Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: maryred92    23/06/2014    2 recensioni
Si conoscono da sei anni e si odiano da altrettanto tempo...
Hanno la stessa passione per il tennis...
Riuscirà questa ad unirli?
----
Dal testo:
«Tranquilla, tanto dobbiamo ancora aspettare che arrivi il tuo best!» mi disse ridacchiando.
A quelle parole mi infuriai, proprio non lo sopportavo!
«Allora: primo, non è il mio best! Secondo, mai una volta che arrivasse in orario! No, lui deve farsi attendere, sai, perché “quelli come lui arrivano al momento clou”» le risposi citando le parole del signorino.
----
Ciao, è la prima fanfiction che pubblico, spero vi piaccia =)
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lo incontrai per la prima volta circa 6 anni fa.
Frequentavamo entrambi il primo anno di liceo scientifico qui a Milano, solo che mentre io ero la solita ragazza normale con amici normali, lui era il figo della situazione, con amici fighi come lui eccetera eccetera … insomma, avete capito il tipo.
Per mia grandissima fortuna non eravamo capitati in classe insieme così, almeno a scuola, non dovevo sorbirmelo ogni minimo secondo; però, per mia sfortuna frequentavamo entrambi lo stesso circolo tennis ma, avendo lui iniziato a giocare sin da bambino, era più bravo di me e per questo frequentavamo corsi diversi (per la precisione per 5 anni di fila il suo turno era stato nell’orario prima del mio ed ero stata costretta ogni volta a sorbirmi tutte le sue mosse da grande campione).
Fin qui tutto bene fino a quando, esattamente 1 anno fa, al signorino non è venuto il gomito da tennista e, udite udite, lo hanno spostato nel mio turno per farlo sforzare di meno.
Inutile stare a spiegarvi che per me è stata durissima, non solo ero nervosa in vista dei campionati nazionali che si sarebbero tenuti a breve a Roma, ma dovevo pure sopportare le sue continue lamentele per il fatto che il mio turno fosse troppo semplice per uno come lui.
Grazie al cielo, in un modo o nell’altro questi mesi passarono e arrivò il giorno della partenza per le gare nazionali, che avrebbero selezionato i componenti della squadra italiana di tennis ai prossimi campionati europei .
A proposito, scusate se non mi sono presentata! Mi chiamo Vittoria Malucci, per gli amici Viki, ho 19 anni e mi piacerebbe diventare una tennista professionista.
---
«Vittoria sei pronta?» urlò mia madre dal piano di sotto.
«Arrivo, arrivo!» le risposi afferrando il trolley e scendendo di corsa le scale.
Salimmo in macchina con mio padre e ci avviammo verso la Stazione Centrale, dove avrei incontrato i miei compagni per prendere il treno diretto a Roma.
«Allora tesoro, come ti senti?» chiese mia madre.
«Per ora tutto ok, ma so già che domani sarò agitatissima.»
«Oh tesoro, non ti preoccupare, ricorda quanto ti sei allenata e sii sicura di te stessa.»
«E’ una parola!» borbottai, incrociando le braccia.
Il viaggio in auto trascorse tranquillo e finalmente arrivammo davanti la stazione.
Dopo aver recuperato la valigia, ci incamminammo verso un gruppo di circa dieci persone fermo proprio davanti le scale della stazione.
Con mia grande felicità, vidi che la mia migliore amica era già arrivata (odiavo stare da sola in mezzo a gente che conoscevo poco, poiché il circolo contava circa 3000 iscritti) e quindi, salutati i miei genitori, mi diressi verso di lei.
«Mary!» la chiamai.
«Viki!!! Sei arrivata finalmente!» mi rispose voltandosi, fingendo di rimproverami.
«Si, scusa … ho fatto tardi, ma è stata colpa di mia sorella che stamattina mi ha tenuta al telefono fino a tardi.»
Mia sorella minore Stella era in vacanza studio in Inghilterra da circa una settimana, e finalmente eravamo riuscite a parlare.
