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Autore: Manny_chan    17/06/2014    4 recensioni
Il Mondo è cambiato.
Il Paradiso è cambiato.
Sariel stesso è cambiato, tanto che ne ha quasi paura.
Per quello è sulla terra, per cercare un modo per riequilibrare le cose. Ma per farlo dovrà trovare un vecchio nemico e un antico rancore arde nel profondo del suo animo....
Fiction partecipante al contest ''Sesso o amore?'' organizzato sul forum da petite_love e lelle10
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Inferno e Paradiso'
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Sariel si mise lentamente a sedere, passandosi una mano tra i capelli, buttandoli all'indietro. A giudicare dalla luce che filtrava dalla finestra doveva essere tardo pomeriggio...
Piegò una gamba, appoggiandovi sopra il braccio ed usando l'altro per sostenersi.
C'era un meraviglioso senso di tranquillità. Strano, con Belial lì vicino.
Spostò lo sguardo sul demonio, sdraiato accanto a lui, con il lenzuolo tirato fino agli occhi e i capelli scuri sparsi sul cuscino. Teneva stretta tra le dita una ciocca dei suoi capelli.

Che vizio...
Non poté fare a meno si sorridere; nonostante avesse gettato al vento in una sola notte secoli e secoli di dogmi, auto-imposizioni, convinzioni e pregiudizi, non si sentiva in colpa.
Non sentiva di aver fatto qualcosa di sbagliato.
Allungò una mano per spostare il lenzuolo dal viso di Belial. Gli era più facile in quel momento vedere le somiglianze tra lui e Lelahel. I lineamenti rilassati avevano la stessa delicata dolcezza di quelli del Serafino; gli sfiorò con un dito le labbra, appena dischiuse.
Quelle labbra.
La sua mente tornò ai ricordi di quella mattina.
Il modo in cui Belial, con l'eleganza di un felino, era scivolato tra le sue gambe e con un ghigno dispettoso si era assicurato che i capelli gli cadessero davanti al viso, nascondendogli la vista di quel che stava facendo -anche se solo il sentirlo era stato sufficiente- e ancora quel suo profumo di lavanda, probabilmente un bagnoschiuma a buon mercato, il modo in cui aveva esitato quando lo aveva visto togliersi la camicia, la sensazione che gli aveva dato stringerne i fianchi e dominarlo completamente. Il modo in cui, nel silenzio che era venuto dopo, spezzato solo da respiri affannosi, Belial si era sdraiato sopra di lui e aveva potuto sentire il suo cuore battere veloce come quello di un passerotto.
Voleva rifarlo, pensò, era una esperienza che voleva ripetere...
"Belial", lo chiamò, sfiorandogli la guancia. "Sveglia".
Belial arricciò il naso, le folte ciglia scure fremettero, mentre emergeva lentamente dal mondo dei sogni.
"Sariel...?", mormorò, la voce arrochita dal sonno. "Che succede?'
La mano che stringeva i capelli lasciò la presa per soffocare uno sbadiglio.
"Nulla. In realtà volevo solamente svegliarti",  rispose l'angelo. Voleva sentire la sua voce, guardarlo negli occhi, sentirlo mormorare il suo nome. Detta in quel modo però sembrava più che altro un dispetto; forse avrebbe dovuto spiegarsi meglio.
Infatti Belial imprecò in modo molto colorito mentre si tirava di nuovo il lenzuolo fin sopra la testa. "Fottiti”, sbottò.

Sariel rise sommessamente. “Non intendevo...”, sospirò. Allungò una mano, prendendo il bordo del lenzuolo e tirandolo delicatamente.
Belial oppose un minimo di resistenza, poi lasciò la presa con un sospiro. Si strofinò gli occhi con entrambe le mani, poi guardò l’angelo, arruffato come un gatto. “E’ presto, io ho bisogno di dormire”, borbottò, stiracchiandosi.

“Non è del tutto vero.”

“Ma sentilo. Lo saprò bene io di cosa ho bisogno!”

Sariel scosse la testa, appoggiando la schiena alla testata del letto. “Non sono bravo con le parole”, ammise. Poi lo guardò, allungando una mano per sfiorargli una guancia con la punta del dito.”Quindi non so esattamente cosa dovrei dire, riguardo a questa mattina, ma non è andata poi così male, no?”

