Siamo
usciti dal retro e siamo scesi in
una stradina irregolare che porta ai piedi della collina. Non molto
lontano dalla casa della zia, ai confini con un boschetto
c'è una
casetta.
-Quella è casa tua?-
-Sì, la casa dove abitavo con i miei
genitori.-
-E' piuttosto piccola...-
-Rispetto all'altra casa? Beh sì hai
ragione.- Anche se di per sè sembra una normalissima casetta
di
campagna, in legno chiaro, il tetto a spiovente ed una veranda. Ma
che comunque a confronto con la mastodontica villa di zia Margaret,
rimane una casupola di insignificanti dimensioni.
-Ma perché mi ci hai portato?-
-Io veramente volevo solo fare una
visita, ti ho voluto portare per non farti rimanere da solo.-
Mi guarda scettico -Non ci credo. Qual
è il motivo vero?-
Sospiro.-Okay, ecco era per farti
vedere il luogo dove sono stati uccisi i miei genitori.-
Spalanca gli occhi sorpreso. -E perché
scusa?-
-Beh era un po' che me lo chiedevo in
effetti, volevo saperne di più sulla morte di mamma e
papà e ho
pensato che potessi darmi una mano, visto che siamo qua. Sempre che
tu ne abbia voglia.-
Ci siamo fermati sotto un ciliegio, di
fianco alla casa. Sotto l'albero, all'ombra dei folti rami,
c'è una
lapide.
"In loving memory of Tyrana and
Jasper Blanchard"
e sotto
le rispettive date di nascita e morte.
-Se vuoi entrare a
dare un'occhiata vai, io voglio rimanere un po' qua.-
-Ma come faccio a
sapere dove...-
-Fidati, si capisce
appena entri.-
-Dante-
"Si
capisce non appena entri"
Ed
infatti si è capito benissimo.
Avranno
fatto anche i lavori di restauro negli esterni, ma dentro è
evidente
che sia rimasto come prima.
Ne sono
certo perché le pareti e il pavimento sono interamente
imbrattati di
sangue. Schizzi, segni di trascinamento ed impronte.
Dall'entrata
si arriva ad un piccolo atrio completamente distrutto, i mobili
scaraventati in ogni angolo. Subito dopo c'è un lungo
corridoio buio
ridotto nelle stesse condizioni della stanza precedente: quadri
quarciati per terra, un tavolino completamente rovesciato, dei fiori
completamente seccati, i petali totalmente rattrappiti ed
accartocciati su loro stessi, un vaso in frantumi ed una cassapanca
aperta e ribaltata su un lato. La cassa è grande abbastanza
da poter
contenere una bambina di dieci anni. Controllo dentro e trovo alcuni
capelli, insieme ad un lembo di stovva impigliato alla serratura.
-Hanno
fatto nascondere Beatrix qua dentro e poi hanno cercato di difendersi
combattendo contro i demoni.-
Continuo
a percorre il corridoio, il cui pavimento è marcato dalla
scia di
due corpi trascinati, noto negli angoli e negli spigoli e negli
angoli dei segni neri simi a bruciature.
Alla
fine trovo una porta, oltre questa continua la scia del sangue, alla
porta manca la maniglia ed è semi aperta.
Se
quello nel corridoio e nell'entrata erano segni di lotta, qui vi era
il totale caos degno di una lotta all'ultimo sangue. I suoi genitori
devono aver lottato davvero fino all'ultimo per lasciare tutto questo
casino. Non vi è un mobile integro, qualsiasi cosa
è stata usata
per difendersi oppure attaccare.
Esamino
la stanza e trovo buttate in un angolo buio una pistola.
-Mi
aveva detto che il padre era un Devil Hunter, anche se piuttosto
scarso.-
Se non
altro si sono difesi per quanto hanno potuto e sono riusciti a
salvare la figlia, almeno lei.
Ora che
ci penso se i genitori non fossero morti quel giorno, io non avrei
mai incontrato Bea.
Una
strana sensazione mi avvolge facendomi sentire leggermente in colpa
per l'affermazione appena pensata, in fondo anche io so cosa
significa perdere i genitori, e poi anche un inspiegabile sentore.
Impossibile descriverlo. Quasi di malinconia, come se il non aver
conosciuto Beatrix avrebbe fatto mancare qualcosa. Beh sicuramente
quella ragazza di cambiamenti ne ha portati alla Devil May Cry, forse
anche a me.
