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Autore: PallinaRosa    18/06/2014    2 recensioni
Dean Winchester una mattina si sveglia e scopre di essere diventato una donna.
Chi sono le Muse di Cydonia? Il Dottore, Sherlock e Watson ed il Team Free Will cercheranno di scoprirlo assieme, in un inaspettato viaggio su Marte.
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Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Sesta stagione, Contesto generale/vago
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John gridò con tutte le sue forze. Sembrava quasi che volesse far uscire i polmoni dalla gola. Tentò disperatamente di avvicinarsi al ciglio da dove Sherlock si era gettato, ma Sam lo acciuffò appena in tempo e lo trattenne tra le sue forti braccia nonostante John si dimenasse con ogni parte di sé stesso per tentare di liberarsi dalla morsa.

<< Perché l’ha fatto ?! >> continuava a gridare in preda all’isteria. << Non lo capisco! Perché, Sherlock? PERCHE’! >>

<< Perché era scritto, e Sherlock lo sapeva. Certo, le cose non sarebbero dovute andare esattamente così … >> rispose Musa Mathea con naturalezza.

<< Voi >> sputò John, con riluttanza verso le Muse. << Se questo ragazzo non mi stesse trattenendo probabilmente vi avrei già preso a pugni in faccia. Cosa vuol dire che era scritto? EH? Sapete che c’è? C’è che potete andare a fare in culo. >>

<< John Hamish Watson ti ordino di moderare i termini >> intervenne Musa Dominique.

<< Me ne fotto dei termini. Per quello che mi riguarda ora potreste anche strapparmi il cuore dal petto e non mi fregherebbe nulla! >>

Ed era vero. Non poteva credere di aver appena confessato i suoi sentimenti al suo migliore amico e che questo si fosse appena … John non riusciva nemmeno a pensarla quella parola.

<< Non tentarmi >> replicò Musa Dominique con gli occhi diventati rosso rubino, come era successo al Cavaliere quando si era accanito contro Dean.

<< Ora capite? >> domandò Musa Christophora rivolgendosi ai presenti << Capite quanto dolore provoca la scelta di tenere nascosti i sentimenti che provate per ciascuno di voi? >>

John cominciò a piangere senza rendersene conto, con Sam che lo cingeva ancora tra le sue braccia.

Il Dottore deglutì e poi prese parola. << Che senso ha tutto questo? Perché deve per forza andare così? >>

<< Perché è giusto così, Dottore. Perché tutto questo un giorno potrebbe finire anche in modo peggiore. >>

<< Non necessariamente >>

<< Noi lo abbiamo visto >> disse Musa Dominique, avvicinandosi alla Sorella. << Lupo Cattivo >> mormorò.

Il sangue nelle vene del Dottore si raggelò.

<< Dove hai sentito quelle parole? >> domandò attonito.

<< Riecheggiano in tutto l’Universo >>

<< Me lo ricordo >> intervenne Rose << E’ stato quando ti sei rigenerato … >>

<< La Decima incarnazione del Dottore >> precisò Musa Christophora. << Fino ad ora la mia preferita, se devo essere onesta. >>

<< Lusingato >> disse il Dottore senza emozione.

<< In dieci vite hai avuto un numero di compagni notevole. Prima di tutte tua nipote Susan. Che fine ha fatto? >>

<< Ha importanza? >> chiese, con una punta di accidia nella voce.

La Musa ridacchiò << Non ne hai la più pallida idea, non è così? Certo che è così. >>

<< Susan ha scelto di vivere la sua vita, ed io l’ho lasciata fare >>

<< Certo. E che ne sarà di questa ragazza? >> disse indicando di nuovo Rose. << Stai sbagliando tutto. Salvi molte vite, è vero, ma penso che dovresti farlo in completa solitudine. >>

<< Io non lo lascerò mai >> intervenne Rose.

<< Ora basta, Rose >> la interruppe il Dottore. << Musa Christophora ha ragione. >>

<< Neanche per sogno! >> esclamò la ragazza, rivolgendo l’attenzione al Dottore. << E poi anche se fosse ormai quel che è stato è stato, e non puoi essere punito per ciò che hai fatto secoli fa. Perché ora? Cosa c’è di diverso ora? >>

<< E’ complicato >> tagliò corto il Dottore.

