Capitolo
XIV
La
carrozza sfrecciava per la strada di campagna che portava a Frydenjord,
ma
ruote e zoccoli erano l’unico rumore che si udiva
all’interno: Edda, una delle
cameriere di Friederieke Frydendahl, taceva tenendo gli occhi bassi,
intimorita
dall’uomo che la sua signora l’aveva incaricata di
portarle, Albafica van Dijk,
la cui bellezza la spiazzava al pari della serietà del suo
volto.
Del
resto, che la contessa e lo straniero si fossero intesi e piaciuti fin
dal
primo sguardo, era cosa risaputa tra la servitù del palazzo
e l’episodio del
giorno prima aveva solo rinforzato l’opinione di cuoche,
cameriere, sguattere,
valletti e stallieri: tra quei due c’era qualcosa. Certo, la
signorina Iedike
non pareva tipo da perdere la testa per il primo sconosciuto di
passaggio, ma
del resto aveva solo sedici anni ed era l’età in
cui si iniziavano a cogliere
le prime rose dell’amore, no? E poi il signor Van Dijk era
incredibilmente
bello, attraente e molto intelligente, da ciò che le avevano
detto e,
soprattutto, da Århus avevano saputo che navigava
nell’oro, mentre i
Frydendahl… be’, ormai il conte aveva scialacquato
le proprie fortune. Era un
uomo caro, generoso e di buon cuore e nessuno poteva dire il contrario,
ma non
sapeva farci col denaro e la morte della sua amata moglie lo aveva reso
più
insofferente vero cose materiali come le economie della tenuta.
Era
pur vero che i Frydendahl erano blasonati da secoli e secoli e che
godevano
anche di un posto a corte, ma quante possibilità aveva la
contessina di fare un
buon matrimonio, se si fosse scoperto che le rimaneva ben poco come
dote? E che
il giovane conte Ludvig non sembrava in grado di badare alle finanze di
famiglia, lasciando la sorella poco più che bambina a
controllare i conti e le
spese? Ben poche, probabilmente e sapevano tutti che il barone
Eckersberg
avrebbe avuto interesse a far sposare uno dei propri figli maschi con
Iedike… o
magari la baronessina Christina, perché no? Del resto il
barone aveva le sue
belle mire sulla tenuta, un matrimonio di interesse sarebbe stato
perfetto…
magari non con Ludvig –del resto la cuoca, la signora
Christensen, diceva
sempre che il barone, da lei chiamato “quella
vecchia canaglia imbellettata” pregava che il
giovane conte si prendesse
certi brutti mali da certe donnacce che frequentava, lasciando la
sorella come
unica erede-, ma si sicuro la signorina contessa sì: era pur
sempre una femmina
e se avesse sposato uno dei cugini, sarebbero stati gli Eckersberg a
comandare.
Mentre
il giovane straniero… non solo era bello e a modo
–e scommetteva ciò che aveva
di più chiaro che la baronessa Maria avrebbe fatto carte
false per vedere la
nipote maritata con lui, piuttosto che con uno dei propri figli-, ma si
diceva
fosse molto ricco, un mercante di stoffe preziose. Certo, non era
blasonato, ma
nelle condizioni in cui versava la famiglia sarebbe stato un buon
affare e la
contessina pareva molto presa, cosa mai successa prima
d’allora.
I
pensieri del giovane guerriero erano di natura diversa da quelli di
Edda: era
infatti preoccupato per la contessina, incapace di non pensare a in che
condizioni fosse quando l’aveva lasciata alle cure della
servitù di casa
Frydendahl. E al grigiore: durante il viaggio il cambiamento di
atmosfera era
stato palpabile, passando dalla relativa normalità di
Århus al via via maggiore
influsso della Stella Malefica. Anche il paesaggio mutava, fuori dalla
carrozza: dal normale paesaggio danese dei primi giorni autunnali si
stava
passando ad un territorio letteralmente grigio e smorto: la terra e la
polvere
erano grigie, le piante grigie e morenti, il cielo grigio e nuvoloso.
Perfino
le case e le persone che incontravano lo erano.
Non
sapeva dire se la colpa era della mancanza di luce o della Stella o era
solo
una sua percezione, però anche la stessa Friederieke
chiamava quello strano
fenomeno “grigiore”,
quindi, forse,
non era lui ad essere impazzito o condizionato.
Il
fatto di non riuscirne a venire a capo, però, lo rendeva
inquieto: chi era il
colpevole? Chi stava tramando per consegnare decine di innocenti ad
Hades?
Non
la giovane contessa, no… perfino lei era vittima di quel
maleficio e sentiva
che non era sua nemica. Ma allora chi? Il giovane conte Ludvig, dopo
ciò che
aveva visto, pareva l’opzione più
plausibile… eppure Jens Andersen e
Friederieke Frydendahl puntavano il dito contro il sostituto dello
storico
pastore di Frydenjor, padre Hans.