Uscito
dalla casa l'ho trovata lì davanti alle due tombe dove l'ho
lasciata
poco prima. Seduta per terra, con le gambe strette al petto e il
mento poggiato sulle ginocchia.
Mi siedo
vicino a lei, rigirandomi nelle mani la pistola trovata in salotto.
-Credo
che sia tua.- e gliela porgo.
-Cos'hai
trovato oltre questa?-
-Un
sacco di sangue e di mobili sottosopra, insieme a vari segni di
lotta. Però non si può dire molto su quel che
può essere successo,
sono passati più di dieci anni...-
-Diciassette.-
-Ecco
appunto, quasi vent'anni. Le uniche tracce utili sono ormai andate
perse, mi dispiace...-
-Non è
che volessi scoprire qualcosa in particolare.- dice osservando
attentamente la pistola del padre -Volevo solo sapere cosa ne pensavi
di quel che è successo.-
Le cingo
le spalle con un braccio. -Penso che abbiano combattuto con tutte le
loro forze pur di difendere la loro figlia, a costo di morire. Devi
essere fiera di loro.-
-Lo
sono.- Sorride, ma il suo sorriso non arriva agli occhi che
malinconici scrutano ogni dettaglio dell'arma che tiene in mano.
-Sai,
sono curioso di vedere l'armamentario di tuo padre.- Mi alzo in piedi
-Dove tiene le sue armi?-
Già più
su di morale, si alza anche lei e mi porta nel retro della casa, dove
troviamo in basso una porta, che porta in un buio seppur spazioso
magazzino posto sotto la casa.
Accende
l'unica lampadina presente al centro della stanza che va ad
illuminare tutta un'immensa collezione perfettamente catalogata di
armi bianche ed armi da fuoco.
Con
occhi luccicanti mi guardo intorno. -Mai viste così tante in
una
volta sola.- mormoro.
-Quello
che gli piaceva di più del suo lavoro era reperire
attrezzature da
ogni dove, lui stesso ne costruiva molte, come ad esempio Eve, la mia
pistola, è il risultato finale di molti suoi brevetti. Qui
puoi
trovare qualsiasi tipo di strumento il cui scopo finale è
solo
quello di uccidere demoni, più o meno potenti.-
-Tuo
padre era un genio!-
-Sì, ma
la maggior parte di queste- e con un ampio gesto indicò
tutta la
collezione – non le ha mai usate, o non ha mai saputo usarle.
Per
fortuna ho preso l'agilità da mia madre, altrimenti dubito
che sarei
qui ora a parlarne con te.- E per la seconda volta oggi mi son
trovato a ringraziare i suoi genitori per averla resa così.
Siamo
rientrati in casa e Bea per lasciarmi libera la sua stanza per
prepararmi ha preso alcune delle sue cose, tra cui un'enorme porta
abiti nero ed una piccola trousse, ed è andata a cambiarsi
in
un'altra stanza, lasciandomi detto che la stanza ha il bagno
personale.
Non mi
capita spesso di vestirmi elegante, infatti ho dovuto recuperare il
completo che era rimasto abbandonato in una scatola impolverata nel
ripiano più alto dell'armadio.
Non ho
impiegato molto e dopo una veloce controllata allo specchio sono
sceso al piano di sotto, nel salone che lentamente si stava
riempiendo di persone ed in fondo, vicino al finestrone che da sul
balcone c'è un piccolo complesso musicale dotato per lo
più di
archi. Niente rock stasera.
Tutti
sono tirati a lucido e quasi nessuno è più
giovane dei
cinquanta-sessant'anni. Il solito tipo di persone che si può
incontrare a questo tipo di eventi dedicati alla piccola
nobiltà.
Scendo le scale e cerco di non allontanarmi troppo da lì,
visto che
a momenti dovrebbe arrivare anche Beatrix, sempre che non ci voglia
più del previsto.
-Beatrix-
Capelli
sciolti raccolti, trucco leggero, marcato... E chi si era mai chiesta
cose di questo tipo?
Per la
prima volta, mi ritrovo seduta davanti ad uno specchio in biancheria
intima e non ho la più pallida idea di come conciarmi per
uscire da
questa stanza.
