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Autore: LadyKo e Brucy    20/08/2008    4 recensioni
Una vita passata a leggere manga. Fratelli gemelli per non dire siamesi, doraemon in libertà, grembiulini rosa, orsi vaganti, teppisti masochisti e oche formato parassita... ma di che manga stiamo parlando?!
L'Italia incontra il Giappone.

Da LadyKokatorimon & Brucy.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV ELETTRA

                                                                                                                                               Ore 10 e 36

Università imperiale di Tokyo ( Todai)

 

 

-Oh.. minchia-

Non credo di aver strabuzzato tanto gli occhi in tutta la mia vita, né probabilmente di essere sembrata tanto idiota… ok, forse l’ultima è una considerazione un po’ troppo ottimista. Mi riporto davanti alla faccia l’inutile guida del Giappone che mi sono portata appresso, soltanto per darmi l’impressione di essere una stupida turista capitata per sbaglio davanti alla forse più prestigiosa università del Sol Levante, e confronto la foto con la pura e semplice realtà che mi ritrovo davanti.

 

<<  Il campus principale, Hongo, occupa l'ex proprietà della famiglia Maeda, signori feudali nell' era Edo del dominio Kaga. Il luogo più conosciuto dell'Università, l'Akamon (cancello rosso) è una testimonianza di quell'era…  * >>

 

Me ne frego se tutti passanti nel raggio di un chilometro mi hanno sentito declamare una guida turistica ad alta voce. Mi sta cadendo la mascella per terra.. ho altre preoccupazioni per la testa in questo momento.

Ho davanti un cancello rosso. Quel cancello rosso. Ed improvvisamente la consapevolezza di essere un piccolo essere insignificante nell’immensità dell’universo (o dell’università, in questo caso) mi piomba addosso come una palla di cannone.

La mia preparazione è insufficiente.

Il mio giapponese è inascoltabile.

Mi puzza l’alito e sono vestita da schifo.

Cazzo.. devo assolutamente fuggire in Alaska.

Rimango impalata in mezzo al marciapiede, senza riuscire a trovare il coraggio d’imboccare la mia strada una volta per tutte. E rendendomi anche conto del fatto che non ho la minima idea di che lingua si parli in Alaska.. ma constato l’esatto momento dopo che quella non era affatto un idea da tenere in considerazione. Ho già abbastanza brividi adesso da poterne far avanzare per tutta la mia intera esistenza.

 

<<  Il simbolo dell'Università è la foglia di ginkgo, a causa della grande abbondanza di alberi in tutta l'area… * >>

 

Cazzo.. non posso esserci allergica… non posso esserci allergica…

-Etchiuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu- si.. ci sono allergica.

Mi asciugo il naso con un fazzoletto già sporco, dato che non ne ho uno nuovo, e senza stare a ponderare oltre sulla mia sfiga decido finalmente di buttarmi.. e percorrere almeno la distanza di un metro da dove mi trovo. Ecco, non è stato poi molto difficile, il cancello dell’inferno sembra essere molto meno infernale di come lo vedevo un metro fa… se… ma a chi voglio darla a bere?

Avrei voglia di rannicchiarmi come una mocciosa qui a fare cerchietti, forse potrebbe anche essere terapeutico da un certo punto di vista, ma tutti i miei futuri compagni di studio mi hanno già guardata abbastanza male per oggi. Neanche il loro probabile pensare che io sia una psicopatica fa parte della mia lista delle priorità, però.

Innanzitutto presumo di dover trovare il coraggio di attraversare il cancello, anche perché qualcuno, probabilmente un professore, mi dovrebbe venire a prendere davanti all’auditorium per portarmi a fare un giro del campus, e non dovrei fargli perdere tempo. Peccato che i miei piedi  sembrino amare particolarmente questo bel selciato stile giapponese su cui sto ferma come un allocca. La frase “L’akamon è la bocca dell’inferno.. l’akamon è la bocca dell’inferno..” si ripete nella mia testa senza darmi tregua. E sento che non sopravvivrò. Me lo sento.. me lo sento cazzo.

Ho assoluto bisogno di yaoi.. assoluto bisogno di yaoi.. ehi voi due laggiù! Se vi faceste una bella scopata qui davanti sarebbe proprio un toccasana per i miei nervi tesi!

Sposto una foglia di ginkgo dalla spalla prima di esibirmi in un altro starnuto epocale.

Oh my god.

Non è una foglia.

-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah-

-Ehi ehi calma! Non ho cattive intenzioni!-

Mi volto, non molto convinta, trovandomi davanti un piccolo omino. Probabilmente se me lo fossi trovato tra i piedi per strada di lui sarebbero rimaste solo ossa scomposte.. anche se, non so perché, la sua figura mi mette una strana agitazione.

-È lei la Signorina Vittoria Galieti?- il suo cercare di parlare la mia lingua, senza risultati apprezzabili, mi fa sentire alquanto un idiota, ma preferisco soprassedere e annuisco con entrambe le mani contratte sul ventre, in un breve inchino.

-Hajimemashite, boku ha Yukinaga Nabe desu (Piacere, io sono Yukinaga Nabe)- comincia, dopo aver finito in poco tempo il suo vocabolario italiano -.. il tuo professore di Letteratura occidentale, se avrai piacere di frequentare il mio corso-

Il professor Nabe mi pare una persona, se davvero si può dire una persona… un pochino eccentrica. Non arriverà più su delle mie ginocchia, ed eppure, dalle misure del busto e degli arti, non mi sembra nano di nascita. Un trauma gli avrà bloccato la crescita? ..ma come diavolo avrà fatto a toccarmi la spalla prima?

Preferisco non indagare oltre.