«Tranquilla, tanto dobbiamo ancora aspettare che arrivi il tuo best!» mi disse ridacchiando.
A quelle parole mi infuriai, proprio non lo sopportavo!
«Allora: primo, non è il mio best! Secondo, mai una volta che arrivasse in orario! No, lui deve farsi attendere, sai, perché “quelli come lui arrivano al momento clou”» le risposi citando le parole del signorino.
«Dai Viki, stai calma!» mi disse Maria, continuando però a ridere delle mie reazioni. «Che ne dici di approfittare per andare ora in bagno? Sai, quando i treni sono pieni non mi fido a lasciare vuoto il mio posto.»
«Ok, avvisiamo il maestro Giovanni e andiamo» le risposi; così mi sarei potuta truccare, visto che questa mattina non ne avevo avuto il tempo.
Una volta in bagno, mentre aspettavo la mia amica, iniziai a mettere un po’ di matita sotto gli occhi e a passarmi il mascara.
Dopo pochi minuti (si, avete capito, non sono una che passa ore intere in bagno a truccarsi) osservai il risultato. Modestamente devo dire che stavo bene: la matita blu accentuava i miei occhi che, con mio sommo dispiacere, erano castani, mentre il mascara allungava le mie ciglia che, almeno queste, già di loro erano molto lunghe.
Mi risistemai dunque gli occhiali, li avevo preferiti alle lentine perché avrei indossato queste ultime nei prossimi giorni, e legai i miei capelli neri in una coda.
Soddisfatta del risultato, attesi la mia amica e, una volta sistematasi anche lei, ritornammo al punto di incontro, giusto in tempo per vedere qualcuno arrivare.
Era un ragazzo alto, credo più di 1 metro e 80, con capelli castani portati tagliati corti ai lati e con un ciuffo al centro.
La prima cosa che colpiva, però, erano i suoi occhi: avevano un taglio leggermente a mandorla ed erano di un grigio-azzurro scuro come il cielo durante un temporale.
Quanta bellezza sprecata su uno snob come lui! Purtroppo quegli occhi all’inizio avevano ingannato anche me.
----
La prima volta che lo incontrai fu all’inaugurazione dell’inizio dei corsi al circolo tennis, al quale mi ero appena iscritta.
In realtà lo avevo già notato per i corridoi della scuola, ma non ci avevo fatto tanti pensieri perché era sempre attorniato dalle ochette giulive di turno (già questo mi avrebbe dovuto far riflettere).
Comunque, incuriosita, mi avvicinai a lui per presentarmi.
«Ciao, io sono Vittoria ed è la prima volta che vengo qui» gli dissi sorridendo e tendendogli la mano
Lui, anziché stringerla, mi guardò dall’alto in basso e disse, rivolgendosi ad un suo amico lì di fianco che non avevo notato: «Non sapevo che questo circolo fosse sceso così in basso se permettono l’iscrizione anche ai pezzenti.»
Inutile dire che rimasi basita dalle sue parole. Purtroppo a quel tempo non avevo ancora imparato a rispondergli per le rime, perciò l’unica cosa che riuscii a fare fu scappare e chiudermi in bagno a piangere.
Lì, però, conobbi quella che sarebbe diventata la mia migliore amica che, avendo assistito alla scena, mi aveva seguita.
«Ciao, io sono Maria … tu?» mi chiese sorridendomi e passandomi un fazzoletto.
«Vit … toria» le risposi tra le lacrime.
«Cara Vittoria, non prestare attenzione a quello che quei due montati ti hanno detto, sono solo due snob con la puzza sotto il naso.»
«Lo so, solo che mi hanno fatta sentire così fuori posto. I miei genitori hanno fatto tanti sacrifici per permettermi di frequentare questo circolo, che è tra i migliori del mondo, ma a questo punto mi sa che è meglio se torno ad allenarmi nella mia vecchia scuola.»
«No, non arrenderti così! Anche io inizialmente ero stata presa di mira per via del mio colore della pelle … sai, sono stati addirittura capaci di dirmi di tornare nei villaggi africani “dai miei simili”. Sai, io vivo qui a Milano da 10 anni ma sono stata adottata e provengo dalla Nigeria.»
