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Autore: mormic    17/06/2014    4 recensioni
[Prologo di "In un Angolo"]
Guarda il regalo ed alza gli occhi.
“Interessante. Cos’è, una manetta per qualche giochino divertente?” domanda accendendo un sorriso malizioso.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Grigio e Oro'
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“Questo è per te” gli dico mettendogli tra le mani il pacchetto infiocchettato.
Haymitch mi guarda perplesso, con i suoi occhi velati da una sbornia appena passata, rigirando la scatolina tra le mani, soppesandola, scuotendola.
“Non è abbastanza pesante per essere interessante, bocca di baci” mi dice ironico, dopo un primo sommario esame.
“Aprilo e basta, va bene? E no. Non è niente che contenga alcool” rispondo infastidita.
Mi guarda un attimo, con un mezzo sorriso appena accennato, degno del suo sarcasmo difensivo, che lo mantiene distaccato da qualsiasi cosa possa interferire con la lotta che combatte per rimanere insensibile.
Ma non può ingannare me, che vivo con lui due mesi l’anno, praticamente giorno e notte, da dieci anni. Io so da cosa scappa. Io conosco le sue paure. Anche se faccio finta che non esistano, anche se le ignoro completamente, mantenendo sempre alta la guardia, facendo finta di essere superficiale, lacrimevole quanto basta, tuffandomi nei miei detestabili doveri che io stessa ho voluto, lasciando pensare al mondo che siano la mia ragione di vita.
Non siamo tanto diversi, io e te.
Abbassa gli occhi e scarta il pacchetto con mani ferme.
Accartoccia la carta tra le dita e apre la scatola. Guarda il regalo ed alza gli occhi.
“Interessante. Cos’è, una manetta per qualche giochino divertente?” domanda accendendo un sorriso malizioso.
Io osservo il bracciale d’oro tra le sue mani. L’ho disegnato io: un ovale di fiamme danzanti. Il suo oggetto d’oro. Il colore della nostra squadra.
“Sei veramente uno zotico, Haymitch Abernathy!” esclamo fingendo di essere scandalizzata.
Lui incassa l’offesa con un sorriso più ampio.
“Bello davvero, bocca di baci. Dove vuoi che lo metta?” domanda divertito.
 “Mettitelo dove ti pare, caprone!” gli dico voltandogli le spalle, allontanandomi per andarmene.
“Avanti, bocca di baci. Non fare così!” esclama prendendomi per un polso e voltandomi verso di lui.
Mi ritrovo contro il suo corpo, mentre le sue braccia mi stringono. Cerco di tenermi lontana, piantandogli le mani sul petto.
“Sei solo un ubriacone insensibile” gli dico quasi piagnucolando.
“E tu una meravigliosa donna dai mille colori” dice a meno di un palmo dal mio viso.
Dovrebbe essere un’offesa. Forse lo sarebbe per le orecchie di tutti, ma non per le mie.
Io so che dietro ogni sua battuta pungente c’è l’attenzione per un particolare, per un dettaglio che solo un osservatore come lui coglie nel suo vero significato. Anche se le sue parole alla fine rovinano tutto.
Sento le sue mani, che ancora stringono la carta in una e la scatola nell’altra, chiuse sulla mia schiena e le sue braccia avvicinarmi.
I suoi occhi fissano i miei dall’alto.
Grigi come il cielo in tempesta, acquosi come la pioggia che scende, frammentati da mille pagliuzze azzurre che lasciano sperare l’arrivo di un raggio di sole lontano.
Ma negli occhi di Haymitch il sole non passa mai.
Il suo viso ride, sogghigna, ma l’allegria non c’è mai in quelle due orbite di nuvole.
È la sua malinconia mal celata che mi fa cedere, ogni volta.
La sua bocca si avvicina alla mia e sento il suo respiro di gin avvicinarsi.
“Devo andare. Peeta mi aspetta” cerco di temporeggiare.
“Il ragazzo può aspettare, il mio grazie no” mi dice.
E la sua bocca è sulla mia, dirompendo come i tuoni in una tempesta di fulmini.
   
 
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