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Autore: Dracaryser    23/06/2014    2 recensioni
Un incontro con una donna dai capelli rossi che toglie il fiato e allo stesso tempo potrebbe essere l'unica in grado di aiutare la protagonista a respirare di nuovo.
Crossover tra Grey's Anatomy e Scandal, telefilm targati Shondaland. Il titolo di ogni capitolo è anche il titolo della canzone che consiglio di ascoltare durante la lettura dello stesso.
Dal testo:
"Decisi di abbracciarla e lei si fece piccola piccola.
Le asciugai le lacrime, lei chiuse gli occhi e il viso le si fece più sereno. Passarono i minuti e lei smise di piangere, ma nessuna delle due aveva intenzione di rompere il silenzio. Guardai i suoi capelli, le sue guance, le sue caviglie e una cosa mi fu chiara: sarei andata all'inferno per proteggerla."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Poggiai la mano sul mio petto respirando profondamente e sentendo il battito cardiaco tornare regolare.
Grattai con l'indice la punta del naso e riuscii a sentire l'odore dei suoi capelli tra le dita.

Abby si trovava ad appena dieci passi da me, alla stessa distanza a cui mi ero trovata io in libreria.
Ma quel giorno eravamo due estranee, in quel momento invece lei stava dormendo sul mio divano indossando uno dei miei pigiami.

Pensai un attimo a ciò che mi aveva raccontato e all'inferno che aveva vissuto ed andai a letto amareggiata.

Quando aprii gli occhi il sole non aveva ancora fatto capolino da dietro i vertiginosi grattacieli, ma, vincendo la mia pigrizia, mi alzai a controllare se fosse sveglia o dormisse ancora. Trovai il divano vuoto e sistemato, le lenzuola ed il pigiama piegati e la luce del corridoio che conduceva in cucina accesa.

Mi illusi di essere in un classico film d'amore, in cui la persona che si ferma a dormire prepara la colazione e volteggia con la spatola dei pancakes versando il succo d'arancia, ma così non fu.
Non trovai altro che un post-it giallo sul frigo e l'ebollitore mezzo pieno d'acqua che avevo lasciato lì la sera prima.

Ci vediamo al lavoro.
Grazie. Scusa.
Abby.

Non prestai molta attenzione al contenuto del messaggio pragmatico, ne studiai piuttosto la calligrafia e la disposizione su quella piccola pagina adesiva.
Staccai il post-it e ripassai le linee d'inchiostro con l'indice.

Qualche anno prima avevo letto riguardo lo studio della calligrafia e quanto essa possa rivelare su una persona, ma era passato troppo tempo e il libro probabilmente si trovava sotto altri, troppi altri libri.
Mi affidai dunque unicamente alle mie capacità mnemoniche e passai finalmente alla decifrazione.

L'inchiostro non era calcato, ciò rivelava insicurezza, paura e debolezza, le lettere grandi invece abilità nella vita di società.
La scrittura tendeva verso il basso, proprio di chi è un pessimista ed ha paura di sbagliare.
Chi non lascia margine a sinistra, invece, è una persona legata al passato più che al futuro e alle nuove esperienze.
Infine, la firma era a sinistra, sintomo di freno e riserve verso le relazioni, ed essa era molto diversa dal testo, segno di uno scrivente che ha un bisogno di mascherarsi all'esterno e si stima poco.

Rividi Abby, per ciò che mi aveva permesso di conoscere, in molti di quei tratti, ed in molti rividi anche me stessa.

Il sole continuava a nascondersi dietro quegli imponenti edifici e dovetti attendere ore prima di raggiungere il Seattle Grace Mercy West, e prima di uscire di casa piegai e misi nella tasca dei jeans il post-it.

Incrociai per i corridoi dell'ospedale Meredith Grey che non si limitò a salutarmi con un cenno come di consueto, ma che mi fermò.
-"Ciao, vai di fretta?" Chiese lei con un sorriso benevolo, anche se un po' forzato.

-"In realtà sì." Mentii io, sfiorando il taschino del camice che conteneva il cercapersone, come per far capire che avevo ricevuto una chiamata.

-"Volevo solo invitarti a casa mia per il Ringraziamento questo giovedì, sempre che tu non abbia già preso impegni. " Mi disse, spostando il ciuffo di capelli biondi che non aveva imprigionato nella coda di cavallo.

-"A dire il vero non lo festeggio, ma grazie per l'invito Meredith." risposi io sorridendo gentilmente

Mi superò di tre passi ed io mi voltai per continuare a sostenere la conversazione.

Poi disse:"Non è una festività italiana, giusto." E sorrise di rimando.

-"Niente per cui essere grata in realtà." Avrei voluto rispondere acidamente io, ma non lo feci, evitando così che il buco nero creato dalla mia misantropia mi risucchiasse.

Si allontanò ed io mi voltai nuovamente proseguendo per la mia direzione.

Riconobbi Abby dalla voce, si agitava e scuoteva la testa mentre discuteva con qualcuno.
Stava rappresentando Callie Torres in una causa alquanto spinosa e supposi che il suo interlocutore in giacca e cravatta fosse l'avvocato dello snowboarder che aveva citato in giudizio il chirurgo ortopedico.

Attesi che finisse di parlare con l'uomo e mi avvicinai, interrompendola nella lettura di un fascicolo con un :"Ehi" e sfiorandole l'avambraccio poggiato sulla scrivania bianca.
Ritrasse il braccio e lasciò che cadesse su un fianco poi si girò. 

-"Scusa di nuovo, non accadrà più, e grazie." disse con un tono sorprendentemente freddo e distaccato.

-"Ti sei già scusata e mi hai ringraziata nel post-it. Potevi restare e fare colazione insieme a me. A proposito, non ho ancora mangiato nulla, ti va di andare in caffetteria?" Le domandai io, terrorizzata dal suo tono ostile.

-"Ho detto che non accadrà più, voglio dire che non dovremmo frequentarci e tanto meno condividere informazioni che dovrebbero rimanere private. Ti saluto, passa una buona giornata." rispose tenendo il fascicolo sottobraccio e allontanandosi.

Non dissi nulla, non la fermai e non mi mossi.
Lasciai che portasse la cascata di capelli rossi altrove, ovunque volesse.

Provai rabbia e delusione, verso lei e poi verso di me.
In un mese tutto ciò a cui avevo pensato e a cui mi ero dedicata era Abby, trascurando il mio lavoro e me stessa.

Sapevo che il suo comportamento era dettato unicamente dalla paura di mostrarsi vulnerabile e indifesa, ma non poteva irrompere nella mia vita e poi lasciarmi lì afona e lasciando un vuoto che, dopo l'ultima volta, non avrei potuto colmare. Non sarei rimasta inerme.
Io volevo salvarla, ma chi avrebbe salvato me?

  
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