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Autore: Tigre Rossa    20/06/2014    3 recensioni
"Il giovane sospirò e si passò una mano sugli occhi.
Quanto avrebbe desiderato avere un po’ di luce.
Gli sarebbe bastato il fievole bagliore della stella più piccola e lontana.
Era tutto ciò che desiderava.
Solo un po’ di luce.
Quel poco che bastava per illuminare l’oscurità in cui viveva da quando, due settimane prima, si era risvegliato senza ricordare nulla di sé stesso e del proprio passato.
Già, lui non ricordava più nulla.
Assolutamente nulla.
Della tartaruga una volta chiamata Leonardo non restava che una creatura sperduta e senza memoria, una creatura facile da ingannare e da manovrare.
Un creatura che, pian piano, avrebbe smarrito sé stessa e la propria luce."
Leonardo ha perso la memoria e non ricorda più nulla di sè o del proprio passato, così Shredder decide di approfittarne e lo trasforma in uno dei suoi più fidati ninja. Ma Splinter, Raffaello, Michelangelo, Donatello, April, Casey e il resto della banda faranno di tutto per riavere indietro il loro leader, il quale dovrà combattere la più dura delle battaglie: quella della ricerca della verità.
Universo 2003
Genere: Azione, Dark, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karai, Leonardo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Shredder/Shrell/ Oroku Saki, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Quando l'oscurità inghiotte la luce



Prigionieri


 
 
 

 
“Come procede il lavoro con il nostro giovane ospite?”
 
A parlare era stato Oroku Saki, più noto a nemici ed alleati col nome di Shredder, mentre osservava il cielo senza stelle né luna di New York e ascoltava il resoconto della giornata ‘lavorativa’, per così dire, del Clan del Piede.
Karai, che stava ancora parlando dell’ultimo accordo stipulato con un paio dei più affermati gruppi mafiosi della città, fu presa alla sprovvista da quella domanda.
“Il nostro ospite . . .?”
“Si, Karai. L’ospite che hai portato qui due settimane fa, il cui arrivo è stato a dir poco . . . sorprendente.” disse l’uomo, mentre tornava a sedersi di fronte alla propria pupilla.
Solo allora la giovane guerriera si rese conto di chi suo padre adottivo stesse parlando.
“Ecco . . . abbastanza bene. È ancora sospettoso, ma sta lentamente abbassando la guardia e sembra credere a ciò che gli dico.” rispose a bassa voce.
“Ricorda qualcosa?”
“Fino ad ora sembra di no. Secondo i medici, la sua è un’amnesia completa ed è molto difficile che recuperi la memoria, ma non si può essere sicuri al cento per cento. Comunque, prima di . . . di procedere, è meglio aspettare ancora un po’.” spiegò la ragazza, cercando di mantenere un tono della voce normale.
L’altro annuì lentamente “Mi fido del tuo giudizio, Karai. Però cerca di accorciare il più possibile i tempi. Non mi piace aspettare, lo sai bene.”
Karai chinò il capo “Farò del mio meglio, maestro.”
“Bene. Vai, allora.” disse Saki, licenziandola con un cenno della mano.
La giovane si alzò, si inchinò profondamente e poi lasciò la stanza, dirigendosi col cuore pesante verso la stanza del loro ‘ospite’.
 