Chi
aveva ragione? Forse quei due erano solo trascinati dai sentimenti di
affetto
che provavano verso il giovane conte –del resto, era il
fratello maggiore di
Iedike- o forse era proprio lui a sbagliare. Ma c’erano
troppe coincidenze… il
lungo viaggio di Ludvig Frydendahl, il suo ritorno in concomitanza
dell’inizio
del morbo, la sua apparente immunità…
“Già, immunità e ritorno, cose
in comune con
padre Hans” si disse, mentre la carrozza si
fermava. Scoraggiato, si chiese
se il Patriarca non avesse sbagliato a scegliere proprio lui per quella
missione.
Iedike
attendeva con impazienza il proprio ospite. Aveva chiamato Ina, subito
dopo
aver impartito ad Edda l’ordine di portarle Albafica Van
Dijk, perché
l’aiutasse a vestirsi, scegliendo un abito semplice e comodo,
perché un
corsetto troppo stretto l’avrebbe seriamente uccisa. Si
avvolse in uno scialle
caldo, continuando a sentire freddo ed ordinò ad Ina di
attizzare il fuoco.
Quando la servetta uscì, si immerse nei propri pensieri,
rievocando gli
avvenimenti del giorno prima.
Padre
Hans e la sensazione di gelo e malessere che le causava.
Quell’uomo dallo
sguardo gelido che sapeva perfettamente dissimulare la propria natura e
che
aveva ingannato tutti, a Frydenjord; che s’era perfino
insinuato nella sua
famiglia, manipolando suo padre come una marionetta. Il suo caro padre,
così
buono, gentile ed ingenuo… e che ora pendeva dalle labbra
del predicatore del
Demonio che nascondeva mille segreti ed intenzioni oscure, ne era certa.
Ludvig
e tutti i suoi misteri. Non era cieca la contessina Frydendahl, anche
lei
sapeva che suo fratello era cambiato, dopo quel viaggio, ma non poteva
e non
voleva credere che ci fosse proprio lui dietro al grigiore.
Non
Ludvig. La fanciulla e suo fratello erano sempre stati uniti, sempre:
quando la
sfortunata contessa Amalie era morta, era stato Ludvig a badare a lei.
Correvano per il giardino, facevano dispetti alla servitù,
passavano intere
giornate a cavallo galoppando per i campi o nelle stalle ad ascoltare i
racconti di viaggio di Jens, si nascondevano nelle cucine per sfuggire
a
precettori e governanti, facevano impazzire la vecchia e cara Maria:
erano
sempre stati assieme, crescendo come due selvaggi.
Era
suo fratello, con il suo infallibile coltellino preso chissà
dove, a
stracciarle le gonne perché potesse correre e arrampicarsi
tranquillamente e
sempre lui l’aiutava a montare a cavallo.
Era
Iedike a cercare rane e lombrichi da mettere nel piatto e nel letto
dell’istitutore del fratello e sempre lei ad ascoltare i
racconti delle battute
di caccia, prima a qualche bestiola selvatica, poi alle timide vergini
della
corte, poi a donne sposate e vedove del fratello.
Si
erano sempre detti tutto, si erano sempre voluti bene, poi egli se
n’era andato
ed era tornato con quel malefico pastore… diverso,
sfuggente. Ridevano,
chiacchieravano, si raccontavano ancora aneddoti e segreti, ma sapeva
che suo
fratello non era davvero lì con lei, glielo leggeva negli
occhi e aveva paura.
Non di Ludvig, ma di ciò che lo aveva cambiato,
ma… no, non poteva essere lui
la causa del grigiore!
Ed
infine c’era lo straniero, Albafica Van Dijk… o
Albafica di Piscis, Cavaliere
d’Oro di Athena…
Si
sistemò meglio sulla poltrona, fissando le fiamme del
caminetto eseguire la
loro magnetica, sensuale e pericolosa danza.
Athena… non era che
un mito, no? Eppure
esisteva davvero. Dea vergine della strategia, della tessitura e delle
arti, la
figlia di Zeus si era fatta paladina di giustizia e compassione
difendendo il
mondo e gli umani dai terribili progetti dei suoi divini parenti,
circondandosi
di giovani e valenti uomini, eredi degli antichi eroi, a cui le stelle
avevano
fatto dono di forza e velocità inumane e di poteri
spaventosi e che venivano
chiamati Saint, santi.
