19)She
should've died when she was born, she should've worn the crown of
thorns,she should have been a son.
Non so, forse It,
ma almeno lui è un parto della fantasia, loro sono veri e
sono qui per me.
“Co-cosa ci fate
qui?”
“Te l’ho già
detto, cara. Siamo qui per parlarti del tuo futuro.”
Mi risponde
garrula mia madre, la odio quando fa così.
Indossa un
tailleur rosa confetto disgustoso, ha i capelli biondo miele acconciati
in uno
chignon impeccabile e mio padre indossa pantaloni, giacca e camicia;
come suo
solito
“Temo di non
capire.”
“Siediti!”
Mi ordina
imperioso mio padre, io mi siedo su una poltrona con Alex accanto.
“Chi è questo
disgraziato?”
Mi chiede secco.
“È il mio
ragazzo, si chiama…”
“Non mi importa come
si chiama, non è adatto a te, ma sei fortunata: tua madre te
ne ha trovato
uno.”
“Ma io non voglio lasciarlo!”
“Sta zitta,
puttana!
Sei la rovina di
questa famiglia.”
Alex li guarda
incredulo.
“Dove lavori?”
“Al negozio di
Wendy.”
“Bene, hai perso
fin troppo tempo stando con quella troietta ubriacona, ti ho trovato io
un
lavoro.”
“Ma a me il mio
lavoro piace e Wen non è una troietta ubriacona!”
“Zitta,
puttanella da quattro soldi! Wendy è esattamente come sua
madre e ti sta
rovinando la vita insieme a questo disgraziato, ma per fortuna hai dei
genitori
che si prendono cura di te.
Tua madre ti ha
trovato un ragazzo disposto a sposarti e io ti ho trovato un ottimo
lavoro in
banca, tu domani parti con noi per Baltimora!”
“NO!”
Prima che possa
anche solo alzare le mani mio padre mi assesta un manrovescio.
“Tu fai quello
che diciamo noi, hai capito?
Io sono stufo di
avere una figlia come te e sono stato fin troppo gentile a non venirti
a
prendere subito dopo che te ne eri andata con quella puttana.
Non hai fatto il
college, ma scommetto che scopi bene, per Andrew sarai
perfetta.”
“IO NON VOGLIO
VENIRE!”
Urlo disperata,
mio padre torreggia su di me con occhi di fuoco, vorrebbe picchiarmi
ancora, ma
Alex lo ferma, mettendosi tra me e
lui.
“Per prima cosa:
questa è casa mia e di Holly e nessuno vi ha invitato a
entrare.
Seconda cosa: ha
venticinque anni ed è in grado di decidere da sola cosa fare
della sua vita.
Terza cosa: è la
mia ragazza e non la cedo a nessuno.
Quarta cosa: non
si azzardi mai più a parlare così alla mia
ragazza o a picchiarla o se la vedrà
con me!”
Mio padre ride e
dà uno spintone ad Alex, che non si muove di un millimetro.
“Spostati,
tossico.
Sei tra me e mia
figlia e lei vuole venire con me, vero?”
Mi lancia una
delle sue occhiate assassine, di quelle che promettono botte se non
farà come
dirà.
“Non voglio
venire con voi, lasciatemi in pace!”
Urlo, poi scoppio
a piangere.
“Mi sembra chiaro
che Holly non voglia venire e che la vostra visita non è
particolarmente
gradita, andatevene.”
Mio padre mi
lancia un’altra occhiata di fuoco e tenta di nuovo di
superare Alex, ma alla
fine cede, almeno momentaneamente.
“Ti è andata bene, puttana, ma non è
finita.
Torneremo e tu
dovrai venire con noi, sei il disonore della famiglia.
L’ho sempre detto
a tua madre che non avremmo dovuto riconoscerti e provare ad avere un
altro
figlio per avere un maschio, tu sei inutile come la merda!”
Alex li spinge
alla porta e sento che li caccia con un po’ di fatica, io
invece continuo a
piangere in salotto, immobile.
Perché sono
tornati?
Cosa significa
questa storia del ragazzo e del posto fisso?
Perché ci tengono
a rovinarmi la vita?
Una mano gentile
mi accarezza il volto e mi asciuga le lacrime: Alex.
Lo sento sedersi
vicino a me e abbracciarmi.
“Su, piccola!
Andrà tutto bene!”
“Non li hai
sentiti?
Torneranno e
questa volta mi porteranno via a vivere la vita che loro vogliono farmi
vivere,
mi odiano.
Odiano tutto di
me, dai capelli ai tatuaggi.
