Capitolo 19: THE
LAST TEARS
La luna sfavillava alta nel cielo estone, contornata da piccoli banchi
di
nuvole chiare che sembravano panna montata.
Come un faro nella notte, illuminava il nostro cammino, conferendo una
tinta
biancheggiante alla strada sotto di noi.
I nostri passi procedevano lenti, come se non volessero far
terminare
quel momento, come se sapessero che se non l'avessimo gustato ce ne
saremmo
pentiti.
Il paesaggio era suggestivo: percorrevamo un sentiero abbozzato di
terriccio,
vagando per la campagna, accompagnati da un timido ruscello dalle acque
cristalline.
Dopo qualche minuto il sentiero terminò e ci ritrovammo a
calpestare la tenera
erba del prato circostante, che era ricoperta da un leggero strato di
acqua,
forse un residuo delle precedenti piogge.
Le nostre mani erano intrecciate come un nido e il tepore che
procuravano era
piacevole per entrambi.
Sbuffai perchè avevo pestato del fango con le scarpe
bianche, allora Bill
sorridente mi schioccò un bacio sulla guancia e mi
rassicurò dicendo che
eravamo quasi arrivati.
Qualche centinaio di metri dopo, il vampiro con le sue lunghe dita mi
coprì gli
occhi e mi ordinò di seguirlo.
Camminavo adagio, tentando di orientarmi con le mani, fino a che
improvvisamente inciampai in un tronco caduto, facendo cadere
rovinosamente a
terra me stessa e il mio accompagnatore.
Scoppiammo tutti e due in una fragorosa risata uno sopra l'altro e Bill
con
voce soffocata disse < Sorpresa! >.
< Inciampare in un tronco, era questo il tuo piano? >
dissi con fare
imbronciato, nonostante un risolino posato sulle mie labbra.
< No, scema! Quella è la sorpresa > disse
indicando un profilo indistinto
in lontananza.
Incuriosita mi avvicinai velocemente e rimasi a bocca aperta: un telo,
steso perfettamente,
ospitava ogni genere di cibo ed era illuminato da un paio di lanterne.
Un pic-nic, davvero molto romantico. < Fantastico >
riuscii a sussurrare.
Bill mi afferrò per i fianchi e disse < Sono contento
che ti piaccia,
comunque le vivande le ho comprate, quindi le puoi mangiare
tranquillamente
>.
< Che sollievo, avevo già un piano per fare finta di
mangiare! > risposi
scherzosamente.
< Diabolica > ribattè con uno sguardo
sconcertato, che subito si
trasformò in un sorriso che mi lasciò senza fiato.
Era tutto perfetto. Ci sedemmo vicini e iniziammo ad assaggiare il cibo
a
nostra disposizione, tra una chiacchiera e l'altra.
Il manto erboso era costellato da centinaia di piccolissime lucciole,
che
lampeggiavano, spostandosi da un posto all'altro.
Il sorriso del moro risplendeva, incorniciato dalle sue perfette labbra
non
troppo carnose, e velava un piccolo sentimento di infelicità.
Ogni tanto mentre parlava, spontaneamente il sorriso sbiadiva,
lasciando solo
una cupa smorfia di pensieri, forse troppo lontani o troppo vicini per
essere
compresi.
Lo fissavo costantemente, immortalando ogni minimo gesto, quando si
zittì di
colpo. Poco dopo cominciò a ridere.
< Sei tra di noi amore? > chiese.
Solo dopo qualche secondo realizzai la domanda e risposi <
Eh?... Sì sì
certo, ma perchè ridi? > "perchè lo stai
fissando come un ebete da
mezz'ora" mi risposi sarcastica.
< A cosa pensi? > chiese Bill, sistemandomi una ciocca
ribelle di
capelli.
< Voglio ricordare tutto di questa sera, è speciale
> dissi
abbassando lo sguardo che venne catturato da una formica.
Mi prese il mento tra le mani e mi guardò < Come sei
tenera > disse
infine.
< Lo sei an.... > non terminai la frase, in quanto fui
sopraffatta da un
dolce bacio.
< Scusami, non ho resistito > disse con voce calorosa e
avvolgente.
Mi limitai a guardarlo con occhi sornioni, perdendomi nei suoi, color
cioccolato.
Mi prese per mano e mi accompagnò fino a un masso vicino,
dove si sedette
accanto a me.
