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Autore: jadestark    26/06/2014    1 recensioni
Questa fanfiction nasce come seguito di You Must Be The Ruler e parla della storia di una dei figli di Mary e Francis, Anne, la più piccola.
Ci sono elementi fantasy e la maggior parte dei personaggi sono inventati, in quanto gli eventi si svolgono molti anni dopo l'ambientazione del telefilm.
L'attinenza alla storia è (o sarà) più importante di quanto si possa credere.
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Francis, Mary Stuart, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO V.

 


Il sole del mattino d'autunno illuminava già le mura del castello quando Anne uscì dalle sue stanze diretta a quelle di Greg. Era nervosa e le batteva forte il cuore, non le era mai successo di sentirsi in quel modo per un ragazzo prima di allora. Velocemente raggiunse la sua meta e, dopo aver preso un respiro profondo, bussò alla porta in legno massiccio. Nessuno rispose. Bussò ancora. Calma piatta. Stava per andarsene quando passò di lì un servitore che, vedendola spaesata, le disse: "Cercate Lord Gregory, milady?"
"Veramente sì..."
"E' stato svegliato all'alba stamattina, il suo cavallo si è ferito durante la notte. Credo sia ancora giù alle scuderie"
"Oh, grazie mille, siete stato molto gentile ad informarmi" Anne fece per andarsene, ma all'ultimo momento si voltò e chiese: "Pensate che possa arrecargli disturbo?"
"Certo che no, milady! Parla in continuazione di voi, sarà contento di avervi vicina, presumo"
La ragazza lo ringraziò di nuovo e si avviò di passo svelto verso i recinti dei cavalli, sperando che niente di grave fosse successo all'animale di Greg.
 
Una volta arrivata vide tre uomini chini su un cavallo disteso, riconobbe lo stalliere, Greg e con loro c'era anche Nostradamus, intento a curare l'animale. Non sapeva bene cosa dire o fare, quando Greg si voltò e la vide, le sorrise e venne verso di lei. Quando le fu vicino Anne notò che aveva un'aria molto stanca e afflitta, e sperò che la situazione non fosse troppo grave.
"Ehi, cosa ci fate qui?" le chiese con un tono di voce molto dolce.
"Ero venuta in camera vostra e mi è stato detto delle condizioni del vostro cavallo. Si riprenderà? E' grave?"
Anne era sinceramente preoccupata, lui se ne accorse e le raccontò l'accaduto: un cinghiale si era intrufolato di notte nel box di Kongo, il cavallo, e l'aveva ferito ad una zampa. L'animale non camminava ma non sembrava avere niente di rotto, quindi probabilmente si sarebbe rimesso, se la ferita non si fosse infettata. Nostradamus stava giusto provvedendo a fasciarla e cospargerla di unguenti antisettici.
"Ma come mai eravate venuta a cercarmi? Volevate dirmi qualcosa?" azzardò Greg, che sapeva benissimo il perchè lei lo avesse cercato quella mattina.
Anne arrossì un po': "Volevo ringraziarvi per il fiore"
Anche Greg arrossì e spostò lo sguardo a terra: "Quindi... ho indovinato?"
La ragazza scosse la testa, guardandolo questa volta. Greg annuì deluso, sperava di aver fatto centro al primo tentativo. Anne se ne accorse e, forse mossa dalla storia del cavallo o forse soltanto perchè non ragionò molto su quello che stava facendo, si alzò in punta di piedi e lasciò un leggero bacio sulla guancia del ragazzo, che rimase impietrito da quel gesto.
Nessuno dei due sapeva cosa dire o fare, quindi Anne se ne uscì con un: "Ci vediamo in giro", prima di girare sui tacchi e tornare verso il castello, senza sapere se pentirsi o essere contenta di quello che aveva appena fatto.
 
