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Autore: jadestark    19/06/2014    2 recensioni
Questa fanfiction nasce come seguito di You Must Be The Ruler e parla della storia di una dei figli di Mary e Francis, Anne, la più piccola.
Ci sono elementi fantasy e la maggior parte dei personaggi sono inventati, in quanto gli eventi si svolgono molti anni dopo l'ambientazione del telefilm.
L'attinenza alla storia è (o sarà) più importante di quanto si possa credere.
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Francis, Mary Stuart, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO IV.
 


Era quasi buio ormai, le giornate cominciavano ad accorciarsi e l'autunno stava arrivando nel Nord della Francia. Anne aveva trascorso tutta la seconda parte del pomeriggio pensando a cosa dire a Catherine. Come avrebbe fatto a dirle che Mary era già incinta? Avrebbero dovuto elaborare un nuovo piano.
Almeno non era da sola, c'era sua nonna a darle una mano.
La guardia a cui Anne aveva chiesto di farsi annunciare ritornò da lei, facendole cenno di entrare.
"Prego, Lady Anne, la regina Catherine ha acconsentito a ricevervi"
La ragazza oltrepassò la soglia ritrovandosi nelle camere di Catherine. Erano diverse da come le ricordava: invecchiando la nonna aveva acquisito un gusto tutto nuovo, meno ricco e sfarzoso e più semplice, ma comunque molto raffinato.
Catherine la attendeva di fronte al suo specchio, intenta a sistemarsi i capelli per la notte. Anne si sedette sul divanetto senza essere invitata a farlo. La nonna si voltò a guardarla.
"Cosa c'è tesoro? Perchè hai voluto parlarmi con tutta questa urgenza?"
Anne si guardò le mani sudate, cercando di ordinare alle dita di smettere di contorcersi e attorcigliarsi fra di loro.
"Ho scoperto oggi pomeriggio che... che potrebbe essere troppo tardi"
Catherine corrugò la fronte: "Cosa intendi con 'troppo tardi'?"
Anne prese un lungo respiro per farsi coraggio: prima lo avrebbe detto, meglio sarebbe stato.
"Mary potrebbe già essere incinta di Andrew. Anzi lo è quasi sicuramente. Andrew nacque prematuro, secondo la versione ufficiale della storia. In realtà credo che fosse semplicemente stato concepito prima..."
"Hai delle prove di ciò che stai dicendo?" Catherine diventò improvvisamente molto pallida.
"Solo una conferma, da parte del mio istinto, che mia madre stia mentendo"
La regina la guardò a lungo prima di parlare: "Credo che nessuno possa conoscerla meglio di te, quindi ti credo. Dobbiamo cambiare strategia"
"Potremmo chiedere a Nostradamus? Magari ha qualche pozione che le faccia perdere il bambino..."
Catherine la fissò meravigliata e Anne credette di leggere una punta d'orgoglio nel suo sguardo.
"E' una buonissima idea" disse, poi si diresse alla porta e ordinò a una delle guardie di chiamare il veggente di Corte. La guardia partì immediatamente.
"Potremmo semplicemente dimostrare che Mary non è più vergine, magari sarà sufficiente ad annullare il matrimonio" continuò la nonna, parlando più a se stessa che alla nipote.
Anne scosse la testa: "Andrew nascerebbe comunque, dobbiamo impedirlo"
Catherine annuì: "Vorrei riuscire a trovare un altro modo..."
"Lo so. Lo so. Anche io. Ma avrà altri figli. Avrà me"
La donna si avvicinò ad Anne e l'abbracciò, tenendola stretta.
"Hai ragione. Saranno felici lo stesso. Lo saranno di più"
Nel frattempo, la guardia era tornata, recando con sè Nostradamus, il quale fissò prima Anne, trapassandola col suo sguardo indagatore, e poi Catherine, in cerca di spiegazioni dalla sua regina.
"Nostradamus, vieni. Siediti. Abbiamo bisogno di sapere se puoi aiutarci"
"Sempre a vostra disposizione, Maestà"
"Tra le tue pozioni, ne hai una che provochi un aborto?"
Nostradamus non sembrava sorpreso, probabilmente Catherine si rivolgeva spesso a lui con richieste del genere.
"Sì, un preparato a base di prezzemolo..."
"OTTIMO!" esultò Catherine, ma Nostradamus le fece cenno di calmarsi: "La persona che assumerà quel preparato abortirà, ma dovete sapere che le conseguenze saranno drastiche: non potrà mai più concepire"
La verità piombò su Catherine e Anne come uno schiaffo inaspettato. La ragazza scosse la testa in direzione della nonna, non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere a sua madre. Catherine capì e annuì nella sua direzione: "La terremo come ultima opzione"
"E quali altre opzioni abbiamo?!" Anne era sul punto di crollare.
"Lo daremo via quando nascerà, insinueremo il dubbio che sia un figlio bastardo e Mary dovrà acconsentire a nasconderlo" Catherine riflettè un secondo "Dobbiamo fare in modo che Francis metta in dubbio la paternità del figlio"
Anne ripensò agli sguardi che Mary aveva lanciato a Hugh durante quel pomeriggio, ed ebbe un'idea.
"So cosa fare, so chi convincere a farlo"
Catherine annuì brevemente, cingendole le spalle con le mani e senza chiederle ulteriori spiegazioni: "Spero che tu ci riesca, e il prima possibile, altrimenti dovremo fare nell'altro modo"
Anne si congedò da entrambi e, appena fuori dalle camere della regina, iniziò a correre in direzione di quelle scozzesi.


