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Autore: Artemiss    17/06/2014    1 recensioni
Leo desiderava poter inventare una macchina del tempo. Sarebbe tornato indietro di due ore e avrebbe annullato ciò che era accaduto.
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Leo, dopo l'attacco a Nuova Roma, desidera una macchina del tempo per poter tornare indietro ed evitare la furia dei Romani. Ad aiutarlo ci penserà un uomo in una cabina blu, del blu più intenso dell'universo. Andrà tutto bene?
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{Percy Jackson/Doctor Who}
Non è strettamente necessario seguire Doctor Who, in quanto farò dei chiarimenti nelle note d'autore
Hope you like it :)
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Leo Valdez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una macchina del tempo per Leo


II: Un futuro riscritto
 

Il TARDIS era atterrato.
“Eccoci qua, un’ora prima dell’attacco a questo posto, secondo le informazioni che mi hai dato.” sorrise il Dottore.
Leo aveva appena viaggiato nel tempo. Non ci poteva credere! Era la cosa più forte che avesse mai fatto. Si pizzicò una mano. Forse stava sognando, si era addormentato disperato e aveva sognato queste cosa assurde. O, magari, aveva avuto un contatto con delle sostanze allucinogene. Forse a Nuova Roma erano diffuse, chi lo sa.
“No, Leo, non stai sognando.” disse il Dottore, vedendolo pizzicarsi.
“Oh, dei, tutto ciò è assolutamente fortissimo! Abbiamo viaggiato nel tempo? In una cabina blu? Non ci posso credere!” Leo era molto eccitato, e temeva di prendere fuoco distruggendo quella meraviglia del TARDIS e bruciando il Dottore, così si impose di calmarsi. Si avvicinò alle porte e spinse per aprire, ma queste rimasero chiuse.
Il Dottore si avvicinò al Leo in difficoltà, che si spostò vedendo l’alieno. Quest’ultimo tirò verso di se le porta che si aprì, e Leo arrossì leggermente.
“Sono sicuro che tu e la TARDIS abbiate messo su un complotto contro di me.” Disse Leo incrociando le braccia al petto. Il Dottore rise.
“Tranquillo, dopo secoli di viaggi spazio temporali anche io spesso dimentico come si aprono queste porte.” Leo sorrise, e sporse la testa fuori dalla cabina.
Nuova Roma era intatta, e i ragazzi erano tranquilli. Fra meno di un’ora, però, Nuova Roma sarebbe stata bombardata e i Romani avrebbero dato la caccia a loro e al Campo Mezzosangue, segnando la vittoria di Gea. Ma lui poteva fermare tutto questo, ora. Poteva semplicemente impedirsi di salire sull’Argo II.
“Dottore” chiamò Leo, rientrando nel TARDIS e chiudendo le porte. “Ma se io sono qui… ora io non sono con il resto dei miei amici, giusto?”
“Sbagliato” disse il Dottore “Il Leo del passato continua ad esistere, in quanto siamo tornati indietro sulla tua linea temporale.”
“Fingerò di aver capito tutto.” Disse Leo, e il Dottore gli rifilò un’occhiataccia, che lui ignorò bellamente. “Come faccio ad impedirmi di distruggere il Campo?” chiese Leo.
Il Dottore ci pensò. “Potrei far saltare i comandi della nave.”
“Sì, e poi come partiamo alla volta delle Terra Antiche, noi?” disse Leo. “Inoltre, c’ho messo mesi per costruirla, ed è anche un fantastico lavoro. Non permetterò ad un tizio con un ridicolo cravattino di rovinarmela!” aggiunse, infastidito dall’idea che qualcuno potesse rovinare la sua tanto amata nave. Il Dottore non sembrò particolarmente offeso, ma si sistemò il farfallino e con aria di superiorità disse:
“I cravattini sono forti.”
Leo roteò gli occhi. Calò il silenzio, mentre i due pensavano ad un modo per impedire l’attacco. Dopo una manciata di minuti, Leo ebbe un’idea.
“Potrei spostare l’Argo II dal Campo!” disse Leo. Il Dottore annuì.
“Però sei consapevole che quella cosa potrebbe riprendere il controllo su di te, lassù?” lo mise in guardia l’alieno.
“Sì ma… abbiamo un piano migliore?” chiese Leo, nervoso.
No, non avevano un piano migliore. Dovevano mobilitarsi per agire subito perché, secondo l’orologio del Dottore, mancavano poco più di venti minuti.
