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Autore: Kemyros    19/06/2014    0 recensioni
Cosa attende Glory dopo la sua dipartita dal mondo reale?
Sconfitta con il sacrificio finale di Buffy Summers, la cacciatrice di vampiri, l'ex divinità sarà alle prese con il proprio trapasso e con i nemici di un tempo, ma non nella maniera in cui aveva immaginato il suo ritorno...
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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L'inferno è sempre considerato come un luogo indefinito, pieno di fuoco e fiamme.
Forse una sessantina di inferni corrispondevano pure a quella generale descrizione, ma Glory sapeva bene che le dimensioni infernali erano infinite. Più o meno...
Nel senso che contarle tutte sarebbe stato tanto sfaticante quanto inutile. Un'azione simile a mettersi a contare le stelle.
Le dimensioni infernali venivano distrutte con la stessa velocità e facilità con la quale venivano generate. Tranne quella da cui tutte avevano avuto origine. Quella esisteva da sempre, e sempre sarebbe esistita. Ma lei l'avrebbe volentieri lasciata a quelle bestiacce di Wolf, Ram e Art, che se la spartivano da tutta un'eternità.
Con un processo simile a quello della meiosi, poi, le altre dimensioni infernali si erano generate a macchia d'olio.

Perché diamine sto pensando alla meiosi? Perché diamine so cos'è la meiosi? pensò Glory con un'irritazione crescente.
"Ben" scandì a denti stretti, guardando i frammenti dello specchio che aveva rotto con un pugno la settimana scorsa. O il mese scorso. Oppure era l'anno scorso? Non ricordava bene. Il tempo non scorreva esattamente in una maniera tale da misurarlo, lì dentro.
Ciò che sapeva per certo era che quella volta si era fatta veramente male alla mano, e aveva saputo rapidamente prendersi cura delle ferite.
Aveva bloccato l'emorragia, si era applicata dei punti, aveva disinfettato la ferita.
E tutto perché la sua mente e quella dell'infermiere da strapazzo avevano finito col fondersi completamente.
L'ego dell'umano era stato totalmente sovrastato da quello della divinità. Ben era là dentro, da qualche parte, come una goccia nell'oceano.
Eppure c'era ancora e si mostrava in quelle piccolezze e, cosa del tutto peggiore, continuava a infettarla con la sua umanità.
A rendere la situazione ancora meno piacevole era il fatto che il corpo in cui lei si trovava non era il suo, ma quello del ragazzo.
Aveva provato a cambiare forma, a tornare sé stessa, ma l'unica cosa che era riuscita a ottenere con quello sforzo era stata solo una dannata emicrania.
Quel corpo era così insignificante e debole.
Non era superveloce, non godeva di alcuna forza sovraumana e si feriva anche troppo facilmente. I capelli ricci della dea, i tacchi vertiginosi, gli abiti firmati in pura seta erano ormai un lontano ricordo.
Sarebbe stata intrappolata in quel corpo per tutta l'eternità. Ovviamente ci sarebbero stati corpi decisamente meno piacevoli in cui rimanere intrappolati, visto che quello di Ben godeva di un torace da surfista, ma non era quello il punto.
Il punto era che,se non fosse stato per colpa di quella/e cacciatrice/i robot e la sua combricola, avrebbe attraversato il portale e riottenuto la sua forma divina originale. Avrebbe schiacciato Buffy Summers come un insetto nella sua antica forma. E tutta Sunnydale con lei.
Ma era morta, o almeno Ben lo era, mentre lei aveva fatto a cambio con lui. Ed essendo passata a miglior vita, era finita all'inferno.
Nel suo inferno personale, fatto apposta per lei, sicuramente da coloro che un tempo erano i suoi due rivali. Gli stessi dèi che unendo le forze l'avevano scacciata per la prima volta, quando aveva abbassato la guardia.
Il suo inferno non includeva fuoco e fiamme. Non comprendeva catene chiodate e lunghe sedute di tortura. Non era costretta ai lavori forzati da demoni armati di tridenti. Il suo inferno era qualcosa di più subdolo. Essere costretta a vivere nella forma dell'esistenza che più aveva odiato dall'alba dei tempi: umana, per sempre. Non avrebbe potuto neanche lontanamente immaginare qualcosa di peggio.
La sua prigione era una realtà simile a quella che aveva abbandonato. Ma non c'era alcun servitore al suo comando stavolta. Nessuno a fare le cose al suo posto.
