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Autore: parawhoredhead    26/06/2014    0 recensioni
Passi. Dopo cinquemila anni. Passi sempre più vicini. Era lei.
-Salve Ulriel-.
-Galadriel- salutò lui con un cenno del capo.
-Qualcuno ha deciso che hai pagato abbastanza-.
Impassibile Galadriel,l'angelo guardiano,aprì la cella con la sua stellasaetta e con questa ruppe le catene che imprigionavano le grandi ali nere del nephilim.
-Perchè? Cosa vogliono in cambio?-
-Ulriel,corre voce che tu sia il Redentore-.
Genere: Drammatico, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia batteva piano sulle sbarre arrugginite della piccola finestra e il freddo penetrava nelle ossa,nei suoi cinquemila anni da prigioniero Ulriel aveva imparato a sopportare qualsiasi cosa. Pur essendo un nephilim soffriva fame,sete,freddo,caldo e malattie cioè tutti quei bisogni che derivano dalla sua parte umana. Odiava Lucifero,odiava tutto il fascino di quell'essere malvagio,odiava i suoi occhi,la sua bocca e odiava l'umana debolezza di Helen che la portò a cedere troppo facilmente alle sue avances. Ulriel odiava essere figlio del diavolo. Ma c'era una cosa che adorava del suo lato umano: la sensibilità. Questa sua poetica qualità veniva fuori quando pioveva e lui stringeva con le mani le sbarre della piccola finestrella finchè le nocche non gli diventavano bianche.
 
*Hope*
Ogni volta c'era qualcosa che la portava a farlo,qualcosa che lei non conosceva affatto. Ogni notte di pioggia le era inevitabile alzarsi e correre alla finestra della sua camera per guardare le piccole goccioline scendere sul vetro liscio quasi facendo a gara per chi arriva prima. Non riusciva a spiegarsi il perchè di tutta quella attesa,in fondo era solo pioggia. Ma Hope sapeva che sarebbe piovuto e non dalle previsioni meteo. Sapeva se sarebbe venuto giù un temporale o una lieve pioggerellina e lo sapeva anche giorni prima che accadesse. Le piaceva passare le mani sul vetro e sentire quanto era freddo là fuori. E,anche se era assurdo,sentiva che qualcuno,da qualche parte,aspettava la pioggia come lei e la guardava con le mani nella stessa posizione delle sue quasi come le volesse toccare.
Per quanto Hope amasse la pioggia sapeva che era notte fonda e che il giorno dopo c'era lezione quindi si costrinse a tornare a letto pur sapendo che non avrebbe chiuso gli occhi. "Ah! La pioggia e il suo incanto!" pensò.
Alle sette in punto la sveglia suonò senza pietà e Hope farfugliò assonnata qualche bestemmia prima che la sua mano trovasse quel diabolico strumento sul comodino e lo scaraventasse sul muro. Ormai era sveglia e la scuola non aspettava quindi fece una doccia veloce che le ricordava tanto lo scrosciare della pioggia e la rilassava molto poi si truccò leggeremente,si vestì e preparò due french toast. Mentre sbocconcellava la colazione si fermò a pensare a tutte le idiozie che la pioggia le liberava nella mente. Come avrebbe potuto esserci qualcuno il cui desiderio di toccarla era talmente forte da poterne sentire l'intensità? Idiozie! Solo idiozie! E lei lo sapeva ma non poteva evitare la delusione che le attanagliava il cuore man mano che la realtà prendeva il sopravvento,sembrava quasi che il suo cuore pian piano si colorasse di nero e a quel punto veniva posseduta dal malumore che governava la sua intera giornata.
Il vento gelido da quiete dopo la tempesta le sferzò il volto mentre usciva dal dormitorio femminile di Harvard,i capelli appena pettinati distrussero la gabbia dell'ordine e si sistemarono in stile Tina Turner,le guance struccate diventarono rosse e le iniziarono a lacrimare gli occhi. L'inverno era molto rigido lì a Cambridge,nel Massachuttes. Erano solo le sette e mezza di mattina ma gli studenti già bazzicavano per il campus chi per prendere alcuni libri in prestito dalla biblioteca e chi,come Hope,cercava di prendere uno dei posti migliori per seguire le lezioni. A volte si sentiva davvero strana,insomma miliardi di studenti in tutto il mondo odiavano la scuola e tutto ciò che era legato ad essa. Hope,invece,la amava. Era il suo rifugio e adorava chiudersi in bibllioteca anche dopo ore di lezione,era stata per due anni il capitano della squadra di chimica (pur studiando giurisprudenza) e per tutti e due gli anni il suo team aveva battuto alla grande quello di Yale. Si affrettò a salire le scale della scuola e a raggiungere l'aula 4C dopo aver preso i libri di diritto penale dal suo armadietto,più le ore passavano più tutto della giurisprudenza si insinuava nel suo cuore: gli articoli della costituzione americana,il bellissimo motto in mostra in tutte i tribunali d'America "In God we trust". Hope era cattolica ma non era mai stata osservante e,così come i suoi genitori,il dottor Thomas Watson e sua moglie Heaven,non era mai stata battezzata.
Alla fine della lezione andò in biblioteca e spese lì tutto il pomeriggio.
 
*Ulriel*
Passi. Dopo cinquemila anni. Passi sempre più vicini. Era lei.
-Salve Ulriel-.
-Galadriel- disse salutandola con un cenno del capo a testa bassa.
-Qualcuno ha deciso che hai pagato abbastanza-.
Impassibile Galadriel,l'angelo guardiano, aprì la cella con la sua stellasaetta e con questa spezzò le catene che imprigionavano le grandi ali scure del nephilim.
-Perchè? Cosa vogliono in cambio?-
-Ulriel,corre voce che tu sia il Redentore-
 
  
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