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Autore: Luce_Della_Sera    20/06/2014    3 recensioni
Aurora ha diciannove anni, e ha deciso di prendersi un anno sabbatico prima di scegliere se iscriversi all’università oppure andare a lavorare; la sua routine quotidiana però si interrompe quando sua nonna materna si trasferisce a casa sua. Nonna e nipote si sono viste pochissimo, e sono quindi praticamente due estranee l’una per l’altra … riusciranno a convivere pacificamente, a conoscersi meglio e a volersi bene davvero, costruendo così il rapporto che non hanno mai avuto?
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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THE GRANDMOTHER

Capitolo 1: l’inizio

“Puoi ripetere, per favore?” chiesi, incredula.
Mia madre alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Poi disse, scandendo le parole: “Nonna Giuseppina verrà a vivere da noi. Ti è chiaro, adesso?”.
“Cosa? Ma non può!”
“E perché no? Siamo la sua famiglia!”
“Anche zio Carlo è la sua famiglia … ha sempre portato la madre in palmo di mano, ma col cavolo che se la tiene in casa adesso, vero?”.
“Non fare la stupida … nonna starebbe meglio da noi. E’ mia madre, che potrei fare? Sbatterla in un ospizio? Non sta neanche bene, lo sai! Ha la …”
“Demenza senile, sì. Ma ha quasi ottant’anni, quindi è normale, non credi?”.
“Ha solo settantotto anni, in realtà: lo sai benissimo. E comunque, è sempre stata una tipa giovanile, ma adesso è cambiata: non è più lei, non può essere lasciata da sola! Tuo zio mi ha detto che qualche settimana fa, volendo cucinare, ha lasciato il gas aperto e per poco non ha fatto saltare tutta la palazzina”.
“E per evitare che il suo prezioso appartamento saltasse in aria, ha pensato bene di mollarla a noi … giusto?”
“Aurora, per favore, non mettermi in difficoltà più di quanto io non sia già. Hai diciannove anni, sei in grado di capire!”.
“QUELLO CHE CAPISCO E’ CHE MI STAI PER PORTARE IN CASA UN PERSONA PRATICAMENTE ESTRANEA!” esplosi. “Non si è mai interessata di me, si ricorda di avermi come nipote solo quando le fa comodo … non sa niente della mia vita, e le volte che sono andata a trovarla sembrava sempre ansiosa di mettermi alla porta. E quando abbiamo avuto bisogno di lei, dov’era? A ballare! Sempre! Sono stata in ospedale parecchie volte per svariati motivi e lei non solo non mi è mai venuta a trovare, ma neanche ha mai fatto una telefonata per sapere come stavo!!! La maggioranza dei miei coetanei ha avuto nonne premurose e meravigliose, io ne ho una sola ed è un’egoista di prim’ordine! Non la voglio qui!”.
“Tesoro, è sempre e comunque tua nonna, e ha bisogno d’aiuto!”.
“Se avesse bisogno d’aiuto come dici, non verrebbe qui con il treno, no? Se non si può lasciare da sola, perché tu o papà non la andate a prendere?”
“Non ha voluto … sai quant’è cocciuta … lei non si rende conto che sta cambiando, non possiamo tenerla sott’occhio fin da subito! Dev’essere una cosa graduale”.
“Se lo dici tu”, dissi, scettica. “E dove dormirà? Ci hai già pensato? Qui non c’è molto spazio!”.
“Che domande: dormirà in camera tua!”.
“CHE???”
“Non fare quella faccia! In camera tua ci sono due letti, no?”.
“Ma è la mia camera! Ho le mie cose, lì, le mie abitudini …”.
“E allora? Tanto ci deve solo dormire: lo sai che passa la maggior parte della giornata in salotto a guardare la tv, quando non esce!”.
“Ma …”
“Niente ma! Ricordati che io, alla tua età, non avevo neanche una camera tutta per me. Quindi, a te va di lusso!”.
Mi stava per salire alle labbra un invito poco gentile, ma lo repressi: mi accontentai di lanciarle soltanto un’occhiataccia, e filai nella stanza che presto non sarebbe stata più interamente mia.
 
 
“Ti rendi conto? Dovrò sopportarla per non so quanto tempo! E visto che mi sono presa un anno sabbatico per decidere se iscrivermi all’università o andare a lavorare, indovina chi starà con lei, a farle da serva? Io! Mia madre dice che si sente in difficoltà, ma intanto la maggior parte del lavoro l’ha lasciato a me, visto che non rientra mai prima delle cinque di pomeriggio! Quanto a mio padre, sono certa che da oggi in poi farà gli straordinari fino alle quattro, pur di non stare con la suocera qualche ora in più. Così, quella che ci ha rimesso di più sono io!”.
Hans, il mio fidanzato, mi strinse a sé.
“Ti capisco, amore … ma sei sicura che la situazione non sia più seria di quanto tua madre ti abbia fatto credere? In fondo, da quel che mi hai raccontato oltre a non essere stata una nonna ottimale, non è neanche stata una mamma eccellente! Forse c’è qualche altro motivo per cui verrà da voi!”.
“Se pensi che sia in punto di morte, ti sbagli: sta meglio di tutti noi messi assieme!”. Irritata, mi sciolsi dal suo abbraccio, e mi spostai verso l’estremità opposta della panchina del parco su cui ci eravamo seduti. Non mi sentivo compresa fino in fondo, neanche da lui!
“Non hai idea di cosa voglia dire vedere tutti gli altri con i loro nonni, mentre io la mia la conosco a malapena, e non certo per colpa mia … non sai cosa …”
“E tu non sai cosa vuol dire avere due nonni che hanno continui incubi notturni, solo perché in gioventù hanno conosciuto l’inferno sulla Terra! Non sai cosa darei, per poter cancellare il loro passato”.
Mi vergognai di me stessa. Effettivamente, da un certo punto di vista c’era chi stava peggio di me! Ripensai a tutte le immagini che vedevo il 27 gennaio di ogni anno in televisione: i treni, il filo spinato, le baracche, le docce, le persone scheletriche in pigiama, i forni crematori … rabbrividii.
“D’accordo, ho capito cosa intendi”, concessi. “Proverò ad essere gentile con lei. Ma mi renderà la vita impossibile, lo sento!”.
  
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