«Oh, mi dispiace tanto.» Osservandola meglio, notai che era una bellissima ragazza, molto alta e con una cascata di ricci scuri. «Sai, probabilmente erano solo invidiosi perché tu hai tutte le qualità per diventare come Serena Williams.»
«Ahahahah, lo spero!» mi disse sorridendo.
«Ti vorrei chiedere solo una cosa … come si chiama il ragazzo che mi ha insultata? Sai, frequenta la mia stessa scuola ed è molto popolare.»
«Lui è Pierangelo Matteo Ferri» disse con tono finto altezzoso «Suo padre è CEO della Ferri Cruise Line, mentre sua madre fa la giornalista per Vogue Italia.»
Maria continuò a parlarmi di lui, ma io smisi di prestarle attenzione. Avevo solo un pensiero in mente: caro signorino Ferri, mi sarei vendicata presto!
----
«Oh, a quanto vedo quest’anno la selezione femminile per le altre società sarà una passeggiata!»
Una voce profonda e terribilmente odiosa mi risvegliò dai ricordi.
«Taci piccolo lord!» esclamai. «Non mi pare che tu sia in gran forma se quest’anno sono riuscita a batterti parecchie volte.»
Oh, forse quest’ultimo anno un aspetto positivo ce lo aveva avuto: due volte ero riuscita a battere quello sbruffone … che soddisfazione ahahah.
«Solo perché ti ho lasciata vincere piccola Tory!»
Quanto odiavo quel soprannome! Me lo aveva affibbiato quando eravamo stati messi nello stesso corso, solo perché con il mio metro e sessantasei ero parecchio più bassa di lui.
Quando stavo per replicare, il maestro Giulio ci zittì e ci ordinò di seguirlo, se non volevamo perdere il treno.
Il resto della giornata per fortuna trascorse tranquillo, complice il fatto che il signorino si era fatto mettere in prima classe e che in hotel alloggiavamo su due piani diversi.
Il mattino dopo iniziarono le gare e, per fortuna, andò tutto per il meglio: sia io che Maria riuscimmo ad entrare nella nazionale!!!
Contentissima del risultato ottenuto, chiamai i miei genitori per informarli e, dopo aver chiuso la chiamata, durata un’ora per via di tutti i parenti che si erano riuniti a casa mia per seguire le partite in tv e che volevano complimentarsi, finalmente potei tornare dagli altri.
Osservando il tabellone, notai che anche il signorino si era qualificato: che pizza, avrei dovuto sopportarlo anche agli europei …
Raccolte tutte le nostre cose, i maestri ci proposero una cena per festeggiare i risultati ottenuti dal circolo.
Andai allora nella camera dell’hotel, che condividevo con Maria, per cambiarmi.
Come al solito avevo portato diecimila cose: eh si, a truccarmi ci mettevo poco, ma quando si trattava di vestiti ero capace di portarmi tutta la casa dietro.
«Mary devi aiutarmi! Non so cosa mettermi!» urlai.
«Viki, solo tu sei capace di portarti dietro tutto l’armadio e di dire che non sai che metterti …»
«Uff, sai benissimo che sono l’eterna indecisa! Dai, dammi una mano … tu sei vestita benissimo, sembri una modella … aiuta anche me!» le dissi facendo la finta offesa e osservando il suo vestito bianco, coordinato a delle decolté di raso, lungo fino alle ginocchia con la scollatura a cuore, che si intonava benissimo alla sua carnagione scura.
Dopo aver frugato per qualche minuto nel macello di vestiti che c’era sul mio letto, esclamò «Eccolo, questo è perfetto!!!»
Si voltò verso di me e vidi che mi porgeva un vestitino blu notte senza spalline, stretto sotto il seno con una fascia di strass argentati e con la gonna svasata che arrivava a metà coscia.
«E’ perfetto grazie! Dovresti fare la personal shopper.»
«Ahahah grazie! Ora però muoviti che facciamo tardi.»
