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Autore: alessiacroce    24/06/2014    10 recensioni
"Riemersi con la testa e presi di nuovo fiato, ma Harry era pesante, non ci riuscivo. Mi chiesi se sarebbe stato meglio non averlo mai conosciuto. Tutto questo sicuramente non sarebbe mai successo. Adesso non starei per morire. Adesso lui non starebbe per morire."
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trailer ufficiale:
 http://www.youtube.com/watch?v=w8YIoKs97YQ

Capitolo 9
 


L’espressione che gli si dipinse in volto fu indescrivibile.
Un misto tra rabbia, odio e disperazione.
Il suo volto, sfigurato dall’ira, era rivolto verso di me.
Le sue nocche sanguinavano.
Non riuscii a capire se era il suo sangue o quello di James.
Liam lasciò perdere la sua vittima, stesa a terra sanguinante.
Fece un passo verso di me, ma io mi ritrassi.
Le lacrime cominciarono a scorrermi in viso, calde e pesanti.
Le mie amiche mi tenevano sottobraccio da dietro, sussurrando degli “oddio” e dei “non ci posso credere”.
 
“Che succede?!” urlò Harry, raggiungendoci. Spalancò i grandi occhi verdi, vedendo la scena.
 
“Merda” imprecò poco dopo, osservando prima James, poi Liam.
 
Si diresse con dei suoi amici al seguito verso il biondo, cercando di sollevarlo dall’asfalto ruvido. James mugolò dolorante, lacrime bagnarono il suo viso sporco, lasciando piccole striature sulle sue guance.
Mi avvicinai a lui, Harry mi ordinò di allontanarmi, ma io lo respinsi e mi chinai. Eravamo in un posto isolato, verso la fine della via che portava al parco dove poco prima si stava tenendo la partita, quindi, con un po’ di fortuna, nessuno sarebbe passato di lì e non ci avrebbero notato.
 
“James” sussurrai.
 
Lui mi guardò con occhi socchiusi e gonfi. Vederlo così, nonostante quello che lui mi abbia fatto, mi fece ricordare che siamo tutti esseri fragili, come castelli di sabbia sulla spiaggia. Anche chi cerca di nascondersi dietro una faccia da duro in realtà è vulnerabile e insicuro. James ne era la dimostrazione. Era solo un ragazzo come gli altri.
Gli accarezzai la fronte, passando la mano tra i suoi capelli spettinati e ispidi.
 
“Stai lontana da quel figlio di puttana” ringhiò Liam, all’improvviso.
Mi voltai verso di lui e mi sollevai lentamente da terra, ritrovandomi a pochi centimetri da lui.
I miei occhi inferociti, ridotti a due fessure lo fissarono, lui respirò affannosamente.
Non lo avevo mai visto così.
Sembrava solo un’animale.
Un animale feroce.
Gli tirai uno schiaffo.
Lui si massaggiò la guancia, un lampo di stupore gli attraverso lo sguardo.
 
“Ma che cazzo fai?!” sibilò, le sue parole erano taglienti come lame.
 
Harry si mise tra di noi, separandoci, prima che gli tirassi un’altra sberla.
 
“Cosa vuoi tu?!” lo fronteggiò Liam, con sguardo di fuoco.
 
“Stai calmo, amico. Ok?” rispose Harry, guardandolo fisso.
 
Mio fratello abbassò lo sguardo e lo spinse via, poi si rivolse nuovamente a me.
 
“Ho fatto quello che dovevo fare” affermò, con voce decisa.
 
James, intanto, era riuscito a rialzarsi e ora era sostenuto da due amici di Harry. Non osava guardare Liam in faccia e fissava il marciapiede sottostante in silenzio.
 
“No, Liam. Tu hai sbagliato” dissi, con disprezzo e una punta di amarezza. “Cosa hai risolto ora? L’hai picchiato a sangue, quasi ammazzato. Questo però non cambia il passato!” gridai, in preda alla rabbia.
 
James alzò lo sguardo interrogativo su di me, poi capì.
 
“Less” mormorò.
 
Mi avvicinai a lui, aspettando che continuasse.
 
