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Autore: Layla    22/06/2014    2 recensioni
“È pericoloso per una ragazza far entrare quattro ragazzi sconosciuti in casa sua.”
“Noi siamo innocui.”
Mi risponde il secondo alto.
“Lo spero per voi e ricordatevi che vi faccio entrare solo per la birra.”
“Ce l’hai un nome, principessa di ghiaccio?”
Mi chiede il ragazzo con i capelli lunghi, mentre gli altri sono andati a prendere un paio di casse di birra.
“Sì, mi chiamo Holly.
Tu?”
“Vic, Vic Fuentes.”
“Piacere.”

{Tratto dal primo capitolo. Seguito di "Do it for Baltimore, do it for me"
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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19)She should've died when she was born, she should've worn the crown of thorns,she should have been a son.


 C’è qualcosa di peggio che trovare i tuoi genitori (che odi) seduti nel tuo salotto?
Non so, forse It, ma almeno lui è un parto della fantasia, loro sono veri e sono qui per me.
“Co-cosa ci fate qui?”
“Te l’ho già detto, cara. Siamo qui per parlarti del tuo futuro.”
Mi risponde garrula mia madre, la odio quando fa così.
Indossa un tailleur rosa confetto disgustoso, ha i capelli biondo miele acconciati in uno chignon impeccabile e mio padre indossa pantaloni, giacca e camicia; come suo solito
“Temo di non capire.”
“Siediti!”
Mi ordina imperioso mio padre, io mi siedo su una poltrona con Alex accanto.
“Chi è questo disgraziato?”
Mi chiede secco.
“È il mio ragazzo, si chiama…”
“Non mi importa come si chiama, non è adatto a te, ma sei fortunata: tua madre te ne ha trovato uno.”
“Ma io non voglio lasciarlo!”
“Sta zitta, puttana!
Sei la rovina di questa famiglia.”
Alex li guarda incredulo.
“Dove lavori?”
“Al negozio di Wendy.”
“Bene, hai perso fin troppo tempo stando con quella troietta ubriacona, ti ho trovato io un lavoro.”
“Ma a me il mio lavoro piace e Wen non è una troietta ubriacona!”
“Zitta, puttanella da quattro soldi! Wendy è esattamente come sua madre e ti sta rovinando la vita insieme a questo disgraziato, ma per fortuna hai dei genitori che si prendono cura di te.
Tua madre ti ha trovato un ragazzo disposto a sposarti e io ti ho trovato un ottimo lavoro in banca, tu domani parti con noi per Baltimora!”
“NO!”
Prima che possa anche solo alzare le mani mio padre mi assesta un manrovescio.
“Tu fai quello che diciamo noi, hai capito?
Io sono stufo di avere una figlia come te e sono stato fin troppo gentile a non venirti a prendere subito dopo che te ne eri andata con quella puttana.
Non hai fatto il college, ma scommetto che scopi bene, per Andrew sarai perfetta.”
“IO NON VOGLIO VENIRE!”
Urlo disperata, mio padre torreggia su di me con occhi di fuoco, vorrebbe picchiarmi ancora, ma Alex lo ferma, mettendosi tra me e  lui.
“Per prima cosa: questa è casa mia e di Holly e nessuno vi ha invitato a entrare.
Seconda cosa: ha venticinque anni ed è in grado di decidere da sola cosa fare della sua vita.
Terza cosa: è la mia ragazza e non la cedo a nessuno.
Quarta cosa: non si azzardi mai più a parlare così alla mia ragazza o a picchiarla o se la vedrà con me!”
Mio padre ride e dà uno spintone ad Alex, che non si muove di un millimetro.
“Spostati, tossico.
Sei tra me e mia figlia e lei vuole venire con me, vero?”
Mi lancia una delle sue occhiate assassine, di quelle che promettono botte se non farà come dirà.
“Non voglio venire con voi, lasciatemi in pace!”
Urlo, poi scoppio a piangere.
“Mi sembra chiaro che Holly non voglia venire e che la vostra visita non è particolarmente gradita, andatevene.”
Mio padre mi lancia un’altra occhiata di fuoco e tenta di nuovo di superare Alex, ma alla fine cede, almeno momentaneamente.
“Ti è andata bene, puttana, ma non è finita.
Torneremo e tu dovrai venire con noi, sei il disonore della famiglia.
L’ho sempre detto a tua madre che non avremmo dovuto riconoscerti e provare ad avere un altro figlio per avere un maschio, tu sei inutile come la merda!”
Alex li spinge alla porta e sento che li caccia con un po’ di fatica, io invece continuo a piangere in salotto, immobile.
Perché sono tornati?
Cosa significa questa storia del ragazzo e del posto fisso?
Perché ci tengono a rovinarmi la vita?
Una mano gentile mi accarezza il volto e mi asciuga le lacrime: Alex.
Lo sento sedersi vicino a me e abbracciarmi.
“Su, piccola! Andrà tutto bene!”
“Non li hai sentiti?
Torneranno e questa volta mi porteranno via a vivere la vita che loro vogliono farmi vivere, mi odiano.
Odiano tutto di me, dai capelli ai tatuaggi.
Odiano che sia amica di Wen, che abbia frequentato il magazzino, che non sia andata al college, ma scappata in California.
Odiano te, hanno sempre odiato i miei amici.
Mi hanno sempre trattato come una puttana che aveva bisogno di una dose di botte per guarire dai suoi sogni, per cambiare personalità e diventare la figlia perfetta.
Hanno fallito e ora tornano per completare l’opera!”
Singhiozzo tra le braccia di Alex, lui mi accarezza e mi culla.
“Non lascerò che nessuno ti porti via da me, nessuno, nemmeno i tuoi genitori.”
“Potrebbero arrivare a rapirmi.”
“Io ti ritroverò, sei la ragazza con cui voglio dividere la vita e non lascerà che siano due stronzi benpensanti a portarti via da me.”
Mi prende in braccio e mi deposita sul divano.
“Ordino una pizza, vuoi qualcosa anche tu?”
“No.”
Rinuncia alla pizza e mi prende in braccio, mi porta in bagno e mi fa la doccia, poi se la fa lui e infine ci cambiamo tutti e due.
“Sei sicura di non volere la pizza o altro.”
“No, ho lo stomaco chiuso.”
Lui mi fa un sorriso triste e ordina la sua pizza, chiaramente è preoccupato per me e lo apprezzo, ma davvero non riuscirei a mangerei nulla in questo stato.
Ho sempre avuto paura di mio padre, lui non si ferma davanti a nulla per avere quello che vuole e sono certa che questa volta non farà eccezione. Vuole una figlia perfetta?
Se la creerà a costo di infliggere un trauma perenne alla vera personalità di sua figlia e ho paura che possa fare del male ad Alex, Wen, Jack, chiunque si metterà tra me e lui.
Pensavo di aver chiuso con questa fase trasferendomi in California, ma lui la pensa diversamente.
Scoppio di nuovo a piangere.
“Non avere paura, non ti porterà via da me.
Ha trovato un osso duro sul suo cammino questa volta.”
Mi rassicura Alex, ma io ho ancora paura, una paura folle.
“Lui tornerà e mi porterà via.”
Rispondo con voce flebile.
“E tu non vuoi provare a combattere?”
“Ma lo hai visto?
Mi ucciderebbe se provassi a combattere, ho preso abbastanza botte da ragazzina da averne abbastanza per una vita intera.”
Alex continua a coccolarmi senza dire nulla, forse sta pensando a come uscire da questa situazione, io invece mi sento soffocare: il nero sta tornando su di me.