Ripensò
alle parole del giovane straniero e si disse che egli santo lo era
davvero:
chi, se non un uomo pio e coraggioso, avrebbe rinunciato per sempre al
tocco di
una mano amica per avvelenare il proprio sangue e rendersi
un’arma nelle mani
della propria dea? Chi avrebbe scelto una vita da eremita, una vita di
solitudine e precauzioni? Quanto solo era quell’uomo? Sempre
vicino alla gente
eppure sempre impossibilitato a stare con gli altri, ad amare un amico
o una
donna, a generare dei figli… ed era terribilmente giovane,
aveva malapena
quattro o cinque anni più di lei… chi avrebbe mai
potuto desiderare un’intera
esistenza così? Solo un uomo devoto, coraggioso, pio e pieno
di ogni virtù che
lo Spirito Santo potesse donare.
Un
ciocco di legno crollò, scoppiettando e lanciando scintille.
Aveva
paura, ecco la verità. Paura di non essere abbastanza forte
–anche se l’anziano
Jens era certo del contrario e lo sapeva bene-, paura che nemmeno
Albafica Van
Dijk potesse far qualcosa contro il grigiore,
emanazione di una Stella Malefica, una costellazione malvagia, a quanto
aveva
capito, che aveva fatto dono di poteri eccezionali ad uno Spectre, un
sottoposto di Hades, dio della morte e degl’Inferni, mortale
nemico di Athena e
dell’umanità intera.
Una
spiegazione tutto sommato logica e razionale, quando la situazione non
lo era
affatto… ma cosa poteva volere un dio simile da Frydenjord?
La risposta le
aveva ghiacciato il sangue e fermato il cuore.
“La Stella ha un solo obiettivo…
sacrificare
degli innocenti al proprio padrone.” aveva detto il
guerriero delle rose “Gli Spectre
non conoscono pietà alcuna,
mademoiselle; non fanno distinzione tra donne, bambini, anziani e
uomini
validi, il loro scopo è uccidere e sterminare
l’umanità.”
“E
allora tutto è perduto, signor
Van Dijk!”
“No,
ve lo prometto… vi giuro,
signorina contessa, che troverò la Stella Malefica e la
sconfiggerò prima che
possa portare a termine il proprio piano.”
La
ragazza sospirò e si sistemò meglio, proprio
mentre Edda entrava per
annunciarle l’arrivo del suo ospite.
-Allora?-
chiese la signora Christensen, mentre Edda tornava in cucina.
–Che faccia hai,
figliola!
-L’avreste
anche voi, se foste rimasta sola con quell’uomo!-
esclamò la ragazza,
lasciandosi cadere su una sedia ed accettando una chicchera di grappa
che la
signora Jacobsen, l’aiuto-cuoca, le porgeva e sventagliandosi
con una mano.
-Ho
sentito che è incredibilmente bello!- sussurrò
Agneta, la sguattera, una
ragazzetta pelle e ossa con mille lentiggini ed un visetto da topo,
strabuzzando gli occhi di un azzurro slavato.
-Incredibilmente
bello non gli rende affatto giustizia!- rise Edda, scrollando la testa
bionda.
Era una bella ragazza e ormai andava per i ventuno, di uomini ne aveva
visti
parecchi –e molti le avevano fatto la corte-, nella regione e
pure alla
capitale, ma come Albafica Van Dijk mai. –Ha il viso di un
angelo, occhi che
sembrano gemme con queste ciglia lunghissime, quasi da donna e dei
capelli
pervinca e liscissimi, farebbero invidia a qualsiasi damina per bene!
Nemmeno
il signor conte potrebbe essere definito bello, paragonato a lui! E,
per Dio,
non è nemmeno uno di quei cortigiani impomatati, signora
Christensen!
-Che
il Signore sia ringraziato, allora, cominciavo a temere che la
signorina
contessa dovesse sposare uno di quei suoi orribili cugini o qualcuno di
quei
damerini che ogni tanto vengono qua… di sicuro sarebbero
perfetti per la
signorina Christina –povera creatura, non ha un brutto
carattere, ma di certo
non è nemmeno questo granché- o per la signorina
Sophia, non vanno certo bene
per una Frydendahl, quelli!-
commentò
la cuoca, continuando a tagliare le verdure per la zuppa.
Aveva
passato tutta la sua vita lavorando come cuoca in quel palazzo,
conosceva bene
le donne della famiglia: cocciute, ribelli, maliziose ed intelligenti.
Non
erano certo fatte per qualche damerino effeminato o per uomini molli e
pigri e,
grazie al cielo, Iedike dalla madre aveva preso solo la bellezza e non
la
civetteria e la stupidità: il carattere l’aveva
preso dal nonno, un Frydendahl
fatto e finito.
-Annika,
di certo il carattere di questo olandese è
l’ultimo dei problemi della
contessa.- intervenne la signora Jacobsen, la calma, razionale e posata
aiuto-cuoca, amica di Anna Christensen fin dall’infanzia, con
cui condivideva
il nome di battesimo e anni di esperienze.
-Certamente
Anka, ma la vorresti veder sposata con un barone Eckersberg? Uno
così me la
ucciderebbe quella povera figliola.- rispose la capo-cuoca.