Non che
me ne sia mai fatta un problema. Per me truccarsi significa
burrocacao e nient'altro.
Questa
volta però devo presentarmi davanti ad un gruppo di invitati
di un
certo ceto sociale e sembrare anche bella.
Per
fortuna, una delle domestiche, passando davanti alla porta
leggermente socchiusa, ha deciso di entrare per vedere se avessi
bisogno di aiuto e ne ho bisogno eccome!
In poco
tempo mi ha sistemato i capelli, prima spazzolandoli e rendendoli
lucenti e setosi e poi li ha intrecciati in qualche modo che non so
neanche spiegarmi alzandoli tutti e contornando il tutto con un
nastro nero legato con un fiocco morbido appena dietro la frangetta.
E, non
ho idea di come sia successo, ma è riuscita a rendermi
irriconoscibile con appena un velo di cipria, dell'ombretto, un po'
di mascara ed un rossetto.
Non
rimango a farmi troppe domande, sono anche in ritardo, sento
già la
musica provenire dal salone. Mi infilo il vestito rosso, le scarpe
nere ed i lunghi guanti, sempre neri, di seta.
Faccio
per andare via, quando una nuvoletta profumata mi travolge, facendomi
tossire.
-E'
meglio profumarsi o nessuno vorrà ballare con lei.- dice la
donna
scherzosa. Le sorrido e la ringrazio per avermi aiutato.
Attraverso
velocemente il corridoio e prima di girare l'angolo per scendere le
scale faccio un respiro profondo. Mi reggo saldamente allo scorrimano
e inizio la discesa degli scalini. Su questi trampoli la scalinata
sembra ancora più lunga ma mi faccio coraggio. Quasi tutti
si sono
voltati ed il mio viso non può far altro che arrossire,
sorrido e
continuo. Infondo vedo Dante, intento a bere dello champagne da un
calice, ancora non mi ha vista.
Si volta
quando ormai sono agli ultimi gradini. L'ho notate sgranare appena
gli occhi, cosa che mi ha fatto imbarazzare da morire, ma subito dopo
entrambi ci riprendiamo. Mi porge il braccio e ci dirigiamo al centro
della sala, dove c'è mia zia Margaret intenta a parlare con
alcune
persone.
-Tesoro,
sei davvero stupenda! E anche tu Dante, stai molto bene.- Ci dice
estasiata non appena ci nota. Ci presenta alle persone con cui stava
conversando e loro curiose ci guardano come se già avessero
capito
tutto.
-Dunque
signorina Beatrix, il signor Dante è...- fa uno di loro.
-Il mio
collega, lavoriamo insieme in un'impresa da qualche tempo.- concludo
velocemente sfoggiando un vocabolario più elegante del
solito.
-E di
cosa vi occupate?-
Ma a
questa non siamo preparati, di certo non possiamo ammettere con
nonchalance di essere sterminatori di demoni.
-A breve
inizieranno i balli, dunque preparatevi.- si intromette la zia
salvandoci da quel breve attimo di panico. E si allontana insieme
agli altri, lasciandoci soli in mezzo alla sala. Qualche uomo
passando mi saluta e mi fa gli auguri ai quali rispondo cortese e
sorridente pur non riconoscendo neanche uno di loro.
Mi
accorgo che Dante è leggermente rigido.
-Che
hai?- gli chiedo.
Si volta
verso di me e mi sorride:-Sei molto bella, Beatrix.- e qualche attimo
dopo inizia la musica.
-E' un
tango, seguimi.- mi prende per un fianco, non dandomi tempo di
rispondere. Poggio la mia mano sulla sua spalla e l'altra si unisce
alla sua libera. Iniziamo a ballare. Ed insieme a noi, diverse altre
coppie iniziano a volteggiare e a muoversi.
Che poi,
tra tutti i balli possibile, per forza quello dove bisogna stare
più
attaccati? L'unico modo che ho per arrossire il meno possibile e non
diventare un tutt'uno con il vestito ed i capelli, è di non
guardarlo, per nessuna ragione al mondo, negli occhi.
Attualmente,
per l'imbarazzo, il caldo che fa nella stanza e l'ansia dell'avere
tutti gli occhi puntati addosso, sono a rischio evaporazione e se mi
immergo in quelle pozze d'acqua cristallina, per me è la
fine.