«Figurati, il signor Ferri non sarà ancora arrivato.»
Dopo dieci minuti eravamo pronte. Chiamai l’ascensore e, quando questa si aprì, non potei credere ai miei occhi.
Davanti a me c’era il piccolo lord che, splendidamente - lo devo ammettere - in giacca scura e camicia blu abbinate a jeans neri, mi guardava altrettanto senza parole.
«Dovresti chiudere la bocca Pierino, altrimenti rischi che la mandibola ti rimanga bloccata così.» Sentendomi a disagio per via della situazione lo attaccai.
«Credi che indossare trampoli alla Lady Gaga possa cambiare il fatto che tu sia una tappa?» mi rispose cattivo.
Ora, portavo delle semplici decolté nere con un tacco di dieci centimetri e, a differenza delle sue amiche ochette, sapevo portarle.
«Il troppo sole ti ha fatto male, caro il mio Pierino … mi sa che è meglio se torni in camera tua a riposare.»
«Tu invece è meglio se presti attenzione a dove metti i piedi, visto che cammini come un tirannosauro.»
«Cosa ne sai tu di come camminavano i dinosauri?»
«Lo so lo so mia cara, e posso dirti che persino loro camminavano meglio di te!»
«Brutto stronzo, io almeno guardo dove metto i piedi, a differenza di te che stai sempre con il naso all’insù senza guardare dove vai!»
Intanto la mia amica Maria ci guardava divertita in silenzio fino a quando non arrivammo nella hall dell’albergo.
«Per favore almeno ora restate in silenzio se non volete fare scena di fronte agli altri ospiti.»
Io e Pierangelo ci scambiammo un’ultima occhiata piena di astio e non ci rivolgemmo più la parola.
La serata fu splendida, i maestri ci portarono in un bellissimo ristorante vicino Piazza di Spagna e, dopo cena, ci recammo lì.
La piazza era gremita di gente poiché c’era un concerto dell’Orchestra Sinfonica Italiana.
Con un grandissimo sorriso osservai attentamente ogni particolare e, quando i maestri ci lasciarono liberi per due ore, mi guardai intorno per cercare la mia amica, ma non la vidi.
Rassegnata al fatto di essere stata abbandonata, iniziai a salire le famose scale e, una volta arrivata in cima, mi appoggiai alla balconata ed iniziai a guardare il panorama.
«Anche tu abbandonata dalla tua amica?» mi sentii chiedere da una voce familiare ma stranamente gentile.
Mi voltai e vidi Pierangelo affianco a me.
Fui tentata di rispondergli male ma, visto che per una volta si era mostrato gentile, decisi di mantenere un tono calmo.
«Già! Mi sono distratta un attimo ed era sparita … chissà dove si è cacciata.»
«Io una mezza idea ce l’avrei … credo che sia con Marco.»
Rimasi senza parole: Marco era il ragazzo che era insieme a Pierangelo il primo giorno che lo avevo incontrato.
«Come fai a saperlo?» gli domandai curiosa.
«Fidati, ho visto come si guardano da un po’ di tempo e poi una volta mi è capitato di leggere un sms di Marco in cui Maria lo chiamava “amore”.»
Rimasi di sasso: quella stronza della mia amica non mi aveva detto niente!
«Non trovi che il panorama da qui sia fantastico?» mi domandò Pierangelo, interrompendo il silenzio. «Ora capisco perche chiamano Roma Caput Mundi.»
Io non risposi alla sua affermazione … perché era così gentile con me? Aveva preso un colpo di sole, non c’era altra spiegazione. Super curiosa, glielo chiesi:
«Perché sei così gentile con me? Fino a qualche ora fa litigavamo alla grande ed ora sembri quasi dolce …»
Cavolo, avevo detto proprio dolce tra tutte le parole che potevo utilizzare!
Mi preparai a sentire il solito insulto, che però non arrivò.
«Non so, sarà la serata, sarà l’atmosfera, sarà che mi son stufato della situazione!» esclamò brusco.
