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Autore: Alex e Finger    23/06/2014    1 recensioni
— Non mi sono mai sentito così poco Mentore come vicino a lui. —
— Diceva che sei così disposto ad imparare. Diceva che gli ricordavi Ishak, in qualcosa, anche se siete profondamente diversi. —
Lo sguardo di Ezio scivolò verso il tumulo e si velò per un attimo, mentre percepiva gli occhi di lei fissi sul suo viso.
— Perché mi cercavi? —
Ràhel si prese un attimo prima di rispondere, come se stesse raccogliendo le forze.
— Perché lo amavo. E perché sento che in questo breve tempo, anche tu lo hai amato. Vorrei parlarti di lui. —
Genere: Generale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Sofia Sartor, Yusuf Tazim
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Istanbul

Muharram 909

(Luglio 1503)

 

 











l kijil sfuggì alla presa di Yusuf e finì a terra descrivendo un lungo arco aggraziato.

La sensazione del filo perfetto di una sciabola siriana contro la gola  è sempre inquietante, anche se la mano che la regge appartiene a un amico fidato.

— Adesso basta, Yusuf. —  Amir aveva il fiato corto. — Se vuoi morire, il colpo di calore non mi sembra una soluzione onorevole. —

Il cortile degli allenamenti era schiacciato da un sole implacabile e la polvere danzava nell’aria tremolante.

Yusuf non rispose, si sottrasse alla minaccia con un movimento fluido e si avviò verso il kijil a passo deciso, sfilandosi la camicia zuppa di sudore.

Interdetto per l’atteggiamento dell’amico, che raramente aveva visto così cupo in tutta la sua vita, Amir rinfoderò la sciabola e si portò sotto la tettoia che circondava il cortile, dove afferrò un orcio d’acqua e bevve avidamente. Yusuf lo raggiunse all’ombra, e Amir gli porse l’orcio senza dire nulla. Aveva sospettato fin dall’inizio che quell’allenamento fosse una scusa e che il nuovo Maestro degli Assassini Ottomani avesse qualche boccone amaro da ingoiare… o da sputargli addosso. Ostinato nel suo silenzio, il siriano si accasciò su una panca, asciugandosi il sudore con il dorso della mano. 

Yusuf continuava a tacere, togliendo la polvere dal kijil con la camicia ormai ridotta a uno straccio. Sembrava voler prendere tempo.

— Mi hai disarmato. —  disse finalmente.

— Mi sembra sia già successo, qualche volta. —  ribatté Amir senza dare troppo peso alla cosa.

— E quante volte l’ho fatto io? —  

— Qualcuna di meno, direi. —

— Quindi sei più bravo di me. —

Amir aggrottò le sopracciglia.

— Quante lingue conosci? —

— Io… bè… —

— Quante trattative hai chiuso con successo? —

— Abbastanza direi, ma… —

— Mai disobbedito agli ordini? —

— No… —

— Mai agito di tua iniziativa senza informare i superiori? —

— Almeno una volta. C’eri anche tu, mi pare. —

— Giusto, quella non conta. —

Una breve pausa.

— Tieni il conto di quelli che hai perso sotto il tuo comando? —

— Sì, e lo sai. Tutte queste cose che mi chiedi, già le sai, dove vuoi arrivare? —

Yusuf rinfoderò il kijil con un gesto secco.

— E allora, perché io, Amir? —

Gettò con rabbia la camicia sulla panca e allargò le braccia, alzando gli occhi verso il cielo.

— PERCHE’ IO? —

Amir non rispose.

— Dovevi essere tu. —  disse l’altro lasciando cadere le braccia. — Il più delle volte mi sembra di non riuscire a sopportare il peso di questa responsabilità. —

Crollò sulla panca accanto all’amico, appoggiandosi con la nuca contro il muro.

— Quando mi chiamano Maestro neanche mi giro. —

Amir rise.

— E’ perché non mi rendo conto che stanno parlando con me. Persino Ràhel ha preso a chiamarmi Maestro. —

— Anche in privato? —  chiese Amir con una punta di malizia.

Yusuf si voltò a guardarlo con un sorriso storto.

— Qualche volta…—

— E la cosa presenta dei… vantaggi? —

Yusuf gli allungò una gomitata nelle costole, ridendo, ma quello sprazzo di allegria durò ben poco.

— Zuhre mi ha incastrato per bene. —  sospirò.

— Zuhre era saggia. —  replicò Amir. — Una scelta particolare da parte di Ishak mettere una donna alla testa della Confraternita, ma nessun uomo avrebbe potuto essere migliore di lei. —

— E una scelta rischiosa da parte di Zuhre mettere me al comando. Perché credi lo abbia fatto?—

— Forse perché lo meritavi? —

— Non ne sono così convinto…—

Una lampo di  esasperazione attraversò il viso di Amir.

— Mi chiedo dove sia finito l’Assassino che passava la metà del suo tempo a combattere e l’altra metà a raccontare le sue vittorie con toni fin troppo enfatici. Dov’è l’uomo che mi ha convinto a uscire in caccia di chi aveva tradito il Maestro, perché desiderava solo per sé, e per me, la vendetta di tutta la Confraternita? Ricordo molto bene quei giorni, Yusuf, ricordo bene la furia che ti animava e che eri riuscito a trasmettermi. Un’azione temeraria, rischiosa oltre ogni limite, senza il consenso dei superiori, senza neanche informarli! Ma ti sarò sempre grato per avermi coinvolto, di aver voluto dividere con me il sapore amaro che quella caccia ti ha lasciato. —

Yusuf fissava il vuoto, lo sguardo oscurato dai ricordi.

— Un capo prende iniziative. —  continuò Amir. —  Ispira i suoi uomini, trasmette loro coraggio e li spedisce in braccio alla morte. Condivide la vittoria, la sconfitta e tutto quello che portano con chi ritorna. Onora i morti e rincuora i vivi. —

— Posso fare tutto questo, Amir? —

Il siriano sorrise, stringendo la spalla dell’amico.

— Puoi farlo. Non hai fatto altro da quando ti conosco. Non devi cambiare te stesso per guidare al meglio la Confraternita. Nessuno dubita di te, non c’è stato un solo parere contrario alla tua nomina. —

Yusuf si alzò e raddrizzò le spalle.

— Un altro scambio? —  chiese posando la mano sull’elsa del kijil.

— Non credo tu abbia tempo. —  rispose l’altro indicando Ràhel che stava attraversando il cortile rovente.

— Una persona vuole vederti, Maestro. —  annunciò la ragazza.

Amir ridacchiò, mentre Yusuf alzava gli occhi al cielo. Ràhel spostò lo sguardo da uno all’altro, perplessa.

Il Comandante Haci Ahmed Muhiddin Piri ti aspetta nello studiolo. —  continuò.

— Forse dovresti vestirti. —  aggiunse con un sorrisetto.

— Il Comandante…—  Yusuf gettò uno sguardo sconsolato alla camicia appallottolata sulla panca.

— Gli ho detto che ti stavi allenando, quindi credo che non si offenderà se ti prendi un po’ di tempo per renderti… presentabile. —

— Grazie, Ràhel. —

Mentre attraversavano il cortile diretti all’uscita, Yusuf pensò che non si sarebbe mai immaginato che l’ex Comandante Ottomano potesse presentarsi di persona al Covo interrompendo i suoi allenamenti, né riusciva a figurarsi il motivo di quella visita.

Dovrò farci l’abitudine…

  
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