Odiano che sia
amica di Wen, che abbia frequentato il magazzino, che non sia andata al
college, ma scappata in California.
Odiano te, hanno
sempre odiato i miei amici.
Mi hanno sempre
trattato come una puttana che aveva bisogno di una dose di botte per
guarire
dai suoi sogni, per cambiare personalità e diventare la
figlia perfetta.
Hanno fallito e
ora tornano per completare l’opera!”
Singhiozzo tra le
braccia di Alex, lui mi accarezza e mi culla.
“Non lascerò che
nessuno ti porti via da me, nessuno, nemmeno i tuoi genitori.”
“Potrebbero arrivare a rapirmi.”
“Io ti ritroverò,
sei la ragazza con cui voglio dividere la vita e non lascerà
che siano due
stronzi benpensanti a portarti via da me.”
Mi prende in
braccio e mi deposita sul divano.
“Ordino una
pizza, vuoi qualcosa anche tu?”
“No.”
Rinuncia alla
pizza e mi prende in braccio, mi porta in bagno e mi fa la doccia, poi
se la fa
lui e infine ci cambiamo tutti e due.
“Sei sicura di
non volere la pizza o altro.”
“No, ho lo stomaco chiuso.”
Lui mi fa un sorriso triste e ordina la sua pizza, chiaramente
è preoccupato
per me e lo apprezzo, ma davvero non riuscirei a mangerei nulla in
questo
stato.
Ho sempre avuto
paura di mio padre, lui non si ferma davanti a nulla per avere quello
che vuole
e sono certa che questa volta non farà eccezione. Vuole una
figlia perfetta?
Se la creerà a
costo di infliggere un trauma perenne alla vera personalità
di sua figlia e ho
paura che possa fare del male ad Alex, Wen, Jack, chiunque si
metterà tra me e
lui.
Pensavo di aver
chiuso con questa fase trasferendomi in California, ma lui la pensa
diversamente.
Scoppio di nuovo
a piangere.
“Non avere paura,
non ti porterà via da me.
Ha trovato un
osso duro sul suo cammino questa volta.”
Mi rassicura
Alex, ma io ho ancora paura, una paura folle.
“Lui tornerà e mi
porterà via.”
Rispondo con voce
flebile.
“E tu non vuoi
provare a combattere?”
“Ma lo hai visto?
Mi ucciderebbe se
provassi a combattere, ho preso abbastanza botte da ragazzina da averne
abbastanza per una vita intera.”
Alex continua a
coccolarmi senza dire nulla, forse sta pensando a come uscire da questa
situazione,
io invece mi sento soffocare: il nero sta tornando su di me.
La mattina dopo
mi sveglio tra le braccia di Alex.
Non mi ha
lasciato andare per tutta la notte, ho dovuto fare fatica a liberarmi
dalla sua
presa per andare in bagno verso le tre. Ha paura che mi portino via da
lui e
non ha tutti i torti nell’essere così spaventato:
ha visto i miei genitori al
meglio della loro stronzaggine.
In ogni caso la
sveglia suona e ci svegliamo tutti e due.
“Vai al lavoro
oggi?”
Mi chiede.
“Penso di sì.”
Lui annuisce e si
passa una mano tra i capelli, scompigliandoli ulteriormente.
“Chiederò a Wen
di venirti a prendere e andrò un po’
più tardi alle registrazioni. Non mi piace
saperti qua da sola.”
“Va bene.”
Sospiro io.
“Odio incasinarti
la vita.”
“E io odio saperti
in pericolo.
"Scendiamo a fare colazione, io maledico i miei genitori, sanno sempre
mettermi
in situazioni sbagliate e imbarazzanti.
Dopo colazione
lui sale a fare la doccia e poi tocca a me, quando scendo sono
segretamente
felice di vedere Alex seduto sul divano, ho una paura folle di rivedere
loro.
“Oh, eccoti qui!”
Esclama Alex.
“Sì, ci sono, per
ora sono ancora qui.”
“Tu rimarrai qui
per sempre o giù di lì, non so chi sia questo
Andrew, ma mi sta già sulle
palle.”
“Idem.”
Mi siedo accanto
a lui, aspettando il suono familiare del campanello e sperando che sia
Wen, in
negozio non possono rapirmi, no?
“Cosa c’è?”
“Niente, spero
solo che non vengano in negozio.”
“Non lo faranno,
troppo visibili e poi ci sono Wen e Bryan a difenderti.”
“Hai ragione, è che
sto diventando paranoica.”
“Hai le tue buone
ragioni. Adesso capisco perché non volevi incontrarli a
Baltimora.”
“Esatto.”