Poggiai la testa sul suo petto freddo e iniziò ad
accarezzarmi i capelli con il
suo palmo felpato, assecondando il ritmo della mia testa che scendeva e
saliva
con il suo respiro.
Da quel masso si poteva vedere gran parte del panorama che ci
circondava: la
campagna, la luna, le stelle che formavano un corso scintillante
specchiandosi
sul torrente, insomma il paese dele meraviglie, con al mio fianco la
persona
che avevo desiderato con tutta me stessa da qualche mese a quella parte.
Un piccolo pacchetto si intromise nella mia visuale e Bill mi
sussurrò
all'orecchio < Buon compleanno >.
Era una scatolina, foderata di velluto rosso, con incise alcune parole:
"Al
sole che non mi brucerà mai".
Con le lacrime che erano già impazienti di sgorgare a
fiotti, aprii il
pacchettino e rimasi incredula vedendo ciò
che c'era al suo interno.
Una collana, d'argento a catena, che era ornata da un piccolo ciondolo
d'oro
bianco a forma di B.
< Lo so che sarà egoistico, ma la "B" significa che
sei del
sottoscritto > disse.
Come da copione scoppiai in un pianto a dirotto e lo strinsi al collo
quasi stritolandolo.
Lui mi abbracciò e il suo viso di porcellana si
rigò di lacrime agrodolci.
Con il trucco tutto sbavato mi guardò intensamente e disse
< Brava, mi hai
rovinato il lavoro di una giornata > indicando gli occhi.
Io risi nel pianto e con voce roca lo ringraziai. Mi asciugai il volto
e con
una smorfia che doveva assomigliare lontanamente ad un sorriso gli
dissi <
Bill, io non so cosa dire. è semplicmente stupenda questa
collana... sei
speciale e questo regalo conta molto per me. Amore, ti amo >
sospirai dopo
l'ultima frase stupita di essere riuscita a dirla tutta senza avere un
collasso.
Il vampiro posò le sue iridi brune su di me, e notai che
erano in balia di una
tempesta: l'acqua salata che le aveva raggiunte stava mutando i grossi
lucciconi, che percorrevano le sue pallide gote.
Si lasciò andare e pianse per un po', accennando dei sorrisi
e attirandomi a
se. < Che sentimentalone! > dissi baciandolo sul naso.
< Devo dire che mi hai lasciato senza parole >.
< Per tutte le volte che tu mi hai detto ti amo, dovrei
già essere annegata
in un mare di pianto > ribattei.
< Non lo pensare nemmeno! > mi rimproverò.
< Comunque, sono felice di averti fatto piangere >.
< Sì, quest'ultimo ti amo mi ha davvero perforato il
cuore > disse
inchiodandomi con lo sguardo.
Poi le nostre labbra si avvicinarono, vogliose le une delle altre e
Bill
approfondì il bacio, regalandomi una sensazione
favolosa con il suo
piercing.
Trascorsi alcuni minuti, mi accoccolai tra le sue braccia crogiolandomi
nel
calore.
Bill si fece serio e lasciò vagare lo sguardo nell'ambiente
circostante,
giocherellando con i polpastrelli della mia mano sinistra.
< Ora ascoltami, amore > disse con tono cupo.
< Certo, dimmi > risposi tranquilla, mentre tracciavo
linee immaginarie
sul suo avambraccio.
< Se dovesse succedere qualcosa, intendo a noi due... >
< Ma... ma sei pazzo? Come puoi dire una cosa del genere, ora?
>
risposi alterata.
< Calmati Anna, è una possibilità. Se
dovessi ad un certo punto non fare più
parte della tua vita, non voglio che tu faccia sciocchezze >
proseguì con
voce lineare.
Incredula lo bloccai con gli occhi, in modo che mi fissasse e iniziai
ad avere
gli occhi bagnati per l'ennesima volta.
Mi asciugò con il pollice e mi diede un bacio sulla fronte,
portandola accanto
alla sua. < Ti prego, promettimi che non farai niente che
includa la tua
morte se non staremo più insieme > mi
supplicò.
< No assolutamente no, se te ne vai non ha più senso
la mia vita >
risposi arrabbiata e sconcertata.
< Non dire assurdità, sei piccola ancora e lo
supereresti. Ma ti prego, non
dire che ti uccideresti > disse con voce spezzata.
< Io non te lo prometto Bill. Io ti amo, sei la persona
più importante per
me e se te ne andassi non riuscirei ad andare avanti! >.
