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Autore: leila91    27/06/2014    9 recensioni
Con questa piccola fanfiction, volevo provare a raccontare la mia versione della storia d'amore tra Faramir Tuc e Cioccadoro Gamgee.
Ho sempre amato questa idea di Tolkien di unire le famiglie di Sam e Pipino, ed ecco cos'è saltato fuori :)
Enjoy!
[Eventi Post LOTR | New Generation Hobbit | Old!Faramir | Old!Eowyn]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cioccadoro Gamgee, Eowyn, Faramir, Faramir Tuc, Sam
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shire Folk'
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LETTERA ALLA MIA FAMIGLIA
 
Carissimi.. anzi no, adorati… no, dunque..
“Ma come diavolo si deve cominciare una lettera?!” borbottò tra sé e sé Faramir, intingendo la sottile penna d’oca nel calamaio di fronte a lui.                                      
“Dunque vediamo..” si disse riprendendo a scrivere:
Miei cari genitori, perdonatemi per questo ritardo. Non era mia intenzione farvi aspettare così a lungo, ma è stato come se tutto mi fosse sfuggito di mano una volta giunto in Città. Questa è in assoluto la prima lettera che scrivo nella mia vita, e di certo mai avrei immaginato di farlo da qui: Minas Tirith, nel regno di Gondor. Tutto ciò che mi avete raccontato tu e mastro Sam su questo posto è vero padre! E madre.. come vorrei che tu potessi vedere questa città coi tuoi occhi. Ti piacerebbe, ne sono certo, perché ti ricorderebbe il tuo nome: un diamante, un enorme gioiello bianco, così mi è parsa la prima volta che l’ho scorta. Oh madre! Il mondo è così grande.. molto più grande di quanto abbia mai immaginato…e tuttavia ho visto ancora così poco..                                                                                                                                   
Avrei tante, troppe, un’infinità di cose da raccontarvi, che ho paura non mi basti il tempo, né l’inchiostro o la carta. E ho una tale confusione in testa!                             
Forse potrei provare a partire dal principio..                                                                                              
Dunque, il viaggio.. Sì il viaggio è andato molto bene! Rapido e senza intralci, relativamente tranquillo (per quanto possa esserlo una cavalcata di miglia e miglia attraverso luoghi in gran parte a me sconosciuti). A ogni modo sono giunto a Minas Tirith prima del previsto, e padre, pensa un pò chi ho conosciuto! Bergil, figlio di Beregond, niente meno! Quel ragazzo di cui mi hai spesso parlato, ricordi? Inizialmente mi ha persino scambiato per te! Ora è a guardia della Torre di Echtelion, e trascorre là gran parte del tempo. Mi ha ospitato a casa  sua, dove ho conosciuto sua moglie, e sua figlia. Ha voluto sapere tutto di te, e mi ha detto che vorrebbe conoscere mamma: “Che incredibile pazienza deve avere!”, parole sue!                 
Purtroppo devo anche informarti che Beregond è morto l’estate scorsa. Una caduta da cavallo, mi ha detto Bergil. Avrei preferito darti questa notizia di persona padre, ma questo, attualmente è il solo modo che ho.. Il giorno dopo Bergil mi ha accompagnato all’Alta Corte, dove Aragorn in persona mi ha accolto sulla soglia! E mi ha chiesto il privilegio di chiamarmi amico! Amico! Io! Un semplice Hobbit della Contea che non era mai stato più in là di Brea. Sire Elessar è davvero una meraviglia! Forte e maestoso, e al contempo dolce e gentile… e saggio... Mi pareva quasi di conoscerlo da anni, e ho avuto come l’impressione che sappia leggere negli animi delle persone. Credo che abbia capito molte più cose lui di me, in appena cinque minuti, di quanto non abbiano fatto molti Hobbit che conosco da tutta la vita. Ma sto divagando! Il meglio deve ancora arrivare! Stavamo parlando da poco, quando sentimmo le trombe suonare fuori in città e..