“Lo sai, io ero ubriaco, quella sera… I-io non volevo, te l’ho detto” cominciò a singhiozzare “Non volevo! T-tuo fratello mi ha quasi ucciso, tu non mi rivolgi più la parola, tutto questo a causa di una cazzata che ho fatto sotto l’effetto dell’alcool!”
 
“Non hai fatto una semplice cazzata! Hai quasi stuprato mia sorella! Ma ti rendi conto, coglione?!” reagì Liam, alzando un pugno sopra la testa con l’intenzione di colpire James.
Io lo guardai severa, facendogli cenno di stare calmo.
 
“Lascia stare James, hai ripetuto questa scusa anche troppe volte” sussurrai.
 
Harry posò lo sguardo da me a Liam, dal biondo alle mie amiche, per poi riportarlo a me.
Allie, Lucy e Sylvie rimasero in silenzio, ascoltando la conversazione, evidentemente sconvolte.
 
“Basta urlare, ci sentiranno e finiremo tutti nei guai. Portiamo questo ragazzo a medicarsi, muovetevi” s’intromise, all’improvviso, un compagno di Harry.
 
Afferrarono James, lo portarono con difficoltà nello stanzino medico, dietro il campo da calcio e gli tamponarono le ferite.
Per fortuna non aveva nulla di rotto, anche se c’era andato molto vicino.
Liam salì sul motorino e mise in moto, senza dire una parola.
 
“Liam!” lo chiamai.
 
Lui si girò verso di me, fermandosi. Credevo che mi avrebbe ignorata e che se ne sarebbe andato via subito.
Corsi da lui e lo raggiunsi con il fiatone.
Mi appoggiai al manubrio del veicolo e lo guardai intensamente, prima di parlare.
 
“Che ti succede?” chiesi.
 
“A te che succede, semmai” replicò lui, ma nel suo tono non c’era rabbia.
 
“Io non vado in giro a picchiare a morte le persone” risposi secca.
 
Lui mi scansò e fece rombare il motore. Poi partì a tutta velocità, sgommando sull’asfalto.
 
“Ehi, aspetta! Liam!” provai a chiamarlo, urlando.
 
Lui non si girò nemmeno. Lo guardai scomparire alla prima curva, chino sulla moto.
 
“Lee” la voce roca di Harry spezzò il silenzio pesante lasciato da Liam.
 
“Harry” sospirai, girandomi.
 
Sul suo viso si formò un’espressione di compassione che non avrei mai creduto di vedere sul suo viso dai lineamenti duri.
 
“Piccola, va tutto bene?” mi domandò, con voce tenue.
 
D’impulso lo abbracciai di slancio, nascondendo il viso tra il collo e la clavicola.
Lui strofinò le grandi mani lungo la mia schiena, avvolgendomi tra le sue braccia.
Mi lasciò andare e si sedette su una panchina poco distante da me, facendomi segno di accomodarmi sulle sue ginocchia.
Mi sistemai dove mi aveva indicato, rivolta verso di lui e con le gambe avvolsi il suo bacino. Lui mi sorrise compiaciuto.
Non avevo paura di lui.
Non per ora.
Mi cinse la vita e mi strinse a sé, strofinando il viso sul mio petto.
Gli misi le braccia al collo e lo lasciai fare.
 
“Vuoi raccontarmi cos’è successo di preciso oggi?” mi chiese all’improvviso, accarezzando l’orlo della mia maglietta.
 
Rimasi in silenzio, colta alla sprovvista dalla sua domanda.
 
“Ok, facciamo così” aggiunse Harry, vedendo che restavo muta “Io ti faccio delle domande, tu rispondi”
 
“Ok” riuscii a sussurrare.
 
Lui attese qualche attimo, che mi sembrò un’eternità, poi cominciò.
 
“Chi è il biondo che è stato picchiato oggi? James, giusto? Come fai a conoscerlo?” chiese, scrutandomi attentamente con i suoi grandi occhi verde smeraldo.
 
“È il mio ex” risposi, sollevando lo sguardo al cielo per evitare d mantenere il contatto visivo con lui.
 
Harry annuii, assorbendo l’informazione
 
“Quello moro, invece? È tuo fratello? Mi è sembrato di sentire così”
 
Feci segno di si, continuando ad osservare le nuvole sopra di noi.
 
“Perché l’ha fatto?” domandò, nuovamente.
 