Belial sbuffò rigirandosi fino a dargli le spalle. "Ah, sì, stamattina… Sei stato abbastanza imbranato, potevi fare di meglio”, lo liquidò, colto da uno strano ed improvviso imbarazzo.
Non era così vero in realtà.

Sì, certo, c'erano stati dei momenti in cui la Virtù aveva esitato, per buona parte del tempo era stato incerto ed aveva dovuto guidarlo come un bambino che imparava a camminare, ma era anche vero che giunti al punto cruciale si era dimostrato più che all'altezza.
Senza contare che si sentiva bene come non mai, sia fisicamente che mentalmente. Non aveva fame o freddo, era la prima volta che si svegliava completamente senza dolori e il suo futuro non gli sembrava più così grigio...
Sariel rise sommessamente, chinandosi in avanti per appoggiargli le labbra all'orecchio. "Vorrà dire che mi impegnerò di più la prossima volta..."
Belial trattenne involontariamente il fiato. La prossima volta.
Quello diede una prima risposta alla domanda che galleggiava ai margini del suo cervello e su cui non si era ancora concentrato perché ne temeva la risposta.
"E adesso che succederà?" Era la domanda.

Avrebbe voluto chiederglielo, ma aveva appena dischiuso le labbra che qualcuno bussò alla porta con tanta forza da farla tremare.
Merda.
Conosceva fin troppo bene quel modo di bussare.
"Cazzo", sibilò, alzandosi e aprendo un cassetto per prendere un paio di pantaloni.
Si irrigidì un attimo dopo, avvertendo il respiro di Sariel contro la sua nuca; non lo aveva sentito alzarsi...
L'angelo gli appoggiò le mani sulle spalle, accarezzandogli lentamente le braccia. "Ci penso io", gli sussurrò all'orecchio.
Fu sufficiente quello a calmarlo, a cancellare di nuovo dalla sua mente tutti i problemi, compreso il suo padrone di casa che bussava alla porta, incazzato come una iena.
"Mh...", fu tutto quello che riuscì ad articolare.

Lo sentì allontanarsi; si voltò giusto in tempo per vederlo sparire in corridoio. "Sariel forse é il caso..."
"...che tu ti metta almeno un paio di pantaloni."
Non concluse la frase, aveva il sospetto che sarebbe comunque stato inutile.
Si infilò una tuta al volo e lo raggiunse, giusto in tempo per vedere il suo padrone di casa allontanarsi con un gran sorriso.
Sariel chiuse la porta, voltandosi. "Penso che l'affitto per te non sarà più un problema", disse.
Belial aggrottò la fronte, incrociando le braccia. Non sapeva come prendere quella cosa. Era un modo per assicurarsi che non se ne andasse altrove? Aveva forse intenzione di andare e venire?
"Non era necessario, fatti gli affari tuoi la prossima volta", borbottò.
Sariel inarcò un sopracciglio, avvicinandosi, tutta la sue bendisposizione verso l’altro stava sfumando…

"Guarda che ringraziare, una volta ogni tanto non ti ucciderà. Soprattutto considerando che ti ho evitato qualche altro osso rotto", disse

"Non te l'ho chiesto io", ringhiò Belial sulla difensiva. "Quindi non vedo perché dovrei ringraziarti."
Sariel lo raggiunse, deciso, spingendolo contro al muro, appoggiandovi le mani così che non potesse scappare. "Ora ho di nuovo voglia di farti male...", sospirò, più rassegnato che arrabbiato in realtà. "Non so proprio cosa devo fare con te..."
Belial aveva trattenuto il fiato, un po' per la sorpresa, un po' per la vicinanza improvvisa dell'angelo che ancora non si era rivestito.
Aveva una risposta pronta, una di quelle pungenti. Eppure la ricacciò indietro. Avrebbe solo fatto arrabbiare la Virtù ancora di più ed al momento non gli sembrava l'opzione migliore. Si limitò a guardarlo negli occhi -anche per distogliere l'attenzione da qualcosa più in basso- senza parlare.

Alla fine fu Sariel a distogliere lo sguardo, roteando gli occhi, esasperato. "Non so proprio come comportarmi con te", sospirò. "Mi spieghi cosa ho fatto per farti arrabbiare?"
"Non sono arrabbiato."
"Sì che lo sei. E anche parecchio."
Belial sbuffò. "Oh, e va bene! Mi fa incazzare il fatto che tu voglia assicurati che non me ne vada", ammise. "Cosa hai intenzione di fare, andare e tornare come ti pare sperando che ci scappi un po' di sesso?"

