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Autore: adrienne riordan    25/06/2014    14 recensioni
Una violenta crisi economica mette la Regina di Arendelle davanti alla prospettiva di un matrimonio di convenienza. Il suo senso del dovere la induce ad accettare e non si tirerà indietro nemmeno quando scoprirà che l'unico pretendente disposto a prenderla in moglie è nientemeno che... il Principe Hans delle Isole del Sud!
Genere: Angst, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Hans, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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Ehm… *Fissa la data dell’ultimo aggiornamento*  31 marzo….

I’M SO SORRY! I APOLOGIZE!!!!! T_T Real life sucks! Lavoro, studio e lavoro…. E mai ‘na gioia!

D’ora in avanti cercherò di pubblicare almeno una volta al mese, comunque non preoccupatevi, c’è un canovaccio fatto e finito, ma a volte non so come riempire un capitolo (e infatti, il the day after dei due sposini in questo capitolo è stato difficile da immaginare, almeno per me) e per questo il tempo di pubblicazione lievita … ma giuro che questa storia s’ha da finire e finirà!

E dopo sta paraculata, vi auguro buona lettura.

 

CAPITOLO 6

 

Svegliarsi, quella mattina, fu un’impresa più ardua del solito. Elsa aveva dolori dappertutto, e soprattutto una forte emicrania che martellava più forte non appena la donna accennava a muoversi.

Era sola nel letto; il verme si era dileguato prima del suo risveglio, con sommo sollievo di Elsa, che non volle guardare per più di un secondo le fredde lenzuola coperte di sangue. Sì, ricordava di aver ferito il verme con una stalattite di ghiaccio, ma non se ne curava. Se avesse voluto restare incolume, avrebbe potuto risparmiarsi di metterle le mani addosso.

Elsa voleva uscire al più presto da quella stanza, teatro della peggiore delle esperienze che era stata costretta a vivere; allo stesso tempo, aveva timore di cosa avrebbe dovuto affrontare, al di là della porta. Ma non aveva scelta. Non sapeva che ora fosse: sebbene non avesse mai mancato al suo dovere di essere mattiniera per seguire gli affari di Stato e le riunioni con i suoi ministri, quella mattina tutto era passato in secondo piano.

Doveva raggiungere la sorella. Con il verme in giro per il castello, Elsa sentiva di dover vegliare con maggior attenzione su Anna. Dopo quella notte, sentiva tutte le sue certezze e la sua stessa sicurezza ridotte a un cumulo di foglie secche portate via dal vento. Non voleva più sottovalutare niente che avesse a che fare con Hans: aveva ridotto Elsa uno straccio, cosa avrebbe potuto fare a sua sorella, se fosse lasciato libero di agire come gli pareva?

Con quei pensieri angosciosi, Elsa si impose di alzarsi e vestirsi. Si diresse verso la sala da pranzo dove lei e Anna erano solite consumare la colazione assieme.

Trovava desolante sapere che, d’ora in avanti, non avrebbero più potuto condividere da sole il piacevole pasto del mattino.

 

***

“Principe Hans, almeno per qualche giorno dovrete limitare i movimenti al braccio, per non lesionare ulteriormente i tessuti del muscolo. È una fortuna che … ecco … la stalattite non abbia colpito l’articolazione della spalla. Entro una settimana vi verranno rimossi i punti. Verrò a disinfettare la ferita ogni giorno e vi cambierò personalmente il bendaggio”.

Il principe Hans, si era limitato a chiedere i servizi di un medico e a spiegare a quest’ultimo, in tono asciutto, che era la ferita era stata conseguenza di un incidente con la moglie, cosa che, in assenza di ulteriori spiegazioni, ebbe l’infausta conseguenza di venire considerato un giochetto erotico finito male. Il medico di corte era perplesso per la dinamica dell’incidente del consorte della sua regina, ma sapeva essere molto discreto e si era limitato a curare con perizia la ferita e a togliere il disturbo.

Hans si fece aiutare a riabbottonarsi la camicia – ignorando lo sguardo malizioso del paggio sui graffi che ricamavano la schiena del principe – e si fece condurre alla sala da pranzo.

 

***

 “Elsa, ti ho aspettato per un’ora intera! Come mai ci hai messo tanto?” Anna si avventò con sguardo preoccupato sulla sorella, stranamente pallida e costretta in uno strano contegno.

“Non hai fatto ancora colazione? Potevi cominciare senza di me!” esclamò pacata la sorella maggiore, in un penoso tentativo di sottrarsi a un’indagine di Anna. Sapeva essere molto insistente, quando voleva.