Senza una meta precisa, Anne si ritrovò a vagare per il castello. Benchè ancora elettrizzata per quel bacio veloce e spontaneo, cominciava a chiedersi se non avesse sbagliato ad agire d'impulso, ma dopotutto Greg le piaceva e lei sembrava piacere a lui, non ci sarebbe stato niente di male nel cominciare a frequentarsi, inoltre non sapeva ancora come fare per tornare al suo presente e nemmeno quanto tempo avrebbe impiegato a scoprirlo.
Mentre girovagava con questi pensieri in testa, si ritrovò in quella che veniva chiamata "infermeria", dove alloggiava e lavorava Nostradamus. Anne decise di cogliere l'occasione al volo e parlare con lui degli ultimi sviluppi.
Entrò senza bussare e si ritrovò davanti sua nonna.
"Anne, ti stavamo mandando a chiamare. Come è andata ieri?"
La ragazza scosse la testa, fissandosi l'orlo del vestito. Catherine capì al volo, senza bisogno di ulteriori spiegazioni.
"Nostradamus, avremo bisogno della tua pozione"
L'uomo si inchinò brevemente in direzione della regina e iniziò ad armeggiare tra gli scaffali, finchè ne estrasse una boccetta in vetro contenente un liquido verde scuro.
"Ecco, estratto di prezzemolo. Il sapore è molto forte, forse solo il vino rosso riesce a mascherarlo" disse lui.
Anne prese la boccetta dalle sue mani, pensando a come somministrarla alla madre. Intervenne Catherine a chiarirle il da farsi: "Fai dei biscotti, tesoro, e portaglieli in regalo. Vorrà condividerli con te e allora le drogherai il bicchiere di vino"
Anne detestava dover fare qualcosa del genere, ma sapeva di essere l'unica che avrebbe potuto farla: Mary non si fidava di Catherine e nessun'altro avrebbe dovuto sapere del loro piano. Mise quindi la pozione in tasca e si diresse verso l'uscita, ma una mano della nonna arrivò a fermarla.
"Mi dispiace che sia tu a doverlo fare, so che è una cosa orribile. Sei così giovane, ma presto capirai che per fare un'omelette bisogna rompere qualche uovo, e imparerai a conviverci. Ti renderà più forte"
"Spero solo di non diventare una persona senza cuore"
Catherine la strinse a sè: "Questo non potrà mai accadere"
"Chissà come sarà cambiato il mondo quando tornerò..." ma, subito dopo aver pronunciato queste parole, Anne si rese conto dell'assurdità della faccenda. Cercò lo sguardo di Nostradamus, staccandosi da Catherine: "Se Mary prenderà la pozione, io non nascerò"
Nostradamus annuì solenne.
"Quindi se non sarò mai nata, scomparirò dalla faccia della Terra?"
"No" rispose lui "non nascerai nel futuro, ma in questo presente continuerai a vivere"
Come aveva fatto a non pensarci prima? Era così ovvio. Non sarebbe mai potuta tornare a casa.
Ma voleva davvero tornarci? Nel passato, aveva tutta la sua famiglia, anche se nessuno la riconosceva per quello che era. Nel futuro, cosa aveva? Un fratello pazzo e una fredda torre dove dormire. Forse rimanere là era un'occasione da non lasciarsi sfuggire.


 
***
 


La luna splendeva piena in cielo, erano da poco passate le undici di sera quando Mary sgattaiolò fuori dalla propria camera per andare a bussare piano ad una porta a lei molto familiare, benchè non le fosse mai stato permesso di varcarla.
Le guardie avevano appena finito il loro turno, quindi non c'era nessuno che potesse vederla. Sentì dei passi provenire dall'interno della camera e un secondo dopo si ritrovò davanti Francis in tenuta da notte. Non gli permise nemmeno di pronunciare una sillaba: in una frazione di secondo era incollata a lui e lo stava già spingendo verso l'interno e chiudendo la porta.
Appena ebbe realizzato cosa stava succedendo, Francis si staccò dalle labbra di lei tentando un: "Non possiamo! Le guardie..." ma Mary lo zittì di nuovo con un altro bacio, ancora più passionale del precedente. Non erano stati più soli dopo quella volta al villaggio e a Mary lui mancava come l'aria. Probabilmente la mancanza era reciproca perchè anche Francis alla fine cedette e iniziò a ricambiare il bacio di lei con altrettanto trasporto.
Mary iniziò a baciargli il collo e l'incavo della clavicola, mentre gli sfilava la camicia. Lui in risposta le accarezzò la testa, scostandola da sè e girandola per slacciarle il corpetto. Mentre armeggiava con i lacci, continuò a darle dei baci leggeri sulla schiena e sul retro del collo fino all'orecchio. Mary si liberò velocemente del vestito ormai aperto, con l'intenzione di spingere Francis sul letto, ma lui fu più veloce, bloccandola al muro e riprendendo a baciarla da dove aveva lasciato. Dopo qualche secondo, lei gli tirò su la testa e i due si scambiarono un intenso sguardo carico di mille emozioni diverse ma amalgamate tra di loro talmente tanto da risultare irriconoscibili singolarmente. Guidò la testa di lui verso le proprie labbra, e questa volta fu lui a spingerla verso il letto, prendendole poi le mani, una volta distesa, e bloccandogliele sopra la testa, per poterla baciare dove e come voleva. Mary lo lasciò fare e lo interruppe soltanto per sussurrargli: "Mi sei mancato così tanto". Francis sfiorò il naso di lei con il suo, rispondendole col tono di voce più dolce del mondo: "Anche tu. Ho pensato a te ogni giorno" un bacio leggero sulle sue labbra per poi continuare "Non so come ho fatto a resistere così a lungo". Mary gli sorrise, liberando le braccia dalla sua presa e riappropriandosi della libertà di toccarlo a sua volta.
 