Preferisco non chiedergli direttamente, tra le altre cose, neanche che cosa c’entri quella specie di foulard arancione col panciotto blu elettrico che racchiude una pancia non indifferente, e che lo fa sembrare un uovo di pasqua con le gambe, fasciate da strategici pantaloni che richiamano il colore del foulard. Il suo viso assurdamente tondo è tagliato a metà dalla bocca, da una meninge all’altra, che rende il suo sorriso una specie di divaricazione completa della testa.

-Piacere, Professor Nabe.. mi scusi per averla costretta a scomodarsi per me-

-Non si preoccupi! Avevo immaginato che per lei trovare l’auditorium sarebbe stato particolarmente difficoltoso, cosi ho pensato di venirle incontro per evitare inutili problemi-  non posso inchinarmi ai suoi piedi e venerarlo già dal primo giorno.. vero?

-Arigatou gozaimashita! (grazie per ciò che ha fatto per me)-

-Prego, prego. Mi vorrei congratulare con lei! Sa, è la prima volta che vengono organizzati dei gemellaggi a lunga scadenza con l’Italia.. il suo giapponese è veramente molto buono-

Evito di gongolare con troppa evidenza, e ringrazio, mentre ci addentriamo nell’edificio. Quest’uomo parla ad una velocità disumana, non mi da neanche il tempo di rispondergli, e saltella facendo una specie di rumore simile ad un “boing boing” quando cammina, ma più o meno riesco a stare dietro sia al suo passo che alla sua lingua. Il campus sembra immerso in un autunno eterno… così mi dice l’istinto. Le foglie vorticano nell’aria in spirali perfette, posandosi con grazia sulle spalle e sulla testa delle persone. Va bene che devo trattenere il respiro per non soffocare, ma è tutto molto affascinante, così sorrido estasiata senza neanche più dare molto peso alle parole di Nabe sensei (professor Nabe).

-So che il compito di farle da guida spettava a me, ma devo aver fatto confusione con i giorni e così in questo momento devo assolutamente recarmi a lezione.. le dispiace?-

Ho perso tutto il resto del discorso, e mi volto verso di lui con l’incomprensione negli occhi. –Mi scusi?-

-Le ho chiesto se le dispiace cambiare guida…- da uno sguardo in lontananza -… no, non credo proprio che le dispiacerà- poi comincia a sbracciarsi agitando le mani verso non so dove, finché non mi accorgo che si sta rivolgendo a un gruppo di ragazzi poco lontano da noi.

-Sumeragi kun, puoi venire qui un attimo?- urla, e due ragazzi si staccano dal resto del gruppo, composto perlopiù da ragazze. Quelli che ci vengono incontro erano gli unici maschi della comitiva lì riunita, e al resto delle presenti la cosa non sembra andare molto  a genio. Sospiro, chiedendomi per quale motivo, se il professore ha chiamato una persona sola, da noi se ne stanno dirigendo due.

Le due persone che mi ritrovo davanti sono… del tutto identiche.

Stessi bellissimi occhi a mandorla, un po’ più grandi di quelli della media, stessi lucentissimi capelli neri, stesso bellissimo volto mozzafiato. Se non fosse che uno ha più l’aria di uno studente modello e l’altro del teppista, penserei di aver davanti due cloni della stessa persona.

-Le presento Ikku Sumeragi…- sorriso a trentadue denti.

-… e Ikki Sumeragi-  ringhio da scimmia urlatrice.

-Piacere- mormoro, imbambolata, allungando la mano… e lasciandola sospesa nel vuoto.

-Sumeragi kun! Non avevo chiesto la tua presenza!-

-Ma Nabe sensei! Non abbiamo capito a quale di noi due lei si stesse riferendo- borbotta il teppista, prima di rivolgermi una fila di denti candidi. Non ci vuole poi molto per capire che sono gemelli, ma il loro modo di vestire è diametralmente diverso.

Ikki ha i capelli lunghi, ora che ci faccio caso, e legati in una coda dietro la nuca, mentre Ikku li ha più corti e sparpagliati sulla testa. Ikki sembra una specie di motociclista in lutto, nero dalla testa ai piedi, e Ikku ha invece semplici jeans con una camicia a quadri verdi.

E sono più alti di me. Chi diavolo mi aveva detto che i giapponesi sono bassi?

-Non faccia il finto tonto! Lo sa perfettamente a chi mi riferivo!-

-Lo scusi, Nabe sensei.. Ikki non disturberà Galieti san oltre, dato che deve andare a lezione-

-Dannato Ikku! Fatti gli affari tuoi-

Nabe li guarda con sospetto, bofonchiando qualche parola che non capisco (devo ancora informarmi bene in fatto di bestemmie e parolacce in giapponese), poi si avvicina al teppista, esortandolo a chinarsi su di lui.

-Ascoltami bene, Sumeragi..- comincia, puntandogli un dito diritto sul naso.

-Mi dica, Nabe sensei-

-Lei è controllato..- dice -… STRETTAMENTE controllato-

Non si scompone, e i due rimangono a guardarsi l’un l’altro per un tempo indefinito, con Ikki sempre col sorriso sulle labbra carnose, senza dire un bel niente.

Yukinaga Nabe toglie le tende con un breve ticchettare dei mocassini, simile ad un tango argentino, prima d’inchinarsi verso di me, salutarmi sorridente, ed allontanarsi silenziosamente.

-Bene..- comincia lo studente modello.

-.. mi sa che dovremo rifare le presentazioni…- dice, imbarazzato.

Mi porge la mano, ignorando la mia che sta ancora sospesa in aria.

-Io sono Ikku, Medicina..- indica se stesso -… e lui è mio fratello gemello Ikki, legge- sinceramente avrei pensato che fosse il contrario.

-Vittoria, lettere-

-Kami sama (Oddio), ma che peccato.. - mormora Ikki.