<< Ogni cosa è complicata con te! E la questione non mi ha mai spaventata. E’ così terribile che non puoi dirmi di cosa si tratta? Tu lo sai, non è così? Come morirò intendo … Si tratta della mia morte? Posso sopportarlo, non ho paura. >>

<< Non posso sapere come morirai, Rose. O quando. So solo che prima o poi succederà, e questo mi fa stare male. Perché se fosse per me, vorrei sempre averti accanto, ed è un pensiero così egoistico, che non fa parte di me. Lo vedi? Tu mi mandi in confusione, Rose Tyler. Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto di averti trascinata in tutto questo. Perdonami. >>

<< Va tutto bene, ci sei tu con me. Sono al sicuro. >> mormorò lei dolcemente, afferrandogli il viso. Il suo sguardo era così stanco e mortificato che Rose non resistette e lo baciò sulle labbra con tutta la tenerezza di cui era capace. Il Dottore la abbracciò stretta a sé, come se avesse paura che svanisse via.

<< Non sei al sicuro >> mormorò, con la voce leggermente increspata. << Dici sempre un mucchio di sciocchezze, Rose Tyler. Ma se davvero vuoi restare, non ti costringerò ad andartene.  >>

Rose si staccò leggermente dall’abbraccio e rivolse lo sguardo alle Muse. << Resto >> disse con determinazione, senza staccare gli occhi da Musa Christophora che li guardava con aria di sufficienza.

<< Molto bene >> commentò lei, portandosi gli indici sulle labbra, studiandoli.

<< Beh, abbiamo lasciato il meglio per ultimo direi >> disse Musa Mathea, rivolgendosi a Dean e Castiel.

<< Dimmi Dean, come ti trovi in quel corpo? >>

<< Beh, poteva andarmi peggio. Sono molto sexy anche da donna >> rispose con quella nota sarcastica tipica di Dean Winchester.

<< Sei sempre il solito, non è così? Ma spiegami, cosa senti quando guardi Castiel? Il tuo amico, che ti ha salvato in così tanti modi, così tante volte … magari da uomo non te ne sei mai reso conto fino in fondo, ma ora? >>

Dean soffocò una risata con una specie di sbuffo. Guardò la Musa negli occhi e poi Castiel. Il blu più blu che avesse mai visto.

<< E’ vero. >> ammise << Castiel è un amico su cui posso sempre contare. Ma tra noi non c’è nulla di romantico. Diamine, lui è un Angelo del Signore. Hai una vaga idea di quel che significa? >>

<< Quindi mi stai dicendo che se Castiel non fosse un Angelo, se Castiel fosse un umano, allora sarebbe diverso? >>

Dean si ritrovò senza difese. Non poteva saperlo. Non sapeva se Castiel per lui era solo un amico. In quel momento mise in dubbio un sacco di cose. La testa gli faceva quasi male, e si sentiva così stanco.

<< Non lo so >> rispose in fine, sospirando.

<< Magari possiamo chiederlo a lui. Tu cosa ne pensi, Castiel? >>

Castiel non si scompose, come se sapesse esattamente cosa dire.

<< Dean ed io abbiamo un legame molto profondo. Io l’ho tirato fuori dall’Inferno, e da quel momento si è creato una connessione speciale che si limita a quella tra Angelo e Protetto. Il fatto che voi possiate vederci qualcosa di romantico mi disturba. >>

Il cuore di Dean perse un battito. Per la millesima volta. Tutte le volte per Cas.

<< Ouch >> commentò Musa Dominique.

<< Ti disturba? >> domandò Dean, sorprendendosi del tono triste della sua voce.

<< Non dirai sul serio, Dean! >> rispose l’Angelo. << Io e te? Insieme? Che assurdità! >>

Il cuore di Dean si fece piccolo piccolo, e la confusione nella sua testa aumentava sempre di più.

<< Assurdo, sì >> commentò tentando di sembrare il più neutrale possibile, ma Musa Mathea non se l’era di certo bevuta.

<< Ora capisci Dean? >> chiese << Forse dovresti smetterla di metterti sul piedistallo. Per Castiel non sei altro che una mansione da svolgere. >>

<< Un momento >> intervenne Castiel, improvvisamente arrabbiato. << Non ho mai detto questo. Dean è il mio Protetto, e per me aiutarlo non è semplicemente una mansione, come dici tu, ma un piacere. Perché oltre ad essere il mio Protetto è anche mio Amico, e non potrei mai, e dico mai abbandonarlo o voltagli le spalle. Lo stesso vale per Sam. >>

Dean sorrise in direzione di Cas, ma lui stava ancora fissando la Musa, con occhi di ghiaccio.

<< Bene >> disse lei semplicemente. << Beh, direi che posso anche ridarti la tua forma originale, Dean Winchester. >>

E  con uno schiocco di dita, Deana tornò ad essere Dean.

