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Autore: brontolina12    16/06/2014    2 recensioni
100 anni sono un periodo molto lungo, soprattutto se passato in una gabbia. Lei lo sapeva molto bene. Ne aveva passate là dentro e senza la Banda non ce l'avrebbe mai fatta. Adesso era libera e nessuno le avrebbe mai fatto più del male ...
- Grazie ragazzi ...
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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~~L’alba dipingeva il cielo con le sfumature del giallo e dell’arancione. Tutti a Fairy Oak erano già in piedi a lavorare e in quel periodo lo era soprattutto la cara Primula. L’estate portava a tutti un po’ di serenità, a tutti tranne che a lei, che doveva cucire i costumi da bagno e i pareo per il mare! In più la gente preferiva avvantaggiarsi sull’autunno e quindi sciarpe, cappellini, grembiulini per la scuola, maglioncini di lana erano sempre sulla lista delle cose da fare.
 Tutti i giorni, nella sua bottega, c’era un gran macello: via vai di persone, numerosissime telefonate e foglietti con gli ordini dei clienti che ricoprivano i muri! Primula era sempre indaffarata  e quella mattina più che mai. Passavo di lì per prendere una boccata d’aria.
Il vento soffiava forte e le onde del mare s’infrangevano contro la scogliera. L’erba e le foglie degli alberi danzavano al vento e non c’era spettacolo più bello di quella mattinata così movimentata.
Joe dava da mangiare agli animali, il Liutaio McMike preparava qualche strumento musicale, il fabbro riparava una vecchia cassaforte e il falegname batteva il martello più forte che mai; Cicero, dalla sua finestra, osservava il cielo e annotava su un blocco le sue previsioni, mentre Tomelilla leggeva il giornale nella serra e Dalia stendeva i panni ad asciugare.

