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Autore: padme83    24/06/2014    7 recensioni
Raccolta di storie dedicate esclusivamente a Rumplestiltskin e Belle.
{21 capitoli autoconclusivi + una mini-long di 4 = 22 storie in 25 capitoli: una stagione di OUAT completamente dedicata ai Rumbelle}
Cap. 25: "E' un attimo. Un'impercettibile distrazione – una risata che affiora appena sulle labbra – un piede in fallo, e l'urto con il pavimento che però non avviene.
Apri gli occhi, e sei fra le sue braccia.
Ti stringe con la delicatezza di una piuma e la forza dell'acciaio.
E ti guarda come se volesse rubarti l'anima."
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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#75 – Tale (Storia)

 

 

E' così che vive la gente, raccontando storie.
Qual è la prima cosa che dice un bambino quando impara a parlare?
'Raccontami una storia'. E' così che capiamo chi siamo, da dove veniamo.
Le storie sono tutto.

(Jeffrey Eugenides - Middlesex)

 

 

 

Parte III

 

 

 

Rumplestiltskin

 

 

 

Lo chiameranno anche castello, ma visto da fuori è un ammasso di ciarpame.*
Rumplestiltskin osservava con un misto di meraviglia e incredulità la stupefacente costruzione "errante" che un certo Mago di nome Howl aveva adottato come sua dimora. Il demone del fuoco che ne permetteva i movimenti – Calcifer, così si chiamava colui che era la causa di quella sua imprevista e breve visita alla terra di Ingary – sapeva decisamente il fatto suo in materia di magia, e chiunque avesse commesso lo sbaglio di sottovalutarne le capacità era solo un folle o un emerito idiota, e, se la prima definizione poteva in qualche modo risultare consona alla persona del Signore Oscuro, lo stesso non poteva certo dirsi della seconda. Per questo il folletto si era guardato bene dallo stipulare il patto che quel subdolo mucchietto di braci ardenti gli aveva così inaspettatamente proposto: la creatura davanti alla quale si era ritrovato era tutto fuorché simile alle migliaia di anime disperate che nel corso dei secoli avevano invocato il suo nome nella speranza – perennemente disattesa – che il suo potere potesse risolvere con uno schiocco di dita tutti i loro problemi. No, questa volta la situazione era stata estremamente diversa, e Rumplestiltskin si era da subito accorto che davanti a quel fuoco guizzante ed infido avrebbe dovuto essere più attento che mai a quello che si lasciava sfuggire dalle labbra. Per fortuna aveva alle spalle un allenamento di tutto rispetto che gli permetteva di districarsi agilmente in eventualità di questo tipo, pur essendo costretto ad ammettere che venire contattato da un essere di natura quanto, e forse più, demoniaca della sua era stata un'esperienza nella quale ancora non aveva avuto il dubbio piacere di imbattersi.
Dopo più di trecento anni, fa un certo effetto trovarsi davanti ad uno spirito tanto affine.
Certo che quell'Howl, o Jenkins, o Pendragon, o come diavolo si chiamava, sembrava proprio un giovanotto interessante – da quel che aveva capito, non doveva avere più di vent'anni –, anche se francamente dubitava dell'affidabilità di un tizio che, per quanto talentuoso, se ne andava in giro nelle notti d'estate a donare il proprio cuore alla prima stella che gli cadeva ai piedi, al solo scopo di impedirne l'altrimenti inevitabile morte. Sempre che la storia raccontatagli dal demone – che si era detto, con una discreta dose di ingratitudine, tra l'altro, sottomesso alla volontà del Mago proprio perché era dal cuore di quest'ultimo che dipendeva la sua vita – corrispondesse effettivamente alla verità; durante l'intera durata dell'incontro aveva fatto non poca fatica a credere alle proprie orecchie e, per quanto la sua condizione lo rendesse certamente più che propenso ad accettare le svariate stravaganze del mondo, non aveva potuto fare a meno di chiedersi più di una volta se tutta quella situazione assurda non fosse invece il frutto delle macchinazioni di una mente ben più malvagia – Regina era forse riuscita a stendere i suoi letali tentacoli fino a quel remoto regno? – il cui fine ultimo gli era al momento sconosciuto, ma che di certo non poteva riservargli nulla di buono.
Si era tranquillizzato solo dopo aver lasciato Calcifer e le sue fiamme decisamente troppo chiacchierone nel loro salottino minuscolo e sudicio, senza che nessuno dei due si fosse impegnato in alcun modo con l'altro.
Meglio così, si disse l'Oscuro. Tutta questa faccenda non poteva portare altro che guai, anche se mi scoccia parecchio essermi allontanato dal Castello Oscuro così tanto per tornarci praticamente a mani vuote. Se non altro stasera avrò qualcosa di veramente interessante da raccontare a Belle. Sembra proprio che mi sia imbattuto nel tipo di storia per cui lei va matta.
Ecco, appunto, Belle.