“Che mi importa della colazione, ti stavo aspettando per sapere come stai, non per riempirmi la pancia di croissant!”.

“Ma ora che sono qui, che ne diresti di iniziare subito a mangiarne uno?” Elsa si precipitò al suo posto a tavola e prese in fretta un croissant dal vassoio, aprendolo in due, ma senza dar segno di volerlo mettere in bocca.

“Allora?” chiese Anna mentre prendeva posto vicino alla sorella.

“Allora cosa?” chiese nervosamente la regina.

“Elsa… niente più segreti. Me l’avevi promesso”.

“Formula la domanda e forse saprò darti una risposta” sospirò rassegnata la maggiore; rassegnata a raccontare una menzogna che avrebbe messo il cuore in pace la sorellina, ovviamente.

“Beh…” all’improvviso Anna non sapeva cosa dire.. o meglio, come dirlo. “Anzitutto … stai bene?”.

“Potrei stare meglio” rispose Elsa in tono piatto. Era la verità, dopotutto.

“Non hai l’aria di aver dormito molto” proseguì l’altra con titubanza.

“Grazie Anna” replicò mantenendo la piattezza nel suo tono di voce.

“Quel verme ha disturbato il tuo sonno?” continuò con voce lievemente alterata.

Scusa, che sta dicendo adesso?!  La perplessità della regina non trovò mai voce: la conversazione delle sorelle venne interrotta dall’ingresso nella sala del verme.

Il principe Hans non aveva il suo solito sorrisetto beffardo, piuttosto un’espressione imperscrutabile, ma per le sorelle non faceva alcuna differenza: la sua presenza era fonte di innegabile fastidio per entrambe.

Senza una parola, il principe si sedette al tavolo, dove gli venne servito il tè dalla cameriera.

Non si sentì volare una mosca per tutta la durata della colazione.

Il tè era freddo ma nessuno osava lamentarsi.

 

***

Per Anna fu penoso veder andar via la sua sorellona fianco a fianco con il verme, pronti a prendere parte alle riunioni del mattino con il suo – ormai il loro – staff di ministri. Era stata Elsa stessa a non chiedere pause che potessero anche solo essere scambiate per una luna di miele – ufficialmente, per poter mettere al più presto in atto contromisure efficaci alla crisi economica, oltre che per mostrare ai sudditi un basso profilo per rispetto alle difficoltà finanziare della maggior parte della popolazione … ufficiosamente, perché non aveva proprio intenzione di stare da sola col verme pure di giorno, quando aveva clamorosamente fallito il tentativo di scrollarselo di dosso (in tutti i sensi) almeno di notte.

Anna avrebbe potuto andare con loro, ma non era obbligata a farlo. In realtà, era fin troppo afflitta per poter fingere serenità agli occhi del mondo (come facesse sua sorella a esibire una faccia da poker così perfetta sarebbe rimasto sempre un mistero per lei) e aveva preferito raggiungere Kristoff fuori dal castello.

Attese pazientemente che l’amico concludesse le operazioni di scarico del ghiaccio raccolto dalla sua squadra di lavoratori e di pronta consegna alle imbarcazioni dirette verso le isole e le altre zone di Arendelle più distanti dalle montagne.

Kristoff restava sempre il giovane ragazzone serio e affidabile, un po’ troppo grezzo per l’educazione raffinata che Anna aveva ricevuto fin da piccola, ma era comunque un modello di lealtà e bontà che la principessa ammirava enormemente – dopotutto aveva imparato l’amara lezione di come dietro modi cortesi e leziosi potesse nascondersi una mente malvagia, quindi non avrebbe più fatto l’errore di giudicare dalle apparenze. Tuttavia la principessina non era cieca: la responsabilità che il nuovo ruolo di Mastro consegnatore di ghiaccio di Arendelle comportava aveva conferito al giovane una compostezza meno “zotica”, affinata dall’impossibilità di poter sfuggire ai contatti umani. L’obbligo di contattare fornitori, commercianti e locandieri, e contrattare con loro in modo più professionale rispetto a come si era comportato l’ultima volta con il commerciante dell’Emporio Querciola Vagabonda, aveva fatto miracoli sulla socialità del ragazzo, passato così dallo status di “troll umano dall’odore un po’ ruspante” ad “animale sociale più o meno addomesticato”. Riservato, timido, ma almeno non più burbero come un tempo.

“Con questo caldo, se si togliesse la maglia, sarebbe una visione celestiale!”