Tutti avevano qualcosa da fare e anche io: tornare a casa e svegliare le gemelle!
“Per tutte le fate dell’universo!” pensai facendo un balzo indietro, “Pervinca è già pronta per andare a scuola mentre Babù … dorme?” strabuzzai gli occhi “Deve essere successo qualcosa di grave!”.
Pervinca se ne stava seduta sul letto, già vestita, e pochi centimetri più in là Vaniglia dormiva.
- Pervinca ti senti bene?
- Perché non dovrei star bene? – aggrottò la fronte.
- Beh, sei sveglia prima di tua sorella … QUESTO E’ UN MIRACOLO! – scherzai.
- Sei sempre la solita, Felì!- sbuffò sorridendo.
Sorrisi – Cos’è successo? – le chiesi poi, sedendomi accanto a lei.
- Beh, mi sono svegliata presto per questa – disse porgendomi un foglio bianco arrotolato in una pergamena.
Lo afferrai e lo srotolai. “Wow”. Pervinca aveva realizzato il bozzetto della sua idea su un foglio bianco ed era pronta a consegnarlo all’insegnante.
- Non devo rinunciare a ciò che mi piace solo perché me l’ ha detto la Pimpernell. Ho il diritto di esprimere le mie idee.
- Hai proprio ragione Vì – le detti un bacino sulla fronte – non avrei saputo dirlo meglio e sono orgogliosa di te! Ora però mi devi aiutare a svegliare Vaniglia!
- Con molto piacere!
Detto ciò, con un sorriso “malefico”, prese la rincorsa e,
prima che potessi fermarla, si gettò sulla sorella addormentata!
Vaniglia non era come Pervinca e così si svegliò subito, prima però si vendicò con uno spintone.
Vaniglia era una persona molto ordinata. Aveva il posto per ogni cosa: in uno scaffale del bagno teneva gli asciugamani ben piegati e lavati, in un cassetto conservava i lacci colorati, le spazzole, il fono, i trucchi e la biancheria intima. Nella sua parte della camera i vestiti erano sempre ordinati e sulla scrivania le matite e i pennarelli erano tutti appuntati e sistemati per colore. Era anche un’amante dei libri e sullo scaffale sopra il suo letto ne teneva una vera e propria collezione. Ne finiva uno in meno di due giorni, se ci si metteva, e adorava scrivere brevi racconti da pubblicare infondo al giornale della città, che erano molto richiesti nel villaggio. Scriveva le piccole avventure di Flora Flyday, una ragazza che adorava i colori. Era ispirata a Flox, ma aveva i poteri di Shirley. Magari un giorno vi racconterò una delle sue avventure, se volete!
Comunque, ci preparammo e scendemmo a fare colazione. Cicero aveva finito di fare le sue previsioni e ci aveva preparato la colazione.
La cioccolata calda ci lasciò un bel paio di baffi marroni sopra la bocca, ma ne valse davvero la pena!
Lasciammo che la porta di casa si chiuse alle nostre spalle e salutammo Dalia.
Holly stava appena uscendo di casa quando le demmo il buongiorno.
- Ciao ragazze, come state?- ci chiese.
- Benone, tu?
- Non mi lamento – sorrise.
Gli sgargianti colori del vestitino di Holly mi misero allegria: il rosso, il giallo, l’arancione e un chiaro rosa si sposavano a perfezione!
Quel giorno saremo andate a scuola con le biciclette, infatti il nostro fabbro, per il compleanno delle gemelle, ce ne aveva regalate due. Io le avrei seguite in volo. Sfrecciando come corsari, le ragazze oltrepassarono la piazzetta Fidiven e per poco non buttarono giù il banco del fruttivendolo! La scuola però interruppe il loro spericolato viaggio.
Grisam era seduto su una panchina, ma la sua testa sembrava da tutt’altra parte! Con una mano si grattava la nuca e con l’altra tamburellava sulla panchina; con la bocca, invece, simulava una melodia piacevole e il piede la seguiva a tempo.
- Vuoi anche una trombetta per caso? – gli domandò Vì sedendosi accanto a lui.
- Magari! – le rispose  sorridendo.
- Mi sono svegliato con questo motivetto in testa e non so proprio dove l’ho sentito prima!
- Cantalo un po’, magari lo conosco.
- Nananana nana na na nananana nana na na … fa così all’incirca!
- Ahaha, devo dire che sei un fantastico cantante Grisam Burdock! – ridacchiò Vì.
Anche il mago del buio rise.
Nel frattempo dall’altro lato della piazzola, Vaniglia stava chiacchierando con  Flox.
- Ehi, tra poco più di un mese io e Pervinca festeggeremo dieci anni nel mondo della magia e ci piacerebbe dare una festicciola fra amici. Vorremmo farla in spiaggia, di questi tempi in casa fa troppo caldo. Beh, senza di te non ci si divertirebbe, perciò …
- Io ci sono sicuramente, al 100%! – la interruppe Flox saltellando allegra.
- Driiiiiiiiiiin – avvertì la campanella.
Gli alunni indossarono i grembiulini estivi e si sistemarono i fiocchetti azzurri di lino. Le ragazze si aggiustarono i capelli spettinati dal vento, mentre i ragazzi si infilarono le camicette nei pantaloni; le ragazze si sistemarono le scarpette e i ragazzi  se le allacciarono.
Poi, tutti in fila indiana, entrarono a scuola. Quel giorno, la preside della scuola, la signorina Euforbia Fulmini, “controllava” i ragazzi. Seduta ad una cattedra centrale, situata all’ingresso della scuola, ispezionava gli studenti ad uno ad uno. Mi avvicinai ad una bidella e le chiesi spiegazioni:
- Girano pidocchi, cara fatina – mi disse continuando a spazzare il pavimento -  vere e proprie epidemie di pidocchi. Questa settimana abbiamo avuto numerose assenze, circa 44/45 in tutto. È bene controllare prima di perdere tutta la scuola!
La ringraziai e ritornai dalle ragazze.
- Dov’è Babù? –le chiesi mentre aspettavano in fila.
- E là! – Flox mi indicò la cattedra, dove Euforbia stava ispezionando Vaniglia.
- Signorina Periwinkle, anche lei è affetta dall’epidemia! – esclamò scrivendo il suo nome su un grosso registro impolverato.
- AFFETTA? – Babù sgranò gli occhi.
- Esattamente signorina Periwinkle, non le prudeva la testa?
- Veramente no, cioè solo qualche volta.
- Comunque li ha. Adesso chiamiamo sua madre e le diciamo di venire a prenderla.
Babù aveva improvvisamente incominciato a grattarsi ed era tornata infondo alla fila.
Adesso era il turno di Pervinca. La preside la ispezionò da capo a piedi, le guardò ogni minuscolo centimetro dei capelli.
- Lei è apposto!- prese il grosso registro imbrattato di polvere e fece un tic sul nome della mia streghetta.
- Menomale!- esclamò lei prendendo la strada che portava in classe.
I ragazzi “sani” stavano cominciando ad entrare in classe, mentre gli altri aspettavo i genitori all’uscita. Afferrai Vì per una ciocca dei capelli e la tirai.
- Ahia! Che fai?
- Scusa Vì, volevo avvertirti che tua sorella ha i pidocchi.
- Cosa? Come ha fatto a non attaccarmeli anche a me?
- Non lo so, ma io tornerò a casa con lei e poi verrò a riprenderti. Ok?
- Va bene – mi fece l’occhiolino e poi svanì fra i corridoi della scuola.
Vaniglia intanto se ne stava appoggiata al muro della Horace McCrips, arrabbiata come non mai. Mi avvicinai a lei e le chiesi con voce gentile:
- Hanno già chiamato casa, Babù?
- Si, mamma sta arrivando – si dette una grattatina alla testa – e pensare che non me n’ero nemmeno accorta!
- Starai a casa un bel po’ di giorni, dovresti esserne contenta – dissi cercando di tirarle su il morale.
Lei non mi rispose e dette un potente calcio ad un sassolino che rotolò fino all’altra parte della piazzola.
Una signora un po’ impacciata e curiosa, che portava un ombrello in mano, nonostante il sole spaccapietre, camminava velocemente per le stradine con un cappello messo all’incontrario, con una gonna trasandata e con le ciabatte ai piedi. Ridacchiai.
-Vaniglia, tua madre sta arrivando!
Babù aguzzò la vista  e poi scoppiò in una risata.
- Cosa pensava mentre si vestiva, che ero in pericolo di vita!
Dalia aveva i capelli arruffati e camminava in modo goffo. Non era da lei una cosa del genere, di solito non aveva mai un capello fuori posto. Chissà cosa le avevano detto al telefono per averla fatta vestire in quel modo, così di fretta!
- Oh, tesoro ti senti bene?
- Si mamma, ho solo i pidocchi!
- Pidocchi??
- Sì, non te lo avevano detto al telefono?
- No, mi avevano detto solo di venirti a prendere perché non stavi bene … Comunque non importa. Ora andiamo in farmacia e ti prendo tutto quello che serve per far scomparire i pidocchi.
Vaniglia le sorrise e poi le disse:
- Prima però vai a casa e cambiati!
Dopo una lunga risata sull’aspetto curioso di Dalia, tornammo a casa.

 

  
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