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Autore: Miriel_93    20/06/2014    2 recensioni
Dopo "It took a long time", i nostri eroi sono ritratti nella vita a un anno dalla sconfitta di Naraku. Come trascorrono le loro giornate, ora che il loro acerrimo nemico è stato cancellato dalla faccia della terra e, a parte qualche demone minore, la pace regna nell'epoca Sengoku?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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«Tsk», commenta il demone, voltando le spalle alla scena a cui ha appena assistito, trascinandosi dietro il piccolo Jaken e Rin, entrambi perplessi.
«Veramente patetici», bofonchia Jaken, con aria tronfia, in cerca di approvazione.
«Sta’ zitto, Jaken», lo rimbrotta Sesshomaru, camminando con passo lento e tranquillo, come se nulla fosse. “Non avrei mai creduto di vedere una scena del genere. Inuyasha sembra un’altra persona. E quella bambina…”, pensa.
«Padro…Sesshomaru, perché ce ne stiamo già andando?» Domanda Rin, trotterellandogli al fianco, le mani intrecciate dietro la schiena con spensieratezza.
«Non abbiamo nulla da fare, qui», le risponde lui.
«Ma allora perché siamo venuti?» Insiste la ragazza. «Volevi vedere come se la cavava tuo fratello, vero?» Butta lì, cercando di trattenere un sorriso. Il demone di ghiaccio si era lentamente lasciato sciogliere dal calore dei sentimenti di Rin, e questo non era sfuggito alla giovane che, pur guardandosi bene dall’ammetterlo, era decisamente compiaciuta di essere riuscita in un’impresa che in molti avrebbero giudicato impossibile.
«Rin! Come puoi fare certe affermazioni!» Sbotta Jaken, lanciandosi in una breve corsetta per raggiungere i due, rinforzando così il suo rimprovero.
«Non ho detto nulla di male, in fin dei conti Inuyasha è il fratello di Sesshomaru», nota lei, con leggerezza.
«Fratellastro!» Precisa il piccolo demone.
«È uguale!» Protesta Rin.
«Piantatela», li richiama Sesshomaru, senza nemmeno voltarsi a guardarli.
«Sesshomaru!» Una voce familiare costringe il demone a fermarsi.
«Inuyasha, non dovresti occuparti della tua famiglia? Che ci fai qui?» Lo schernisce.
«Potrei farti la stessa domanda», risponde il mezzo demone.
«Tsk, hai paura forse?»
«Pensavo che avessi deciso di usare il cervello, invece vedo che sei il solito idiota, Sesshomaru», lo stuzzica Inuyasha. «Non mi fai paura, ma non per questo ti permetterò di avvicinarti a Kagome o Eiko», spiegò.
“Eiko, dunque. È questo il nome di sua figlia?” Pensa. «Non ho nessun interesse per quelle due»
«Allora che ci fai qui?» Insiste il mezzo demone.
«Facevo semplicemente quattro passi», risponde Sesshomaru.
«E ti aspetti che io ci creda?»
«Non sono certo affari miei, quello che credi o che non credi», lo liquida il demone, dandogli le spalle e riprendendo a camminare. «Rin, Jaken, andiamo»
«Dannato, non farti rivedere da queste parti!» Gli urla dietro Inuyasha, guardandolo allontanarsi.
«Quello sfacciato!» Bofonchia Jaken, lanciandosi un’occhiata alle spalle.
«Mi fa pena», sentenzia Sesshomaru, continuando a camminare a testa alta, lasciando dietro di sé un Inuyasha particolarmente perplesso e preoccupato. “Questo potrebbe essere un problema. Non lo ammetterò mai, però già prima, quando aveva solo quella Kagome da difendere, Inuyasha poteva rappresentare un avversario abbastanza ostico. Ma ora, con quella bambina di mezzo…”, lo sguardo gli cade su Rin, che lo segue con leggerezza, rivolgendogli, di tanto in tanto, un sorriso innocente e pieno di calore. “No, non potrei mai permettere che quella bambina passi quello che ha passato Rin. Non importa se è figlia di quell’abominio di Inuyasha. Non posso privarla della sua famiglia”.
«Padron Sesshomaru, forse per lei è finalmente arrivato il momento tanto atteso! Ora che quell’insulso mezzo demone ha abbassato la guardia per via della bambina voi…», tenta Jaken.
«Jaken», chiamò Sesshomaru, fermandosi. Abbassò lo sguardo sul piccolo demone verde, gelandolo con una sola occhiata. «A te sembra che abbia abbassato la guardia, per caso?»
«Io…beh…ecco…non aveva con sé Tessaiga…quindi…ecco…», balbetta, in cerca di una giustificazione.
«Ora che c’è quella bambina di mezzo Inuyasha sarà sulla difensiva più che mai. Il fatto che non avesse con sé la spada che ha ingiustamente ereditato da nostro padre non significa assolutamente nulla. Potrebbe far ricorso al suo sangue demoniaco, ma a quanto pare te ne sei dimenticato», gli fa notare il demone, riprendendo a camminare. «Ad ogni modo, ora che si è sistemato con quell’umana è solo questione di tempo, prima che abbassi seriamente la guardia», aggiunge. «E io non ho fretta», conclude.
«C-capisco. Rin, che hai da ridere?!» Nota Jaken, riversando parte della sua frustrazione sulla ragazzina.
«Sono felice», risponde lei, semplicemente, rivolgendo l’ennesimo sorriso al demone che le aveva rapito il cuore con il suo carattere freddo come il ghiaccio. “Sono felice, Jaken. E anche se tu non riesci a fartene una ragione, sono felice proprio perché il padron Sesshomaru è cambiato così tanto. Io non lo so se dipende da me, dall’amore che gli ho offerto e che forse, in parte, comincia ad accettare, ma so che il motivo che l’ha trattenuto dal dare il benservito a Inuyasha non ha niente a che vedere con la prudenza. Io…io lo so che cosa l’ha fermato dall’attaccarlo, ed è stata quella bambina. È stato il sorriso di Kagome, la dolcezza rude di Inuyasha, l’innocenza di quella bambina che non ha colpe. E tutto questo dimostra quanto il signor Sesshomaru sia cambiato, quanto tutto quello che abbiamo passato l’abbia segnato e modellato. E io…io sono così fiera di lui”, pensava, senza osare pronunciare ad alta voce quelle parole, limitandosi a camminare a passi veloci e spensierati di fianco a Sesshomaru, che procedeva con calma, la schiena dritta e lo sguardo fisso davanti a sé, con quel suo portamento fiero e composto che lo rendeva ancora più affascinante.
Guardando il demone e la ragazzina camminare fianco a fianco, Jaken si rende conto di quanto le cose siano cambiate. E non gli torna solo in mente il momento in cui aveva capito che tra il suo padrone e Rin c’era più di quanto avrebbe mai osato pensare, ma anche tutte quelle piccole cose che erano cambiate nel demone. Di per sé, già il fatto che avesse rinunciato a chiudere i conti con il fratellastro era un chiaro indizio. Il grande Sesshomaru si era rammollito.
“Se mi leggesse nel pensiero sarei spacciato. Il mio padrone non si è rammollito…si è semplicemente…scongelato, suppongo”, pensava, spostando lo sguardo dalla schiena del demone a quella della ragazzina, cercando di capire come fosse stato possibile. “Eppure…ha sempre biasimato il padre per aver generato quel miserabile mezzo demone con un’umana, e ora guardatelo! Non sembra nemmeno più lui”, si rende conto, con un sospiro, abbassando il capo.
«Jaken, piantala di sospirare», lo richiama Sesshomaru, senza voltarsi.
«Chiedo scusa, p-padron Sesshomaru», si scusa subito, irrigidendosi. “Dannazione, si sarà anche rammollito ma non perde un colpo! Ah, povero me. Non posso far altro che accettare questa brutta situazione. Chissà che, magari, non si addolcisca anche con il suo povero servitore maltrattato…”, continua. “In fondo…non tutto il male viene per nuocere, no?”
Inuyasha, rimasto immobile nel punto in cui il fratello gli aveva dato le spalle, non aveva perso di vista i tre finché non erano stati inghiottiti dai tronchi degli alberi. Solo allora aveva allentato i pugni e tirato un sospiro di sollievo. Aveva sudato troppo per quella fetta di felicità, perché potesse permettere a qualcun altro di strappargliela da sotto il naso, specialmente se si trattava di Sesshomaru.
“Eppure…il suo sguardo sembrava diverso. Che la vecchia Minako* avesse ragione…?”
«Inuyasha!» La voce di Kagome lo riporta alla realtà.
«Arrivo!» Affrettandosi a tornare sui suoi passi, il mezzo demone si lancia un’ultima occhiata alle spalle, assicurandosi che i due demoni e la ragazzina se ne fossero andati sul serio.
«Mi hai fatta preoccupare, dov’eri finito?» Chiede Kagome, con le mani piantate sui fianchi.
«Sono…», tenta Inuyasha.
«Ah, lascia perdere! Eiko si è messa a piangere perché non ti sentiva più spaccare la legna, complimenti! E non ti sei ancora preparato, ti ricordo che Sango e Miroku ci aspettano per il compleanno di Hajime!» Lo rimprovera Kagome.
«Dannazione, ma devi sempre urlare così!?»
«A cuccia!»
«D-dannazione…!» Accasciandosi a terra, trascinato dal potere del Rosario della Soggiogazione, il mezzo demone non può fare a meno di lanciare un ultimo pensiero al fratello. “Prenditi la tua felicità e lascia in pace la mia, Sesshomaru”.