Aspetta, che?

No, non l’aveva pensato lei. Non aveva detto una cosa del genere ad alta voce perché non l’aveva pensata lei – anche se la frase era dannatamente vera!

Anna si voltò sorpresa verso la direzione della voce dal tono ammirato e malizioso e rimase sorpresa dall’essere così vicina a una donna che stava osservando con interesse il montanaro. Ma quando si era avvicinata? E come aveva fatto a non accorgersene? Forse aveva contemplato l’amico un po’ troppo intensamente …

“Non trovate anche voi, principessa Anna?” chiese la sconosciuta, mostrando di sapere che si trovava al cospetto della principessa di Arendelle e tuttavia abbastanza incurante del protocollo, dato che si permetteva di rivolgersi in modo così diretto a una nobile, peraltro senza presentarsi. Non che ad Anna facesse fastidio tale schiettezza, visto che era anche una sua caratteristica (la punta di fastidio, semmai, era per come la donna stava guardando il suo Kristoff) eppure, a prima vista, si sarebbe istintivamente aspettata un atteggiamento più raffinato.

Non aveva dubbi di trovarsi davanti a una nobile, e non solo per il vestito che indossava, di tessuto pregiato e foggia elegante, ma anche … non sapeva come definire la sensazione, la percepiva come una persona che avrebbe dovuto essere una maestra di bon ton e se ne fosse dimenticata. Non riusciva a spiegarsi tale perplessità.

“Ehilà, c’è qualcuno in casa?” proseguì divertita la donna, passandole una mano a pochi centimetri dalla faccia, come a voler richiamare la sua attenzione.

L’educazione, questa sconosciuta. Ma Anna non giudicava male la ragazza per questo motivo. Oddio, il fastidio rimaneva, leggero e in fondo alla sua coscienza, ma continuava a credere fosse solo per gelosia.

“Sì, sono presente!” che cavolo di risposta …

“Mi fa piacere!” rise la donna distogliendo lo sguardo.

“Voi mi conoscete?”. Anna aveva passato molto tempo fuori dalle mura del palazzo reale, e conosceva la gente del porto e quella che viveva relativamente vicino conosceva il volto della principessa e la salutava con deferenza. Nei giorni precedenti al matrimonio di sua sorella, Anna aveva incontrato un sacco di volti nuovi; il giorno stesso del matrimonio poi era stata costretta a salutare e ricevere inchini e riverenze da tanti di quei nobili del proprio Paese e dei Regni confinanti da non aver nemmeno il ricordo dei loro volti. Era quindi più che probabile che la sconosciuta fosse una forestiera e Anna aveva bisogno di inquadrarla per proseguire la conversazione.

“Direi di sì, dato che vi ho salutata durante il ricevimento di nozze di vostra sorella” rispose tranquilla e per nulla piccata dalla dimenticanza di Anna, cosa che avrebbe potuto offendere a morte qualche altra nobile.

“Sono spiacente, ieri ero piuttosto … confusa” cercò di togliersi d’impaccio con una mezza verità. Di fatto, tutta la sua attenzione era rivolta alla sorella, non gliene era importato un fico secco degli invitati che erano lì solo per far scena.

“Parola mia, sembravate più che confusa” ribattè con superficialità la donna. “Avevate l’aria di partecipare a un funerale, anziché a un matrimonio. Almeno in tre si erano chiesti ieri sera se avevate qualche problema serio. Detto tra noi” si avvicinò ad Anna col busto “dovreste imparare a nascondere meglio le vostre emozioni. L’ambiente in cui vivono i nobili non consente di esprimere liberamente i propri pensieri”.

“Io sono ciò che sono! Non voglio nascondermi!” esclamò Anna, indignata non solo dal tono di confidenza che si era presa la donna (insomma, ancora non sapeva chi diavolo fosse!) ma anche dall’insinuazione che tutti recitassero e si aspettassero che lei facesse altrettanto.

La sconosciuta fece spallucce “In tal caso, aspettatevi di cadere nei tranelli di altre persone. Forse gli inganni di mio fratello non vi hanno insegnato abbastanza bene la lezione”.

Aspetta, CHEEEE???

La donna accennò una breve riverenza “Principessa Lene delle Isole del Sud. Sorella del Principe Hans e cognata di Vostra sorella, la regina Elsa. Di nuovo, piacere di fare la vostra conoscenza”.