Tra di noi cala
il silenzio, entrambi aspettiamo Wen senza dirci molto altro, anche
Alex è
spaventato.
Poco dopo il
campanello suona e Alex si alza per controllare, lo sento dire alcune
parole a
mia cugina e poi schiacciare il pulsante per aprire il cancello.
“Wendy è
arrivata, piccola.”
“Bene.”
Poco dopo si apre
anche la porta e mia cugina fa la sua comparsa.
“Ehi,
buongiorno!”
“ ‘Giorno, Wen.
Ti lascio Holly, io devo andare a lavorare.”
Il mio ragazzo mi
lascia un bacio sulla guancia e se ne va, io prendo la mia borsa e dopo
aver
chiuso a chiave la porta inserisco l’antifurto.
Salgo nella
macchina di Wen dopo essermi guardata indietro e solo quando sale anche
lei, si
allaccia la cintura e partiamo mi sento sollevata.
“Ho saputo che
ieri i tuoi si sono presentati a casa tua.”
“Presentati non è
il termine giusto, si sono introdotti in casa mia senza che nessuno gli
desse
il permesso e hanno cominciato a delirare appena mi hanno vista.
Dicono che hanno
trovato un ragazzo e un lavoro per me, peccato che io abbia
già tutti e due.
La cosa peggiore
è che hanno minacciato di tornare per portarmi a Baltimora e
io sono in paranoia
pura, li vedo ovunque.”
“Credevo ti
avessero diseredata quando te ne sei andata di casa.”
“Lo credevo io e
mi sbagliavo.”
Mormoro amara.
“Li faremo andare
via, basta solo trovare il modo giusto.”
“E come?”
“Aspettare che mi
portino via e poi denunciarli come rapitori?
Mio padre conosce
tutti al tribunale di Baltimora!”
“E allora non ti
faremo lasciare Los Angeles, ce la faremo.
Non lascerò che
ti facciano ancora del male, soprattutto tuo padre, scommetto che ti ha
picchiata.”
“Una sberla come
nella migliore tradizione, per fortuna Alex si è messo tra
me e lui e non ha
potuto farmi più di tanto.”
Sospiro
sconsolata.
Siamo arrivati al
parcheggio, con molta cautela scendo, mi sento più al sicuro
dentro a una
macchina perché se li dovessi vedere basterebbe ingranare la
marcia e scappare.
Il parcheggio non
è molto lontano dal negozio, ma io sono lo stesso in
paranoia, me li immagino
già seduti sul divanetto all’entrata.
“Non ci saranno.”
Mormora Wen.
“Mi renderanno la
vita un incubo. Mio padre ha detto che avrebbero dovuto darmi in
adozione
e fare un altro
figlio. Maschio.”
“Adorabile come
sempre.”
Commenta acida
lei.
“Deve farmela
pagare, lo sai.”
“Quello che so è
che ha iniziato a renderti la vita un inferno da quando hai scoperto la
sua
seconda famiglia e non si è fatto nessuno scrupolo nel
demolire la tua autostima
in ogni possibile modo, ma tu sei più forte di lui. Tu puoi
batterlo e tenerti
la tua vita.
Non lasciare che
te la porti via.”
Io non dico
nulla, ma le lacrime iniziano a scorrere incontrollate sulle mie
guance, ho
paura di non essere così forte.
Mia cugina mi dà
una pacca sulla spalla e non dice nient’altro e impedisce a
Bryan di chiedere
perché sto piangendo sapendo che per me sarebbe dura
spiegare tutto.
A volte la adoro,
sono fortunata ad avere una cugina protettiva come lei, ma in fondo
è sempre
stato così tra di noi: salvarsi il culo a vicenda
è la regola.
Al lavoro mi
sento abbastanza al sicuro, anche se – con la coda
dell’occhio – ho visto la
loro macchina parcheggiata fuori.
Tenteranno un
assalto all’ora di pranzo?
Non lo so, so
solo che Bryan chiama Michelle e le chiede di uscire a pranzo con noi,
lei
accetta e io penso che più saremo meglio sarà.
Michelle arriva
dieci minuti prima che il negozio chiuda sorridente.
“Ciao, ragazze!
Come va?”
“Potrebbe andare
meglio.”
Mugugno io.
“Bene.”
Risponde Wen.
“Oh, bene. Dove
andiamo a mangiare oggi?”
“In una nuova
pizzeria, voglio provare com’è il cibo.”
“Non al solito
posto.”
“Meglio dare indizi sbagliati a quelli che ci
seguono.”
Michelle le
lancia un’occhiata confusa.
