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Autore: Black Iris    19/06/2014    1 recensioni
I Nephilim sono sia angeli che umani, sono tra le razze più ripudiate dal mondo, ma dalla loro esistenza dipende il destino del mondo. Il mondo è sull'orlo dell'apocalisse, l'inferno sta per riversarsi sulla terra, ma loro possono fermarlo, loro e gli angeli che si sono ribellati al paradiso.
Una famiglia stana e particolare: sei Nephilim fratelli, un padre angelo e una madre... magari meglio lasciare la sorpresa.
Buona lettura a tutti!
^_^
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hashish era fuori che abbaiava e tirava il guinzaglio mentre Isabelle lo tirava perché non scappasse. Paride era stato chiaro con Kaleb prima di andare in paradiso, ‘dovete tenere il cane al sicuro fino al mio ritorno, perché servirà a farmi tornare’; peccato che Kaleb fosse stata una scocciatura finché non trovò Isabelle, che aveva ereditato dalla parte angelica la capacità di infondere fiducia negli esseri viventi.
Era il dieci di agosto e il cielo avrebbe dovuto illuminarsi di stelle cadenti e invece sembrava che sarebbe venuto un temporale.
Stavano aspettando che la luce della luna colpisse l’altare. Non era altro se non un tronco d’ebano coperto da un telo di lana d’agnello su cui erano incise delle formule nella lingua degli angeli. Simboli ed ideogrammi disposti a cerchi che si intersecavano a vicenda, era questa la loro scrittura. Era perfetta, ogni cerchio era uguale all’altro e i punti in cui si intersecavano uguali per tutti. Era stata Nicole a disegnarlo. Era fiera di quel lavoro e sorrideva compiaciuta.
Stavano sistemando il cane sopra l’altare. Le regole per evocare un angelo erano complesse, ma su tutte vigeva una regola: per ogni anima pura che si toglie al paradiso esso ne esige un altrettanto pura. Il cane risultava essere perfetto. Non aveva mai commesso peccati o quant’altro e visto che per gli angeli un anima valeva l’altra, questa volta non sarebbe stato diverso. L’unico problema però era che gli angeli controllavano personalmente le anima che arrivavano in paradiso. Per questo Paride aveva preso il primo animale che aveva trovato, un cane e ci aveva posto un incantesimo, in modo da non essere mai localizzato, un po’ la stessa cosa che fece con i suoi figli. Ora però potevano procedere al rito senza problemi, quello che facevano era attendere. Gli angeli si potevano evocare solo la notte di San Lorenzo e solo imprigionando la forza di una stella cadente per tirarlo fuori.
E forse le stelle cadenti ci sarebbero state, ma bisognava aspettare. Erano le dieci e mezza e il tutto doveva accadere prima della mezzanotte o San Lorenzo sarebbe passato e si sarebbero ritrovati l’undici di agosto, un giorno praticamente inutile.
L’attesa si prolungava e sembrava che quell’anno non avrebbero avuto le stelle cadenti, ma mentre stavano perdendo la speranza videro qualcosa scintillare in cielo e muoversi orizzontalmente lasciando una scia illuminata dietro di se. Una stella cadente. In poco tempo anche altre stelle cominciarono a passare illuminando il cielo.
Quella era la prima volta che Heather e Isabelle vedevano una notte del genere. Ne avevano già sentito parlare, ma vederlo era tutta un'altra storia.
Kaleb teneva aperto uno dei libri di Aidan nella pagina in cui c’era la formula da recitare.
Appena una stella passò sopra l’altare Kaleb recitò prontamente le parole. Quella si bloccò in cielo vibrando, come se fosse stata indecisa se continuare per la sua strada o fermarsi. Vibrò tanto velocemente e si lanciò dritta verso la sua direzione originale.
-Mi dispiace ragazzi l’ho persa- disse Kaleb sudato.
-Fa lo stesso, sarà per la prossima stella, ma questa volta non mollare- dissero all’unisono Kevin e Chris.
Kaleb ripartì ad osservare il cielo in attesa che un'altra stella passasse sopra l’altare. Non dovette aspettare molto; una stella passo sopra e il ragazzo cominciò a recitare la formula acquisendo più sicurezza della volta prima. La stella si fermò, vibrò e sembrava attratta dall’altare. Si avvicinava sempre di più. Ad un certo punto si blocco e sfrecciò via come quella precedente. Kaleb cadde in ginocchio ansimando. Era evidentemente un incantesimo troppo difficile.
Nicole e Isabelle andarono a soccorrerlo e lo aiutarono ad alzarsi.
-Tutte bene?- chiese preoccupata Isabelle.
-Che domande sono? Certo che non sta bene!- la sgridò la sorella.
-posso ancora farcela…- disse allora Kaleb con un filo di voce.
-non che non puoi, lascia fare a me!- disse Kevin –e evidente che non ce la fai per un altro tentativo-.
-si che ci riesco- disse sorridendogli con sfida - sta a guardare-.
Si rialzò e riprese in mano il libro che gli era caduto. Lo aprì nella pagina dell’incantesimo e ritornò ad osservare il cielo. Anche questa stella non si fece aspettare. Passò veloce sopra l’altare, tanto veloce che Kaleb riuscì a malapena a fermarla esattamente sopra.