Francis si svegliò per primo il mattino dopo. La luce filtrava dai vetri delle finestre e illuminava il cuscino sul quale era appoggiata la testa di Mary, ancora avvolta dal sonno. Fece per alzarsi, ma il fruscio delle lenzuola svegliò l'altra inquilina del letto in legno massiccio che quella notte aveva ospitato due occupanti. Mary aprì piano gli occhi ma li richiuse subito, accecata dalla luce diretta proprio contro la sua faccia. Francis allora le andò vicino e le diede un bacio leggero sulla guancia, posizionandosi in modo da coprire i raggi del sole che le davano fastidio. Lei alzò lo sguardo ancora mezzo addormentato su di lui e con l'indice andò ad accarezzargli il torace nel centro esatto di esso, proprio sopra lo sterno.
"Sai, c'è una cosa che devo dirti"
Francis assunse un cipiglio accigliato: "Cosa?"
"Sai noi... beh, dall'ultima volta è passato del tempo e... e io non..."
"Mary, parla" Francis aveva già capito in realtà, ma non voleva azzardarsi a crederci.
"Io credo di essere incinta, ecco" Mary quasi lo urlò e Francis le mise d'istinto una mano sulla bocca e le fece segno di tacere. Ma subito dopo sulla sua faccia spuntò un sorriso che gridava felicità a squarciagola.
"Quanto ne sei sicura?"
"Non lo so... non ne posso parlare con nessuno. Ho un ritardo di soli dieci giorni, quindi probabilmente non è nient..." ma Francis la zittì di nuovo, stavolta con un bacio, prima che potesse finire di parlare.
"Quindi non ne siamo abbastanza sicuri" le disse staccandosi un momento da lei "Penso che sia meglio insistere, allora" ricominciò a baciarla per poi fermarsi di nuovo "Non credi?". Mary scoppiò a ridere e gli annuì di rimando, prendendogli la testa fra le mani e guidandola verso di lei.


 
***
 


Greg stava tornando al castello dopo aver assistito il suo cavallo per tutto il giorno, era già buio e lui non aveva ancora cenato. Svoltato l'angolo che conduceva all'ala Est, si trovò di fronte una scena alla quale avrebbe preferito non assistere: Bash si stava praticamente mangiando la faccia di una ragazza che a Greg sembrava essere una delle dame di compagnia di Mary Stuart. I due non avevano notato la sua presenza quindi il ragazzo si schiarì la voce un paio di volte. Bash si voltò immediatamente e si staccò dalla ragazza, dicendole qualcosa all'orecchio che Greg non riuscì ad afferrare, ma la vide annuire e correre via rassettandosi il vestito.
"Scusa l'interruzione, amico"
"Ah figurati, il rischio di essere scoperti rende il tutto molto più eccitante!" Bash sottolineò la frase con un occhiolino, e Greg arrossì immediatamente: non era abituato nè a fare nè a parlare di cose del genere.
"Ma dimmi" continuò Sebastian "Ti ho visto in giro con la ragazza nuova, hai qualcosa da raccontarmi?"
Greg divenne ancora più rosso e scosse deciso la testa. Bash, che conosceva l'amico, gli diede un pugno sulla spalla.
"Ahi!"
"Parla!"
"Ok! Sto cercando di indovinare quali siano i suoi fiori preferiti, ma per adesso non ci sono riuscito"
"...e?" Bash continuò ad incalzarlo.
"...e stamattina mi ha ringraziato dandomi un bacio sulla guancia" Greg avrebbe voluto sotterrarsi.
Bash scoppiò a ridere: "Ma va benissimo allora! Lei è una ragazza perbene, devi andarci piano"
"Lo so... lo sto facendo"
"Che fiori le hai portato?" chiese Bash.
"Un tulipano"
Sebastian ci pensò su un momento: "Perchè non provi con le rose? A tutti piacciono le rose. Rosse. Certamente rosse" gli sganciò un altro occhiolino circondandogli le spalle con un braccio.
"Ok" rispose rassegnato Greg.
"Lei mi piace, sai? Vi vedo bene insieme. Ma adesso mangiamo qualcosa, che Kongo è in buone mani" e, detto questo, trascinò Greg in cucina, a vedere se potevano racimolare un po' di selvaggina avanzata.
  
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