-Io sarò la tua guida per il campus al posto di Nabe sensei- lo interrompe Ikku, rivolto a me, mentre il fratello gli fa una lunga linguaccia che lo bersaglia di saliva da tutte le parti. Nonché una guida non sia sufficiente, ma non è che una in più mi darebbe dispiacere. Sorrido, con questa flebile speranza nel cuore, annuendo.

-E l’altro fratello farà da supporto- “yeeeeeeesssssssssss”

Ikku lo guarda, rassegnato. –Fa un po’ come ti pare- sventaglia una mano verso di lui.

-Lo farò fratellino..- mi fissa  -… lo farò-

un espressione inquietante si dipinge sul bel volto.

-.. molto volentieri-

 

Il giro è stato quanto di più stressante potessi immaginare.

Con Ikki mi sembrava di avere lo sguardo di un serial killer che adocchia la sua vittima tutto il tempo, e Ikku è una specie di birillo continuamente buttato giù da una palla da bowling immaginaria. Chi diceva che i giapponesi sono persone composte? La mia vita è stata una vita piena di bugie, a quanto pare. Butto giù l’ennesimo sbuffo d’aria, mentre Ikki mi si avvinghia addosso come una ventosa, e Ikku inciampa per l’ennesima volta in un ramo finendo faccia a terra.. malgrado la sua solerzia nel non ricambiare gli sguardi famelici della quasi totalità degli esseri umani di sesso femminile che incontriamo sulla strada. Ricambia soltanto me che cerco di non guardarlo in faccia neanche per sbaglio, dato che altrimenti andrei nella modalità ‘dire qualcosa a tutti i costi anche se è una cazzata abnorme’.

E le mie cazzate sanno essere veramente abnormi.

-Bene.. e come ultimo della lista abbiamo l’auditorium Yasuda, in cui si svolgono ogni anno tra i più importanti congressi del paese e.. mi sta ascoltando Vittoria san?-

-Non lo vedi che vorrebbe mettere la testa sotto terra pur di non starti più a sentire!- totalmente falso –Basta con questo giro del cavolo! Sei d’accordo con me, Vittoria chan?- e da dove se l’è presa adesso tutta questa confidenza?

-Uff.. sei sempre così indelicato, Nii chan (fratellino o fratello minore)-

-Sarò anche indelicato, ma tu non hai proprio occhio per le esigenze di una ragazza, Nii san! (fratellone o fratello maggiore)-

Certo, ho assoluto bisogno di avere una piattola attaccata al culo per sentirmi veramente donna. Potrò riuscire ad esprimere la mia opinione prima della fine del mondo o devo ricacciare indietro il fiato all’infinito? È un uomo o una macchinetta questo diavolo di ragazzo?

-E così tu sei il fratello maggiore?- chiedo, interrompendo il momento.

-Già..- più che prevedibile -.. e lui è il mio piccolo fratellino-

-Ehi! Non mi chiamare piccolo e ascoltami quando parlo dannazione!-

Lo ignoro –Sembri molto più maturo di lui, infatti-

Lo ignora anche lui –Si, in effetti Ikki kun è una persona che perde facilmente la pazienza!- sento l’idillio che ci avvolge e ci tiene divisi dal mondo esterno.

-Ehi voi! La volete smettere d’ignorarmi?!

-Si in effetti c’ho fatto caso..- rispondo con prudenza.

-Ma anche se fa così è un bravo ragazzo! Bisogna solo saperlo prendere dal verso giusto!- oh mamma, questo ragazzo risplende o sono io che ci vedo male per la sbronza di ieri sera e la lunga sessione di vomito sul ciglio del cesso?

-Già, in fondo avete gli stessi geni..- mormoro.

-Come?-

-No no niente d’importante..!-

-Ehi volete starmi a sentire!!!- ci giriamo simultaneamente verso Ikki.

Sinceramente mi ero completamente dimenticata di lui!

-Si?-

Ikki sorride, come se non fosse mai stato ignorato, anche se una lunga goccia di sudore gli scende dalla tempia e il suo fiato è un po’ pesante.. ma quanto ha urlato fino ad ora questo qui? Ad ogni modo si avvicina al fratello, mettendogli un braccio intorno alle spalle, e chinandosi faccia a faccia sopra di me. Quasi mi tocca il naso con il suo.

-Allora fratello.. che te ne sembra?-

-A che ti riferisci?-

Lo guardo senza capire, e lui continua a fissarmi senza neanche rivolgermi la parola.

-Lo sai di che parlo! Questa è una buona occasione per vedere chi di noi due è il migliore-

-Che stupidaggine-

-Non è una stupidaggine..- ribatte -… secondo me è perfetta-

-Perfetta per cosa?- chiedo, chinando un attimo la testa nel tentativo di allontanarla dalla sua. –Di che diavolo state parlando?-

Non mi risponde, e ritira indietro il suo peso dal mio, rivolgendosi di nuovo al fratello.

-Non capisco che bisogno hai sempre di gareggiare con me, Nii chan-

-Come se dovessi spiegartelo, Nii san-

Ikki sorride, Ikku lo guarda tranquillo senza scomporsi minimamente.

E io mi sento vagamente in pericolo, anche se non ne comprendo la ragione. Alla fine Ikku prende in mano la situazione, coprendo la figura di Ikki dalla mia vista, e tendendomi una mano.

-Perdonalo, Vittoria san.. e spero che il giro sia stato di tuo gradimento-

-Lo è stato- dico senza pensarci due volte, e Ikku mi sorride come nessuno mi ha mai sorriso in tutta la mia intera vita, poi s’inchina e s’incammina trascinandosi dietro il fratellino che sbraita e scalcia.

-Ci rivediamo! VITTORIA CHAAAAAN!- urla, ed è la mia tempia a produrre una lunga goccia di sudore. E rimango immobile al mio posto, guardando i loro profili allontanarsi all’orizzonte, fieri e dritti verso il sole di mezzogiorno.

O almeno finchè Ikku non inciampa nell’ennesimo ramo di ginkgo.