“I genitori di
Holly vogliono rapirla e riportarla a Baltimora.”
“Stai scherzando,
vero?”
Wen molla la
penna con cui stava giocando.
“No, non scherzo.
Ti sembra una cosa su cui scherzare?
Sono serissima.”
Lei deglutisce.
“Ma perché?”
“Non gli piace la
mia vita.”
Taglio corto io.
“Andiamo.”
Wen annuisce e mi
prende a braccetto per il braccio destro, Michelle per il sinistro e
Bryan
chiude la saracinesca del negozio e ci segue.
Immediatamente
sento dei passi che si affrettano verso di noi, noi iniziamo a correre
e
riusciamo a infilarci nella macchina di mia cugina prima che ci
prendano.
“Non scherzavi
affatto!”
Esclama Michelle
scioccata, guardando la figura in tailleur e a quella in un
raffinato abito
sartoriale italiano.
“No, non
scherzavo.”
“Ma sono dei pazzi.”
“Lo so, ma non posso aspettarmi molto da loro. Mio padre ha
sempre avuto manie
di controllo e mia madre è la sua schiava devota. Lui
potrà farle le peggio
cose e lei non si ribellerà mai.”
Loro non dicono
nulla e arriviamo alla pizzeria impiegandoci un po’, la
macchina all’inizio ci
segue, poi fortunatamente si perde nel traffico di Los Angeles.
“Bene, forse
possiamo mangiare in pace!”
Esclama Wen con
una voce leggermente truce, lei odia i miei genitori almeno quanto me,
non
l’hanno mai fatta sentire parte della famiglia, solo
un’estranea che si deve
sopportare per forza.
Arrivati alla
pizzeria parcheggiamo ed entriamo tutti insieme, cercando di dare
l’impressione
di essere un normale gruppetto e non un gruppo di fuggitivi.
Ci sediamo a un
tavolo appartato e consultiamo il menù, io credo
prenderò un margherita,
bisogna mantenersi leggeri in caso di corse improvvise o cose del
genere.
Gli altri
ordinano altre cose, il migliore è Bryan che ordina una
pizza tonno e cipolle
che provoca un’espressione di puro schifo sul volto di
Michelle.
“Bleah, sarà uno
schifo baciarti dopo!”
Lui ride.
“Ma tu mi ami lo
stesso, giusto?”
Lei alza gli
occhi al cielo e annuisce, intanto qualcosa nella mia tasca qualcosa
vibra: lo
smartphone. Alex mi ha scritto un messaggio.
“Ciao, piccola. Come
stai? Ci sono stati problemi?”
“Ciao, amore! Sono
in una pizzeria con Bryan, Wendy e Michelle, i miei hanno provato a
inseguirmi
fuori dal lavoro.”
“Dannazione!
All’uscita aspettami che vengo a prenderti e non rimanere da
sola, chiedi a Wen
o a qualcuno di rimanere con te.”
“Va bene, ci vediamo
dopo.
Ti
amo.”
“Anche
io.”
“Chi
era?”
Mi chiede
noncurante mia cugina.
“Alex, qualcuno
può rimanere con me dopo la chiusura del negozio?
Verrà a prendermi
lui.”
“Io rimango.”
Grazie, Wen.
“Rimango anche
io, caso mai serva un ragazzo.”
Grazie Bryan.
“Rimango anche
io, non ho nulla da fare tutto il giorno e posso rimanere a farti
compagnia.”
“Grazie a tutti,
ne avevo davvero bisogno. Sul serio.”
Mi sorridono
tutti.
“Figurati, a cosa
servono gli amici sennò?”
Io sorrido.
“Già avete
ragione, grazie mille.
Non so cosa farei
senza di voi.”
“Saresti persa o
rapita da quegli psicopatici?”
Suggerisce Wen, io rabbrividisco alla risposta, non voglio tornare a
Baltimora
se non come moglie di Alex. Solo allora sarò al sicuro, non
oserebbero rapire
la moglie di una celebrità, sarebbero troppi casini anche
per loro.
Finito il pranzo
usciamo e saltiamo in macchina, arrivati al negozio la macchina dei
miei è
parcheggiata dall’altro lato della strada.
“Non mollano,
eh?”
“No, non mollano.
Devo fare qualcosa.”
Mi dico, mentre sono scortata dal mio improvvisato picchetto
d’onore.
Il problema è che
non so cosa fare.
Se provassi a
parlare loro mi esporrei solo a un pericolo inutile.
Accidenti! Devo
trovare una soluzione!
Angolo di Layla
Ringrazio Rainmaker e _redsky_ per
le recensioni.