"A dire il vero non ci ho ancora pensato seriamente. L'ho fatto solo per evitarti un problema", ammise Sariel, facendo un passo indietro, lasciandolo libero di muoversi. "Ma ora come ora... Non mi rende tranquillo l'idea di lasciarti solo."
Belial fece una smorfia infastidita. "Lasciarmi solo", sbottò. "Ma per chi mi hai preso, per un bambino che non sa badare a se stesso? Me la sono cavata benissimo da solo e continuerò a farlo", sibilò inviperito, oltrepassandolo sdegnosamente. Non riuscì a fare più di due passi però, perché l'angelo lo afferrò per un polso, costringendolo a girarsi di nuovo.
"Lo vedo", fu la serafica risposta di Sariel. Lo tirò lentamente verso di lui, mettendogli una mano sotto al mento per fargli sollevare il viso. "Smettila di prendere ogni mia parola come un'affronto personale…", sospirò. “Quello che intendo è che vorrei portarti con me.”

Belial dischiuse le labbra, per ribattere, ma gli mancarono le parole. Scosse la testa, prendendogli il polso per farsi lasciare. “Non sono un gattino randagio. Non mi porti da nessuna parte”, sbottò. Poi si rese conto che sì, lo stava facendo di nuovo.Stava prendendo come un attacco ogni parola che l’altro pronunciava, senza motivo. “Se proprio ci tieni, potrei essere io a venire con te, di mia volontà”, concesse.
Sariel accennò un sorriso. “Così va meglio”, disse notando lo sforzo che aveva fatto.
“Ma non pensare che mi metterò a fare buone azioni!”, chiarì Belial. “Vengo solo perché mi faranno comodo vitto e alloggio. Per non parlare del sesso.”

“Non avevo dubbi.”
“Guarda che dico sul serio.”

Sariel sorrise. “Ma certo, ma certo”, disse, accondiscendente. “Prendo in prestito la tua doccia, mentre ti prepari, meglio partire subito…”

Belial non rispose, si limitò a fargli un cenno verso il bagno. Sentì il vago desiderio di seguirlo, ma non lo fece. Aveva parlato d’istinto, ma si rendeva conto solo in quel momento che non era così facile staccarsi così in fretta da quella vita.

Diede una sistemata al letto, più per abitudine che per altro, ed iniziò a fare un elenco di cose che poteva portare con sé.

Per diversi minuti girò a vuoto, frugando nei cassetti, alla fine infilò qualche vestito in uno zaino, e si guardò attorno, facendo un verso indefinito. Certo che non aveva davvero nulla di davvero suo.
“Qualche problema?”
Sariel emerse dal bagno, si era rivestito e stava rifacendosi la treccia.

Belial scrollò le spalle, osservandone i gesti lenti. Venne assalito dal ricordo di quei capelli setosi contro la sua pelle nuda e un brivido bollente gli corse lungo la spina dorsale. Imprecò mentalmente, chiudendo lo zaino. Doveva riprendere un minimo di autocontrollo o quell’angelo lo avrebbe avuto completamente in pugno nel giro di qualche giorno. A quella prospettiva il suo orgoglio protestò vivamente.
L’unico lato positivo era che la Virtù non era del tutto consapevole dell’effetto che gli faceva e soprattutto, non sembrava avere l’intenzione di sfruttarlo in alcun modo per sottomettelo, come invece aveva fatto Lucifero in passato...

“Ho preso tutto.”, comunicò, senza lasciar trasparire quei pensieri.

“Sicuro?”

Sariel buttò la treccia dietro la spalla, avvicinandosi. “E’ davvero poca roba.”
“Beh, è tutto quello che ho! Scusa tanto eh!”, fu la risposta irritata del moro.
L’angelo rise sommessamente, abbracciandolo da dietro. “Stai di nuovo prendendo ogni mia parola come un attacco personale?”, gli sussurrò all’orecchio.

Belial sospirò, rilassandosi appena. “Mh…”, si limitò a mugugnare. Era pensieroso. “Prima di andare… Posso chiederti un favore?”, sospirò.

“Ti ascolto.”

“Non è per me in realtà.”