 

 

Ore 10 e 55..

Bar Caffetteria "Rainbow Flame".

 

Sono consapevole di avere iniziato da poco a lavorare qui.

Sono consapevole che non dovrei lamentarmi più di tanto visto che il capo mi lascia tutta la libertà possibile.

Sono consapevole che visto il mio curriculum lui abbia fatto davvero uno sforzo nel prendermi.

Sono consapevole e me ne rendo conto benissimo.

Ma porca troia, con tutte le persone che vivono qui proprio sti qui dovevano capitarmi come colleghi?!

Inveisco mentalmente alla mia solita dose di sfortuna che non manca mai di farsi sentire, mentre servo un tavolo con il mio solito sorriso finto e strafinto che più finto non si può.

Ogni volta che mi preparo la solita espressione allegra da mostrare ai clienti, non so come faccia né perché lo faccia, ecco che sento ridacchiare quel ficcanaso di Eikichi, nonostante sia lui quello più pieno di lavoro tra tutti e quindi non dovrebbe neanche accorgersi della mia esistenza.

Eikichi Mizutani, ventidue anni, di origini americane, perfetto in tutto, dall'indole forte e drasticamente positiva. L'esatto contrario di me potrei dire, visto che a differenza sua, gentilezza, positività, perfezione ecc. sono virtù che non ho mai posseduto in vita mia.

È un professionista in fatto di ficcare il naso, e mi sono sempre detta che come barista è sprecato e che invece dovrebbe darsi all'investigazione privata o magari al giornalismo.

Ogni volta trova un modo per incastrarmi e costringermi a partecipare a una sua conversazione, in più trova anche il modo di introdurre domande che non centrino nulla col discorso che hanno lo scopo di scoprire qualcosa di più sul mio conto.

Sinceramente non ho mai sopportato questo tipo di cose, in quanto se una persona ti risponde di non voler parlare di sé la storia deve finire lì, non che continui a chiedere e chiedere senza mai darti un limite.

-Mi scusi, c'è mica un bagno?- mi chiede una cliente, mentre appoggio le tazze colme di caffè sul suo tavolo.

-Guardi, quella porta laggiù.- indico allungando il braccio, e dopo essere stata ringraziata mi allontano per andare a prendere altre ordinazioni.

-Salve, di cosa avete bisogno?- faccio, giunta al tavolo dei nuovi arrivati e non facendo neppure caso alle loro facce, intenta come sono a fissare il blocchetto fra le mie mani.

-Intanto del tuo numero!- esclama qualcuno, facendomi alzare il capo perplessa e allibita. Eh?

-Scusa?- faccio confusa, visto che l'emicrania mi sta facendo perdere la cognizione della realtà e non vorrei aver capito male.

-Non ci provare, tanto non ti caga!- lo deride l’altro ragazzo, sedutogli davanti mentre io capisco di non aver frainteso per niente la situazione.

-Avete deciso cosa ordinare?- chiedo con una punta di fastidio mal celata nella voce.

-Ecco, l’hai fatta arrabbiare!- scoppia a ridere il primo che mi ha rivolto la parola, seguito dall’altro. Ok, mi sento presa in giro abbastanza da non volerne più sapere e non ho nessuna intenzione di restarmene ferma a guardare mentre questi mi sfottono ben sapendo che non posso rispondere come vorrei o perderei definitivamente il posto.

Il cliente avrà sempre ragione, ma IO ho più ragione di tutti.

-Scusate.- esordisco, dileguandomi e avvicinandomi, con molto sforzo, a quell'oca dell'altra mia collega, che ha appena finito di servire un tavolo. –Himitsu san, vai a servire quel tavolo.-

-Cos'è, ti metti a impartire ordini ora?- s’indispettisce guardandomi dall'alto in basso, come sempre, con quei suoi occhi tanto carini da sembrarmi merda pura, ma quando il suo sguardo cade sul tavolo in questione i suoi occhi s'illuminano e un sorriso da gatta morta le si apre in volto, provocandomi un desiderio impellente di scappare al cesso e vomitare più possibile.

Orihime Himitsu, diciannove anni, seguace della moda come un credente che segue i comandamenti della Bibbia, sbava appena vede un ragazzo, ha una voce capace di sfondarti il cranio, ce l'ha con me perché sbava dietro Eikichi e lui sembra più preso da me che da lei.

Se per Eikichi ho usato ficcanaso come termine per definirlo, Orihime non può che essere chiamata oca.

Sì, ovviamente mi dispiace dover paragonare quel povero pennuto a questa tizia che, se davvero dovessi lasciarmi andare, potrei definire con termini molto meno gentili e molto tanto più volgari.

Di lei si potrebbe dire di tutto e di più.

Che è la mia spina nel fianco, o nel culo come si preferisce; che ogni volta che non la trovo nei paraggi o vedo che si fa male mi sento come se mi fossi appena fatta una dose di eroina, sparata direttamente in endovena.

Ma siccome non mi dilungo mai su una persona che di certo avrebbero fatto meglio a non inventare, sia per il bene della comunità sia per il mio di bene, possiamo dire per certo che: se mai ha posseduto un cervello io non me ne sono ancora accorta, e se ne possiede uno devono sicuramente averglielo impiantato per sbaglio.

-Come mai le hai lasciato quel tavolo? Non ti garbavano i ragazzi?- chiede sorridendo Eikichi, mentre sta finendo di preparare un cappuccino senza però neanche guardarlo.

Garbavano? Ma dove vivi?! Parli come mia nonna adesso??

Non faccio però in tempo a rispondere che si sposta per preparare dei toast, e quando mi giro per vedere se servire altri clienti ecco che mi si para davanti la ragazza che ha vinto il premio mondiale di Miss Oca 2009, e inevitabilmente le mie labbra sfornano una smorfia che lei non sembra proprio apprezzare.