 
La mattina dopo mi sveglio tra le braccia di Alex.
Non mi ha lasciato andare per tutta la notte, ho dovuto fare fatica a liberarmi dalla sua presa per andare in bagno verso le tre. Ha paura che mi portino via da lui e non ha tutti i torti nell’essere così spaventato: ha visto i miei genitori al meglio della loro stronzaggine.
In ogni caso la sveglia suona e ci svegliamo tutti e due.
“Vai al lavoro oggi?”
Mi chiede.
“Penso di sì.”
Lui annuisce e si passa una mano tra i capelli, scompigliandoli ulteriormente.
“Chiederò a Wen di venirti a prendere e andrò un po’ più tardi alle registrazioni. Non mi piace saperti qua da sola.”
“Va bene.”
Sospiro io.
“Odio incasinarti la vita.”
“E io odio saperti in pericolo.
"Scendiamo a fare colazione, io maledico i miei genitori, sanno sempre mettermi in situazioni sbagliate e imbarazzanti.
Dopo colazione lui sale a fare la doccia e poi tocca a me, quando scendo sono segretamente felice di vedere Alex seduto sul divano, ho una paura folle di rivedere loro.
“Oh, eccoti qui!”
Esclama Alex.
“Sì, ci sono, per ora sono ancora qui.”
“Tu rimarrai qui per sempre o giù di lì, non so chi sia questo Andrew, ma mi sta già sulle palle.”
“Idem.”
Mi siedo accanto a lui, aspettando il suono familiare del campanello e sperando che sia Wen, in negozio non possono rapirmi, no?
“Cosa c’è?”
“Niente, spero solo che non vengano in negozio.”
“Non lo faranno, troppo visibili e poi ci sono Wen e Bryan a difenderti.”
“Hai ragione, è che sto diventando paranoica.”
“Hai le tue buone ragioni. Adesso capisco perché non volevi incontrarli a Baltimora.”
“Esatto.”
Tra di noi cala il silenzio, entrambi aspettiamo Wen senza dirci molto altro, anche Alex è spaventato.
Poco dopo il campanello suona e Alex si alza per controllare, lo sento dire alcune parole a mia cugina e poi schiacciare il pulsante per aprire il cancello.
“Wendy è arrivata, piccola.”
“Bene.”
Poco dopo si apre anche la porta e mia cugina fa la sua comparsa.
“Ehi, buongiorno!”
“ ‘Giorno, Wen. Ti lascio Holly, io devo andare a lavorare.”
Il mio ragazzo mi lascia un bacio sulla guancia e se ne va, io prendo la mia borsa e dopo aver chiuso a chiave la porta inserisco l’antifurto.
Salgo nella macchina di Wen dopo essermi guardata indietro e solo quando sale anche lei, si allaccia la cintura e partiamo mi sento sollevata.
“Ho saputo che ieri i tuoi si sono presentati a casa tua.”
“Presentati non è il termine giusto, si sono introdotti in casa mia senza che nessuno gli desse il permesso e hanno cominciato a delirare appena mi hanno vista.
Dicono che hanno trovato un ragazzo e un lavoro per me, peccato che io abbia già tutti e due.
La cosa peggiore è che hanno minacciato di tornare per portarmi a Baltimora e io sono in  paranoia pura, li vedo ovunque.”
“Credevo ti avessero diseredata quando te ne sei andata di casa.”
“Lo credevo io e mi sbagliavo.”
Mormoro amara.
“Li faremo andare via, basta solo trovare il modo giusto.”
“E come?”
“Aspettare che mi portino via e poi denunciarli come rapitori?
Mio padre conosce tutti al tribunale di Baltimora!”
“E allora non ti faremo lasciare Los Angeles, ce la faremo.
Non lascerò che ti facciano ancora del male, soprattutto tuo padre, scommetto che ti ha picchiata.”
“Una sberla come nella migliore tradizione, per fortuna Alex si è messo tra me e lui e non ha potuto farmi più di tanto.”
Sospiro sconsolata.
Siamo arrivati al parcheggio, con molta cautela scendo, mi sento più al sicuro dentro a una macchina perché se li dovessi vedere basterebbe ingranare la marcia e scappare.
Il parcheggio non è molto lontano dal negozio, ma io sono lo stesso in paranoia, me li immagino già seduti sul divanetto all’entrata.
“Non ci saranno.”
Mormora Wen.
“Mi renderanno la vita un incubo. Mio padre ha detto che avrebbero dovuto darmi in adozione e  fare un altro figlio. Maschio.”
“Adorabile come sempre.”
Commenta acida lei.
“Deve farmela pagare, lo sai.”
“Quello che so è che ha iniziato a renderti la vita un inferno da quando hai scoperto la sua seconda famiglia e non si è fatto nessuno scrupolo nel demolire la tua autostima in ogni possibile modo, ma tu sei più forte di lui. Tu puoi batterlo e tenerti la tua vita.
Non lasciare che te la porti via.”
Io non dico nulla, ma le lacrime iniziano a scorrere incontrollate sulle mie guance, ho paura di non essere così forte.
Mia cugina mi dà una pacca sulla spalla e non dice nient’altro e impedisce a Bryan di chiedere perché sto piangendo sapendo che per me sarebbe dura spiegare tutto.
A volte la adoro, sono fortunata ad avere una cugina protettiva come lei, ma in fondo è sempre stato così tra di noi: salvarsi il culo a vicenda è la regola.