Si era ingenuamente convinto che quella sortita provvidenziale avrebbe potuto tenere il suo cervello occupato quel tanto che bastava per impedirgli di rivolgersi di continuo a lei. La sua speranza – com'era del resto prevedibile – si era rivelata ben presto vana esattamente come l'esito del suo colloquio con il demone poiché, per tutto il tempo in cui si erano deliziati della reciproca compagnia, una piccola – ma terribilmente invadente – parte di lui aveva cercato senza sosta di tornare con il pensiero dalla sua vivace governante, provando a figurarsi la sua espressione soddisfatta e il suo sguardo birichino se – ci avrebbe scommesso la testa – era corsa in biblioteca non appena lui quella mattina aveva varcato la soglia del portone d'ingresso. Davanti a suoi occhi si ostinava a far capolino l'immagine del lento movimento della sua piccola mano, intenta a sfiorare delicatamente le pagine del libro sul quale la sera prima aveva quasi perso la vista, intestardendosi a leggere accanto alla misera luce di una piccola candela, e l'impercettebile sorriso che le incurvava le labbra – quelle labbra talmente perfette da sembrare dipinte – mentre queste reagivano al manifestarsi di un'emozione che dalle parole scritte si trasmetteva direttamente alla mente e al cuore della loro adorabile padrona.
Adorabile?
Si, Rumplestiltskin, adorabile. E bellissima. E intelligente. E coraggiosa. E un sacco di aggettivi altrettanto lusinghieri, che non puoi fare a meno di associare alla tua domestica ogni qualvolta ti ritrovi a fissare su di lei la tua attenzione – ovvero sempre, ultimamente.
Non aveva ormai alcun senso insistere nel girarci intorno: ciò che gli mordeva lo stomaco e imponeva al suo passo di affrettarsi così come alla sua magia di essere più pronta per il viaggio di ritorno, non poteva essere considerato altro che il pressante desiderio di correre a casa, adesso che "casa" era diventato il dolcissimo sinonimo di "Belle".
Da quando quella ragazza era riuscita ad aprire uno spiraglio di luce attraverso l'oceano di oscurità nel quale fino ad allora aveva immerso la sua esistenza, Rumplestiltskin si era suo malgrado ritrovato a fare i conti con il tumulto di un cuore – da lui ritenuto fino a quel momento alla stregua di un'appendice muta e sterile – che non si rassegnava affatto all'evidente assurdità del suo desiderio di conquistarsi un posto, per quanto minuscolo, tra i pensieri della principessa che aveva preteso come pegno per la salvezza di Avonlea.
Ti conviene smetterla, Rumplestiltskin, con queste stupide fantasie. Non dovresti sapere, proprio tu, alla luce del tuo tormentoso passato, che i sentimenti devono sempre essere tenuti a bada, messi a tacere, per non correre l'increscioso rischio di rimanervi irrimediabilmente imbrigliato, oltre che ferito, mutilato, straziato? Non ti è bastato tutto il dolore che ti si è riversato addosso, quando, preda di un'ingenuità che ancora oggi non riesci a perdonarti, hai permesso all'amore di penetrare a forza attraverso i muri che ti proteggono il cuore?
E poi, ti sei forse dimenticato che il mondo intero ti ritiene un mostro, una bestia? Perché mai per Belle dovrebbe essere diverso? Certo, lei non ti teme come tutti gli altri, a lei non manca mai il coraggio di guardarti negli occhi e cerca sempre una scusa per donarti uno dei suoi splendidi e luminosi sorrisi, anche nei momenti in cui ti dimostri più scontroso e irritabile del solito; ma questo in fondo può essere considerato semplicemente un segno distintivo della sua natura aperta e gentile, e di sicuro non sottintende nessun tipo di interesse nei tuoi confronti che sia diverso da quello di una prigioniera che, obbligata a fare buon viso a cattivo gioco, si dimostra condiscendente verso il suo carceriere.
A quest'ultima considerazione, Rumplestiltskin sentì un nodo stringergli con prepotenza la gola. L'idea che Belle lo considerasse niente di meno che un aguzzino dal quale tenersi continuamente in guardia gli faceva più male di quanto lui stesso sarebbe mai stato disposto ad ammettere. Era proprio per questo motivo che, solo qualche settimana prima, aveva deciso di concederle il permesso di lasciare la cella umida e sporca in cui l'aveva rinchiusa quando l'aveva portata con sé, e di occupare una delle più belle e comode stanze dell'intero castello – una vera e propria camera regale, degna di un'erede al trono, che nulla aveva da invidiare a quella in cui aveva vissuto prima che lui la strappasse per sempre alla sua casa e alla sua famiglia. Lo sguardo raggiante e colmo di gratitudine che Belle gli aveva rivolto la sera in cui l'aveva accompagnata a prenderne pieno possesso era sembrato a Rumplestiltskin come lo schiudersi improvviso delle porte del paradiso, tanto che, per qualche minuto, era rimasto fermo e immobile davanti a lei, in silenzio, senza fiato, in preda ad una emozione così forte da dargli le vertigini, così intensa da scuoterlo fin nel profondo. Le gambe avevano cominciato a tremargli tanto furiosamente che si era visto costretto ad appoggiarsi allo stipite della porta per non cadere (no, Rumplestiltskin, così non va , non è degno del Signore Oscuro mentire a se stessi in questo modo! Non erano le gambe a tremare, Rumplestiltskin, ma una parte di te che nemmeno pensavi più di avere, ovvero il cuore! E tu non hai potuto – non hai voluto – fare nulla per impedirlo!).