 
FINE.
 
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*Minako: l’anziana sacerdotessa che aiuta Kagome a riportare la Sfera nella loro dimensione nella mia ff precedente, “It took a long time”

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Non l'avrei mai creduto possibile, ma anche questa mia seconda ff su Inuyasha è finita. Sono un po' commossa, è stata una faticaccia, devo ammetterlo. Tra gli esami, la mancanza di ispirazione e altri millemila problemi che mi avevavno tolto quasi ogni voglia di portarla avanti, alla fine ci sono riuscita.
Spero che vi sia piaciuta, che non vi sia sembrata una storiellina stupida (come invece sembra a me, che rileggo quello che ho scritto e mi chiedo che cosa cavolo avevo in testa XD) e che vi abbia tenuto almeno un po' di compagnia.
Col senno di poi mi rendo conto di aver snaturato un po' troppo Sesshomaru, e questo mi dispiace. Tornando indietro credo che cambierei completamente le parti in cui appare. Spero, però, che vi sia piaciuto questo demone "sghiacciato" :'D
Beh, io vi lascio ^^
Chissà, magari mi ritroverete con qualche flash-fic o una one-shot, tutto dipende da cosa partorirà la mia testolina bacata e provata dal caldo :'D
Aspetto qualche commentino da parte vostra per sapere se la mia è stata una fatica sprecata o, almeno in parte, salvabile. Grazie del vostro supporto, di avermi sopportata, di aver letto, recensito e avermi dato i vostri consigli *W*
Vi voglio tanto bbbbbene <3
  
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