Il proprio autocommiserarsi venne interrotto da un bussare alla porta: la pizza che aveva ordinato era arrivata. Si alzò controvoglia dal letto, alla ricerca dei pantaloni. La moquette era colma di cartoni e buste dei suoi pasti passati, tanto che per stare in piedi doveva per forza calpestarne qualcuno. La sua stanza era veramente piccola, tanto che concedeva a malapena lo spazio per il letto, un comodino non ben assestato e un armadio privo di sportello. Non che potesse permettersi di meglio di quel motel da quattro soldi in cui era costretta ad alloggiare. Già essere umano era una seccatura, ma essere un umano povero era un tormento.
Aveva provato più e più volte a farla finita, ma si era semplicemente risvegliata in quel sudicio posto il giorno seguente. Non poteva togliersi la vita, se era già morta.
Rinunciò alla ricerca dei pantaloni e si diresse alla porta in boxers e maglietta. La aprì, trovandosi davanti il fattorino. Occhiali spessi, acne giovanile impietoso sul viso. Un tempo avrebbe volentieri posto fine alle sofferenze di creature del genere, divorandone la sanità mentale, ma quel tipo di fame l'aveva abbandonata, come il resto dei suoi poteri.
Ora l'unico tipo di fame che la importunava era dettata dallo stomaco.
"Fanno 5 dollari e 25 centesimi" disse il fattorino, storcendo lievemente il naso per l'aria viziata che si respirava nella stanza.
Glory non rispose e si limitò a prendere dal comodino una banconota da 10 dollari, stropicciata.
Adorava fare shopping. Quando aveva saputo dell'invenzione del denaro da parte degli esseri umani, ere orsono, era rimasta deliziata dall'avidità che essi riuscivano a raggiungere e dalle atrocità che erano in grado di commettere pur di ottenerlo. E nel suo periodo a Sunnydale si era data alla pazza gioia nel prosciugare i conti senza fondo che i suoi servitori goblin le assicuravano. Ma quello era diverso. Non era un acquisto di lusso, tanto per cominciare. Si trattava di una pizza economica che le sarebbe costata più o meno un terzo dei soldi che possedeva al momento.
Prese il resto che le venne dato dal fattorino e lo contò rapidamente, rivolgendo poi a lui un'occhiataccia.
"Mancano 5 centesimi" disse col palmo aperto. Ecco come si era ridotta. Ecco ciò che le era stato fatto. Un dio capace di trasformare i peggiori incubi in realtà che si lamentava per 5 centesimi.
Il ragazzo la guardò e tirò poi fuori i 5 centesimi dal proprio marsupio "Mi scusi".
Rimase poi lì sulla soglia, aspettando la mancia. Glory lo squadrò un secondo e poi chiuse la porta di colpo.
Fece ritorno sul letto dopo aver superato gli ostacoli sul pavimento e si sdraiò. Aprì il cartone di pizza e si avvicinò una fetta alla bocca, recuperando con la mano libera il telecomando del suo minuscolo televisore. Lo accese per poi trovarsi davanti uno schermo pixelato. Provò a cambiare canale, ancora e ancora, ma senza alcun risultato.
"Dannata antenna!" urlò, scaraventando il telecomando contro lo schermo.
"Non credo che quello sia il modo più appropriato per farlo funzionare" una voce, dal nulla.
Glory si alzò di scatto. Davanti a lei un vecchio mingherlino, con dei rasi capelli bianchi. L'esile figura stava in piedi con una compostezza impeccabile.
"Chi diavolo sei tu?" disse l'ex divinità, corrugando le sopracciglia e stringendo i pugni chiusi.
Tutti gli esseri umani che la circondavano erano fasulli. Delle ombre create allo scopo di rendere la sua esperienza umana più verosimile. L'aveva capito col tempo, a furia di stare lì. Ma ciò che sapeva per certo era che queste ombre mancavano di una propria iniziativa personale.
La figura rimase ferma a fissarla, un debole tremore sul labbro inferiore.
"Chi sei ho detto!" alzò la voce lei, avvicinandosi minacciosamente.
Il vecchio sputò fuori improvviamente una lingua lunghissima, con la quale avvolse uno dei polpacci di Glory e lo tirò, facendole perdere l'equilibrio.
"Maledizione" imprecò lei, sdraiata sulla moquette tra rifiuti e cianfrusaglie. Il vecchio lasciò la presa alla gamba e la sua lingua fece ritorno nella sua bocca.