 
“Raffaello! Alla buon ora!” urlò felice Casey, voltandosi verso la figura verde che aveva appena spalancato una delle finestre della piccola cucina di April. “Cos’è, hai trovato traffico sui tetti?”
Il ninja dei Sai, per nulla in vena di scherzare, entrò e sbottò innervosito “Ero dall’altra parte della città. Gli altri sono già arrivati?”
Il Giustiziere Mascherato scosse la testa “Mancano all’appello April e il maestro Sprinter, che erano nella parte ovest della città.”
La tartaruga sbruffò, infastidita. Avrebbe voluto interrogare subito il ninja catturato dal suo amico  e da suo fratello Michelangelo, ma non poteva iniziare prima che il gruppo fosse al completo.
“Dove l’avete messo?” domandò, chiudendo la finestra da cui era entrato.
“È in salotto. Mich e Don gli stanno facendo la guardia, anche se è inutile. L’abbiamo steso a regola d’arte. Dorme come un angioletto.” l’uomo sorrise soddisfatto “Era ora che trovassimo una traccia qualunque, eh?”
“Già. Senti, vado dai ragazzi per fare il punto della situazione.” disse Raffaello, incapace di stare con le mani in mano. “Appena arrivano gli altri, raggiungeteci, ok?”
“Certo, amico.”
Il focoso uscì dalla stanza e raggiunse velocemente il minuscolo salotto di April, dove lo aspettavano Michelangelo e Donatello.
“Raph! Finalmente sei arrivato!” esclamò l’arancione, vedendolo entrare.
“Fai silenzio, Mich! Non vorrai svegliarlo prima del tempo, vero?” sbottò a bassa voce il ninja col bo, indicando con un cenno del capo un angolo della camera, dove era stato accuratamente legato ad una sedia il ninja.
“Ma figurati se si sveglia, quello!”ribatté l’altro, divertito e infastidito insieme “Ha il sonno più pesante di una certa testa calda qui presente!”
A quelle sue ultime parole, però, egli ammutolì, rattristato.
Solitamente era Leo a chiamarlo così . . . pensò amareggiato.
Donatello, indovinando i suoi pensieri, gli posò una zampa sulla spalla, cercando di infondergli un po’ di . . . cosa? Conforto? Ma quale conforto poteva mai offrirgli? Da quando Leonardo era sparito, nessuno di loro aveva avuto pace neanche per un attimo. Il dolore e la paura erano troppo grandi.
Raffaello guardò tristemente i suoi due fratelli, gli unici che gli erano rimasti, persi nel proprio dolore quanto e forse anche più di lui.
Strinse con forza i pugni ed i denti, cercando di domare la propria ira.
Shredder e Karai  pagheranno. Si, pagheranno per aver preso mio fratello e per il loro dolore.
E sarò io a fargliela pagare.
 
 
Karai stava camminando lungo interminabili corridoi, benché avrebbe voluto solo andarsene in camera sua e fare finta che tutta quella storia fosse solo un sogno, anzi, un incubo.
 
Scosse la testa, affranta. Erano ormai due settimane che faceva parte di quella macchinazione crudele e meschina, di quell’inganno senza onore che suo padre aveva progettato e di cui era pedina essenziale e, purtroppo, anche causa.
Si, era lei la causa di tutto ciò.
Lei, che non aveva avuto la forza di opporsi all’ordine del suo maestro.
Lei, che non aveva dato e non dava tuttora ascolto a ciò che l’onore le suggeriva.
Lei, che stava trascinando nel baratro forse l’unica persona che era sempre stata dalla sua parte e che rispettava con tutta l’anima.
 
Io . . . non posso fare altrimenti era questo che continuava a ripetersi ogni volta che il rimorso tornava a tormentarla come in quel momento Devo ubbidire al mio maestro. È questo il mio compito. Non posso farmi assalire dai sensi di colpa. Non posso.
Ma questi, puntualmente, si facevano vivi ogni volta che pensava o vedeva il prigioniero, perché di un prigioniero si trattava, e non di un’ospite, e rischiavano ogni volta di sopraffarla.
E lei non poteva permetterlo.
 
Ancora presa dai suoi angoscianti pensieri, la giovane donna arrivò senza quasi accorgersene di fronte ad una porta piccola e controllata da una dozzina di ninja.
Una misura esagerata e inutile, direbbe qualcuno.
Ma non lo era affatto, visto che dietro quella porta era celato uno degli avversari più temuti e forti del Clan del Piede.
 
Vedendo la luogotenente del loro maestro, i soldati ninja si fecero tutti da parte con un profondo inchino, come facevano ormai ogni sera quando ella si recava dal loro prigioniero.
La ragazza non sembrò neanche notarli. Prese una piccola chiave che portava sempre con sé, l’infilò nella serratura e la girò fino a quando questa non scattò.
Allora, rimessa a posto la chiave, Karai aprì lentamente la porta e, fatto un bel respiro, entrò.
 
Lì dentro, seduto sotto una piccola finestra ed intento ad osservare con attenzione il cielo senza luce, c’era Leonardo.
 