“Credo sia arrivato qualcuno che vuole conoscerti”. Un piccolo e sottile ghigno, increspava le labbra di Aragorn, mentre faceva cenno al Mezzuomo davanti a sé di seguirlo. Faramir da parte sua, non appena aveva sentito gli squilli, era impallidito di colpo. “Ci siamo” pensò con il cuore in tumulto , “Finalmente è arrivato.” All’improvviso però, non si sentiva più così sicuro e smanioso di voler conoscere il Sovrintendente. Un repentino senso d’inadeguatezza, misto a inquietudine e paura di non essere all’altezza, lo sopraffece. Il giovane iniziò leggermente a tremare.                               
“Faramir?” La voce di Aragorn lo riscosse: “Che ti succede? Stai bene?”                                              
L’Hobbit deglutì, indeciso se mentire o meno, ma alla fine optò per la verità: “E se non.. se non dovessi piacergli? Perché un grand’uomo come Faramir dovrebbe voler conoscere un semplice Hobbit come me?” Non disse, che trovava assurdo in egual maniera, il fatto che il Re stesso trovasse piacere nella sua compagnia e lo trattasse da amico.                                                                                                   
Aragorn gli sorrise dolcemente: “Se c’è una cosa che ho imparato sugli Hobbit, è che la semplicità non è la parola adatta a descrivervi. Gandalf, una volta, mi disse che si può imparare tutto ciò che occorre sapere sui vostri costumi in un mese, eppure dopo cento anni riuscireste ancora a meravigliare e sorprendere.  Se somigli, come sospetto, anche solo la metà a tuo padre, stai pur certo che Faramir ti adorerà.” “D’altra parte, se non avesse voluto conoscerti, non avrebbe mai accettato di prenderti a servizio non credi?”, e gli fece l’occhiolino. Faramir annuì, tranquillizzato: “Bene, andiamo allora!”
Quando giunsero al cancello principale, i cavalieri avevano già smontato dai destrieri, ed erano in procinto di avviarsi verso le scuderie. Il sole di mezzogiorno splendeva alto nel cielo e tirava una leggera brezza.
Aragorn si avviò a passo spedito verso quello che sembrava il più alto tra i soldati. Costui gli porse il braccio destro, che il Re non esitò a stringere col proprio.
“Bentornato in Città amico mio. Giungi con parecchio anticipo! Quali notizie da Rohan?”
Il cavaliere si tolse l’elmo che ancora indossava, rivelando un viso di rara bellezza per un uomo mortale. Aveva occhi grigi, simili a quelli del Re, e capelli chiari screziati appena qua e là da qualche ciocca d’argento. Lo sguardo era fiero e luminoso, e lasciava trasparire i segni di un’intelligenza acuta e investigativa. Indossava la divisa dei soldati di Gondor, la stessa che Faramir aveva visto spesso a suo padre e che ora era passata a lui. Sul lato sinistro del petto, tuttavia, portava appuntato un gioiello color smeraldo, che splendeva riflettendo la luce circostante. Sembrava quasi che, in maniera sottile, la pietra lo ponesse ad un livello superiore rispetto ai soldati lì intorno, come a sottolineare il suo ruolo.
 “Non che fosse necessario un gioiello” pensò l’Hobbit, guardando in silenzio il capitano. Egli sembrava, infatti, emanare autorità con la sua sola figura e con quel suo sguardo profondo. Il giovane capì solo in quel momento, le parole che tempo prima gli aveva detto suo padre: “Un uomo che io stesso avrei seguito.. persino a Mordor”.
Faramir parlò, e la sua voce era calda e melodiosa: “Sire Eomer e Dama Lothiriel ti mandano i loro saluti. Mi hanno assicurato pieno appoggio per la questione di Dunland.”
Aragorn annuì, soddisfatto: “Grazie, amico mio.”
Poi lo sguardo di Faramir si posò finalmente sul Mezzuomo, rimasto a debita distanza. “Faramir Tuc” disse, “Ѐ un onore rivederti”
 