-Di cosa parlavate voi due?- domanda, incrociando le braccia, e squadrandomi presuntuosa mentre io roteo gli occhi esasperata visto che ormai lavorare a contatto con certe persone mi sta facendo davvero male alla salute.

-Fatti nostri.- rispondo, ben sapendo che così invece di zittirla alimento la sua rabbia.

C'è bisogno di dire che non mi fai minimamente paura?

-Tanto lo sai meglio di me che gli interessi solo perché sei qui da poco. Vedrai come perderà interesse quando capirà quanto noiosa puoi essere.- freccia con la sua voce intrisa di invidia e risentimento, mentre la mia mano scatta e riesco a malapena a fermare il pungo che vorrei tirarle da quando l'ho conosciuta.

-Fai una bella cosa eh? Vai in bagno, metti la testa di cazzo che hai nel cesso e tira la catena. Magari riesci a capire una volta per tutte se sei una merda o chissà che altro!- sibilo a voce bassa, così che mi possa sentire solo lei, e mi affretto a prendere uno dei vassoi pronti sul bancone precipitandomi a servire e poi andare a prendere le ordinazioni della famigliola che è appena giunta.

Cerco di trattenermi dallo sgozzare i due bambini che hanno preso a farmi le linguacce, mentre la loro madre adorata è intenta a elencarmi la roba che vorrebbe.

-Tenete.- dico, quando ritorno con le loro ordinazioni.

Sollevata dal fatto che non mi dovrò più avvicinare a questo tavolo, riprendo il vassoio tra le mani, ma non faccio in tempo a fare altro che il mio volto viene colpito da un getto d’acqua, no aspetta dall'odore sembra succo di frutta, che mi fa sbattere gli occhi basita.

Avanti, lo sai che devi farcela. Cerca di resistere alla tentazione di ucciderli seduta stante, e non guardare le loro espressioni trionfanti e derisorie! Magari stanno ridendo per qualcos’altro. Anche se hanno iniziato ad additarti non significa che l’abbiamo fatto apposta. Non vorrai farti cacciare dal capo per aver disturbato i clienti, e non vorrai andare in galera per colpa di un incidente di poco conto come questo vero?.. Vero??!

Non rispondo neanche al mio omino del cervello, mentre sento la madre dei due delinquenti scusarsi e rimproverarli. Riesco a malapena a dirle di non preoccuparsi prima di scappare a chiudermi nel cesso, dove finalmente sono libera di sfogare la mia ira prendendo a calci il muro per non so quanto tempo.

Quando sento tornare la ragione do uno guardo allo specchio e un gemito divertito dal nervoso mi scappa di bocca, mentre osservo la mia espressione facciale simile a quella di un killer pronto a uccidere la sua vittima.

Dopo qualche secondo decido di uscire ma prima di guardare l'orologio e controllare quanto mi manca perché finisca il mio turno chiudo gli occhi e sospiro.

Omino del cervello è vero che tu sei in grado di farmi usare la magia, e che quindi con essa riuscirò a far velocizzare il tempo? Facciamo che chiudo gli occhi, mi concentro, e quando li riaprirò sarà già ora di tornare a casa, ok?

Apro gli occhi dopo qualche secondo e riguardo l’orologio gemendo poi dalla disperazione e dalla stanchezza.

A quanto pare non sono ancora in grado di fare numeri simili.

Faccio un respiro profondo e mi reco all’ennesimo tavolo, non più vuoto, e cerco di stamparmi un’aria socievole anche se non sono sicura del risultato.

Tra un tavolo e l’altro giunge, finalmente e per la mia somma gioia, la fine del mio turno e camminando quasi un metro da terra, o sotto terra, volo nello spogliatoio a togliermi questa orrenda divisa. Prendo la mia roba e fuggo in pochi secondi dal locale, ignorando le facce spaventate che lascio al mio passaggio.

Quando sono fuori ad inspirare aria diversa, e forse meno pulita, quasi mi metto a ballare per consolazione.

Evita di farlo visto che sei in strada e non mi pare il caso di attirare l’attenzione di tutti. Poi che stai aspettando? Di scioglierti al sole stile “L’urlo” di Munch?

D'accordo con il mio omino, anche se giorno dopo giorno sta diventando sempre più irrispettoso nei miei confronti, decido di muovermi e quando sono sulla mia carretta preferita metto in moto e mi dirigo verso casa, dove potrò riposare prima di dover riprendere a lavorare.

Quando sarò padrona del mondo prometto che abolirò il lavoro, lo giuro su me stessa!

 

 

Ore 16 e 48

Pressi della Torre di Tokyo.

 

Sbadiglio.

-Yaaaaawwn… bene signori… in questo momento ci troviamo davanti alla famosa torre di Tokyo, o di Toto. Alta 333 m, 3 metri in più della famosa torre parigina e ad essa ispirata, fu completata nel 1958 ed è uno dei più importanti… yaaaaaawn… esempi di architettura moder… yaaaawn..-

Cosa hai da guardare storto dannata vecchia? E chi cavolo te li ha dati i soldi per andartene dal paesello? Io c’ho ancora da sgobbare per arrivare alla pensione sai?!

-… architettura moderna. Con il modernissimo ascens… yaaaaaawn… ore è possibile raggiungere il primo e il secondo piano, arrivando ad un'altezza da cui è possibile ammirare tutta la città e scorgere la baia e il mare…-

Scruto gli allegri turisti davanti a me. Poi dicono che sono i giapponesi a sembrare strani quando fanno i villeggianti eh? Tutto quello che mi viene da dire al momento è proprio, viva l’Italia… oh yeah.  Ma per il momento, mi basta che non lo dicano loro. Hanno già urlato abbastanza per oggi.