A proposito di educazione e compostezza tra nobili, ora toccava d Anna dare sfoggio di sé: le si allentò la mascella. Ecco spiegato perché si sarebbe aspettata maggior compostezza ed eleganza dalla sconosciuta: somigliava al verme, maestro nel mostrare modi garbati e cortesi, l’eleganza fatto uomo!

La ragazza teneva i lunghi, lisci e ramati capelli sciolti dietro le spalle, aveva leggeri lentiggini proprio come il verme, ma per il resto le mancavano i tratti virili (per fortuna, eh!) nel volto e nel fisico, più sottile e minuto. Ed era più vecchia di Hans, forse di una decina d’anni. Ma scusa, Hans non aveva detto di avere solo fratelli? Dodici, per l’esattezza?

Incurante della reazione di Anna, Lene si azzardò ad allungare la mano verso la principessa, chiudendole dolcemente la bocca sospingendo il mento verso l’alto. Altro strappo del protocollo inammissibile in una situazione formale.

“Pensate che vostra sorella accetterà di concedermi un’udienza?”.

 

***

Hans aveva tradito un certo fastidio nel vedere la sorella comparire a palazzo accompagnata da quella stupidina di sua cognata, ed era rimasto ancor più contrariato quando quest’ultima si era rivolta a Elsa, non a lui, chiedendole ospitalità nel Regno di Arendelle. Fortunatamente la mogliettina non sembrava disponibile ad avere Lene tra i piedi più di quanto lo fosse lui. Lo aveva bellamente ignorato per anni, continuava a farlo, e chiedeva ospitalità? Sfacciata!

“E la vostra famiglia ha acconsentito alla vostra permanenza nel mio Paese?” domandò lievemente infastidita la regina.

Lene abbozzò un sorrisetto mentre rispondeva “I fratelloni non si sono nemmeno accorti che sono scesa alla chetichella dalla nave questa mattina, Maestà. Dovete sapere che l’aria a casa mia si sta facendo … un po’ pesante … per una sorella zitella” proseguì guardando per una frazione di secondo il fratellino a fianco della consorte.

“Come se fosse il tuo restare nubile il problema” commentò asciutto Hans.

“Non credo sia una buona idea che restiate senza aver prima informato la vostra famiglia”  disse Elsa con tono apparentemente indifferente (ma chissà come, i quattro avevano intuito che era tutta una scusa. Un verme a palazzo era più che sufficiente) e ignorando volutamente le parole del neo marito.

“Quando avrete il permesso dei vostri regali genitori, sarete la benvenuta” concluse la regina in tono definitivo che non ammetteva repliche.

Lene non fece in tempo a mostrarsi abbattuta che il fratello girò i tacchi e fece per uscire rapidamente.

“Hans, dove vai?” chiese la sorella.

“A inviare un messaggio alla nostra famiglia. Se faccio in fretta, magari riesco a far tornare indietro la nave prima che arrivi al porto delle Isole del Sud”.

Nuuuu fratellino, non rimandarmi da quelli là!” esclamò Lene in tono di supplica.

“Da quelli là ci sono stato io controvoglia, da quelli là ci resti tu. Non abbiamo bisogno di svitati piromani, qui ad Arendelle”.

“Cattivo!!!” si lamentò la sorella, vicina ad iniziare a fare i capricci come avesse cinque anni (invece, s’è saputo durante il colloquio coi nuovi sovrani di Arendelle, la donna aveva trentun anni, sette anni più di Hans).

“Non si direbbe che tra i due fratellini scorra buon sangue” commentò sottovoce Elsa rivolta solo ad Anna, ignorando i battibecchi dei due fratelli.

“Se almeno una delle cose che mi aveva detto il verme in passato è vera, pare che i fratelli maggiori non lo avessero mai trattato bene, povero piccolo” commentò acidamente quest’ultima.

“Ah davvero? Se le cose stanno davvero così …” Elsa alzò la voce, in modo che i fratellini adorati sentissero, e si rivolse a Lene “Benvenuta ad Arendelle cognata. Spero ti troverai bene qui al castello”

“Ma Elsa!” esclamarono in coro, sorpresi, Anna e Hans.

“Sìììììì!” esclamò improvvisamente contenta la principessa (ma le lacrime di due secondi fa dov’erano finite?) che non trovò niente di meglio da fare che rompere nuovamente il protocollo: abbracciò di slancio Elsa, sotto lo sguardo sbigottito di fratello di lei e sorella dell’altra, nonché della regina stessa.

“Sei la mia cognata preferita!!!!!” trillò felice Lene.

 

 

 

  
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