-Sì,
ma abbiamo anche altri problemi, ormai la famiglia è in
rovina… se la signorina
ed il conte non fanno buoni matrimoni, perderanno tutto e povere noi,
chissà
che fine faremo…- ricordò la signora Jacobsen.
-Non
l’ho certo dimenticato, ma conosco Friederieke e Ludvig fin
da quando sono
nati, non posso augurar loro un matrimonio infelice.
Edda
alzò gli occhi al cielo, sbuffando. –Suvvia, non
fatevi prendere da questi
pensieri! Il signor Van Dijk è bello, intelligente e
possiede un ottimo carattere
o no?
-Per
ciò che abbiamo visto… ma impara, Edda: un uomo
non lo si conosce mai fino in
fondo fino a quando non ci condividi il letto.- la
rimproverò bonariamente la
signora Jacobsen –E questo valga da lezione anche a te,
Agneta: bellezza e
intelletto non sono nulla, se sposi uno scansafatiche ubriacone come il
mio
povero marito. Noi vediamo lo straniero così, ma
chissà… potrebbe essere solo
un inganno.
-Si
sa che tutte le rose, sotto la loro bellezza, nascondono spine
affilate.-
rincarò la dose la signora Christensen.
–Eppure… da quel che mi dici la
signorina pare molto presa da lui.
-Molto
presa è dir poco!- esclamò la cameriera bionda
–Dovreste vedere con che
velocità mi ha mandata a prenderlo: giusto il tempo di
svegliarsi e schiarirsi
le idee e poi mi ha subito ordinato di andare ad Århus! E
quando è entrato nel
salottino… pareva così felice di vederlo! Vi
giuro, signore: mai vista in vita
mia la contessina così ansiosa di incontrare un uomo!-
concluse, ridendo.
La
signora Christensen e la signora Jacobsen si cambiarono uno sguardo,
sorridendo
sotto i baffi: e così la piccola Iedike finalmente si era
innamorata. Le
avrebbe fatto un gran bene, di sicuro.
-Edda,
cara, è anche molto ricco, no?
-Oh,
ricchissimo, signora Christensen, almeno così dicono ad
Århus. È un mercante di
stoffe preziose o qualcosa di simile e dicono che navighi
nell’oro.- confermò
la ragazza.
La
cuoca si alzò, prendendo le verdure e gettandole nella zuppa
che sobbolliva
assieme a qualche mangiata d’orzo. –Be’,
se lui è ricco e lei lo vuole, tra
qualche mese festeggeremo di sicuro un matrimonio, qua a Frydenjord.
-Ne
siete sicura?- squittì Agneta –Il signore non
è nobile…
-Ma
è
ricco, figliola. Molto ricco.- rispose la signora Jacobsen
–La contessa ha il
titolo, lo straniero tutto quello che serve per continuare a far vivere
la
casata. Agneta, bambina, sei ancora così ingenua…
è il denaro a muovere il
mondo. Del resto, un nobile squattrinato cos’è, se
non un povero con un titolo?
Anche conti, baroni e re corrono dietro ai soldi… ma lo
fanno con più grazia
dei mendicanti.
Il
silenzio calò nella stanza e Iedike puntò lo
sguardo sulle fiamme, riflettendo
su tutto ciò che le aveva appena raccontato il suo giovane
ospite, poi sospirò
e lo guardò di nuovo, gli occhi azzurri pieni di
determinazione.
-Abbiamo
un nemico in comune… ma ho mille motivi più di
voi per combatterlo. Non rimarrò
in un angolo a pregare, sappiatelo.
Il
giovane le sorrise tristemente. –Ne ero certo, contessa. Ma
so che sarete
un’ottima alleata.
NdA
Salve a
tutti, dopo un anno di
assenza, sono tornata. Penso di dovervi delle scuse per questo
“ritardo”, ma la
verità è che per un bel pezzo ho pensato di non
continuare questa storia ed in
generale di non scrivere qualcosa di più impegnativo di un
One Shot per motivi
personali e perché avevo davvero perso fiducia in quello che
scrivevo.
Quindi
vorrei davvero ringraziare
Kuroshitsuji
per la sua recensione che mi ha dato davvero la carica e mi ha fatto
venire i
sensi di colpa per aver piantato The Truth così e la mia
beta Pepe che mi
tollera ancora.
Voglio anche
approfittare della
situazione per farmi un po’ di pubblicità: ho
appena aperto un blog –link qui-
su cui pubblico i
miei lavori e che con ogni probabilità a breve
diventerà l’unico posto dove
trovarmi, almeno per un po’ di tempo.
Infine
ringrazio tutti quelli che
hanno letto e seguito o ancora leggono e seguono The Truth.
Grazie mille,
Beth