Un onore… capite? Un onore!
Faramir di Gondor, Sovrintendente del Re e capitano dei suoi soldati, discendente della stirpe di Numenor, onorato di rivedere me! Faramir Tuc, attualmente capitano.. beh del nulla! Ero rimasto imbambolato a fissarlo, mentre parlava con Aragorn, con un’espressione probabilmente da idiota sul viso, quando finalmente mi rivolse la parola. Per qualche secondo rimasi in silenzio, senza che mi venisse in mente come rispondere; cosa che stava diventando ormai una fastidiosa abitudine!
Quando finalmente ritrovai la parola, credo di avergli detto qualcosa del tipo: “Sono io a essere onorato, sire Faramir”. Poi probabilmente devo aver aggiunto: “Ѐ un privilegio portare il nome di un così valoroso comandante”, perché Faramir scoppiò a ridere, battendomi una mano sulla spalla e dicendo: “L’ultima volta che ti ho visto non eri così formale, giovane Hobbit”. Sapevo bene quale fosse la ‘volta’ a cui si riferiva, e che chiaramente mi stava prendendo in giro, tuttavia poco mancò che gli rispondessi: “Avevo appena due anni!”
“Padre, è lui dunque?” La voce che ci aveva interrotti apparteneva a un giovane uomo, di forse qualche anno più grande di me, ma alto circa il doppio. Somigliava molto a Faramir, solo gli occhi erano diversi, di un delicato colore nocciola. “Proprio così” rispose l’interpellato, “Faramir Tuc, permettimi di presentarti Elboron, mio figlio”. Mi affrettai a stringere la mano che il giovane mi tendeva sorridendo. “Avremo presto modo di conoscerci meglio, mastro Tuc” ,mi disse, “Verrai assegnato alla mia divisione”
“Alla quale tra parentesi, appartengo anch’io” gli fece eco quella che mi sembrò la versione più giovane di Aragorn: probabilmente coetaneo di Elboron, aveva i capelli scuri, ed era se possibile ancora più alto, con le spalle larghe. Lo guardai affascinato. C’era qualcosa di diverso in lui, qualcosa che lo differenziava da tutti noi, persino da Re Elessar, che tra quella folla era decisamente il più notevole. Di che cosa si trattasse l’avrei scoperto da lì a breve. Strinsi anche la mano di Eldarion, così disse di chiamarsi, e replicai che sarebbe stato un piacere prestare servizio con loro, che non meritavo un simile onore e altre sciocchezze del genere; poi appena prima che il mio stomaco potesse tradirmi, Aragorn annunciò che di lì a poco sarebbe stato servito il pranzo.
Il salone allestito per l’occasione era enorme! Probabilmente grande il doppio di Casa Baggins, il che è dire poco. Al centro vi era una grande tavola, già completamente apparecchiata e tutto era pronto per il pasto.
E poi la vidi.
 