 
***

 
 
Arrivò trafelata nell'ala del castello destinata agli ospiti scozzesi, guardandosi attorno spaesata: non aveva idea di quale fosse la camera di Hugh. Non c'erano guardie, nessuno a cui chiedere. Anne si fece coraggio e bussò ad una porta a caso, pochi secondi dopo si ritrovò davanti uno sconosciuto dai capelli scuri.
"Cercate qualcuno?" le disse il ragazzo, piuttosto scocciato di essere stato disturbato a quell'ora. Delle risate femminili provenienti dall'interno della camera fecero pensare ad Anne che forse aveva interrotto qualcosa.
"Quale di queste è la camera di Hugh?" chiese la ragazza in modo piuttosto diretto, non le sembrava il momento di mettersi a fare troppe moine. Lui le fece un cenno con la testa in direzione della porta di fronte.
"Grazie"
La porta le venne chiusa in faccia. Beh, forse Hugh non era l'unico maleducato tra i suoi amici scozzesi. Percorse i pochi metri che la separavano dalla porta in questione e fece per bussare, ma prima che riuscisse a posare le nocche sul legno, questa venne spalancata e Anne si trovò di fronte Francis.
I due si fissarono per qualche secondo, entrambi sorpresi della presenza dell'altro, finchè Francis sembrò aver messo a fuoco la situazione: "Non avevo capito che stessi aspettando qualcuno, me ne sarei andato prima" disse, rivolto verso l'interno della camera.
Anne sbuffò: "Non avevo avvertito che sarei arrivata"
"Uh, un'urgenza improvvisa?" le rispose Francis, facendole l'occhiolino.
La ragazza scoppiò a ridere. Avrebbe dovuto sentirsi offesa, ma in realtà era solo molto divertita dall'assurdità di quell'affermazione, ma soprattutto dalla bocca di chi era uscita.
"Sì, come no. Posso entrare?"
"Certo" annuì Francis sbrigativo "Me ne stavo andando. Ti lascio in ottima compagnia, amico mio" e dopo aver detto ciò superò Anne, con l'intenzione di andarsene, senza stare però molto attento a non sfiorarla, come invece avrebbe dovuto. Anne alzò gli occhi al cielo, spinse la porta ed entrò, senza assicurarsi se Hugh fosse presentabile, cosa che infatti non era. Aveva indosso solo i pantaloni, a quanto pare si stava facendo la barba e non riteneva opportuno vestirsi di fronte a lei.
"Ciao" le disse, continuando a radersi come se nulla fosse.
"Ciao..." rispose Anne, fissandogli la schiena in attesa che si vestisse. Hugh, sentendosi osservato, si voltò e alzò un sopracciglio in direzione della ragazza.
"Che c'è?"
"Vestiti!"
"Oh ma cosa vuoi, sono in camera mia, sto come voglio"
"Sai una cosa? Non me ne importa niente. Ho bisogno di chiederti se puoi fare una cosa per me"
"Ragazza, io non sono nemmeno sicuro di chi tu sia, perchè dovrei farti favori?
"Perchè ti pagherei"
Hugh ridacchiò divertito: "Ho moltissimo denaro"
"Ti prego, almeno ascolta quello che ho da dirti!" Anne era esasperata, non aveva mai conosciuto qualcuno più antipatico e menefreghista di lui in vita sua.
Hugh si sciacquò il viso nella tinozza e nel farlo si piegò in avanti, mettendo in movimento i muscoli tonici della schiena appena sotto la pelle. Anne cercò di concentrarsi su qualcos'altro.
Dopo essersi asciugato il viso, buttò a terra l'asciugamano e avanzò verso di lei, coi capelli spettinati e ancora qualche goccia d'acqua sul collo.
"Adesso puoi vestirti, per favore?"
"Mi sembrava che tu ti stessi godendo lo spettacolo. Sicura che vuoi che mi vesta?" le disse con un sorriso beffardo stampato in faccia.
Anne annuì, ma non riuscì a evitare di arrossire un po'.
Hugh, sbuffando, prese una camicia e se la infilò in modo molto teatrale.
"Non ho tutto il tempo del mondo. Cosa vuoi da me?"
"Ho bisogno che tu... tu e Mary dovreste... insomma lei deve, deve... prima del matrimonio lei deve..."
Hugh le sorrise in modo molto falso: "Spero di aver capito male" e dicendo questo si avviò verso la porta, facendole cenno di andarsene.
"Aspetta!"
"No, ragazza. Non farò una cosa del genere alla mia regina. Non la farei a nessuna donna, a dire il vero"
"Guarda che non ti sto chiedendo di violentarla, solo di portartela a letto!"
"E' uguale, non uso il letto come arma"
Anne non l'avrebbe mai detto: quel ragazzo aveva dei principi morali. Era sorpresa ma anche infuriata con lui.
"Sei proprio inutile" gli disse in un sibilo, avviandosi verso l'uscita.
Hugh chiuse immediatamente la porta, che aveva aperto per farla uscire, e le si parò davanti. Anne indietreggiò ma lui le andò dietro, finchè lei non si trovò con le spalle al muro e quindi dovette fermarsi.
"Prego, signorina?"
"S-scusami..."
"Vieni qui, in camera mia, senza preavviso. Mi chiedi di fare una cosa orribile e se rifiuto mi insulti? Come ti permetti?"
"Beh, tu non sei un grande esempio di educazione, comunque"
"Continui ad insultarmi?! Stai scherzando col fuoco" Hugh sogghignò, fissandola negli occhi. Anne sostenne lo sguardo, nonostante avesse i battiti accelerati per la collera e per la paura.
"Lasciami andare"
"No"
"Ho detto: lasciami andare!"
Gli occhi di Hugh ridotti a due fessure: lo aveva fatto arrabbiare.
Si staccò da lei rapidamente, lasciandola libera di andarsene. Anne si sistemò il vestito spiegazzato senza guardarlo in faccia e fece per avviarsi verso la porta, quando lui la fermò, prendendola per un braccio.
"Aspetta. Perchè vorresti fare una cosa del genere ad un'amica?" le chiese.
"Non sono affari tuoi"
"Lo sono, in effetti, visto che mi hai coinvolto"
Anne strattonò via il braccio dalla sua presa, facendosi male.
"Fai finta che questa conversazione non abbia mai avuto luogo"
"E rieccola, a darmi ordini"
Anne scosse la testa, non ne poteva veramente più. Afferrò la maniglia e, senza salutare, aprì la porta e uscì da quella stanza infernale.
 