 
Al lavoro mi sento abbastanza al sicuro, anche se – con la coda dell’occhio – ho visto la loro macchina parcheggiata fuori.
Tenteranno un assalto all’ora di pranzo?
Non lo so, so solo che Bryan chiama Michelle e le chiede di uscire a pranzo con noi, lei accetta e io penso che più saremo meglio sarà.
Michelle arriva dieci minuti prima che il negozio chiuda sorridente.
“Ciao, ragazze! Come va?”
“Potrebbe andare meglio.”
Mugugno io.
“Bene.”
Risponde Wen.
“Oh, bene. Dove andiamo a mangiare oggi?”
“In una nuova pizzeria, voglio provare com’è il cibo.”
“Non al solito posto.”
“Meglio dare indizi sbagliati a quelli che ci seguono.”
Michelle le lancia un’occhiata confusa.
“I genitori di Holly vogliono rapirla e riportarla a Baltimora.”
“Stai scherzando, vero?”
Wen molla la penna con cui stava giocando.
“No, non scherzo. Ti sembra una cosa su cui scherzare?
Sono serissima.”
Lei deglutisce.
“Ma perché?”
“Non gli piace la mia vita.”
Taglio corto io.
“Andiamo.”
Wen annuisce e mi prende a braccetto per il braccio destro, Michelle per il sinistro e Bryan chiude la saracinesca del negozio e ci segue.
Immediatamente sento dei passi che si affrettano verso di noi, noi iniziamo a correre e riusciamo a infilarci nella macchina di mia cugina prima che ci prendano.
“Non scherzavi affatto!”
Esclama Michelle scioccata, guardando la figura in tailleur e a quella in un raffinato abito sartoriale italiano.
“No, non scherzavo.”
“Ma sono dei pazzi.”
“Lo so, ma non posso aspettarmi molto da loro. Mio padre ha sempre avuto manie di controllo e mia madre è la sua schiava devota. Lui potrà farle le peggio cose e lei non si ribellerà mai.”
Loro non dicono nulla e arriviamo alla pizzeria impiegandoci un po’, la macchina all’inizio ci segue, poi fortunatamente si perde nel traffico di Los Angeles.
“Bene, forse possiamo mangiare in pace!”
Esclama Wen con una voce leggermente truce, lei odia i miei genitori almeno quanto me, non l’hanno mai fatta sentire parte della famiglia, solo un’estranea che si deve sopportare per forza.
Arrivati alla pizzeria parcheggiamo ed entriamo tutti insieme, cercando di dare l’impressione di essere un normale gruppetto e non un gruppo di fuggitivi.
Ci sediamo a un tavolo appartato e consultiamo il menù, io credo prenderò un margherita, bisogna mantenersi leggeri in caso di corse improvvise o cose del genere.
Gli altri ordinano altre cose, il migliore è Bryan che ordina una pizza tonno e cipolle che provoca un’espressione di puro schifo sul volto di Michelle.
“Bleah, sarà uno schifo baciarti dopo!”
Lui ride.
“Ma tu mi ami lo stesso, giusto?”
Lei alza gli occhi al cielo e annuisce, intanto qualcosa nella mia tasca qualcosa vibra: lo smartphone. Alex mi ha scritto un messaggio.