“Cosa?” mormorai, fingendo di non aver capito.
 
“Intendo Liam. Cos’è che l’ha spinto a picchiare in quel modo James?”
 
Esitai.
Non volevo dirglielo. Poi probabilmente lo avrebbe saputo mezzo mondo.
 
“Liam ha accennato al fatto che avesse abusato di te. È vera questa storia?” mi chiese Harry, diretto.
 
Sentii le lacrime sopraggiungere agli angoli degli occhi.
 
“Allora, Less?!” mi scosse lui all’improvviso, prendendomi per le spalle.
 
La rabbia mi assalì all’improvviso.
 
“Si, ok?! Era una sera ad una festa come tante, lui era ubriaco e ha perso la ragione. Mi ha spinto da parte, mi ha spogliata e ha fatto quel che ha fatto, fine. Non mi ha propriamente stuprata, ma quasi. Non so cosa l’abbia spinto a fermarsi prima di rovinarmi l’esistenza per sempre, non lo so! Lo amavo più di ogni altra cosa, gli avevo donato il mio cuore ma lui se n’era fregato, sotto effetto di alcool o no! Sei soddisfatto ora?!” non riuscii a aggiungere altro.
 
La rabbia mi ribolliva nel sangue e sentivo le guance bollenti.
Harry sembrò per la prima volta sorpreso nel vedermi così fuori di me.
 
“Ok, tranquilla. Ora è passato tutto, Less” disse, strofinando di nuovo le mani lungo la mia schiena. Era tornato al suo sottile tono iniziale.
 
“Ci sono io qua con te”
 
Mi chinai e lo baciai. Era la prima volta che lo baciavo di mia intenzione. Lui mi strinse più forte, ricambiando, con passione, il bacio.
Mi staccai dalle sue labbra carnose e morbide e scesi dalle sue ginocchia, rimettendomi in piedi.
 
“Dove vai, Lee?” chiese lui, amaricato dal fatto che mi fossi allontanata.
 
“Vado a vedere come sta James” risposi, voltandomi. Percepii ancora il sapore di Harry sulle mie labbra.
 
“Non sei arrabbiata con lui?”
 
Mi fermai, girandomi verso di lui, ancora seduto a gambe divaricate sulla panchina.
 
“Ho imparato a perdonare le persone. Nonostante tutto il male che mi abbiano fatto” risposi, incrociando il suo sguardo attento.
Lui scosse la testa.
 
“È dura perdonare le persone. È una parola grossa. Soprattutto dopo quello che è successo con James” sussurrò “Sei sicura?”
 
Annuii, mantenendo il mio sguardo sul suo.
 
“Vuoi che ti accompagni?” mi chiese, alzandosi dal suo posto.
 
“No, grazie Harry. Penso che andrò da sola”
 
Lui si lasciò cadere dove era seduto pochi secondi prima.
 
“Sei una ragazza forte” affermò.
 
Gli rivolsi un sorriso stanco ma sincero.
 
“Ti aspetto qui” aggiunse e sul suo volto comparve un mezzo sorriso.
 
Lo lasciai e mi diressi verso lo stanzino medico dietro il campo.
Entrai, socchiudendo pian piano la porta. L’odore di disinfettante e garze mi avvolse, pizzicandomi il naso.
James era sdraiato su un lettino, a lato della stanza. Le mie amiche e i compagni di Harry erano riuniti attorno a lui, parlottando tra loro. Appena entrai si voltarono verso di me, zittendosi.
 
“Che succede?” domandai, scrutandoli uno ad uno.
 
Nessuno rispose.
Sospirai.
 
“Vorrei rimanere un attimo sola con…” feci un cenno con la testa rivolta a James.
 
Tutti annuirono, affrettandosi a lasciare la stanza e sussurrando cose che non riuscii a capire.
Rimasi dov’ero, fissando la sagoma distesa sul letto.
Lui voltò lentamente la testa verso di me.
 
“Less” rantolò.
 
Rimasi in silenzio, immobile.
 
“Less, ti prego” pianse.
 
Mi avvicinai a lui, esitante.
Lacrime cominciarono a bagnare il suo cuscino, accompagnate da rumorosi singhiozzi.
Sembrava un bambino.
“Shh” sussurrai “James, va tutto bene”
 
Lui continuò a piangere, scosso dai brividi.
 