“Benvenuti miei signori. Dovete essere stanchi”
La donna che aveva parlato, era probabilmente la più bella creatura su cui Faramir avesse mai posato lo sguardo. Alta e slanciata, dalla pelle diafana ma al contempo luminosa. I capelli, scuri come la notte incorniciavano un ovale perfetto, e scendevano in morbide onde ad avvolgere la sua figura. Le labbra ricordavano un bocciolo di rosa e la voce, limpida e cristallina, pareva il suono di mille campane argentate. Ma erano gli occhi la cosa più stupefacente: brillavano come stelle, quasi che quella creatura ultraterrena fosse riuscita in qualche modo, a catturare lo splendore di un cielo stellato, per custodirlo gelosamente nel suo sguardo.
“Ѐ la prima volta che vedi un Elfo non è vero?” ridacchiò Eldarion, “Questa è mia madre, Dama Arwen Undomiel.”
Dama Arwen? La moglie di Re Elessar? Ma certo! Ecco perché Eldarion gli era sembrato tanto diverso! Era il figlio di Aragorn e di un’Immortale, e ciò faceva di lui un Mezz’elfo.
Dopo le presentazioni, la compagnia si accomodò finalmente a tavola con grande gioia del Mezzuomo. Il suo posto era tra Faramir ed Elboron, di fronte alla coppia reale. Prima d’incominciare, tutti si volsero verso Occidente (“Verso Numenor, e l’Elfica Dimora oltre Numenor”, gli spiegò Faramir) tenendo un minuto di silenzio. Per tutto il pasto il giovane conversò allegramente col Sovrintendente e suo figlio. Grazie alla gentilezza di Faramir, che fece di tutto per metterlo a suo agio, e all’ottimo vino, l’Hobbit superò in fretta la sua precedente insicurezza. Il Sovrintendente incentrò la conversazione specialmente su Pipino e sui racconti dei tempi passati; Elboron, invece, lo tempestava di domande sulla Contea; affascinato e incuriosito dal quel mondo così lontano e diverso dal suo. Il Mezzuomo gli rispondeva volentieri, scoprendo pian piano di avere parecchio in comune con lui: curiosità, irrequietudine e desiderio di scoprire il mondo. Nel frattempo, anche senza alzare gli occhi, poteva sentire su di sé lo sguardo divertito di Aragorn, e quello più dolce e carico di tenerezza di Arwen.
Con loro sedevano, oltre ai soldati, molte nobili donne. Ma di Dama Eowyn, Faramir non vide traccia.
 
“Mi fu detto infatti, che la sua figlia più piccola, Finduilas, si era ammalata all’improvviso, e lei non si era sentita di lasciarla in quel momento. Sulle prime mi dispiacque parecchio che non fosse lì con noi, ma ero consapevole che avrei avuto molte altre occasioni per poterla vedere. Passai così il resto del pranzo a conversare con gli altri soldati, mentre Aragorn e Faramir discutevano di politica e di una questione riguardante Dunland. Verso sera mi fu poi assegnata una stanza, la stessa dalla quale vi sto scrivendo questa interminabile lettera. Si è fatto buio fuori, nonostante le giornate qui siano più lunghe che a casa. Casa! Raccontatemi qualcosa voi ora! Quali notizie dai Gamgee? Come sta Goldilocks? Rassicuratela mi raccomando, e ditele che la mia prossima lettera sarà interamente per lei. Ora è meglio che vada; domani comincerà finalmente il mio addestramento e voglio provare a riposare. Anche se dubito che ci riuscirò; l’agitazione ha preso il sopravvento..
Siete sempre nei miei pensieri, tutti voi, anche se a separarci c’è mezzo mondo.
Per sempre vostro,

Faramir



Note:
Ma ciaooooo =)
Vi sono mancata?? (Tutti: no!!)
Ma si che vi sono mancata (almeno un pocherrimo dai =)). Cooomunque, spero che perdonerete il tremendo ritardo dopo aver letto il capitolo:  finalmente Faramir è arrivato!! E sto (forse) imparando a usare NVU (si nota?), ergo dovrebbe esserci un HTML decente xD.
Devo dire che non è stato per niente facile trattare insieme due personaggi con lo stesso nome, infatti era una cosa che temevo da un po’. Mi sono servita quindi dell’espediente della lettera, alternata a scene ‘dirette’, per fare in modo che almeno uno dei due parlasse in prima persona xD. Che dite, ci stà??
Purtroppo ho davanti a me un periodaccio e non posso promettervi aggiornamenti a breve, ma farò del mio meglio per non farvi attendere troppo. Ho tutte le intenzioni di portarla a compimento questa storia, dovete solo avere pazienza ;)
Bien vi ho tediati a sufficienza, passo come al solito a ringraziare le mie meravigliose recensiste Evelyn80 e Melianar (se qualcun altro vuole aggiungersi non siate timidi ^^), e tutti voi lettori. Grazie di tutto il vostro tempo, carissimi/e.
Buon proseguimento di vita, e al prossimo incontro!
Leila
 


 
 
   
 
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