 
Una giovane donna dai capelli rossi, il giustiziere mascherato e un vecchio topo gigante entrarono piano nel piccolo salotto dove le tre tartarughe ninja li stavano aspettando.
“April! Maestro!” esclamò Michelangelo, già dimentico del rimprovero fattogli poco prima dal fratello in viola “Era ora! Bene, allora possiamo iniziare con l’interrogatorio!”.
Il maestro Splinter annuì, silenziosamente. Sembrava invecchiato di almeno vent’anni. La scomparsa di Leonardo era stato un colpo molto duro per lui. Molto duro.
“Me ne occupo io.” sibilò piano Raffaello, estraendo dalla cintura l’unico Sai che gli era rimasto. L’altro, che aveva conficcato nel braccio di una delle guardie giurate di Shredder durante il loro attacco a sorpresa, era scomparso. Probabilmente quel ninja se l’era portato dietro. Ma non gli importava più di tanto, al momento. Aveva affari più importanti di cui occuparsi. E poi, era letale anche con una sola arma.
Il suo sensei lo osservò attentamente “D’accordo, figlio mio” disse infine, acconsentendo “Ma non esagerare e, soprattutto, non scendere ai loro livelli. Noi non siamo torturatori.”.
La tartaruga fece fare un giro completo al proprio Sai “Come desideri, maestro.” rispose solamente.
 
April si avvicinò al prigioniero e, con l’aiuto di Casey, gli tolse la maschera e gli posizionò sotto il naso alcuni sali.
Quando l’uomo iniziò pian piano a riprendersi, la ragazza indietreggiò e fece segno ai compagni di fare altrettanto, mentre il rosso si posizionava davanti a lui con l’arma in pugno e un’espressione poco rassicurante in volto.
Il ninja del Piede aprì lentamente gli occhi, confuso, e quando si rese conto di essere legato e di chi, o meglio, di cosa gli stava davanti, prese ad agitarsi, spaventato.
 “Tu . . .!” l’uomo aveva la voce roca “Tu sei uno di quei mutanti verdi! Una delle tartarughe! Lasciami andare, mostro! Lasciami andare!”
Raffaello gli lanciò un sguardo di fuoco “Ti lascerò andare solo dopo che avrai risposto alle mie domande.” sibilò con tono intimidatorio e spaventoso, facendo fare un’altra veloce rotazione al suo Sai.
“Io non ti dirò niente, mostro! Hai capito? Niente!” gridò l’altro, lottando contro le catene che lo tenevano legato.
La tartaruga gli si avvicinò, continuando a giocherellare con la sua arma. “Non credo proprio” disse con ironia “Sai, so essere molto persuasivo, quando voglio.”.
“Puoi essere persuasivo quanto vuoi, ma da me non saprai nulla, creatura disgustosa!” ribatté il prigioniero.
Un lampo attraversò gli occhi del mutante. Prima che  se ne potesse rendere conto, egli alzò il Sai e con un movimento veloce e fluido tagliò sul simbolo dei Ninja del Piede una grande R maiuscola, senza però ferire la pelle dell’uomo, e subito dopo gli puntò l’affilata lama alla gola e fece un ghigno.
“Ne sei ancora sicuro, ninja dei miei stivali?” sussurrò piano.
L’uomo iniziò a sudare.
“Sai, non sono stata mai una tartaruga molto paziente” continuò lentamente il focoso, facendo scorrere la punta del Sai lungo la gola del prigioniero. “E tu stai mettendo a dura prova la mia pazienza . . .”
L’altro deglutì, spaventato.
“Cosa . . . cosa vuoi sapere?”
Raffaello sorrise, soddisfatto.
 