-Yaaaaaawn.. nonostante il popolo giapponese sia spesso oggetto di critica per la sua "mania" di copiare, molti esperti architetti hanno voluto evidenziare che quando i nipponici "riproducono" qualcosa, lo fanno sempre rendendo migliore la copia dell'originale. Almeno sotto il profilo tecnico-

Oh, sono fiera di me stessa. Ora ci vorrebbe davvero un bell’inchino di congedo e un calcio nelle palle per ognuno. Perché ho il vago sospetto che anche alla vecchia non manchino di certo. È ancora lì che mi guarda di sbieco quasi fossi un verme strisciante. Ma kami sama.

Ricorda che i soldi ti servono… ricorda che i soldi ti servono se non vuoi ritornartene al paesello. Meglio evitare, soprattutto se ci si trovano comari rompi coglioni come quella. E io so bene che ne troverei parecchie.

Ma ho tanto l’impressione di star diventando un fenomeno da baraccone bello e buono. E questo mi piace ben poco.

-Bene signori, per oggi la visita è finita. Potete anche visitare i dintorni e la torre come preferite fino alla riunione. V’informo che sotto la torre potrete trovare un piano interrato, con sala giochi e varie attrazioni. L’appuntamento per il rientro in albergo è fissato per le 17 e 30 alla stazione che abbiamo visitato poco fa. Buon divertimento-

E spero di non dovervi rivedere mai più maledetti bastardi!

Stringo i denti in un sorriso tirato sino allo spasmo, chiedendomi anche come io abbia fatto a non slogarmi la mascella già in due giorni di onorato servizio alla patria, con ancora la bandierina punta nel centro di un largo pallino rosso nella mano, come la perfetta idiota che quei bastardi evidentemente pensino che io sia. Ma perché mandare a quel paese il cliente non è compreso nella prestazione porca paletta?

Mi siedo sulla bassa recinzione di pietra di un aiuola troppo perfetta per essere un prodotto umano, riprendendo fiato per la sfacchinata che mi è toccata fare, e aspettando la folla di baka si disperda. Ma che cazzo si erano bevuti per pensare di farsi da Ueno a Chiyoda tutto di seguito?

Quelli mi sa che si erano portati dietro una botte di vino novello dal paesello tanto per gradire, e io che ne devo subire le conseguenze.

Altro sbadiglio.

Allento la presa del foulard rosso sul collo, che la divisa da lavoro m’impone di portare anche quando il buon sole giapponese spacca le pietre come un

maestro di jujitsu, e apro la camicia bianca e la cravatta con un movimento fluido per impedirmi di sciogliermi, di liquefarmi, di finire in una fogna da effluvio maleodorante.

In tale momento, percepisco un ombra su di me. O kami sama, che vuole adesso questo idiota?

-Vittoria chan?- oddio, ma perché nessuno organizza un genocidio degli idioti? Io di certo sarei la prima che si fa avanti per questa giusta causa.

-Mi dica signor Mandrilli, che posso fare per lei?-

Rispondo, evitando di sottolineare il fatto che avesse sbagliato l’onorifico, il fatto che avrei preferito mi avesse chiamato per cognome per tenere la giusta distanza, il fatto che quando mi voglio riposare non voglio avere volti umani davanti agli occhi per evitare di rigettare gli onigiri del pomeriggio.

Che non erano neanche niente male, per giunta.

Il baka alza un sopracciglio, facendolo tentennare quasi, pensando forse di star facendo colpo col suo fascino caliente da italiano di mondo.

O beh, in realtà quello che mi trovo davanti non è altro che un ragazzo della mia età e  delle mie parti, e già per questo mi fa anche solo ribrezzo l’idea di avere a che fare con lui, con grossi bermuda gialli e una maglietta della nazionale che risale probabilmente ai mondiali dell’82, ma che smentisce quest’idea su due piedi per la scritta “Toi”, che presumo sia a significare “Totti” con la mancanza di qualche lettera.

Tanto basta a farmelo etichettare come elemento da fuggire come la peste bubbonica o la sars o la mucca pazza o la febbre dei polli.

-C’è che potresti farmi compagnia, che ne dici, Vittoria chan?-

Respiro. Respiro e respiro. Evidentemente questo decelerato non ha ancora bene in testa con chi ha a che fare. Respiro… respiro… respiro.

Direi che è il momento di farglielo capire.

Mi alzo, lentamente.

-Allora… vuoi sapere cosa ne dico?- annuisce.

-Be.. io ne dico… questo-

E vai, ci siamo tolti un coglione di torno e ne abbiamo guadagnata una.

Il mondo non sarà un posto migliore ma almeno mi sono risparmiata un carico di stress non indifferente. Segnare mentalmente: devo castrare la gente più spesso.

-E primo: io non sono Vittoria chan, ma Galieti sama per te.

Secondo: sono fuori servizio adesso quindi non sono tenuta a vedere la tua faccia oltre.

Terzo: piuttosto che andare da una qualunque parte con un elemento come te preferirei che mi praticassero l’infibulazione, soprattutto se porta una maglietta del genere-

Mi guarda stralunata, pronunciando un ‘puttana’ tra i denti.

Oh che carino, scappa con la coda tra le gambe.

-E se provi a farmi licenziare andrò a dire un po’ in giro che mi hai fatto delle avance poco cortesi. Che non sarebbe poi tanto falso no?-

Ricorda che i soldi ti servono se non vuoi ritornartene al paesello. Meglio evitare, soprattutto se ci si trovano comari rompi coglioni come quella.. e come questo.

‘Puttana’ ripete.

-Usurantokachi. E ringrazia che in giapponese non ho imparato altri insulti più pesanti- direi che sono stata anche un amore guarda!

Sputa per terra, tanto per darsi un po’ di quella dignità che il mio perfetto calcio nelle parti basse gli ha fatto perdere.