Dean scosse il capo, si sgranchì il collo e si voltò verso Cas. Il suo cuore perse un battito. Di nuovo, per l’ennesima volta. Forse la Musa aveva ragione, lui era davvero innamorato di Castiel, ma adesso che sapeva che per lui non era altro che un amico, se ne sarebbe fatto una ragione. Infondo non si era rovinato nulla, e la relazione tra lui e Cas sarebbe andata avanti normalmente, ed era giusto così.

Ma tutto questo gli era servito comunque da lezione: non avrebbe più dato nulla per scontato. Dean adorava Cas, e sapeva che a volte era uno vero stronzo nei suoi confronti, e gli dispiaceva. Ora aveva capito che lo faceva per reprimere quella parte di lui che avrebbe voluto semplicemente stropicciargli i capelli, abbracciarlo o … bacialo magari?

Il suo Angelo.

Il suo Cas.

E lui era il suo Dean. Non importava quale significato avesse il loro rapporto, ma solo il fatto che esistesse a Dean bastava.

<< Beh, direi che possiamo anche congedarvi ora. >> concluse Musa Christophora, battendo poi le mani tre volte. Tre volte, per tre Cavalieri che apparvero improvvisamente in volo da dietro l’altare e atterrarono sul cortile d’ingresso con la loro proverbiale eleganza.

<< E’ stato un piacere >> disse Musa Dominique, guadagnandosi una bella occhiataccia da parte di John che quasi voleva sfoggiare il dito medio, ma Sam lo bloccò appena in tempo.

<< Vorrei dire ‘Arrivederci’, ma spero vivamente di non dovervi mai più vedere, perciò … Addio.  >> disse Musa Mathea, poi quando tutti salirono a bordo dei Cavalieri, fischiò, e loro partirono in picchiata giù di sotto.

La camminata verso il TARDIS fu stranamente silenziosa. Tutti ripensavano a quello che era accaduto in totale silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. John era ancora parecchio sotto shock, e la cavalcata a bordo del Cavaliere non lo aveva tranquillizzato per nulla. Ripensò a quando il Dottore disse che Cydonia era uno dei monti più alti dell’Universo, ed era terrorizzato all’idea di ritrovare vari parti di Sherlock sparse al suolo una volta atterrato. Il Dottore tirò fuori il cacciavite sonico e cominciò ad analizzare il terreno.

<< Non vi è la minima traccia di resti umani >> concluse dopo un’attenta analisi.

John non sapeva come prendere la notizia. Sarebbe stato un bene se ci fosse stata la minima chance che Sherlock fosse ancora vivo, ma non poteva essere così, per cui si sentiva solo più confuso ed amareggiato. Non aveva nemmeno dei resti su cui piangere, o da seppellire. Le lacrime ritornarono prepotentemente ad appannargli la vista e non poté fare a meno di lasciarle scorrere: trattenersi ormai era completamente inutile. Sam gli cinse le spalle nel tentativo di confortarlo, ma sembrava di abbracciare una statua di marmo.

Poi all’improvviso un barlume di speranza rischiarì la mente di John. << Sherlock era fissato con l’idea che noi in realtà non esistiamo … magari è così, magari lui è ancora vivo da qualche parte! Non essendo reali, non è possibile morire! Dico bene, Dottore? >> domandò speranzoso John, avvicinandosi al Dottore.

Il Dottore sospirò e guardò Watson negli occhi. << Non credo sia possibile, amico mio. Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto. Ma ho letto i libri, e posso garantirti che tornerà. >> disse tentando di usare un tono pacato. John annuì mestamente, e abbassò il capo.

Poi all’improvviso il Dottore sgranò gli occhi. << Oh mio Dio >> mormorò. << Sherlock Holmes è un genio >>

<< Dottore, che succede? >> domandò confuso Watson.

<< Il motto di Cydonia : non sprecare il tuo tempo, od esso sprecherà te. Qui il tempo non passa mai, per questo le Muse non invecchiano … quando ritorneremo alle nostre vite sarà tutto esattamente come prima. Sherlock lo sapeva. Lui … allunghiamo il passo, dobbiamo tornare al TARDIS, in fretta >>

Con una nuova speranza che gli faceva battere forte il cuore, John allungò il passo più svelto che poteva. Gli tornò in mente quando la zoppia gli sembrava un problema insormontabile, ma che riuscì a superare proprio grazie a Sherlock, e alla scarica di adrenalina che gli procurava risolvere casi insieme.

Ed ora eccolo di nuovo lì, a correre per Sherlock Holmes, come se fosse una cosa che aveva sempre fatto, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Il Dottore aprì in fretta la porta del TARDIS, tutti entrarono, e quando la porta fu chiusa, mise in moto e partirono. In meno di un secondo (il secondo più lungo della vita di John) si ritrovarono di nuovo nella rimessa di Bobby.

   
 
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