Si bloccò, vibrò e rimase ferma per una quantità di tempo che parse infinita. Poi cominciò a scendere lentamente verso l’altare. Hashish cominciò a fare dei versi che sembravano delle lamentele e Isabelle cercò di rassicurarlo.
Kevin era dietro a Kaleb pronto a sorreggerlo in caso fosse caduto di nuovo. Infatti gli stava sanguinando il naso e gli tremavano le gambe.
-Forza, Kaleb- disse Heather - sei tu il più forte!-
Lui non staccava gli occhi dal libro anche se ormai aveva imparato la formula a memoria e continuava a biascicare quelle parole incomprensibili eppure dal significato così ovvio.
La stella era sempre più grande e sempre più vicina, mentre i fratelli erano sempre più preoccupati.
Kaleb non ce la fece, cedette. Cadde sorretto dal fratello. Era svenuto.
-oh, no, Kaleb!- aveva mormorato Kevin - credo che non stia bene, forza aiutatemi ad allontanarlo da qua- disse.
Tutti si allontanarono dall’altare e portarono Kaleb vicino ad un tronco tagliato. Ve lo appoggiarono e cercarono di svegliarlo.
Sentivano che erano osservati. Chris, si voltò e si guardò intorno. Non c’era nessuno a prima vista, peccato che nessuno potesse eludere il suo sesto senso.
-fatti avanti!- ordinò all’entità sconosciuta.
-Ma certo- rispose una voce.
Dagli alberi si fece avanti un uomo tozzo con i capelli brizzolati. Aidan.
-Avreste dovuto dirmelo che cosa volevate fare, vi avrei aiutato- disse  -non ce la fa?- chiese.
-no, è svenuto- rispose Nicole.
-Ho capito, può succedere. Voi riportatelo a casa mia, io resto qua ad evocare vostro padre-
Kevin prese sulle spalle il fratello e accompagnato da Chris lo portò sul viale che andava fuori dalla foresta per giungere in un marciapiede poco frequentato.
 
-Allora- disse Heather -come hai fatto a scoprirci?-
-è stato semplice- disse Aidan raccogliendo il libro -innanzitutto questo era scomparso e voi ultimamente vi comportavate in modo strano, ah, già, un ultima cosa, il cane. Quando siete venuti a casa mia non avevo percepito la sua presenza finché non l’ho visto. Sospetto da quel momento che Paride avesse in mente qualcosa.-
Si mise davanti all’altare, accarezzò il cane e tornò ad osservare il cielo –lasciate che vi aiuti- disse sorridendogli con tutti i denti che aveva in bocca.
-restate pronti- li avvertì.
La quarta stella ci mise un po’ a passare sopra l’altare. Aidan la fermò in cielo e la attirò verso l’altare senza che vibrasse. Recitava quelle parole anche senza guardare il libro e usava un accento strano.
La stelle prese velocità verso di loro e l’uomo smise di parlare.
-allontanatevi- gridò alle ragazze.
Loro corsero a rifugiarsi dietro agli alberi. L’aria era diventata pesante e calda, mentre la stella si avvicinava sempre di più verso il cane.
Fu un attimo. Le ragazze e l’uomo si voltarono a vedere cosa facesse quel rumore metallico sopra di loro e videro una sfera di luce appoggiarsi sopra librare in aria, sopra la testa di Hashish che guardava in alto spaventando e facendo dei lamenti.
-pensavo che le stelle fossero…- disse Heather.
-queste non sono stelle normali. Quelle di questa notte sono fatte apposta per evocare gli angeli. Si rimpiccioliscono man mano che scendono e non visibili dagli esseri umani dopo che sono state marchiate dall’incantesimo.- spiegò Aidan.
La sfera si abbassava molto lentamente sulla testa del cane. Le ragazze guardavano stupefatte. Non avevano mai visto niente del genere. Quella fu per loro una notte indimenticabile.
La sfera si trovava a meno di un metro dalla testa dell’animale. Vibrò velocemente sopra di lui e gli cadde addosso trapassandolo e provocando una luce accecante che costrinse i presenti a chiudersi gli occhi.
Quando la luce scomparve poterono finalmente riaprire gli occhi.
Al posto del cane videro un corpo steso sull’altare, la natura intorno a lui carbonizzata e i simboli del’evocazione erano scomparsi dal telo.
Aveva due ali possenti che gli uscivano dalla schiena e indossava pantaloni di cuoio, una maglia di lino di colore scuro. Le candele vicino a lui erano totalmente esaurite.
Si alzò e cadde dal tronco. Gli ci volle un po’ per avere consapevolezza di cosa era successo.
Aprì gli occhi che probabilmente gli bruciavano molto.
Un angelo. Soltanto un angelo, niente di più. Isabelle gli puntò contro la torcia e lo vide in viso. Aveva i capelli biondi e ricci, tenuti corti. Due occhi piccoli e blu e nessuna ruga.
-Tu chi sei?- chiese Aidan
-Keiran- rispose lui -della terza legione di Raphael- rispose.
  
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