-Puttana, me la pagherai-

-Ah, e per la cronaca, io sono della Lazio-

 Mi siedo, dopo essermi pulita per bene la gonna nera da tailleur. E dopo avergli rivolto uno dei miei dolcissimi sorrisi zuccherosi. Il sole picchia davvero forte.. oggi.

-Vi stava importunando.. Vittoria san?-

Non posso credere a quel che sento, non ci posso credere. Ma come fa questo ragazzo a marinare il lavoro così tanto senza che il padre non gliele suoni di santa ragione? Alzo la testa che tenevo incassata tra le braccia posate sulle ginocchia.. e devo alzarla di parecchio. Taro è di fronte a me in tutta la sua sconsiderata altezza, in un luogo in cui non dovrebbe essere affatto.

-Che diavolo ci fai qui tu?- se mi ridice che voleva DAVVERO vedermi do di matto.

-Avevo un momento libero-

-Sai che tuo padre non ha affatto polso?- ignora il mio commento, continuando a chinare la testa in un sorriso troppo pesante per i suoi lineamenti delicati, e mi porge la mano, sottintendendo probabilmente che tornerà all’agenzia con me, a chissà quale ora della sera.

- Potremo trovare un piano interrato, con sala giochi e varie attrazioni.. no?-

Mi cita.. odio essere citata. Sospiro, pensando che è proprio senza speranza, e mi convinco che ogni tanto anche io posso stare con una persona senza doverla sfruttare e spremerla come un limone.

-E così oggi ha cominciato i corsi alla Todai?- strabuzzo gli occhi, afferrando il significato delle sue parole soltanto quando ci siamo già addentrati nel piano terra della torre. L’ha veramente detto lui o è la mia mente che ha cominciato a pensare con la sua voce?

-E tu come diavolo fai a saperlo?- la sua è l’espressione di qualcuno che è stato preso in castagna, ma si limita a scuotersi un po’ le tasche e a tirarne fuori un post-it, di quelli viola che uso io all’agenzia per potermi ricordare i turni e tutto ciò che abbia bisogno di ricordare. Di solito sono tutti attaccati alla mia lavagnetta personale, dato che non ho mai un pennarello che non sia indelebile per scriverci sopra quello che mi serve. Lo leggo scettica: “Lunedì prossimo= primo giorno Todai. Vicchan”

Oh cazzo. Eppure sono un fenomeno nel tenere nascoste le cose, dannazione!

-Mi è capitato sott’occhio per sbaglio- se, ci credono tutti.

-Si, capisco-

Maledetta me, maledetta me, maledetta me!

Sarà in grado di scoprire dove si trova la Todai? Mi chiedo.

Senza rendermi conto che, se l’ho trovata io, pure un ceco stitico saprebbe trovarla.

Maledetta me.. maledetta me…MALEDETTA ME!!!

 

Agenzia di viaggi “Kuma on the road”

Ore 18e 39

 

-Vittoriaaaaaaaaaaaaaaaa chan!-

Ecco.. se non muoio adesso per soffocamento allora vuol dire che sono immortale.

-Kuma san per piacere! Mi sta soffocando!- niente, non mi sta mai a sentire. Poi odora talmente tanto di pancetta bruciata che potrei pensare che si sia bruciata la sua di pancia. Non ho nemmeno voglia di chiedere su quale meraviglia culinaria stesse armeggiando nel cucinino (del tutto inutile) del suo ufficio.

-Ho bisogno del tuo aiuto Vittoria chan! Devi dirmi assolutamente quante uova vanno nella carbonara!- ma quante volte glielo dovrò dire che non so neanche fare un cazzo di sugo?

-Non lo so Kuma saaaan! Ti prego lasciami prima di distruggermi l’apparato respiratorio, ti prego!- dopo avermi sballottato per un po’ mi posa a terra, e mi guarda negli occhi con due grossi lacrimoni sulle guance e una supplica soffocante in punta di labbra. Kuma Arai vive per il cibo e per i viaggi.. ma molto più per il cibo. La sua pancia sembra conservare ancora un po’ di tutti gli svariati cibi del mondo che è riuscito a gustare, e probabilmente è proprio così. E non ho idea del perché creda che io sia una maga della cucina italiana soltanto per il fatto che sono italiana.. cosa assolutamente e completamente falsa. Ad ogni modo non riesco mai ad essere troppo brusca con lui, anche se a volte se lo merita, e anche se conosco i suoi punti deboli.

Il suo grembiule  rosa preferito riportante la scritta “Kuma is better” (in un particolare miscuglio d’inglese e giapponese che starebbe a significare “Orso è meglio”), e di conseguenza il suo cuore e tutta la sua intera anima, è sempre a portata di mano per essere misteriosamente bruciato, strappato o disintegrato. Ma non credo che avrei mai il coraggio di fargli una cosa simile.

-Davvero non lo sai?-

-No no, non ne ho idea-

-Ne sei sicura?- occhioni immensi mode- on. Quest’uomo legge troppi manga.. ma a parte questo stavolta non mi salverò, se non avrò inventato qualcosa prima che la mia capacità di emettere suoni venga meno.

-Si-

-Assolutamente e completamente sicura?-

-Quattro uova e mezzo per tre persone- numeri buttati del tutto a casaccio.

-Ti voglio bene Vicchaaaaan- mi strizza per alcuni secondi, per poi dileguarsi nel suo ufficio come una specie di grossa palla saltellante.

Mi guardo intorno con circospezione, per evitare che dopo il padre non subisca anche l’attacco ventosa del figlio, poi mi dirigo alla mia scrivania per rilassarmi un po’ con un buon manga yaoi, dato che nessun maschio ha toccato in modo equivocabile un altro maschio nell’intero arco della mia giornata, e per controllare il telefono negli ultimi venti minuti del mio turno lavorativo.

Sono proprio al momento in cui finalmente due bei ragazzi si stanno per gettare sopra ad un letto per fare azioni vietate ai minori e ai deboli di cuore che sento un leggero tonfo provenire da davanti a me. Alzo lo sguardo un po’ scocciata.