La sua
mano poggiata sul fianco, il suo viso così poco distante dal
mio, la
vicinanza dei nostri corpi mi da alla testa. Se riesco ad arrivare
fino alla fine del ballo senza cedere potrò ritenermi
invincibile a
(quasi) qualsiasi cosa.
Ci
incrociamo con altre coppie e grazie ad una coordinazione che vista
da fuori sembrerebbe programmata, facciamo cambio di partner per
qualche momento. Sento gli occhi di Dante su di me, mi tiene
d'occhio. Ma non posso perdere la concetrazione. Seguo la musica,
seguo i passi di chi balla con me finché la mano dell'uomo
con cui
sto ballando non mi guida lontano da lui, fino a farmi tornare tra le
braccia di Dante.
Per un
secondo mi ha sfiorato la schiena, dove verso la fine della
vertiginosa scollatura che mette in mostra la mia pelle lattea. In
quel punto dove mi ha toccato sento una scia di fuoco trapassarmi la
pelle, lasciano un'invisibile scottatura.
Il ritmo
si fa sempre più incalzante, i passi sono più
decisi. Non ricordavo
di saper ballare così bene. Forse è grazie al mio
compagno di ballo
che sono più sicura.
Persa
nei pensieri faccio l'errore madornale di alzare lo sguardo sui suoi
occhi.
E'
rilassato, ma allo stesso tempo si focalizza sui passi e la musica.
La sua bocca è una linea dritta, le labbra si dischiudono
appena per
tirare un sospiro, quasi di liberazione.
Siamo in
completo sincrono, i nostri respiri, i passi che si susseguono uno
dopo l'altro, eseguiti seguendo alla perfezione la melodia, bassa e
malinconica narrata da quegli archi la cui voce riempie tutta la
stanza.
Almeno
finché la sua voce non giunge al mio orecchio:-Lo sai fare
il
casquet?-
-Non
saprei...-
-Allora
fidati e basta.- Quel che è venuto dopo si è
confuso nella mia
testa.
Un
passo, una giravolta e poi con uno svelto movimento la mia schiena si
è inarcata all'indietro, sorretta saldamente dal suo braccio.
C'è
anche qualcos'altro però.
Una
sensazione che si è andata a mescolare insieme alle altre
creando il
caos totale nella mia testa.
Le mie
labbra contro le sue.
L'angolo
di Lilith!
EFFINALMENTECISIAMOARRIVATI!
* cori di vuvuzelas *
La
metà di voi saranno morti, spero di no perché
sennò la colpa è
mia e non voglio andare in carcere sono ciofane ancora
°^°
Avrei
voluto che la scena del ballo fosse più lunga, ma
è stata
abbastanza difficile da descrivere, ho sempre paura di essere
ripetitiva e questa cosa mi blocca un po' c.c
Però
voglio assolutamente sapere cosa ne pensate e se vi piace! Un
pezzetto del capitolo è già scritto e
sarà un po' diverso dagli
altri.
A
tra l'altro, ho modificato le info della storia (di nuovo lol) e ho
specificato che la storia è OOC e che è anche un
Otherverse, dunque
per darvi una mezza idea i fatti sono narrati dopo le vicende
dell'anime di Devil May Cry, così potete darvi un'idea
più precisa
ecco.
E poi volevo aggiungere un'ultima cosa. Ultimamente, nelle recensioni
che mi arrivano, spesso mi sento dire che faccio passare troppo tempo
tra un capitolo e l'altro e che questo fa disinteressare i lettori. A
me dispiace molto, però ho bisogno della vostra
comprensione, io oltre ai vari impegni che ho, a parte la scuola in
questo periodo di vacanze, sì il tempo per scrivere ne ho,
il putno è che arrivata a questo punto della storia ho
bisogno di un certo tipo di impegno e non è sempre facile,
oltretutto non è che l'ispirazione ce l'ho sempre. Magari
all'inizio era più facile scrivere le cose a braccio,
però adesso non è proprio così. Ho
solo bisogno che voi mi capiate ecco...
Bene
dai, adesso mi rimetto al lavoro con una One Shot che sto preparando
e che non credo ci vorrà molto a finire (almeno spero^^).
Al
prossimo capitolo miei prodi! (?)
Lilith (che
ha anche ricambiato il nome)