“Due settimane fa, Karai, le guardie giurate di Shredder e un buon numero di ninja semplici ci hanno attaccato e hanno portato via uno di noi. Voglio sapere tutto ciò che sai su quell’attacco e su nostro fratello. E bada, niente scherzi. Non li sopporto.” disse il rosso, continuando a tenere la lama dell’arma premuta contro la gola del ninja.
“A-allontana il Sai e ti dirò tutto quanto.” rispose quasi tremante il prigioniero.
La tartaruga allontanò l’arma, incrociò le braccia e fissò l’uomo.
“Sto aspettando.”.
L’altro sospirò e, dopo un momento di esitazione, iniziò a parlare.
“All’attacco che hai nominato . . . ero presente anch’io. Era stato comandato a tutti noi di cercarvi, prendervi di sorpresa e di isolare la tartaruga con le katana, per poi lasciare all’elité guidata dalla signorina Karai il resto del lavoro. Non so se il fine ultimo della missione fosse l’annientamento di quella tartaruga o semplicemente il suo rapimento. Alla fine, comunque, le guardie giurate sono riuscite a prenderla e a portarla al nostro quartier generale. Il maestro l’ha fatta portare in una zona top secret dell’edificio, dove possono entrare solamente i suoi servi più abili e fedeli. Non so esattamente dove sia. Nessuno, tra noi ninja semplici, lo sa. Poi, il giorno seguente, è successo un . . . un incidente.”
“Un incidente?” Raffaello si era fatto ancor più attento “Che incidente?”
“Io . . . non lo so con certezza.” L’uomo si interruppe per un attimo, come per raccogliere le idee, e poi riprese a parlare “So solo che, mentre io ed altri soldati ninja ci allenavamo, è scattato l’allarme. Siamo subito corsi al nucleo comando e lì, tra la confusione generale, ho sentito alcuni dire che il prigioniero catturato il giorno prima era riuscito a liberarsi e a fuggire dalla zona top secret. Così siamo stati mandati tutti a pattugliare l’edificio e dopo una mezz’ora circa l’allarme è cessato e ci è stato ordinato di tornare alle proprie attività.
Tenendo le orecchie ben tese, però, ho scoperto che, dopo questo fatto, il prigioniero è stato tenuto sotto controllo per un’intera giornata da alcuni medici ninja per una specie di botta o ferita alla testa, credo, e poi è stato spostato altrove. Questo . . . questo è tutto. Non so nient’altro.” mormorò infine il prigioniero “Adesso, lasciami andare! Giuro che non dirò a nessuno ciò che ti ho rivelato! Lo giurò!”.
La tartaruga lo guardò con disprezzo. “Non sai nient’altro?”.
“No!” il ninja aveva ripreso ad agitarsi “È già tanto che possa dirti questo! Pochi, all’interno del Clan, sanno di questi fatti, e ancora di meno posso darti risposte riguardanti tuo fratello! Il maestro lo tiene celato a tutti, tranne alla sua elitè e alla sua luogotenente Karai, chiaramente. Loro si che sanno tutto! Loro hanno le risposte che cerchi, non io! Lasciami andare ora, lasciami andare!”.
Il mutante si abbassò e lo guardò negli occhi “Voglio crederti, esserino schifoso.” sibilò con rabbia “Ma bada ben: se ti azzardati anche solo ad accennare all’accaduto con qualcuno te ne pentirai molto ma molto amaramente. Se non terrai questa boccaccia che ti ritrovi chiusa, ti troverò e ti farò rimpiangere di essere nato. Mi hai capito?”
Il Ninja del Piede annuì, spaventato.
“Ho detto: Mi hai capito?” insistette l’altro, alzando il Sai.
“Si, si! Adesso lasciami andare, ti prego!” urlò l’uomo.
Il ragazzo si alzò, lo squadrò e fece uno strano segno che il prigioniero non capì.
A quel segno Casey, che era rimasto nascosto dietro il Ninja del Piede per tutto questo tempo, lo colpì con forza con la mazza di baseball, rimandandolo nel mondo dei sogni.
 