Ciao, piccola. Come stai? Ci sono stati problemi?

Ciao, amore! Sono in una pizzeria con Bryan, Wendy e Michelle, i miei hanno provato a inseguirmi fuori dal lavoro.”

Dannazione! All’uscita aspettami che vengo a prenderti e non rimanere da sola, chiedi a Wen o a qualcuno di rimanere con te.

Va bene, ci vediamo dopo.

Ti amo.”
Anche io.”

“Chi era?”
Mi chiede noncurante mia cugina.
“Alex, qualcuno può rimanere con me dopo la chiusura del negozio?
Verrà a prendermi lui.”
“Io rimango.”
Grazie, Wen.
“Rimango anche io, caso mai serva un ragazzo.”
Grazie Bryan.
“Rimango anche io, non ho nulla da fare tutto il giorno e posso rimanere a farti compagnia.”
“Grazie a tutti, ne avevo davvero bisogno. Sul serio.”
Mi sorridono tutti.
“Figurati, a cosa servono gli amici sennò?”
Io sorrido.
“Già avete ragione, grazie mille.
Non so cosa farei senza di voi.”
“Saresti persa o rapita da quegli psicopatici?”
Suggerisce Wen, io rabbrividisco alla risposta, non voglio tornare a Baltimora se non come moglie di Alex. Solo allora sarò al sicuro, non oserebbero rapire la moglie di una celebrità, sarebbero troppi casini anche per loro.
Finito il pranzo usciamo e saltiamo in macchina, arrivati al negozio la macchina dei miei è parcheggiata dall’altro lato della strada.
“Non mollano, eh?”
“No, non mollano. Devo fare qualcosa.”
Mi dico, mentre sono scortata dal mio improvvisato picchetto d’onore.
Il problema è che non so cosa fare.
Se provassi a parlare loro mi esporrei solo a un pericolo inutile.
Accidenti! Devo trovare una soluzione!

Angolo di Layla

Ringrazio Rainmaker e _redsky_ per le recensioni.

   
 
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