E non era neppure la prima volta che un atteggiamento inaspettato di Belle aveva avuto modo di lasciarlo tanto incredulo e sconvolto davanti a se stesso. Il ricordo di quanto accaduto nella Foresta di Sherwood era ancora vivido e ben impresso nella sua mente; da allora, la sensazione di quelle morbide e tiepide braccia teneramente avvolte attorno alle sue spalle non aveva smesso un solo momento di riempire i suoi giorni, e di scaldare ossessivamente le sue notti. Quanti anni – o forse secoli? – erano passati dall'ultima volta in cui aveva potuto bearsi della dolcezza di una guancia fresca e delicata a così stretto contatto con la sua, ruvida e squamosa? Rumplestiltskin si impose con tutte le sue forze di non pensarci; indugiare ancora in tali elucubrazioni avrebbe comportato il risveglio di tristi ricordi, immagini sfocate che non aveva alcuna intenzione di liberare dai meandri della memoria nei quali le aveva a suo tempo relegate – per la sua stessa sopravvivenza.
E, tuttavia, era parimenti inutile se non decisamente stupido – e lui non era uno stupido, dannazione! – ostinarsi a negare che qualcosa dentro di lui, qualcosa che fino a quel momento aveva considerato morto e sepolto dalle tenebre dell'Oscuro, aveva cominciato a destarsi e a reagire alla presenza di Belle, a vibrare come le corde di un'arpa sotto al tocco delicato e carezzevole del suo profumo, della sua voce, dei suoi occhi – quegli occhi così pieni di luce che non sarebbe bastato il cielo a contenerne lo splendore. A nulla erano valsi i ridicoli tentativi di allontanarla da sé, di umiliarla, di spaventarla. Lei non aveva mai chinato una sola volta il capo davanti a lui, non si era mai piegata di fronte ai suoi sgarbi e ai suoi dispettucci idioti; aveva anzi risposto alle sue provocazioni sempre con la medesima dignità e grazia, e anche con una punta di malizia che non mancava mai di sorprenderlo, e che, in fondo, lui non poteva fare a meno di ammirare, sinceramente e con tutto se stesso.
Si era così ritrovato a desiderare più di una volta che Belle lo abbracciasse di nuovo – la sera stessa dell'incontro con Robin Hood, in realtà, quando, seguendo un impulso improvviso e irrazionale, aveva creato dal nulla quella straordinaria e ricchissima biblioteca, al solo scopo di avere la possibilità di contemplare indisturbato il suo viso incantevole illuminarsi di gioia e trepidazione, tutte le volte in cui si apprestava ad incominciare una nuova avventura fatta di carta, inchiostro e fantasia.
"Io sono preda di sentimenti violenti e contrastanti che non posso padroneggiare. Vi adoro e vi odio, vi offendo e vi chiedo perdono, vi ammiro e mi vergogno di ammirarvi. Non ho più né calma né possibilità di ragionare." ** Non ricordava né l'opera, né tanto meno il momento in cui aveva letto queste parole, che gli attraversarono la mente in un lampo mentre compariva in una spessa nube di fumo viola davanti ai massicci portoni d'ingresso del Castello Oscuro. A dirla tutta, non sapeva nemmeno se le avesse veramente lette da qualche parte, o se si trattava invece di un subdolo tiro mancino del suo cervello che, nel disperato tentativo di rimanere attaccato anche all'ultimo brandello di buon senso che gli era rimasto, cercava di spiegare in modo almeno coerente – se non proprio razionale – ciò che gli si agitava impetuoso nell'animo.
Di una cosa era però a questo punto assolutamente certo: se mai fosse capitato ancora, se mai fosse riuscito a conquistare la fiducia di Belle quel poco che bastava per spingerla di nuovo ad avvicinarsi così tanto a lui, allora non se ne sarebbe rimasto lì imbambolato, rigido e muto come uno stoccafisso, incapace di fare – e di pensare – alcunché, ma l'avrebbe stretta a sua volta, facendo aderire il proprio corpo al suo, trasformando le proprie braccia in un rifugio protetto e sicuro per il suo respiro, e il proprio petto in un giaciglio accogliente per i suoi magnifici capelli. L'avrebbe tenuta accanto a sé per tutto il tempo da lei desiderato, l'avrebbe cullata al ritmo del proprio cuore fino a che le sue palpebre non si fossero chiuse, non avrebbe mosso un muscolo, per il timore di svegliarla, e gli sarebbe bastato questo, per essere felice, non avrebbe chiesto altro, se non, forse, un lieve, piccolo, brevissimo bacio...
Maledizione, vecchio imbecille! Ti stai davvero innamorando!