 
Mentre Raffaello, dall’altra parte della città, trattava con il suo ‘prigioniero’ e mandava avanti l’interrogatorio, Karai aveva chiuso la porta della stanza dietro di sé, guardando con attenzione la tartaruga, tutta presa dall’osservazione della volta celeste.
Era così assorta che sembrava quasi che non si fosse accorta della sua presenza.
Ma non era così.
“Buonasera, Karai.” disse infatti a bassa voce, senza distogliere gli occhi dal cielo.
La ragazza sentì il proprio autocontrollo tremare nell’udire quella voce, così stanca, spezzata, diversa da quella che conosceva.
Cercando di dominare i sensi di colpa che cercavano di minare la sua risolutezza, ella gli si avvicinò e si sedette su una piccola sedia posizionata di fronte a lui.
“Come ti senti oggi, tartaruga?” chiese, tentando di mantenere un tono di voce tranquillo.
Il mutante si toccò con una mano la spalla destra, ancora fasciata e dolorante “Questa mi da’ ancora qualche problema” rispose lentamente “ma per il resto il mio corpo si sta riprendendo abbastanza bene.”.
Karai si trattenne a stento dal mordersi il labbro. Tutte quelle ferite gli erano state inflitte per suo ordine. “Ne sono lieta.” disse “E per quanto riguarda la memoria? Hai iniziato a ricordare qualcosa?”.
Solo allora il giovane spostò lo sguardo dal cielo a lei “Nulla.” disse con voce affranta “Ho cercato di ricordare, ma nulla. È come se, prima di due settimane fa, io non fossi mai esistito.”
“Neanche ciò che ti ho raccontato ti ha aiutato?” insistette la ragazza, stando ben attenta a non incontrare i suoi occhi.
L’altro scosse la testa “No. Anzi, forse mi ha reso più confuso di prima. Insomma, scoprire di essere un esperimento sulla mutazione genetica fuggito dalla propria gabbia non è che sia molto rassicurante.”
“Non affaticarti, tartaruga. Sono sicura che, tra qualche tempo, tutto ti apparirà più chiaro e tutta questa oscurità che ti opprime sparirà, lasciando spazio alla luce” cercò di rassicurarlo la giovane donna.
Il mutante tornò ad osservare il cielo “A proposito d’oscurità” mormorò piano “Il cielo di New York è sempre così oscuro? È da quando mi sono svegliato, due settimane fa, che non vedo né stelle né luna.”
Karai alzò un sopraciglio “Veramente non me n’ero accorta.” rispose, sorpresa che egli si fosse reso conto di una cosa del genere. Beh, dopotutto, che altro poteva fare tutto il tempo rinchiuso in quel posto, se non guardare fuori dalla finestra?
Lo osservò per un po’, mentre egli continuava ad ammirare la volta celeste.
“Ti piace così tanto il cielo?” domandò, incuriosita.
La tartaruga annuì “Mi conforta. Però preferirei vedere un po’ di luce e non solo tutto questo buio. Mi sembra quasi di essere cieco. E non è affatto una bella sensazione. Mi fa sentire ancora più perso.”.
La ragazza sospirò silenziosamente.
 
I due rimasero così per un bel po’, lui ad osservare il cielo e lei ad osservare lui.
Alla fine, la giovane ninja si alzò e fece per andarsene. Per quella sera non poteva fare altro.
Stava proprio abbassando la maniglia della porta, quando la voce di Leonardo la fece sobbalzare “Sai, a volte ho la sensazione che qualcosa, o meglio, qualcuno mi stia cercando, fuori da qui. Ma non per riportarmi in gabbia o altro, ma perchè è preoccupato per me. È strano, non è vero?”
Karai sentì un groppo alla gola. Certo che qualcuno lo stava cercando. La sua famiglia, a cui lei lo aveva crudelmente strappato, lo stava di certo cercando.
“Già” mentì “è molto strano.”.
E poi, incapace di mentire ancora, uscì e chiuse a chiave la porta di quella piccola prigione.
Perdonami, Leonardo pensò amaramente Perdonami, se puoi, per quello che ti sto facendo.
 
 
 



La tana dell’autrice
 
Eccomi qui, dudes! Eh eh, pensavate di esservi liberati di me, non è vero? Ma io sono come Shredder: Torno sempre, per vostra sfortuna!
 
Allora, cosa dire? Mi sono molto divertita a scrivere la parte dell’interrogatorio, anche se ho cercato di non cambiare troppo il personaggio del mio amato Raffaello, e ho cercato di rendere al meglio i sentimenti di Karai, divisa tra dovere e onore, tra mente e cuore.
Si, è ancora tutto molto confuso, ma cosa posso dirvi? Mi piace creare problemi ai miei personaggi . . .
 
Ah, volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto e stanno continuando a  leggere questa mia folle fic, e in particolare volevo ringraziare LisaBelle_99 e ladyzaphira che hanno recensito, e anche Armstrong_44 che ha messo questa fic tra le sue seguite! Grazie di cuore e a presto, dudes!
 
Cowabunga!
 
T.r.
  
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