazzo saggio, gentile... con la testa sulle spalle.
Gelosia? Istinto fraterno?
Cosa farà Less, data la situazione?
Continuate a leggere la mia ff e scoprirete cosa succederà nel prossimo capitolo c:
Spero di avervi intrattenuto.
 un bacio x

-Alessia

  
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