 

 

 

 

* Omaggio a "Il Castello Errante di Howl", sia alla versione Studio Ghibli, che alla versione originale, di Diana W. Jones;

** "La Principessa di Cléves", Madame de La Fayette;

 

 

 

 

Nota:

Buonasera a tutt* ^_^
Variante in corso d'opera: la mini-long non avrà tre capitoli, ma quattro. Per cui, dovrete pazientare ancora un po' per vederne la fine. Questa parte è più Rumple-centrica del previsto, spero vi sia piaciuta. :)
Come sempre, ringrazio Stria93, Euridice100, PoisonRain, claraoswald, Chrystal_93, S05l, Ariki1, gionem, e Rumple_Bumple per aver recensito il capitolo precedente. Grazie anche a always_rick_jane, Araba Shirel Stark, LadyAlanna, RumpleSil, Rumple_Bumple, Beabizz, nagrafantasy, Euridice100, ctdg, buffy4ever, Mokusha, claraoswald, fantasy93, PoisonRain, Dark_Sorrow, BloodyMary3, Queen Elizabeth, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, Ersilia, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite.
Ringrazio come sempre tutti i lettori silenziosi, io ci spero sempre, di leggere prima o poi un vostro parere ;-D
Al prossimo aggiornamento!

padme

 

 

   
 
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