Non poteva credere di essere stata trattata in quel modo. Chi si credeva di essere? Non era nessuno, e se voleva insultarlo, beh, poteva farlo. Che se ne andasse il prima possibile, non sopportava nemmeno il pensiero di doverlo incontrare nuovamente, nemmeno per sbaglio. Parlare così a una ragazza come lei! Trattenerla al muro senza permetterle di andarsene! Ma l'avevano educato i lupi?! Eppure sua sorella era gentile e carina. Probabilmente era lui a non essere una brava persona. Quanto lo detestava! Quanto!
Furibonda, tornò a passo svelto verso la sua stanza, senza nemmeno provare a calmarsi. Ma a metà del tragitto iniziò a pensare alle conseguenze di ciò che era appena avvenuto, ovvero che Hugh si era rifiutato di aiutarla, il che implicava l'uso della pozione. Anne cercò nella sua mente di individuare qualcuno che potesse fare ciò che lei aveva appena chiesto al ragazzo, ma non le venne in mente nessuno. Inoltre, non capiva perchè lui si fosse rifiutato di farlo: non aveva mai mostrato interesse per nessuno a parte se stesso. Forse c'entrava l'amicizia con Francis? Dopotutto suo padre era in camera di Hugh a tarda sera. Probabilmente si raccontavano anche delle loro avventure notturne. Anne rabbrividì al solo pensiero.
Giunta alla sua camera, fece per spingere la porta ed entrare, quando notò qualcosa sulla soglia: qualcuno aveva lasciato un tulipano rosso reciso, accompagnato da un biglietto. Anne raccolse il fiore da terra, guardandosi attorno. Il corridoio era vuoto. Lentamente, aprì il foglio piegato, e vi lesse le poche parole scritte in bella calligrafia: "E' questo il vostro preferito? G."
Non lo era, ma quel gesto così dolce la fece sorridere. Entrò in camera e versò un po' d'acqua in un bicchiere, infilandoci poi il tulipano. Rilesse nuovamente il biglietto, poi lo richiuse e lo ripose sul comodino, pensando a come avrebbe fatto l'indomani a dire a Greg che i tulipani non erano i suoi fiori preferiti. Ma una cosa era certa: quel gioco con lui le piaceva molto.
  
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