Sariel accennò un sorriso. “Ho detto che ti ascolto”, disse dolcemente.
E lo fece. Lo ascoltò esporre la sua richiesta, poi annuì. “Posso farlo”, rispose…


            


Zydra guardò l’orologio, battendo nervosamente il piede sul marciapiede.

Era in ritardo. Di quasi un’ora.

Ah, ma quella volta gliel’avrebbe fatta pagare, diavolo o non diavolo. Darle appuntamento e darle buca…
Si voltò, decisa a tornarsene a casa, ma nel farlo inciampò in qualcosa di indefinito, sbattendo contro un ragazzo. “Ah, mi scusi…”, borbottò, sollevando lo sguardo, e sbattendo le palpebre.
Sariel sorrise. “Non c’è problema, è qui per il colloquio?”
La donna si grattò la nuca, confusa. “Colloquio? No… Forse… Che colloquio?”

L’angelo indicò la grande libreria accanto a loro. “Il colloqui per il lavoro da commessa.”
Di nuovo Zydra lo guardò, confusa. “Ah, si certo!”, esclamò poi. “Devo fare un colloquio, scusi ancora, sono in ritardo!”, mugugnò trafelata, allontanandosi e sparendo nel negozio.
“Però, sono impressionato…”

Sariel si voltò, Belial se ne stava appoggiato al muro, a braccia conserte, lo sguardo scuro. “Ho fatto quello che mi hai chiesto, non sei contento?”
“Si… Non è quello. Sei sicuro che la assumeranno?”
“Più che sicuro, ho fatto in modo che il proprietario si sentisse  particolarmente bendisposto, oggi. Anche se non era necessario insistere così. E’ una donna in gamba, la avrebbe assunta ugualmente.”

Belial si staccò dal muro con un sospiro. “Questo lo so…”, disse, osservando Zydra attraverso i vetri. Gli venne spontaneo sorridere, era la prima volta che la vedeva così su di giri. Quando uscì aveva un’espressone così felice che sarebbe stata in grado di sciogliere un ghiacciaio.

Vedendola incamminarsi verso un taxi, la raggiunse, oltrepassandola ed aprendole la portiera dell’auto. “Prego”, le disse.
La donna lo guardò, perplessa, poi accennò un sorriso di circostanza. “La ringrazio…”, disse, salendo.

Belial chiuse la portiera. “Che strano ragazzo…”, la sentì mormorare all’autista, prima di dargli l’indirizzo.

Sorrise mesto. “Davvero impressionato…”, sospirò, infilando le mani nelle tasche della giacca ed incamminandosi.

Sariel lo osservò, silenzioso e altrettanto silenziso lo seguì, stando qualche passo dietro di lui, poi alla fine lo raggiunse, circondandogli la vita con un braccio, per trattenerlo. “Stai bene?”, gli chiese.
Belial sospirò, amareggiato. “No, per nulla”, ammise. “Ma ehi, sopravviverò. Puoi lasciarmi?”

L’angelo per tutta risposta strinse la presa, sollevò l’altra mano, appoggiandogliela sugli occhi. “Basta una parola”, disse dolcemente. “Una sola parola e posso fare lo stesso con te, lei non sarà mai esistita.”

Era assurdo; più tempo passava con Belial, più forte diventava l’istinto di protezione verso di lui. Probabilmente era dovuto al fatto che solo standogli accanto poteva vedere fino in fondo quali fossero tutte le implicazioni di quel castigo eterno.

Il demonio inspirò bruscamente. Per un attimo fu tentato di dire di sì.

Poi sollevò un braccio, prendendo la mano di Sariel e facendogliela abbassare. “Va bene così”, rispose, abbandonandosi contro al suo petto. “Zydra è stata la prima persona, da una eternità, a cui mi sia legato davvero. E’ speciale e non si merita di essere cancellata così.”

Sariel stette in silenzio per un attimo. Poi annuì.

“Capisco”, rispose, lasciandolo andare. Poi gli mise un braccio attorno alle spalle, incamminandosi. “Vieni. Abbiamo un sacco di lavoro da fare.”

“Abbiamo?”, Belial sogghignò. “Vuoi dire che TU hai un sacco di lavoro da fare, io sono qui solo per i pasti gratis e gli alloggi decenti”, gli ricordò

L’angelo non rispose, limitandosi a scuotere la testa.
In fondo lo sapeva a cosa andava incontro, portandosi dietro Belial.
Eppure…

Eppure non gli dispiaceva affatto…

 
   
 
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