< Promettimi solo che non farai l'errore di ucciderti >
disse facendo due
occhioni da cucciolo.
< Io te lo prometto, ma ora non mi lasci vero? > dissi
ansiosa.
< No, non riuscirei neanche se volessi, piccola. Ti amo e non
conta
nient'altro > rispose baciandomi
Ã
La mattina
sembrava vicina, quindi prendemmo i resti del
pic-nic notturno e ci avviammo verso casa, mano nella mano come eravamo
arrivati.
Purtroppo le nuvole di panna montata avevano lasciato spazio a nuvoloni
grigi
che dopo qualche istante ci inondarono di fresca pioggia, che
punzecchiava i
nostri volti.
Corremmo e ridemmo come dei matti, arrivando al palazzo dei vampiri
fradici
come due pulcini. Bill amorevolmente mi avvolse in una coperta e mi
avvolse in
un caloroso abbraccio.
Io gli risposi sorridente e sussurrando < Buon compleanno
> gli porsi un
pacchetto.
Preso in contropiede dal regalo, prese posto su una sedia e
iniziò a scartare
meticolosamente la carta.
Dopo alcuni interminabili minuti estrasse un anello d'argento, decorato
con alcuni
brillantini, che aveva una forma simile ad un microfono. All'interno
c'era
scritto "tu sei la colonna sonora della mia vita".
Sul suo viso si dipinse una gioia immensa e mi abbracciò
travolgendomi e
ripetendo all'infinito che l'anello era stupendo e che non se lo
sarebbe mai
tolto.
Stava per baciarmi quando fissò l'orologio < SIAMO IN
RITARDO! > urlò
< IL MIO AMICO PETE CI STA ASPETTANDO! >
< Pete? Chi è Pete? Bill! > urlai senza
risultato, il moro era già uscito
caricandosi valige e tutto quanto in spalla ordinandomi di andare con
lui.
Un aereo era parcheggiato su un piazzale non molto lontano dal palazzo
e alla
sua guida c'era un uomo sulla quarantina, dall'aspetto gentile.
Occupammo posto sull'aereo e allacciammo le cinture.
Bill mi spiegò che Pete era un loro amico di famiglia, che
però tutti
reputavano pazzo poiché sosteneva che Bill fosse ancora
vivo. Per questo il
vampiro gli aveva dato la possibilità di essere il pilota
"ufficiale"
dei vampiri per tutti i loro spostamenti.
< Arriveremo a Rovigo in meno di due ore! Così questa
giornata sarà tutta
per noi in tranquillità > disse con un sorriso
smagliante.
Effettivamente ci mettemmo poco tempo, anche se l'atterraggio fu
piuttosto
problematico, data la confusione del veicolo e la paura di destare
qualche
sospetto nella popolazione circostante.
Finalmente sistemammo i bagagli nell’ex stanza di Bill e ci
dedicammo all'ozio
puro.
Durante tutto il giorno non facemmo altro che chiacchierare, cantare
canzoni
dei Tokio Hotel e non staccarci l'uno dall'altra, eravamo
così mielosi che ci
facevamo venire il diabete a vicenda.
Ma quella era la parte bella, la parte più bella del sogno
che stavo vivendo,
poter sentirmi protetta tra le braccia del ragazzo che amavo.
La sera arrivò velocemente e dopo uno spuntino a base di
panini duri come il
cemento della sera prima, le mie palpebre non resisterono tanto a lungo.
Mi adagiai sul letto, seguita dalla sagoma perfetta di Bill e dopo
averlo
baciato, lasciai cadere la testa a peso morto sul cuscino.
Lui mi baciò e con un sospiro mi disse all'orecchio <
Ti amo, per sempre
>.
< Anch’io > risposi interponendo uno sbadiglio
tra una parola e l'altra.
Poi mi addormentai tra le sue braccia.
E fu in quel momento che lui estrasse dalla bocca due canini lucenti,
assetati
di sangue umano, impazienti di mordere.
Mi si avvicinò e...
Salve
a tutte le lettrici, si lo so sono cattiva a
finire sospeso qui, ma lascio un po' di suspence! Ringrazio
babygirlLucy e
Marty_Kaulitz per la loro recensione, ringrazio chi ha letto e
preferito e chi
ha letto semplicemente. Ragazze, purtroppo il prossimo capitolo
sarà l'ultimo
(salvo problemi o guizzi di ispirazione improvvisa XD). Aspetto tante
recensioni! Baci ^^