Taro è proprio davanti a me, che sorride sornione come avesse compiuto una grande impresa, e come se s’aspettasse di avere immense rivelazioni dalla sua cotta del momento.. che poi sarei io.

-Allora?- chiede.

-Allora cosa?-

-Com’è andata alla Todai?-

Ci penso sopra, ma la conclusione che non sono affari suoi mi sembra quella più vera tra le tante.. o fors’anche l’unica.

-Niente di che, dato che sono una studentessa diciamo ‘speciale’ mi hanno fatto fare un giro dell’università per ambientarmi.. comincio le lezioni soltanto domani-

Fa un “mh mh” smorzato, tenendosi la testa con le mani a coppa, continuando a tirare la bocca da una parte all’altra della faccia come un idiota.

-E… hai conosciuto qualcuno?-

-Un professore-

Silenzio.

Lui mi guarda. Io cerco di concentrami su gemiti tesi e sensuali con cui io non ho niente a che fare, che leggo soltanto scritti. Lui seguita a guardarmi.

-Che diavolo hai da fissarmi?-

-E… sarebbe questo professore che ti ha fatto da guida?-

-No.. due studenti… tali fratelli Sumeragi.. il prof aveva da fare.. ma che ti frega scusa?-

Scatta all’indietro a molla, e comincia a sbracciarsi per negare il suo interessamento, poi arrossisce, poi diventa vagamente viola, poi la sua testa gli dice di fuggire il più lontano possibile da me ed in lacrime. E tutto ciò in meno di mezza frazione di secondo.

-Ma dove diavolo sarà andata a finire la tempra dei Samurai?-

Mi chiedo soprappensiero.

Ed essendoci abituata mi ributto nella lettura.

 

 

 

*Da Wikipedia.

 

 

 

SPAZIO AUTRICI!

Brucy: E rieccoci tornate direttamente dall'oltretomba solo per voi!

Lady Ko': ..io dal terribile inferno senza internet e senza yaoi spinto non sono ancora tornata -.-

Brucy: Vogliamo parlare di che tipo d'inferno mi aspetta tra.. diciamo.. tipo due settimane? T_T

Lady Ko': Ognuno ha la sua croce U.U e comunque.. commentate porca l'anatra all'arancia! Mica siam qui a far la ceretta ai procioni!

Brucy: Sappi che mi sono appena immaginata due procioni farsi la ceretta a vicenda non ti dico dove.. e ti assicuro che non è stato un bello spettacolo.. cooomunque, ha ragione lei! Certo, non promettiamo di essere gentili anche ricevendo insulti, però un commentino piccino-picciò non fa male a nessuno! E su!! *_* <- sguardo da cucciolo di cane abbandonato in una scatola con su scritto "adottatemi"

Lady Ko': A.A.A. Cercasi il senso della mia vita!! Voglio interneeeeet! Comunque, se proprio non volete commentare si accettano anche donazioni consistenti in materiale hard yaoi, zozo

Brucy: Se c'erano remote possibilità di poter ricevere altri commenti con questa richiesta le hai appena mandate in fumo.. e smettila d'inserire il yaoi ovunque -.-

Lady Ko': Aderite all'iniziativa "salva una yaoista" mandando doujinshi o immagini di ogni tipo all'indirizzo shultz@hotmail.it con il titolo "per ciccia" e avrete compiuto una buona azione e illuminato la giornata di una povera yaoista allo sbando! *tanto non mi darà retta nessuno.. ueeeee*

Brucy: Non ti do retta io figurarsi loro U.U

Lady Ko': Taci brutta traditrice ingrata! -.- ah.. se sono di Tokyo babilon o Hana-kimi vi amerò per sempre!

Brucy: Ma la finisci? -___- Già è tanto che ci leggano la storia, e che magari ce la commentino.. lo vuoi capire che nessuno si spingerebbe a tanto?

Lady Ko': *capricc*

Brucy: Visto che la demenza ha preso possesso della mia socia, direi di passare a rispondere ai commenti che alcuni di voi si sono decisi di fare, per la nostra immensa gioia e commozione *_*

Lady Ko': Giusto che non siamo qui a pettinar le giraffe! Ma rispondi tu che io internet non ce l'ho e i commenti non li ricordo.. Bye Bye!

Brucy: Come vorrei avercela a portata di mano così da poterle tirare il collo ogni volta che posso -.- Comunque tanti saluti dalle scrittrici, alla prossima!

 

 

Ethlinn: Oh.. troppo buona -///- Ti ringrazio a nome anche della sis! Sei stata la prima a commentare e non ti dico quanto le nostre bocche si siano spalancate a leggere! Davvero, ti ringraziamo tantissimo! Poi.. vorrei aggiungere che.. sono sempre convinta di essere incapace a scrivere e sapere che ti piace anche cosa e come scrivo io, non solo la sis, mi ha fatto proprio piacere! Grassie!! ^///^

 

Fofolina: Inizio col dire che, sì è decisamente meglio non sapere cosa fosse quell'orrido essere. La salute viene prima di tutto U.U Vittoria ringrazia per i complimenti, e concordiamo sul fatto che sti uomini vadano solo sfruttati per il nostro tornaconto! XD Riguardo al consiglio approviamo, e scusiamo la svista. Ce ne eravamo scordate U///U Bene, il nuovo capitolo è stato pubblicato quindi ci aspettiamo un altro tuo commento grazie! ^_^

 

Rinoagirl89: Questa è la prima volta che veniamo definite affiatate, e non ci dispiace affatto! Più che altro, scrivendo assieme, evidenziamo di avere le stesse opinioni quasi su tutto U-U Comunque grassie di aver commentato, mi raccomando ci aspettiamo che continui a farlo eh!

 

 

 

  
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