Sorpresa da quello scatto mi scusai: «Scusa, non intendevo offenderti … e solo che non mi sembri tu …»
Riflettendo poi sulle sue parole gli chiesi: «Che situazione?»
Vi giuro, mi sarei potuta aspettare di tutto ma non quello che seguì la mia domanda.
Invece di rispondermi, Pierangelo portò una mano sul mio viso e, molto lentamente, si avvicinò e appoggiò le sue labbra sulle mie.
In un solo istante il mio cervello andò in tilt: l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era quanto avessi sperato che accadesse ciò e a come erano morbide le sue labbra.
Dopo un attimo di esitazione portai le mie braccia intorno al suo collo mentre lui, cingendomi un fianco con la mano libera, mi avvicinò a sé.
Non so quanto durò il nostro bacio, fatto sta che quando ci separammo eravamo entrambi senza fiato.
«Wow» lo sentii sussurrare.
Allora mi feci coraggio e lo guardai negli occhi, in attesa di una spiegazione, sperando con tutto il cuore di sentire ciò che speravo segretamente che mi dicesse.
Rattristita visto che non si decideva a parlare, decisi di fargli una domanda:
«Perché mi hai baciata?» gli chiesi timidamente arrossendo e distogliendo lo sguardo dai suoi occhi, che sembravano il mare del nord.
Lui mi osservò per un attimo e poi, dopo aver fatto un sospiro, parlò:
«Vittoria» era la prima volta che lo sentivo pronunciare il mio nome «in questi sei anni che ci conosciamo mi sono comportato da vero stronzo. Il primo giorno che ci siamo incontrati ti ho trattata malissimo, e per questo vorrei chiederti scusa, mi sono comportato come un cretino immaturo. Durante questi sei anni, però, ho iniziato a conoscerti meglio e, nonostante volessi appianare i nostri rancori, non ci riuscivo perché avevo paura che tu potessi ferirmi.»
«In che modo avrei potuto ferirti scusa?» lo interruppi curiosa.
«Ti prego, lasciami continuare» mi disse guardandomi in un modo che mi fece sciogliere il cuore. «Quest’ultimo anno, però, mi sono reso conto che ogni giorno aspettavo arrivasse l’ora degli allenamenti per vederti e che preferivo litigare con te piuttosto che uscire con qualunque altra ragazza.»
Il mio cuore sussultò e si riempì di gioia … intendeva forse che …
«Ti amo Vittoria, ti amo da sei anni e se ti ho trattata male, era perché non volevo che mi ferissi visto che tu non provi gli stessi sentimenti per me.»
Sul mio viso, a sentire quelle parole, spuntò un gigantesco sorriso e , finalmente, mi decisi a fare quello che avevo atteso di fare da sei anni.
Mi avvicinai a lui e, con dolcezza, appoggiai le mie labbra sulle sue.
«Che sciocchi che siamo stati» sussurrai sulle sue labbra; poi, allontanandomi di qualche centimetro, lo guardai negli occhi e gli dissi: «Ti amo anche io, mio dolce Pierangelo.»
A quelle parole vidi il suo viso illuminarsi.
Poi, inaspettatamente, si allontanò di qualche centimetro e, dopo aver preso le mie mani con le sue, mi chiese solenne:
«Dolce Vittoria, Viki per gli amici, vuoi diventare la mia ragazza?»
Io lo guardai negli occhi e, sorridendo, gli diedi l’unica risposta possibile «Certo che lo voglio.»
Allora lui mi avvicino a sé e, dopo avermi guardata negli occhi per un attimo, mi prese il viso e mi baciò.
Mi baciò sulla terrazza di Piazza di Spagna, con le note del Canone di Pachelbel in sottofondo, qui a Roma, la città dell’amore.

______________

Ciao a tutti! Questa è la prima fanfiction che pubblico ... spero vi piaccia! =)
Mi piacerebbe ricevere i vostri commenti, sia positivi che negativi (questi ultimi senza offendere), così da migliorarmi =)
Baci,
Maria =*
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: maryred92