“Vengo con te, Leo. Metterò fuori uso le armi, nulla che non si possa riparare tranquillo, in caso non dovessi essere in te.” Ecco la parte finale dell’idea.
Leo accettò, anche se un po’ riluttante.
“E se non dovessi essere tu in te, Dottore?” chiese Leo, mentre stava per uscire dal TARDIS.
“Oh, tranquillo. Una volta ero mezzo-posseduto da un cyberman. Ho vinto il controllo del mio corpo a scacchi.” Si sistemò di nuovo il cravattino con superiorità.
“Certo che sei un tipo forte, Dottore.” Commentò Leo stupito.
Andiamo, vincere il controllo del proprio corpo a scacchi? Che forza! Leo, forse, lo avrebbe vinto in una gara di costruzione. Non era poi così bravo a giochi come, appunto, gli scacchi.
“Leo, cerca di non farti vedere da nessuno. Ok?” lo mise in guardia il Dottore, che facendo un qualcosa che Leo non capì, fece sparire il TARDIS. O meglio, lo fece diventare invisibile. I due si avviarono verso l’Argo II, cercando di non farsi vedere da nessuno. Era abbastanza difficile, poiché molti ragazzi camminavano per le strade dirigendosi a pranzo.
Erano quasi arrivati, avevano solo un quarto d’ora di tempo. Accelerarono il passo, e si trovarono dinanzi alla scaletta di legno della nave. Leo tremava mentre si arrampicava. Non aveva paura dell’altezza, non aveva paura di cadere. Aveva paura di rovinare tutto.
Una volta in cima, andarono verso i comandi dell’Argo II, e il Dottore prese il suo cacciavite sonico. Leo indicò tremante i comandi delle armi.
“Andrà tutto bene, Leo.” cercò di tranquillizzarlo il Dottore. “Fidati di me, sono il Dottore.” Sorrise e puntò il cacciavite sonico acceso verso i comandi, che esplosero in una cascata di scintille ed emisero del fumo. Leo accarezzo i comandi saltati, mormorando delle scuse.
Prima di mettersi al lavoro, Leo estrasse un foglietto ed una penna dalla sua cintura degli attrezzi.
Tranquillo, amico. Sto solo salvando la situazione. Parcheggio l’Argo II poco fuori di qui.
LV
Ehm.. Leo, vedo un te del passato insieme ad un ragazzo biondo con una cintura con dei… peluche? Ma chi è che si lega dei peluche alla cintura?” chiese il Dottore, affacciato dal parapetto.
“Oh, quello è Ottaviano. L’idiota di cui ti ho parlato. Squarta peluche per interpretare la volontà degli dei.” Detto questo, Leo lasciò cadere il bigliettino, che con grazia toccò il suolo, e mise il moto la nave, che iniziò a spostarsi fuori dal Campo.
Il Dottore vide il Leo del passato correre veloce verso la nave che si spostava, ma il Leo del futuro tirò su la scaletta, per evitare ospiti passati – magari posseduti – sulla sua nave.
“Ce l’abbiamo fatta! Dottore, ce l’abbiamo fatta!”  Leo cantava vittoria, spostando la nave, e sorrideva come un bambino a cui avevano appena regalato una gran quantità di dolciumi. Quando furono abbastanza lontani dal Campo, Leo fermò la nave ed andò ad abbracciare il Dottore.
“Grazie! Grazie! Oh, Dottore! Non finirò mai di ringraziarla!” il Dottore ricambiò l’abbraccio sorridendo, poi si ricordò di che cosa sarebbe successo ora.



Hola! :3
Sono tornata con il secondo capitolo di questa mini-long totalmente assurda! 
106 visite allo scorso capitolo, io.. aaaahhh, vi amo! *-*
Magari vi sembreranno un po' poche ma.. omgs, per me sono tante, aw.
Ringrazio di tutto cuore
Francesca lol e Miss Metal Detector per aver recensito il precedente capitolo. Siete fantastiche *-*
Ringrazio anche
Anonima_14 per aver messo la storia fra le preferite. Sei fantastica! :3
Ovviamente, ringrazio anche i lettori silenziosi perchè mi hanno fatto capire che questa storia è cagata :3
Oltre 100 di voi splendide persone hanno letto questa cagata! AHAHAHAH AAAAHHH MI RENDETE FELICE! :3
Oggi sono euforica, si vede? ee
Non mi sembra di dover spiegare nessun riferimento. Nel caso comunque non abbiate colto qualcosa -che magari la picciona che sono ha dimenticato di spiegare-  chiedete pure in una recensione :3
Ah, bè, è tutto suppongo :3
Al prossimo -e ultimo- capitolo di questa pazza storia!
Un bacio wibbly wobbloso -di mene in meglio-,
Iz ^w^

 
  
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