"Si può escludere per certo che tu sia un essere umano - disse l'ex divinità rialzandosi - Allora, per chi dei due lavori? Freesia o Mithras?".
Il vecchio oscillò la testa verso un lato e si sfregò le mani "Sono desolato che proprio Sua Magnificenza non mi abbia riconosciuto..."
Una coda squamosa color verde scuro spuntò fuori da sotto il cappotto della figura e cominciò a strisciare sul pavimento.
Glory la osservò circospetta "Aspetta un secondo... La lingua, la coda. Non è che per caso c'è il vecchio Doc là dentro ?".
Il vecchio fece un sorrisetto e sputò appena la punta della lingua, che si aprì come un petalo in quattro parti. Al centro di essa la testa nera di un serpente.
"Sono onorato nel constatare che Vostra Grazia non si è scordata di me" disse la creatura, contorcendosi sinuosamente.
"Come dimenticare uno dei più rivoltanti e fedeli dei miei servitori - disse Glory avvicinandosi e accarezzando con l'indice la testolina della creatura - Il demone serpente che entra nei corpi degli altri, ne divora le viscere e le sostituisce, manovrandoli a suo piacimento".
La mano di Glory assò rapidamente appena sotto la testa della creatura, ghermendola e stringendo forte la presa. La creatura provò a lamentarsi ma riuscì a emettere solo qualche suono.
"Se combini nuovamente uno scherzo come quello di prima farò molto peggio che darti una semplice strizzata" detto ciò scaraventò la creatura dentro la bocca dell'ospite.
Il vecchio la guardò allarmato e si toccò la gola, deglutendo.
"Chiedo perdono, non era mia intenzione offenderla. Volevo solo assicurarmi se fosse ancora dotata di qualche capacità speciale ora che...".
"Ora che sto indossando Ben ventiquattr'ore su ventiquattro" lo interruppe lei, seccata.
"Non avrei dovuto toccare questo tasto dolente - disse Doc, guardandosi intorno - Certo che non ci sono andati piano con la parte del tormento".
"Che sei venuto a fare qua? E soprattutto come diamine sei entrato? " tagliò corto la padrona di casa.
"Rimandiamo a dopo le spiegazioni, ci resta veramente poco tempo prima che - il vecchio si affacciò alla finestra della camera e si grattò il mento - Oh, meno di quanto pensassi!".
Glory osservò fuori, notando una folla di persone che avanzava in direzione del motel "Che sta succedendo?"
"Si sono accorti della mia intrusione. Saranno pure persone fasulle, ma credo che i loro pugni facciano altrettanto male" commentò il vecchio.
"Allora sarebbe il caso di cominciare a svuotare il sacco, che dici?" suggerì Glory, tirando fuori da sotto il letto una mazza da baseball.
I due sentirono all'improvviso qualcuno bussare alla porta. Si scambiarono un'occhiata, poi guardarono di nuovo l'ingresso. Silenzio. Dopo una manciata di secondi il vetro della finestra venne infranto.
"Merda! E' già difficile dormire senza riscaldamento qui dentro!" si lamentò Glory.
Alla finestra, facendo irruzione, il fattorino di pochi minuti prima.
Senza esitazione, anzi con un velato piacere, l'ex divinità lo colpì in pieno volto con la mazza, tramortendolo.
"Sono venuto per tirarvi fuori da questa prigione" disse il vecchio, aiutando poi l'altra a spostare l'armadio e posizionarlo di fronte alla finestra.
"Per avere una splendida esistenza da infermiere umano altrove?" disse seccata Glory, trovando i pantaloni dietro la precedente posizione dell'armadio e infilandoseli in tutta fretta.
"Potrà pensare a recuperare tutta la vostra onnipotenza, troveremo di certo un modo" assicurò Doc.
La folla si faceva sempre più vicina.
"Anche volendo quei due non perderanno l'occasione di darmi la caccia. E senza neanche i miei poteri al minimo non ho molte speranze".
"Per questo motivo dobbiamo pensare a metterli fuori gioco" disse il vecchio.
Glory incrociò le braccia incuriosita, quasi dimenticandosi della minaccia imminente.
"E come pensi di mettere fuori gioco due divinità infernali?" domandò scettica.
Una botta secca alla porta, seguita da un'altra e un'altra ancora: erano arrivati.
"Le sfere di Dagon" sussurrò Doc, una luce sinistra negli occhi.
   
 
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