“Ehi, su smettila” mormorai, con tono dolce e cauto.
 
Lui mi ascoltò e si calmò, prendendomi una mano.
 
“Stai bene? Ti fa male qualcosa?” chiesi, fissandolo preoccupata.
 
“Solo qualche livido” rispose, con voce sommessa.
 
Il viso gli era stato pulito, ma alcuni evidenti lividi segnavano la sua fronte, la mascella e il naso, appena sotto l’occhio sinistro.
Accarezzai quelle ferite, facendo attenzione a non provocargli fastidio.
 
“Less, mi dispiace. I-io non so in che altro modo dirtelo”
 
Gli misi l’indice sulle labbra, zittendolo.
 
“Hai sbagliato, è vero. Non puoi immaginare che male tu mi abbia fatto quella sera. Come mi abbia fatto soffrire negli ultimi mesi questo pensiero, che mi tormentava notte e giorno. Ma, nonostante tutto, ho deciso di perdonarti. Voglio darti un’altra possibilità”
 
“Grazie, oh grazie Lessy” esclamò tra le lacrime, con voce stridula.
 
“Però hai perso la mia fiducia, lo sai. Non potrò mai più avere i rapporti che prima avevo instaurato con te” dissi, con voce amara.
 
James annuì, ascoltando attentamente le mie parole.
 
“Se solo potessi tornare indietro, Less, se solo potessi… non lo avrei mai fatto”
 
Scossi la testa, chiudendo gli occhi.
 
“Lo so, ma ormai ciò che è fatto è fatto”
 
Lui si sollevò dal letto e si mise seduto davanti a me. Si allungò e mi baciò.
Io continuai a rimanere ad occhi chiusi e, appena sentii il tocco delicato delle sue labbra sulle mie, trasalii, ma non lo respinsi.
La sensazione della sua bocca sulla mia fece riaffiorare in me mille ricordi.
Lo strinsi tra le braccia, passando la mano tra i suoi capelli.
Piangemmo entrambi, l’uno tra le braccia dell’altro, per un tempo indefinito.
Il bussare della porta mi fece staccare da lui. Mi asciugai velocemente il viso e James fece lo stesso.
Harry entrò e rivolse uno sguardo non molto amichevole al biondo.
Io lo aiutai a scendere dal letto, ora, almeno, riusciva a reggersi in piedi.
 
“Tutto apposto?” domandò Harry, con voce più roca del solito.
 
Annuii con vigore, poi accompagnai James all’uscita.
 
“Ti accompagno io a casa, se vuoi” gli sussurrai.
 
“No, fa lo stesso. Ce la faccio” rispose lui, incamminandosi verso il vialetto del parco.
 
Quando raggiunse la strada si voltò nuovamente verso me e Harry, ancora fermi affianco all’infermeria.
Un debole sorriso comparve sul suo volto rovinato mentre mi salutò da distante.
Lo salutai a mia volta con un cenno della mano, guardandolo incamminarsi verso il suo motorino nero, poco distante dal luogo della rissa.
Pensai a cosa avrebbero detto i suoi genitori vedendolo ridotto così. Probabilmente lui avrebbe risposto di essere caduto dalla moto mentre ritornava a casa.
Il sole stava calando, gettando riflessi rossastri tutto intorno a noi. La strada stava cominciando ad affollarsi di macchine, la maggior parte delle quali guidata da uomini che parlavano animatamente al telefono o che stavano rientrando a casa dal lavoro.
Un leggero profumino di carne affumicata e pane alleggiò nell’aria.
Rimanemmo solo io ed Harry.

 

Spazio autrice.

 

buon pomeriggio a tutte! Ok, sono un pochino in ritardo ma in questo periodo sono stata piuttosto impegnata ehehe
ecco qui l'attesissimo nono capitolo!
ho notato che l'ottavo è piaciuto particolarmente ed è stato il preferito di molti di voi, mi fa piacere c:
grazie a tutti per le vostre recensioni e commenti, come sempre
spero che questo capitolo vi piaccia come gli altri e ditemi che ne pensate c:
se avete bisogno su twitter sono @aspettamiharry

un bacio x

-Alessia

  
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